La “bevanda dell’oblio” un attacco al sacro

Francesco Leonetti

LA “BEVANDA DELL’OBLIO”, UN ATTACCO AL SACRO

Grazie, no!

 

Il Percorso antroposofico rappresenta un grande “salto” nell’ambito dell’evoluzione della coscienza: richiede gambe in perfetto stato e costantemente allenate. Rudolf Steiner ha in piú occasioni confermato come il vero discepolo si possa considerare un pioniere che tenta audacemente di aprire il varco verso un’evoluzione spirituale “adulta”, cioè fondata su di una lucida consapevolezza di sé e del Mondo, volitivamente perseguita e sorretta dalla Conoscenza.

 

Conseguentemente non devono meravigliare difficoltà continue, costantemente aggravate da un operare degli Ostacolatori potentemente sostenuto dall’attuale deriva tecnologica apparentemente inarrestabile, ultima esasperazione di una visione del mondo da loro stessi di fatto incatenata alla dimensione contingente.

 

Rudolf Steiner e Massimo Scaligero hanno immolato le loro vite al servizio di questo passo gigantesco in cui è da tempo avviato l’uomo contemporaneo: ritrovare la consapevolezza della sua dimensione spirituale, non piú per antica, estatica esaltazione del corpo astrale, ma grazie ad un Io illuminato dalla Luce del Cristo, in piena coscienza di veglia. E veramente immensi sono i doni che ci hanno elargito.

 

La difficoltà del compito dovrebbe essere ben compresa e sempre presente in chi si accosta alla Scienza dello Spirito; non disgiunta da una sincera tolleranza verso gli ostacoli che incontra chi non ha ricevuto la Grazia dell’incontro con l’Antroposofia. Situazione purtroppo comune ai piú, fuorviati da una scienza troppo spesso unilaterale e da un misticismo raramente in grado di fecondare la quotidianità.

 

Per dimenticare

 

Non di rado invece, per la difficoltà costante della prova e la perdurante debolezza dell’umana natura, la “bevanda dell’oblio” intacca la necessaria consapevolezza; lungo la Via si tende a dimenticare la sacrale difficoltà del compito, nonostante sia del tutto incontestabile l’assoluta esaustività dell’insegnamento ricevuto; per i piú beneficati, direttamente dalla parola vivente di Massimo Scaligero.

 

Conseguentemente può accadere che si cominci a vivere la propria dimensione antroposofica con una crescente superficialità ed un passivo automatismo, che rapidamente coinvolgono anche l’esecuzione degli esercizi; in primis i sei fondamentali, immenso dono consegnatoci proprio per orientare e proteggere l’impegnativa navigazione del discepolo.

 

attaccarsi al vino

 

Non deve poi stupire se di fronte alle inevitabili prove venga a mancare la necessaria riserva di Forze per affrontarle, e si scivoli in sostegni quali alcol e droghe, purtroppo non solo farmacologiche, che, operando in direzione opposta a quella dell’Ascesi del Pensiero, inevitabilmente aggravano la situazione, orientando pericolosamente la direzione del percorso interiore.

 

Rudolf Steiner ha ripetutamente descritto come proprio al­l’alcol si debba storicamente la separazione dell’uomo dalla sua patria spirituale; distacco cosmicamente previsto come necessario e propedeutico allo sviluppo dell’autocoscienza individuale. Addirittura attraverso forme di diffusa ritualità collettiva, quali i culti in onore del dio Bacco. E tuttora il distillato d’uva continua a svolgere la sua funzione verso la vasta platea dei tantissimi che in varia misura permangono nell’anima di gruppo.

 

Quanto precede dovrebbe risultare sufficiente a convincere chi invece persegue il graduale recupero del collegamento col Mondo Spirituale, di come l’alcol sia in grado di vanificare ogni sforzo interiore. Steiner in proposito porta l’esempio di un tentativo di abbattimento di una robusta parete a martellate, ripetutamente fallito perché dal versante opposto una nutrita schiera (…di accaniti bevitori) puntella il tutto con robusti pali.

 

E inoltre spiega come la straordinaria, pressoché unica, vitalità del succo della vite, di fatto produca poi, attraverso la fermentazione, un alter ego, un vero e proprio secondo Io, che si inserisce nel sangue impedendo quella unicità di sforzi che faticosamente si tenta di ottenere impegnando il vero Io nella purificazione del corpo astrale lungo la via della sua prevista trasformazione in Sé Spirituale.

 

Non si creda che il consumo disinvolto di alcol si limiti a vanificare lo sforzo interiore: insistendo nella pratica antroposofica mentre si consumano alcolici, il sistema interno che regola il buon funzionamento dell’organismo, in primis l’apparato nervoso, viene gradualmente intaccato dal continuo impulso “schizofrenico” che si determina a causa dell’assoluta incompatibilità delle due direzioni: quella innescata dall’attività interiore antroposofica e l’altra, opposta, derivante dall’as­sunzione di alcolici. Sino a vere e proprie patologie cliniche.

 

Discorso analogo va fatto per qualunque sostanza sia assimilabile sotto il concetto di droga, con l’aggravante di una maggiore e piú rapida incisività distruttiva a paragone dell’alcol (peraltro già pienamente nocivo anche in presenza del solo, classico “buon bicchiere” ai due pasti).

 

Ovviamente, ove tali sostanze in situazioni particolari si rendano necessarie per comprovate ed ineludibili ragioni terapeutiche, decisivo si rivelerà il parere di un esperto medico antroposofo, soprattutto in merito alla continuazione della pratica degli esercizi.

 

 

Francesco Leonetti