G.B. Mohan, B. Sangharakshita, S.N. Tipnis

Recensioni
La risposta alla poesia

Uno studio di estetica comparata di G.B. Mohan

The Response to Poetry

 

Questo saggio si occupa principalmente del concetto di rāsa. L’Autore stabilisce la relazione metafisica tra l’espe­rienza poetica pura indiana e l’estetica occidentale come quella di Richards, Dewey, Eliot, Susanne Langer, Tolstoi. L’indagine di Mohan mira a riconoscere un’armonia tra gli opposti, tra l’“universale” e l’“individuale”. Il concetto di rāsa come un rāsa e il Maharāsa lo porta a concepire un Ritmo superiore, raggiungibile attraverso l’immaginazione creativa. Questo unire il rāsa con l’elemento immaginativo e gli impulsi morali è indubbiamente un importante atto di conoscenza. È anche un atto di coraggio che rende straor­dinario il lavoro di Mohan in quest’epoca, in cui cosí spesso si equivoca in campo estetico. Essa infatti non può non tentare di entrare in relazione con l’inconscio attraverso le forme necessarie al suo moto: la rappresentazione, l’assun­zione simbolica, il concetto, la proiezione discorsiva ecc.

 

Nonostante sia un processo che sollecita la vitalità poetica originaria, esso tuttavia porta con sé un elemento vitale che non appartiene alla sua forma conoscibile, ma piuttosto a qualcosa che gli è esterno. Lo realizza attraverso il contenuto specifico e la possibilità interiore di assumere alcuni specifici temi, o momenti della coscienza, considerati non solo sotto il suo significato psicologico, ma anche sotto l’aspetto filosofico o etico, e quindi con lo stato d’animo richiesto dal soggetto.

 

Essenzialmente, il processo estetico intellettualizzato obbedisce a un impulso inconscio, mentre al contempo manca di una propria coscienza di sé; e quindi mira a sollecitare l’inconscio: cerca di stabilire con i poteri profondi della coscienza una relazione che non le appartiene, poiché non ha l’autorità e la forza necessarie a tale relazione. Le sollecita perciò in una direzione opposta a quella necessaria perché siano positive per la coscienza. Questa considerazione concerne non solo le dottrine estetiche, filosofiche e sociologiche, ma tutta la cultura contemporanea, per la sua struttura che stimola il moto cosciente piú legato alla cerebralità.

 

Tuttavia l’esplorazione dell’inconscio, la penetrazione e il controllo della sfera degli istinti, la conoscenza dei moti della vita dell’anima, non possono essere un’operazione meramente dialettica o logico-analitica. Pur trattandosi di una produzione intellettualistico-dialettica, questa esplorazione, una forma di una condizione psichica che agisce attraverso la coscienza, provoca nell’anima e nel subconscio di chi la sperimenta la collusione della psiche con lo stato fisico, da cui deriva. Questo spiega l’ostacolo piú profondo all’attività poetica presente nell’animo moderno.

 

 

Massimo Scaligero

 


G.B. Mohan, The Response to Poetry, A Study in Comparative Aesthetics.

New Delhi, People’s Publishing House, 1968, XII.

Tratto da East & West – Marzo-Giugno 1970, Vol. 20, N° 1/2




 

I tre gioielli

Una introduzione al Buddismo
di Bhikshu Sangharakshjta (Sthavira)

 

The three Jewels

 

Il Buddha, il Dharma e il Sangha sono i soggetti di questo saggio: l’Autore ha raccolto qui le sue considerazioni sulla realtà spirituale e psicologica del buddhismo, visto non in funzione di un processo storicamente compiuto ma come valore contemporaneo, che oggettivamente potrebbe ritenersi necessario al nostro mondo attuale. Il bhikshu [monaco] Sangharakshita si rende ovviamente conto del fatto che il richiamo etico o mistico non sia piú sufficiente per raggiungere tale valore. Oggi il filosofo, cosí come l’asceta, deve andare oltre la determinazione dottrinaria o la comprensione concettuale.

