La cronaca racconta che nella località di Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, nel dicembre del 1945 avvenne casualmente il ritrovamento di una giara che conteneva cinquantatré testi gnostici sino ad allora sconosciuti, in traduzione copta. Tra questi il Vangelo di Tommaso, quello di Maria, di Verità e di Filippo.
La scoperta ebbe esiti molto importanti perché con essa riaffiorava una ricchissima testimonianza diretta della gnosi, che ha costretto a mutare molte idee acquisite in proposito. Gli studi precedenti si fondavano infatti in larga parte sugli scritti degli oppositori cristiani della gnosi quali Ireneo, Epifanio e Ippolito; ora, invece, tornava finalmente a parlarci la voce stessa degli gnostici.
I Codici, scoperti come dicevamo nel 1945, dovettero attendere a lungo la pubblicazione definitiva, e dopo un lungo e travagliato iter, il primo volume fu edito nel 1972 e gli ultimi nel 1977. La serie completa consta di dieci volumi contenenti tutti i testi in lingua copta. Oltre ai Vangeli già citati, i Codici comprendono anche cinque Apocalissi gnostiche che sono: l’Apocalisse di Adamo, l’Apocalisse di Pietro, la prima e la seconda Apocalisse di Giacomo e l’Apocalisse di Paolo. I testi, sia dei Vangeli che delle Apocalissi, risalgono al 120, 200 d.C., alcuni di questi furono tradotti dal greco al copto già in quel periodo.
Sia i Vangeli che le Apocalissi sono da intendersi come meditazioni su Gesú Cristo, sul Suo messaggio, sulle reazioni che suscita in ogni credente, specie se intellettuale, e naturalmente sul modo di intendere il messaggio. I Vangeli gnostici non sono raccolte di dati biografici su Gesú, gli autori sono intellettuali cristiani che conoscevano i quattro Vangeli Canonici, non vi è dubbio che gli autori gnostici conoscevano quella che si suole chiamare la “Tradizione Sinottica” e la “Tradizione Giovannea”. Ciò che colpisce e differenzia i Vangeli gnostici dai quattro canonici, è il modo di affrontare ogni lettore in prima persona e il porlo di fronte a ragionamenti, non a narrazioni.
Tanto si potrebbe dire e scrivere ancora, ma queste brevi annotazioni vogliono solo essere un invito, a chi abbia interesse, ad andarli a consultare. Se ne trovano buone edizioni ben curate.
Per chi poi è uno studioso dell’Opera di Rudolf Steiner, potrà essere un arricchimento ciò che il Maestro ha lasciato in scritti e conferenze sulla Cristologia. Il Dottore teneva in grande considerazione almeno parte di quelli che vengono chiamati testi gnostici o apocrifi dei primi secoli cristiani. In Leggere occulto e ascoltare occulto (O.O. N° 156) dice: «In Occidente esisteva la gnosi. Essa, in quanto gnosi cristiana, intendeva unire la discesa del Cristo, di eone in eone, dalle sfere divine con la conoscenza del corso terreno della vita del Cristo Gesú» E in Come ritrovare il Cristo (O.O. N° 187) afferma che la concezione gnostica riguardo al mistero del Golgota è veramente grandiosa. E precisa: «A un certo momento si compie il mistero del Golgota e nasce il cristianesimo. La forza di pensiero in via di diminuzione (che in Oriente è ancora assai viva, e sfiora anche la Grecia) cerca di comprendere questo evento. I Romani lo comprendono scarsamente. …Ora però si verifica qualcosa di singolare: anche il pensiero gnostico si trova di fronte al mistero del Golgota. Proviamo ad osservare le dottrine gnostiche relative al mistero del Golgota, le dottrine che appaiono tanto ripugnanti al teologo cristiano moderno: vi troviamo espresse sul Cristo molte cose grandi e possenti che sono derivate dagli antichi insegnamenti imbevuti della chiaroveggenza atavica, ovvero da dottrine compenetrate da quella forza del pensiero di cui si è detto: vi troviamo molte cose grandiose che oggi appaiono terribilmente eretiche…».
E dunque, accanto allo studio dei canonici del Nuovo Testamento (Vangeli ed Apocalisse), è importante arricchirne i contenuti studiando i Vangeli e le Apocalissi gnostiche di cui i Codici di Nag Hammadi trattano.
Davide Testa