Le carte da gioco furono donate agli uomini come strumento di divinazione. Rudolf Steiner ne parla nella conferenza di Natale che tenne il 17 dicembre 1906, facendole risalire al libro di Toth degli Egizi. Erano 78 di numero, e contenevano i segreti del cosmo. In esse era rappresentato un percorso iniziatico, e dal principio alla fine, dall’Alpha all’Omega, comprendevano immagini di vita, di morte e di resurrezione a nuova vita. Da quelle derivano le carte da gioco oggi ancora in uso. I nomi con i quali erano stati designati gli arcani superiori, come il Re, il Cavaliere, la Torre di Guardia, il Comandante e altri, sono nomi occulti. I personaggi simbolici degli Arcani superiori sono ad alto contenuto misterico. Gli Arcani minor indicano le varie possibilità di movimento e di scelta karmica.
Le carte, con differenti figurazioni ma sempre restando fedeli all’antica suddivisione, dall’antichità hanno attraversato tutti i periodi di civiltà: il Medioevo, il Rinascimento, l’Illuminismo, fino a giungere all’epoca moderna. Nel tempo si perse la capacità di decifrarle: tutti quei personaggi erano troppo complessi per la gente comune che continuava a utilizzarle. Fu deciso allora che il mazzo completo, i “Tarocchi”, venisse destinato esclusivamente alla divinazione, mentre per il gioco furono escluse le ventuno carte piú alte, dette “Trionfi”, oltre a quella del “Matto”, lasciando solo le carte numerali e tre figure, che nelle carte di tipo francese rappresentano la triade padre-madre-figlio. Per le carte italiane, utilizzate anche da spagnoli e portoghesi, la triade rappresenta invece i tre livelli sociali: piú in alto il re, poi il cavaliere e piú in basso il fante.
Le carte sono dotate tutte di un seme distintivo, con un significato allegorico: il sentimento (cuori per le francesi o coppe per le italiane), il denaro (quadri per le francesi o denari per le italiane), le aspirazioni interiori (fiori o spade) e infine le inevitabili difficoltà (picche o bastoni). Molte altre spiegazioni vengono date per tentare di decifrare il diverso significato dei semi. Ad esempio, nelle carte italiane si parla di livello sociale: i denari rappresentano il commerciante, le coppe il prete, le spade il guerriero e bastoni il contadino. Alle classiche carte francesi fu poi aggiunto, negli Stati Uniti, il jolly (in inglese joker), o matta, due per ogni mazzo, con la figura di un giullare. In alcuni giochi può valere come sostitutivo di una qualsiasi delle altre carte. In genere offre la possibilità di una scappatoia dalle difficoltà o un premio inatteso.
Qualunque gioco rappresenta la vita, con tutte le sue contingenze karmiche e le sue battaglie, in cui si vince o si perde a seconda delle scelte, giuste o sbagliate. Il solitario, che da sempre ha fatto compagnia agli anziani, è una battaglia che si fa con se stessi, cercando le giuste combinazioni per arrivare alla vittoria finale, spesso difficile: se c’è un ostacolo iniziale, riuscire a terminare il gioco è a volte impossibile. Ci dovremmo chiedere allora la ragione di questo ostacolo, che si presenta anche nella vita, quando, ad esempio, la nascita presenta una grave disabilità. Nella vita dobbiamo risalire a un’esistenza precedente, nelle carte è una casualità per come è stato mescolato il mazzo: ne può derivare una soddisfacente vittoria o una deludente sconfitta.
Le carte esercitano un grande fascino sulle persone, anche se non ne comprendono il significato. Il gioco attira, seduce, e può far nascere una dipendenza, soprattutto quando la vincita è legata al denaro. Ne originano inimicizie fra i giocatori o drammi per le perdite importanti. Nobili d’altri tempi perdevano fino a ridursi in miseria e non trovavano altra soluzione che la morte “per onore”, lasciando la famiglia in gravissime difficoltà. Nelle osterie di un tempo il gioco della scopa o della briscola dava luogo a litigi furiosi, aiutati dai fumi del vino.
Ci sono giochi semplici e piú complessi: per i bambini il rubamazzo, l’asso piglia tutto, l’uno e l’uomo nero, per gli adulti il tressette, la scopa, la briscola, il sette e mezzo, lo scopone scientifico, la scala quaranta, la canasta e il ramino, fino al poker e al bridge. Quando la passione del gioco travalica il normale divertimento tra amici che si riuniscono per qualche partita, può essere considerata una vera e propria ludopatia, che nasce soprattutto nel caso del gioco d’azzardo.
Il mazzo completo dei tarocchi è tuttora utilizzato da cartomanti, spesso donne, piú o meno dotate di abilità affabulatoria piú che divinatoria. Non è escluso che alcune riescano a presagire oscuramente qualcosa, soprattutto intuendo la personalità il cui karma si vorrebbe indagare. Un seguace della Scienza dello Spirito, però, non può farsi irretire da queste presunte previsioni. Siamo noi stessi i fautori del nostro karma, che è mutevole, a seconda delle scelte operate, volutamente e coscientemente. Se il karma ci appare negativo, piuttosto che ricorrere ai servigi illusori di una pseudo-veggente, siamo noi a dover intraprendere una battaglia per affrontare e vincere gli ostacoli che ci vengono incontro dal nostro karma.
Solo il discepolo che lotta per mutare un destino che a volte si presenta in maniera drammatica, ottiene l’intervento del Cristo, Signore del Karma. Cosí scrive Massimo Scaligero in Reincarnazione e Karma: «L’uomo è libero dinanzi al karma, ma questa libertà egli la deve realizzare: egli deve ogni volta poter fornire di validità obiettiva il contenuto interiore soggettivo, mediante un atto d’integrazione cognitiva, un magico atto di redenzione. Una tale realizzazione gli può dar modo di scorgere la concretezza della Reincarnazione: non c’è che lui che possa dimostrarla a se stesso. Non gli può venire dimostrazione dal di fuori …Ogni volta che egli è capace di vincere se stesso, superando il limite delle proprie possibilità, il Cristo s’impossessa della forza interiore da lui destata e la trasforma in potere creativo di destino».
Questo è il lavoro interiore che spetta a noi di compiere quotidianamente, senza cercare appigli o seduttive promesse esteriori. Diamo alle carte il loro giusto valore di passatempo innocente, senza implicazioni di rivelazioni futuribili e senza che esse diventino apportatrici di una riprovevole dipendenza.
Marina Sagramora