Gl’infiniti tuoi volti,
Natura,
vorrei cantare
che del Creato
sono meraviglia.
Tutti i colori
e gli eventi
che cielo e stagioni
mutano in te.
Tutto è bellezza,
anche venti impetuosi
e tempeste:
bellezza d’ira divina
che l’uomo scuote
e la coscienza desta.
Alda Gallerano
Dove nel tempo?
Un raggio improvviso di sole,
apertura inaspettata di nubi,
nella mia camera stamattina;
nuota nello spazio attorno
la musica di un immobile
giradischi, ed io, seduto,
guardo ed ascolto,
null’altro che questo,
mentre le nubi davanti al sole
fanno, della sua, la luce
di un faro che, a sprazzi,
mi sveglia entrando
e mi assopisce,
dissolvendo in ombre
l’abbaglio della forma
e dei colori, e poi ricordi,
tanti, tanti ricordi e domande,
tante, sentite piú che pensate,
e risposte, attese piú che espresse
che non arrivando mai…
continua l’attesa
ed i ricordi, cari amati ricordi
svolgono tutta la vita
già passata, d’un fiato,
come un tappeto prezioso
ai piedi di un re,
è la mia vita che guardo…
di quanti dolori quante gioie
oh quanti visi amati e parole
e momenti di lucida armonia
o dell’odio tensione gelante
tutto qui davanti, ma che bella
sorpresa, anche tu qui,
quanto tempo, ricordi?
E lui lí che fa, ma guarda un po’,
e tu, tu avanzi e tutti svaniti
a noi d’intorno, restiamo noi…
Cara Luce del ricordo, la mia vita
contieni e t’appartiene tutto
anche il presente, ricordi, speranze
tutto contieni tu, scrigno di Luce,
ed io, qui, commosso guardo
ciò che si chiama vita e poi…
ancora tu, ma non dovevamo
vederci piú, e come stai?
Amore mio, tu che con mille visi
formi la mia vita: ti amo…
vedete, ecco, si apre,
una volta ancora
e piomba lavandomi violento
il Santo Dolore del vivo che sa
e poi anch’esso passa oltre,
respiro del mistero della vita,
profondo, diventa ricordo,
di lacrime presenti bagnato,
ed ancora una boccata di pipa, va!
e le note che continuano a volare
qui attorno e danzano su loro
i sogni speranza tutti vivi, qui, ora
davanti a me seduto con la penna
scrivo, guardo, ascolto,
null’altro… sembra!
Fulvio Andriassevich
Accorata elegia
Il paese deserto
dolorosamente
restituisce
l’eco dei passi.
Si sente
la nostalgia,
il rimpianto,
la lacerazione,
il desiderio
di perpetuare,
di fissare.
Rassegnazione,
solitudine,
inquietudine.
Teoria di figure
vestite di nero,
asciutte di lacrime
con un’angoscia
antica addosso.
Figure sparse
come ritagliate
da vecchi giornali.
Gesti parchi,
occhi riflessi,
sguardi abbassati
di uomini
consumati
dal tempo
per un antico
pensiero.
Lirica e dipinto di Liliana Macera
Conservare la voce
Non vi sono rancori,
né giudizi verso coloro
che hanno generato dolore.
Mi ritirerei
nelle sperdute dimore
per riflettere
e conservare
la mia voce:
da sempre essa
urlerebbe al mondo
la sua conforme
fragilità.
Molte volte
risalgono a galla
le mie incertezze,
cerco sempre
di renderle semplici,
rigenerarle e restituirle
al mio essere
piú nitide.
Rita Marcía
Notte
Di notte è diverso.
Diverso dal giorno.
Diverso da tutto.
La notte si torna
lí dove si è nati,
lí dove cerchiamo
i nostri parenti,
lí dove incontriamo
i nostri defunti.
E in noi cosa resta?
Si accende una luce
che porta ristoro,
che scrive in eterico
le regole nuove,
le linee e i colori
che il Cosmo ci ha dato.
Di notte si vede
una schiera di angeli
salire e poi scendere
sul Figlio dell’Uomo,
su quello che anela
di essere eletto
come nuova casa
del Dio che nel Sole
un tempo viveva.
Pietro Sculco