Le consuetudini, abitudini, comodità, sono tutti solchi interiori nei quali l’individuo incanala la propria esistenza, rinunciando alla propria attività cosciente e di volontà. Diventano una gabbia dorata, si potrebbe dire, entro la quale ci si adagia.
Nel dettaglio si distingue tra le comodità materiali che di continuo vengono inventate per migliorare la vita fisica; quelle comportamentali che affidano a routine irrinunciabili l’esecuzione di compiti quotidiani; per finire con quelle mentali dove preconcetti, dialettiche precostituite e ideologie rappresentano l’interpretazione della realtà.
Nel loro complesso è un letto nel quale ci si adagia rinunciando di fatto ad evolversi. L’Io, la coscienza e la volontà sono progressivamente tagliati fuori. L’uomo ci si affida proprio per avere una vita tranquilla. È una produzione senza soluzione di continuità che comincia con l’inizio dell’attività cosciente dell’individuo. Ci si costruisce un involucro che di fatto impedisce una vera e propria percezione della realtà; entrando in uno stato di veglia ottuso, mediato da entità che entrano in gioco e, afferrando le forze di coscienza lasciate a se stesse, le manipolano per governare loro, di fatto, l’esistenza umana. Tutto questo, ovviamente, favorisce non solo la nostra vita istintiva ma il dominio delle forze istintive ed emotive sul nostro pensare.
Istinti violenti e perversi sono la punta piú evidente di questo fenomeno; ma anche la trappola illusoria nella quale si cade: pensando che siccome non si accondiscende ad una vita sgretolata, allora si sia salvi ed immuni.
Il servaggio al mondo istintivo è molto piú sottile e recondito, richiede quindi una lotta interiore profonda ed attenta.
La vita comune è fatta proprio di tante piccole abitudini, in apparenza innocenti, dalle quali si prende coscienza della realtà e ci si attacca in tutti i modi per vivere la propria vita. Qui nasce la vera radicale paura verso lo Spirito, che, essendo Vita vera, è l’opposto di tutto il mondo comodo degli individui.
Guardando l’esempio di Massimo Scaligero, possiamo vedere come egli non avesse semplicemente nulla, avendo tutto grazie all’intervento solerte e volontario dei suoi discepoli.
Questo è quello che veramente vuole da noi il mondo spirituale, attraverso il nostro destino. Lo realizza sempre, malgrado la nostra resistenza. Guardando la propria vita, si scorgono tante svolte dell’esistenza, che in modo piú o meno cosciente hanno comportato radicali cambiamenti. Cominciando da quelli che si verificano nei vari passaggi d’età; i repentini cambiamenti di lavoro, casa, città; vita coniugale. La vita di ognuno è costellata di questo susseguirsi di eventi che comportano un totale sradicamento di abitudini e modi di pensare. Quello che viene spesso scambiato per una “disgrazia” è in realtà l’azione del mondo spirituale sulla nostra evoluzione. Non per nulla San Francesco diceva: «Grazie Signore per ciò che mi hai tolto».
Senza questi eventi saremmo ancora di piú degli automi governati dai nostri istinti, in balía di entità ostacolatrici della nostra evoluzione. Anche chi si avvicina alla Via, è protagonista di un addensarsi di eventi che spesso attribuisce solo ad un’accelerazione karmica, senz’altro vera, ma che è anche l’aiuto spirituale a sconfiggere proprio quel mondo consueto che ci imprigiona.
Però non basta. È richiesta, invece, la rinuncia interiore a tutto il mondo convenzionale che quotidianamente ci attornia.
Questa è la vera mondanità che Massimo ci chiede di abbandonare per seguire il Christo.
Questo, per l’Uomo nato dal Divino, è il vero morire nel Christo, per poter rinascere nello Spirito Santo.
Sotto questa luce gli esercizi della volontà e della concentrazione, acquistano una nuova luce: diventano i veri strumenti di coscienza per l’uomo che voglia diventare vero discepolo della Dea della Scienza dello Spirito. L’azione quotidiana da compiere per scardinare luoghi comuni, ideologie e consuetudini, richiede un’attenzione costante che è coadiuvata dagli esercizi. Non dobbiamo pensare che è la concentrazione in se stessa ad aprire il varco al pensiero vivente. O meglio, non è solo essa. Altrimenti riuscirebbero gli sgobboni, e questo non può essere, il mondo spirituale non lo vuole. Lo sgobbone non può vincere, proprio perché nell’ottuso ed indefesso lavoro degli esercizi lascia invariato tutto il mondo che si oppone radicalmente allo Spirito. Quindi non si va lontano. La destità dell’Io, della propria coscienza è ciò a cui l’uomo deve affidarsi: che è già l’Io Sono. Riuscire a vivere una vita pienamente cosciente è il vero segreto della Via. Massimo lo sottolinea continuamente nei suoi scritti.
Ho sempre sentito ripetere la famosa frase dello Yoghi orientale che diceva pressappoco: «Il segreto della via per il Nirvana è mangiare quando si mangia, lavorare quando si lavora, riposarsi quando si riposa». Il cui senso è essere sempre coscienti quando ci si adopera alle incombenze della vita; mai lasciare andare le abitudini per se stesse.
Chiaramente provarci cosí d’incanto risulterebbe impossibile, e chiederlo sarebbe un fatto ideologico privo di senso sostanziale.
È il punto di arrivo di un’educazione cosciente che inizia proprio dalla concentrazione sullo spillo; e dal gesto volontario ad una determinata ora del giorno.
Didascalicamente si può dire che questi esercizi, uniti a quelli morali, aprono il varco ad un’azione piú cosciente dell’individuo nel mondo. Ma a questo punto il lavoro è solo a metà: esso deve servire a scardinare il nostro vissuto quotidiano, vero ostacolo ai Mondi Superiori. Un’azione attenta e meticolosa di autocoscienza.
Buon anno a tutti!
Massimo Danza