Il Subasio è un luogo dove mito, storia e sacro si fondono in mirabile sintesi. Il Monte sovrasta Assisi, dove la sacralità risale a millenni or sono, fino a divenire per molti ormai, il Sacro Subasio. Vogliamo cosí percorrere insieme un itinerario ideale che tocchi i luoghi piú significativi, alcuni noti, altri meno.
Iniziamo dall’Eremo delle Carceri, legato alla storia di San Francesco e poi di San Bernardino da Siena. Sembra però che nelle grotte adiacenti, o al piú in ricoveri di fortuna, si ritirassero in preghiera anacoreti già prima dell’anno Mille.
Saliamo da lí a Colle San Rufino, detto anche Colle di Tor Messere, sulla cui cima sorgeva in epoca medievale una torre d’avvistamento e controllo, sorta su un preesistente sacello del V-IV secolo a.C. e nel cui pozzetto votivo vennero ritrovati a fine Ottocento dei bronzetti votivi. Pochi sanno che sui fianchi di questo Colle sorgeva già nei primi dell’Anno Mille un cenobio benedettino detto della “Madonna della Neve”, se ne vedono, con occhio attento, ancora i terrazzamenti appena sotto la cima sul lato che degrada verso il basso.
Poco distante è Sasso Piano, balcone sulla Valle Umbra ed Assisi, luogo che induce alla sosta e alla meditazione, lí una croce in legno unisce Cielo e Terra. Si sale quindi alla cima del Subasio (quota 1294 m.) in località Fossa Cieca. Quassú vi era un altro luogo di culto, un tempietto in cotto e muratura, come ve ne erano lungo tutta la dorsale appenninica del Centro Italia fin da prima della presenza romana in questi luoghi. Erano frequentati da pastori e tutti quelli che a quei tempi transitavano o vi erano insediati.
Basti pensare al Castelliere che sorgeva lí appresso, di cui vi è ancora il toponimo, un’ampia area rettangolare con scasso fortificato da palizzate che lo cingevano, pure questi sono noti altrove nell’Appennino, ad esempio nell’area di Colfiorito, a Orve, per citarne uno, risalenti a popolazioni del VI-IV sec. a.C. Giungiamo poi ai Mortai: quello Grande, il piú conosciuto, e poco distante quello Piccolo, il Mortarolo, che la credenza popolare ha sempre voluto vedere come antichi vulcani ormai spenti. Sono invece fenomeni carsici di sprofondamento che assumono forma circolare degradante sul fondo. Nell’antichità erano considerati porte verso un Mondo Tellurico (ctonio) dell’Aldilà. Dai Mortai si prosegue per arrivare alla Madonna della Spella, luogo caro alla popolazione di Spello, l’attuale struttura, almeno nella parte piú antica, risale al XII-XIII secolo.
Non va dimenticato poco distante l’Eremo di San Silvestro, legato alla figura e alla presenza di San Romualdo, al suo interno un sarcofago romano in marmo bianco strigilato, facente funzione d’altare e una cripta su tre colonne di spoglio romane. Infine, lí vicino, una Fonte che un tempo era cara alle partorienti; non si deve scordare che già nell’antichità cosiddetta pagana, ogni Fonte era associata alla presenza di Divinità delle Acque, a quei tempi l’Uomo era in comunione naturale col Divino, anche in tempi Cristiani le stesse Fonti furono spesso associate ad apparizioni Mariane, in Umbria ve ne sono molti esempi.
Davide Testa