Le logiche oggi in atto al potere tendono a escludere sempre di piú il cittadino dal processo decisionale, in quanto le tematiche, per coloro che devono subirne le conseguenze nella propria vita, sono ritenute troppo complesse da parte dei cosiddetti “esperti”. Persino la persona piú contraria alla democrazia partecipativa, di cui si parla troppo poco e che andrebbe approfondita nei suoi pro e contro, sa invece di poter essere chiamato in causa per contribuire alle scelte del proprio territorio.
Oggi nei processi decisionali dei Comuni, vige una maggioranza e un’opposizione, il cittadino al massimo, può partecipare come uditore.
Il suo potere decisionale nelle questioni di Stato o Regione o Comune che sia, finisce con il voto. Dopo non è piú chiamato in causa.
È necessario invece che sempre piú cittadini inizino a pensare a come entrare nel processo decisionale del proprio territorio, in modo da poterlo vivere coscientemente.
La coscienza nel sociale è già in atto e molte iniziative vengono fatte tramite le associazioni. Bisogna spingersi oltre, fino a che lo stesso cittadino e queste associazioni possano essere parte del processo decisionale e non si limitino solo a essere fautori di proposte.
È necessario, in proposito, ripensare la struttura del processo decisionale in seno ai Comuni, ben consapevoli del fatto che il fenomeno è già sorto negli anni precedenti con le liste civiche che, stanche di una politica incentrata su interessi e conoscenze, hanno tentato di inserirsi nel marchingegno elettorale.
Queste righe vogliono essere una riflessione collettiva in attesa che i contenuti inerenti alla Tripartizione dell’organismo sociale vengano diffusi al maggior numero di persone possibili piú o meno interessate.
Analizziamo questi termini: democrazia partecipativa (il cittadino viene chiamato in causa per esprimere un parere o un’opinione, si pensi alla piattaforma Rousseau dei 5 Stelle), democrazia diretta (il cittadino può votare direttamente le leggi senza mediazione politica), democrazia deliberativa (il cittadino concorre alla deliberazione della democrazia rappresentativa oggi in atto) sono tutti termini che dovrebbero interessare gli studiosi di Antroposofia per arrivare a trovare la giusta conformazione per un nuovo modello sociale, che preveda la suddivisione degli organismi economico, giuridico e spirituale, come fossero tre stati sovrani.
Ragioniamo su quanto Rudolf Steiner osserva a pag. 55 del libro Epidemie di recente pubblicazione (2020): «Il pensare logico e puro ha come effetto anche quello di rafforzare, di essere salutare per il corpo fisico, rendendolo meno soggetto alle malattie; chi ne ha dimestichezza, per esempio i matematici, ha meno da temere quando entra in un reparto per malattie infettive, come il colera. …Si acquisisce [con il pensiero logico nel senso matematico ossia scevro da sentimentalismi e psichismi NdT] in questo modo una maggior sicurezza in tutte le questioni della vita interiore ed esteriore. Le persone forti ascolteranno solo la propria voce interiore, mentre quelle deboli seguiranno sempre i consigli e i suggerimenti di altri».
Ripartire da queste parole, riappropriarsi del nostro potere di cambiare questo mondo, iniziando da qui, almeno nei Comuni che rappresentano il territorio, aprire una breccia alla propria voce di cittadino.
Marco De Berardinis