"...Qui tollit peccata mundi"

Scienza dello Spirito

"...Qui tollit peccata mundi"

Tiziano «Cristo e il Buon Ladrone»

Tiziano «Cristo e il Buon Ladrone»

 

V’è un momento nella tragedia della Passione di Nostro Signore che può suscitare interrogativi sotto il profilo di una rigorosa applicazione della Legge del Karma.

 

«Uno dei due ladroni che erano stati crocifissi, lo insultava dicendo: “Non sei tu il Cristo? Salva dunque te e noi”. Ma l’altro lo rimproverava dicendogli: “Non temi tu Iddio, tu che soffri la stessa condanna? E per noi, con giustizia, perché riceviamo degna pena dei nostri delitti; ma lui non ha fatto niente di male”. Poi, soggiunse: “Gesú, ricordati di me, quando ritornerai nella (maestà del) tuo regno!”. E Gesú gli rispose: «In verità ti dico: oggi sarai in Paradiso con me”» (Luca XXIII, 39-43).

 

Siamo in presenza di un episodio altamente commovente, che un’interpretazione semplice, su base puramente devozionale, risolve giudicando l’immediata assoluzione concessa dal Cristo al ladrone timorato di Dio come giusta ricompensa per la sua fede ed il sincero pentimento.

 

Spiegazione convincente, soprattutto di fronte al sorprendente atteggiamento del perdonato, che dimostra una rettitudine di fondo non del tutto offuscata dalla sua vita di malfattore; senso morale che proprio nel momento per lui piú tragico, lo illumina inducendolo a riconoscere senza esitazione la sacralità del Cristo.

 

Ma difficilmente accettabile alla luce della Legge del Karma, secondo la quale entrambi i malviventi sono egualmente tenuti a pareggiare il male compiuto.

 

Analoga perplessità può suscitare l’episodio dell’adultera (Giovanni VIII, 3-11).

 

Cristo e l'adultera

 

Scribi e Farisei conducono al Cristo una donna sorpresa in adul­terio – quindi passibile di lapidazione secondo la Legge Mosaica – e Gli chiedono cosa avesse da dire in proposito.

 

«Ma Gesú, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra». Poi, per l’insistenza degli accusatori, invita chi di loro si ritenga senza peccato a scagliare la prima pietra. Onestamente tutti si ritirano ed il Cristo rassicura l’adultera che neppure Lui la condanna, raccomandandole di non peccare piú.

 

Anche qui un’immediata assoluzione apparentemente in contraddizione con la menzionata legge karmica.

 

R. Steiner chiarisce tutto in Cristo e l’anima umana (ed. Antroposofica, O.O. N° 155).

 

Per ogni immoralità commessa da un essere umano si generano due ordini di conseguenze: una imperfezione, un debito karmico nell’anima del responsabile; un “vulnus” oggettivo che si deposita nella sfera spirituale della Terra, oscurandola in misura della sua gravità.

 

Nel primo caso dunque, solo l’interessato potrà ripristinare il precedente livello di integrità animica tramite un suo intervento in grado di pareggiare i conti; nel secondo, invece è il Cristo medesimo che assume su di sé il danno oggettivo, impedendo che ricada sul Mondo; ma a condizione che il colpevole dia segno di sincero ravvedimento, o, addirittura, di averLo in qualche misura compreso e accolto; ciò che appunto avviene sia nel caso del ladrone per immediata sua testimonianza, sia in quello dell’adultera, come attesterà il suo successivo comportamento.

 

Il Cristo scrive con il dito in terra

 

Riassumendo dunque, il danno inferto alla propria anima, ormai iscritto nel karma della Terra – come sentenzia il Cristo scrivendovi col dito mentre gli accusatori del­l’adultera lo incalzano – è il colpevole che deve provvedere a pareggiarlo; quello oggettivo concomitante, che inevitabilmente si determina, il Cristo lo prende su di sé, ma non senza congrua collaborazione da parte del “peccatore”.

 

Se il Suo sacrificale intervento non si verificasse continuamente, la somma delle conseguenze riconducibili alle colpe umane passate, presenti e future, porterebbe la Terra a concludere il proprio ciclo in stato di morte; e conseguentemente tale sarebbe anche la condizione della sua successiva incarnazione, Giove: l’umanità non avrebbe un corpo celeste su cui proseguire la propria evoluzione. Ed inoltre, ogni “peccatore”, in aggiunta alla pena relativa al proprio karma personale, dovrebbe patire quella, ben piú dura, derivante dalla percezione del danno arrecato al Mondo, visione inevitabile nell’Aldilà.

 

Ecce Agnus Dei ecce qui tollit peccata mundi

Ecce Agnus Dei
ecce qui tollit peccata Mundi

 

Quanto precede – particolarmente in occasione della Santa Pasqua e soprattutto in coloro che si ritengono coinvolti in un percorso di ricerca e nobilitazione interiore – dovrebbe ingenerare un convinto e grato impulso ad impegnarsi onde evitare qualunque comportamento personale in grado di aggravare il Sacrificio del Cristo qui tollit peccata Mundi”.

 

 

Francesco Leonetti