Il mese di febbraio già fa da anticamera alla Primavera, che dal prossimo marzo entrerà di diritto nel corso dell’anno. Febbraio è pur un mese invernale, ma verso la sua fine già possiamo scorgere la fioritura della Tussilago Farfara, con i suoi capolini di un giallo solare. Tra gennaio e febbraio i suoi fiori dorati già rallegrano gli ancora nudi e desolati paesaggi invernali. È una composita, legata in particolare ai terreni umidi: prati incolti, margini boschivi e sponde di corsi d’acqua, le foglie arrotondate, la pagina inferiore biancastra e pelosa.
Nella Farfara la fioritura precede la comparsa delle foglie, un suo vecchio nome infatti era anche “filius ante patrem”. Pianta ricca di mucillagini, il suo uso documentato risale ad oltre duemila anni fa. Il suo uso è soprattutto legato alle patologie delle vie respiratorie, come calmante della tosse, emolliente ed espettorante (da cui il nome tussilago, dal latino “tussi agere” cioè “cacciare la tosse”).
In Inghilterra nei secoli scorsi era in voga il “Tabacco d’Erbe Britanniche”, indicato per l’asma e i catarri bronchiali, composto principalmente dalla farfara, oltre che trifoglio fibrino, eufrasia, betonica, rosmarino, timo, lavanda e camomilla. Attualmente la farfara è considerata un’ottima pianta “pettorale” e indicata nel caso di asma, nella pertosse e nelle affezioni catarrose acute delle vie respiratorie con tosse e raucedine, in particolare negli accumuli di catarro. Per uso esterno, le foglie fresche e contuse si applicano su foruncoli, ascessi e ulcere infette. Per la presenza di principi amari, è anche contenuta in preparazioni ad azione tonica.
Sia chiaro però che l’uso e la raccolta di questa come di tutte le altre piante di cui si tratta in questa sede, va fatta da persone esperte o comunque sotto la supervisione di esperti in materia fitoterapica.
Concludiamo ora con note tratte da Le Piante Medicinali, Vol. 1, di Wilhelm Pelikan. Questo Autore ha saputo portare la poesia nel Regno delle Piante Officinali, insieme alla competenza dell’aspetto fitoterapico e scientifico-spirituale indicato dal Dottor Rudolf Steiner. Ecco cosa dice della Tussilago Farfara: «La Farfara ha conservato per l’inverno l’impulso floreale e finalmente lo esterna alla luce del primo sole in vicinanza della primavera. I fiori cercano il sole chiudendosi la notte e con il cattivo tempo. Se nel suolo sono presenti dei metalli, come ad esempio lo zinco, la Farfara li assorbe e li concentra».
Davirita