Abbiamo parlato spesso di Tripartizione, anche in queste pagine. È un argomento che torna a circolare con cadenza regolare, in particolare è accaduto di recente, in periodo di elezioni. Massimo Scaligero, e lo stesso Rudolf Steiner, dicevano che se c’è un tema che dovremmo divulgare è proprio la Tripartizione. Oggi è divenuto urgente svilupparla, affinché l’idea trovi la strada per divenire realtà.
L’essenza della Tripartizione non è un sistema: sarebbe l’ennesima ideologia che, prescindendo dalla realtà dell’uomo, la ignorerebbe, peggiorandola. Il fine dovrebbe essere quello di creare un “non sistema”, che abbia come fondamento la tutela e il benessere dell’individuo.
La vera difficoltà però è proprio su questi due fondamenti: tutela e benessere. Perché anche qui le nostre civiltà, che siano socialiste oppure capitaliste, se ne sono sempre riempite la bocca.
Qualcuno potrebbe obiettare: il socialismo non persegue la “tutela” del popolo? E il sistema capitalistico, in particolare statunitense, non persegue il “benessere” dei cittadini?
Bastano questi due esempi macroscopici per chiarire, soprattutto a noi studiosi della Scienza dello Spirito, quanto possano essere fraintesi tali valori. Anzi possiamo dire che entrambi i sistemi, quello socialista e quello capitalista, nel tempo hanno ottenuto l’opposto.
Ben sappiamo il perché: qualunque iniziativa nasca secondo una concezione materialistica, cade in contraddizione rispetto al pensiero che elabora, perché guarda alla parte meno importante dell’uomo, quella materiale.
Churchill diceva che la democrazia era un pessimo sistema, ma “il migliore di quelli possibili”. Non aveva torto, guardando appunto al “sistema politico” quale fondamento. Nel dualismo dittatura-democrazia egli vedeva come, malgrado le debolezze intrinseche alla democrazia, essa fosse migliore proprio perché aveva un sistema elettivo di revisione del lavoro fatto dal legislatore. Rimane però, nel caso della democrazia, il cancro dell’inerzia sociale che nasce dalla necessità di guadagnarsi il favore degli elettori. Mentre il cancro della dittatura è l’opposto, cioè la mancanza di una verifica, che porta all’esercizio arbitrario del potere.
In tutti e due i casi la rovina è dei cittadini, che subiscono comunque il mal governo. Dovendo scegliere, quale sistema preferire?
La domanda in realtà è mal posta. La contrapposizione tra i due sistemi, in verità, non esiste: è un dualismo nel quale si cade. Perché si elude in questo modo il vero nocciolo della questione: la moralità del legislatore. Qualunque sia il sistema nel quale opera, comunque è prerequisito fondamentale l’evoluzione morale di chi si assume la responsabilità di governo.
A ben guardare, alcuni sistemi sembrano studiati apposta per favorire quanto di piú immorale e fraudolento l’uomo possa creare, mentre è l’azione morale dell’individuo che deve sovrintendere alle decisioni pragmatiche dello Stato. Pensare di “aggiustare” la questione sociale facendo leva su di essa, prescindendo dalle qualità morali di chi governa, è sbagliato. Per fare un esempio, la perizia dell’automobilista è qualità morale del guidatore, non appartiene al veicolo guidato, eppure è essenziale per evitare incidenti mentre si è al volante.
Finché si cercheranno soluzioni economico-sociali nelle formule e nelle leggi, non si arriverà a una vera soluzione, che risiede nella scelta di legislatori e governanti che abbiano la massima moralità “possibile”, dati i tempi che attraversiamo.
Ci possiamo accorgere che l’attuale disfacimento è dato dalla volontà spirituale di farci crescere in direzione di un pensiero piú obiettivo e meno manipolato dagli Ostacolatori. Dobbiamo renderci conto che quanto stiamo attraversando è una sorta di “malattia”, e questa, per quanto drammatica, è a suo modo benefica per l’umanità. Naturalmente quando se ne afferri il senso.
Per costruire qualcosa di nuovo, dobbiamo necessariamente partire dalla profonda immoralità, persino amoralità, dei tempi presenti. Se comprendiamo che i nostri politici sono lo specchio del livello morale del paese, è altresí facile comprendere che ognuno di loro, con forze spirituali piú energiche, potrebbe arrivare a migliori risultati rispetto a quelli ottenuti oggi. Mimma Benvenuti ci esortava sempre a non giudicare, dicendo: «Con le stesse forze, in quelle situazioni, noi faremmo peggio». Intendendo sottolineare che quelle “stesse forze” non possono bastare, occorre attingere a forze spirituali piú elevate, ed è ciò che deve fare chi segue la Scienza dello Spirito come base per la propria evoluzione interiore, per farla poi rifluire in azioni concrete per la società in cui vive e opera.
Ogni azione d’ascesi spirituale è cibo per le anime che ci circondano. Massimo Scaligero ci diceva: «Se migliori tu, migliora il tuo karma, e insieme migliora quello della tua città, del tuo popolo, di tutta l’umanità». Una grande responsabilità individuale si evidenzia in queste parole.
Se si dà uno sguardo, alla luce di quanto detto, allo stato di prostrazione delle nostre città, della nostra nazione e di tutta l’umanità, immediatamente si capisce dove stia la vera lacuna, che non è certamente nel colore politico del legislatore, ma nella nostra azione spirituale.
Il frutto avvelenato della nostra società è nel valore insufficiente del nostro lavoro interiore, anziché nelle regole sociali emanate; è nella forza radicale con la quale ci impegniamo per “rinunciare alle nostre debolezze”, come ci ha sempre insegnato il nostro Maestro.
Base essenziale della società tripartita sarà, come detto piú volte, la “classe” degli Iniziati, auspicati già da Platone e realizzati solo in rarissimi casi e per breve tempo nella storia passata. Tale classe avrà il compito di far fluire nella società quelle forze che il mondo giuridico, quello culturale e quello economico realizzeranno sul piano pratico. È indispensabile accogliere la Scienza dello Spirito come Musa dell’anima, come ispirazione per un lavoro utile al nostro prossimo. Pur non essendo una comunità di Iniziati, il nostro lavoro spirituale può operare positivamente, possiamo agire da forza di emanazione morale e spirituale. Il nostro lavoro già si può sentire.
Applichiamo la Tripartizione già subito, nel suo nucleo essenziale e profondo, nell’azione guaritrice dell’agire spirituale e ascetico. Rinunciamo alle nostre debolezze per aprire il varco alla Vergine Sofia, ad un miracolo essenzialmente interiore, che però è l’unico vero viatico per il miracolo sociale umano.
Massimo Danza