Il vischio

Botanima

Il vischio

Sotto al vischio

 

Oltre ad essere conosciuto come pianta augurale per l’inizio del Nuovo Anno, sotto i cui rametti raccolti da un nastro rosso la tradizione vuole che ci si baci alla mezzanotte, il vischio (Viscum album), racchiude in sé aspetti luni-solari che andremo a scoprire.

 

Simbolo della forza e della potenza del fuoco, rappresentava, secondo la tradizione celtica, la materializzazione del fulmine. Per la sua particolare natura – assenza di radici e crescita sugli alberi – il vischio era considerato una pianta sacra caduta dal cielo. La sua raccolta avveniva nella notte di luna piena di marzo o di luna calante d’inverno, quando il vischio era al massimo delle sue proprietà, e prevedeva uno scrupoloso rituale: la pianta doveva essere tagliata con un falcetto d’oro da Druidi in veste bianca, riposto in teli anch’essi bianchi, e lo si lasciava poi macerare in acqua proveniente da una fonte sacra. La medicina che se ne ricavava era considerata un potente rimedio contro tutte le malattie del corpo e della psiche, specialmente l’epilessia, le convulsioni e i disturbi isterici.

 

Il suo culto, legato principalmente alla tradizione pagana, venne successivamente assorbito dalla cristianità, che vide nel vischio il simbolo dell’Immagine del Cristo, la Sua ierofania, riconfermando la natura solare di questo vegetale.

 

Vischio parassita

 

Il Pelikan nel terzo volume del suo libro Le Piante Medicinali scrive: «Rudolf Steiner nei suoi appunti annotava che il vischio bianco con la sua linfa discende nell’elemento radice cosí da scacciarne gli Gnomi, il vischio evita gli Gnomi. Ecco perché non mette radici nella terra, che è il campo d’azione degli Gnomi; deve lasciare che a farlo sia l’albero che lo ospita, poi esso penetra nel suo legno. Gli Gnomi impediscono al vischio di salire in verticale ecco perché è quasi sferico, cresce senza alcuna relazione con la gravità terrestre e diviene legnoso solo alla base. Poi si fanno avanti le Ondine e ne risulta una forte produzione di mucillagine viscida e appiccicosa, alle Ondine si uniscono gli esseri di luce, le Silfidi, che vivono nel processo delle foglie, rinverdendo il vischio in tutto il suo essere. Dovrà però passare l’estate e poi l’autunno, e solo in inverno la bacca bianca e traslucida arriverà a maturazione, tordi e ghiandaie, cibandosene, ne assicurano la riproduzione, il seme che cade nel terreno ha solo come destino quello di marcire. Bisogna regredire ad un passato molto remoto per ritrovare le forme di esistenza da cui proviene il vischio, precisamente nell’antica Luna. Il vischio perpetua tratti fondamentali della forma di esistenza arcaica lunare. È un “animale-vegetale” del­l’antica Luna che abita la Terra! Il mito del dio solare Baldur testimonia in modo ammirevole l’estraneità del vischio alla Terra; la freccia che lo uccise scagliata dal fratello Hodur era infatti fatta del suo legno».

 

Vischio

 

Da alcuni decenni il vischio, per lungo tempo trascurato dalla medicina moderna, grazie alle indicazioni di Rudolf Steiner è assurto ad interesse come base di un medicamento contro il carcinoma nelle sue differenti forme; ne è nato l’Iscador, un farmaco per la terapia dei tumori preparato con varie specie di viscum secondo particolari procedimenti. Se ne iniziò l’uso nell’Istituto Clinico-Terapeutico di Arlesheim, nel 1949 sorse l’Istituto di ricerche Hiscia in cui fu ulteriormente sviluppato il preparato Iscador e nel 1963 fu inaugurata la Lukas Klinik, specializzata nel trattamento dei pazienti affetti da tumore. Essa offre anche possibilità di perfezionamento nel campo della medicina antroposofica.

 

 

Davirita