 

Fino a questo punto possiamo seguire con approva­zione il filosofo: il pensiero buddista è autentico perché pone in rilievo l’esperienza cosciente del proprio moto: cioè il concepire idee e compenetrare con esse l’anima e il mondo. Oltre all’esperienza dello stato di coscienza con il sé e in relazione alla natura, dove spirito e natura si incontrano, vi sono temi che necessitano di un diverso criterio di giudizio, come l’ascesi, il diritto, la collettività umana e la storia. Il pensiero non si trova qui di fronte né al proprio moto né al mondo dei sensi come dato immediato, bensí alle espressioni storiche dello Spirito, che esigono una ulteriore dinamica di insegnamento.

 

I tre gioielli

 

Il Dharma e il Sangha possono condurre l’asceta moderno alla consapevolezza dei poteri coscienti che fluiscono positivamente nella Logica e nella Scienza della Natura. Tale disciplina interiore lo rende atto a percepire questi poteri e una simile percezione gli permette di vederli mentre sono all’opera nella produttività soggettiva dell’uomo. Inoltre lo mette in grado di avvicinarsi al mondo socio-economico, politico-giuridico e politico-storico non attraverso le forme dialettiche dei contenuti acquisiti attraverso la logica e la filosofia della natura, ma attraverso concetti che hanno un contenuto proprio riguardante i dati non-sensibili e non-dialettici.

 

La posizione non pertinente del pensiero moderno rispetto al dato socio-economico, giuridico e storico ha limitato la visione speculativa, ma ha altresí cercato di riempire l’astrattezza dialettica di una plausibile concretezza, ovvero del valore assoluto del mondo materiale: raggiungendo cosí una posizione non in linea con il presupposto dialettico. Contro la “cieca necessità della natura” non si può opporre altro che una concezione trasformatrice che restituisca all’uomo il contatto con gli esseri, la natura e la realtà. Il buddismo risponde a questi requisiti.

 

La proprietà come espressione esteriore della libertà diventa uno dei principali problemi dell’umanità, ogniqualvolta viene vista sotto i vari aspetti dell’etica, dalla famiglia all’impre­sa, allo Stato. Il sentiero del Buddha bilancia il rapporto umano con i valori del mondo.

 

Il Buddha e gli 8 Bodhisattva

 

Gli otto Bodhisattva

aiutatori dell’umanità

rappresentano le otto

qualità del Buddha

 

Maitreya: il “Futuro Buddha”, attività del Buddha

Avalokiteshvara: compassione del Buddha

Manjushri: saggezza del Buddha

Vajrapani: potere del Buddha

Kshitigarbha: ricchezzadei meriti del Buddha

Samantabhadra: aspirazioni e preghiere del Buddha

Sarvanivarana: qualità e purificazione del Buddha

Akashagarbha: benedizioni del Buddha.

 

L’Autore evidenzia il significato dell’intui­zione dei Bodhisattva presenti nel mondo, come una realtà operante invisibilmente. Questo è un potere intuitivo che lo scienziato moderno raggiunge senza avvertirlo, poiché basa le sue convinzioni sui risultati percepiti, di fronte ai quali si comporta secondo una specie di misticismo o realismo primitivo, simile a quello che rimprovera alle passate forme acritiche di scienza. Si potrebbe qualificare come superstizione antiscientifica il fatto che gli scienziati non possano essere coscienti dell’attività intuitiva suscitata con le loro ricerche e che non possano riconoscere in essa il vero momento della conoscenza, la cui animadversio sarà determinante per l’ulteriore sviluppo della scienza.

 

Lo scienziato dovrebbe rivolgere la consa­pevolezza piú rigorosa all’attività che trae fuori da se stesso cosí da percepire come innegabile il fatto, o il fenomeno. Privo di questa coscienza, è destinato a ignorare i fondamenti su cui costruisce la sua conoscenza: muove da una sorta di idolatria del fatto, ignorando il proprio atto. Cosí bandisce se stesso, l’uomo, dal cosmo tecnologico, in cui prende posto come una cosa o come un automa. Il vero rimedio va trovato in un buddimo reso pragmaticamente adatto ai tempi contemporanei.

