Lo scorso 14 marzo ci ha lasciati un caro amico, Maurizio Veloccia, per raggiungere i nostri Maestri e gli amici che lo hanno preceduto nel Regno della Luce. Sicuramente fra loro, ad incontrarlo, ci sarà stato anche il Direttore dell’Archetipo, Fulvio Di Lieto, che aveva stabilito con lui un rapporto di “dolce” amicizia. Dolce, in realtà, perché puntualmente ogni mese, con il figlio Luca, veniva a trovarci con una squisita torta alla frutta, che consumavamo insieme, davanti a un buon caffè, e parlando – soprattutto lui che amava discorrere amabilmente – di antroposofia, di Massimo Scaligero, delle sue esperienze di vita e anche di ricordi di gioventú.
Erano momenti sereni, in cui al piacere di ritrovarci insieme, si univa il desiderio di approfondire i temi della Scienza dello Spirito, leggendo alcuni passi dei libri di Rudolf Steiner e commentandoli.
La sua visione del mondo, della vita e dei rapporti umani era al contempo positiva e pratica, come il figlio Marco ha sottolineato nel suo ricordo in chiesa, che ha commosso tutti i presenti.
In particolare, nel suo discorso, Marco ha parlato del grande patrimonio spirituale e morale lasciato da suo padre: «Primo fra tutti, quella profonda intuizione del sacro, inteso come ricerca continua del rapporto con Dio, ma allo stesso tempo l’esempio di una vita pratica e concreta, ispirata dal rispetto per gli altri e per tutto ciò che ci circonda».
E ha proseguito dicendo che ciò che il padre gli ha trasmesso è stata anche: «quella inesauribile curiositas latina per le cose del mondo e della vita, facendolo però sempre riflettere sul rischio della non accettazione dei limiti imposti dalla natura e da Dio».
Riguardo all’insegnamento fondamentale ricevuto, Marco da detto ancora che è stato il considerare: «i veri valori della vita, quelli essenziali, gli unici valori che sono in grado di affrontare le tempeste del nostro tempo».
Parlando poi del carattere del padre, alcuni aspetti messi in luce da Marco lo caratterizzano perfettamente: «Sguardo sorridente e inossidabile ottimismo era in grado di sfoderare in tutte le situazioni, anche in quelle piú drammatiche. Mai una volgarità, ma sempre la battuta pronta, una battuta che non metteva in difficoltà l’interlocutore, ma che al contrario lo metteva subito a suo agio, segno di un animo nobile e di un’ottima educazione ricevuta dai genitori».
La moglie Annamaria, anche lei seguace della Scienza dello Spirito, è stata per lui una compagna di vita fedele e assidua. Lo ha assistito amorevolmente, con un impegno encomiabile e instancabile particolarmente nell’ultimo difficile periodo.
Un’altra frase di Marco ritrae perfettamente la personalità di Maurizio: «Ha vissuto questa vita senza mai essere superbo e aggressivo, ma al contrario mite e tollerante con tutti». È questa l’immagine con cui continueremo a ricordarlo.
Marina Sagramora