La libertà non è solo una questione politica. È, prima di ogni cosa, la realizzazione di un pensare non condizionato dalla psiche inferiore, dagli istinti, dalla razza, dal riflesso dell’apparire assunto come dato indiscutibile della ragione. Il compito di coloro che aspirano a divenire uomini liberi, non può che consistere in una trasformazione interiore. La convinzione di poter realizzare una maggiore dignità umana solo attraverso provvedimenti politico-economico, conduce non solo a risultati effimeri, ma soffoca sempre piú la società con strutture che rendono ardua ogni autentica evoluzione.
Questi i motivi, a nostro avviso, che rendono urgente una soluzione del problema sociale che aiuti tutti gli uomini a muoversi nella via verso la libertà, facendo salvi naturalmente quei princípi di giustizia, di dignità, di diritto all’assistenza, essenziali per il vivere civile. Il primo passo per giungere a realizzare questo obiettivo è quello di dare spazio nella società a una libera vita spirituale, religiosa culturale, affrancata pertanto da qualsiasi ingerenza statale e da qualsiasi condizionamento economico.
La sola libertà di espressione, pur con tutta la sua importanza, può significare poco se non si concretizza ulteriormente in libere attività spirituali e culturali sottratte all’influenza politico-statale: libere università, dunque libere scuole, associazioni culturali e artistiche non piú sorrette dai fini politici dello Stato o da interessi economici, ma che traggono dagli ideali che perseguono la ragione della loro esistenza.
Certamente è molto piú comodo rifugiarsi nelle braccia – non disinteressate – della cultura ufficiale, della scuola di Stato, della grossa industria culturale, ma in tal modo si mortificano le attività educative e culturali al livello di un servizio pubblico quali la pretura o l’anagrafe, o si riducono a una modesta questione di bottega.
Nei riguardi delle attività spirituali, artistiche, educative e delle manifestazioni religiose, nessuno può arrogarsi con la forza (o subdolamente attraverso discriminazioni preventive) di stabilire quale sia la verità. Non può esservi una verità di destra e una di sinistra intercambiabili a seconda delle diverse vicende politiche. Se si ha fede nella libertà, si deve avere anche il coraggio di permettere anche a ciò che si considera errore, di esprimersi pienamente. Sarà il confronto delle idee, saranno i risultati ottenuti, che alla fine stabiliranno la scala dei valori. In fondo è il debole, colui che non è intimamente certo delle sue convinzioni, e che sa in profondità di non essere libero nei suoi pensieri, ad avere paura delle idee altrui. Per questo ricorrerà prima alla intransigenza ideologica e alla giustificazione dialettica della violenza contro gli avversari, per adottare poi, giunto al potere, la frusta contro coloro che considera, secondo la sua morale di comodo, i portatori del male.
Chi ricerca sinceramente la verità e sa che il suo lungo cammino non può che essere cosparso di errori, chi vuole pervenire, gradino dopo gradino, all’intima sorgente del pensare universale, ove ha principio la libertà, non può avere nessun timore delle altrui concezioni. Sa che ogni convinzione è la conseguenza di un determinato livello interiore e che nessuno potrà essere aiutato dall’impedirgli con la forza di esprimere il suo livello. Solo il proprio superamento dei limiti umani inferiori può indicare agli altri la direzione da seguire, se lo vogliono.
Il presente periodo storico non ha bisogno di profeti che impongano urlando il loro credo, ma piuttosto di uomini che comincino a realizzare la verità in loro stessi. La presenza, nell’organismo sociale, di una libera vita spirituale, completamente distaccata dallo Stato e dalla vicenda economica, può rappresentare un meraviglioso aiuto per tutti coloro che aspirano a una evoluzione dell’essere umano e che disperdono oggi le loro potenziali forze nelle sterili lotte politiche e nei meandri di una società caotica.
Una vita spirituale libera inoltre costituirebbe la chiave di voltadel grandioso edificio della democrazia che, iniziato nelle fondazioni dagli Ateniesi, proseguito fra contrasti e contraddizioni dai liberali inglesi, attende ancora di essere portato a compimento.
Argo Villella
Selezione da: A. Villella Una via sociale Società Editrice Il Falco, Milano 1978.