 

 

Massimo Scaligero

 


Bhikshu Sangharakshjta (Sthavira), The Three Jewels, An Introduction to Buddhism.

Rider and Company, London, 1967, XII.

Tratto da East & West – Marzo-Giugno 1970, Vol. 20, N° 1/2




 

Il contributo di Ipasani Baba alla cultura indiana

di S.N. Tipnis

 

S.N. Tipnis, Contribution of Upasani Baba to Indian Culture

 

Questo lavoro porta un importante contributo alla comprensione della funzione dell’induismo nei tempi moderni, esaminando l’opera e la personalità di Sri Upasani Baba (1870-1941). Nacque a Satana, nello stato del Maharashtra, dove stabilí il centro di influenza che egli esercitò spiritualmente su molti discepoli. Le caratteristiche del suo insegnamento erano la combinazione di Bhakti Yoga e di Karma Marfa, nonché un eclettismo che raccoglieva da fonti diverse, ma che si ispirava principalmente al concetto di Yajna, o sacrificio. Secondo Upasani Baba, l’istituzione del ruolo rituale Yajna a Sakuri, sia nella forma mistica che pratica, risponde alla necessità di mantenere collettivamente risvegliato lo spirito di ricerca del sovrasensibile nell’èra presente. Il lavoro di Upasani Baba può essere suddiviso in tre gruppi di insegnamento: Upasani Vak Sudha, Discorsi inediti e Sati Charitra. La loro importanza sta nel fatto che sono il risultato dello spirito pratico della sādhana unito alla pura vocazione ascetica. È evidente che l’ideale della Bhagavad Gita, rappresentato dal Karma-yoga, è qui considerato sotto una nuova e moderna forma. «Un vero yogi – dice Upasani Baba – riconcilia l’Azione e la non-Azione, e raggiunge la non-Azione attraverso l’Azione». Qualsiasi yoga oggi rischia di divenire alterato, a meno che tale relazione non venga compresa.

 

Qualunque meditazione si basa sull’autocoscienza dell’oggetto spirituale designato, ma manca la coscienza, che riconosce il movimento interiore come un elemento già operante in quell’oggetto. Upasani Baba osserva che abbiamo a che fare con il movimento interiore non sotto forma di meditazione, che è sempre subordinata. Nella sua dottrina, quando parla dei poteri della coscienza razionale, non considera la sua forma riflessa, ma piuttosto l’elemento vitale che rimane inconscio essendo esso la “dynamis” del suo moto cosciente. Eppure questo movimento non ha raggiunto un’autocoscienza tale da consentirgli di realizzare un’identità con altre forme non riguardanti il sé: ovvero il sé che agisce per mezzo di immagini, impressioni sensoriali, concetti riflessi, contenuti psichici. Yajna e Kanya aprono alla coscienza la direzione per integrarsi.

 

L’autocoscienza dell’uomo contemporaneo è una nozione formale, la rappresentazione di un’oscura sensazione di sé (cinestesia). Non è l’autopercezione della coscienza, che si fonda sull’identità con il proprio essere sovrasensibile. La forma piú chiara della coscienza moderna non è autosufficiente riguardo al proprio contenuto, in quanto è sempre mossa da uno stimolo esterno: come la mera coscienza formale. Privata di tale stimolo, normalmente svanisce. Parimenti, ogni volta che viene afferrata piú del necessario dal processo di mediazione razionale, altera inconsciamente i poteri extracoscienti cosí come il loro rapporto tra percezione e volontà.

 

L’opera di Upasani Baba, grazie al dottor Tipnis, risulta importante perché riconduce alla razionalità il suo dato superrazionale.

 

Questo è ciò di cui ha grande bisogno la cultura del tempo presente.

 

 

Massimo Scaligero

 


S.N.. Tipnis, Contribution of Upasani Baba to Indian Culture

Sakuri, Shri Upasani Kanya Kumari Sthan, 1966.

Tratto da East & West – Marzo-Giugno 1970, Vol. 20, N° 1/2




 

Link agli articoli in inglese: “G.B. Mohan, B. Sangharakshita, S.N. Tipnis”