In un periodo dove ci dovremmo aspettare la fine dell’ansia che ha accompagnato la pandemia, perché in un modo o nell’altro siamo usciti dallo spettro della malattia, vogliamo ricordare la matassa di leggi proibitive per chi non si è voluto sottoporre alla vaccinazione imposta dallo Stato. Ora la domanda è, manifestazioni in piazza a parte, era possibile agire interiormente o collettivamente a quegli eventi che furono veri e propri soprusi?
In genere, le forze che si oppongono alla nascente autocoscienza umana, come notiamo, tendono a creare delle potenti forme pensiero nelle persone (tramite i media), nel cui inconscio rimangono frasi stereotipate, frasi fatte, ossia l’antitesi del pensiero pensante. Frasi come: “Hai un bambino e non ti vaccini?”, “Ti vaccini e cosí stai sicuro”, “Un po’ di senso civico” ecc., si fissano permanentemente nell’interiorità delle persone, le quali ritengono a ragione di fare pace con la loro coscienza, e poter cosí in qualche modo esorcizzare la riflessione.
Proficuo in tal senso meditare sui propri modi di pensare come cittadino, a distanza di tempo, soprattutto su:
- come spendiamo il denaro
- come gestiamo il divertimento
- se andiamo a ricercare il gusto nei ristoranti piú “in”
- se riteniamo giusta l’applicazione del green pass
- se è corretto fare determinate azioni tacitando la coscienza con la frase: “A me hanno detto di fare cosí”.
Non vogliamo arrivare a dire se era giusto vaccinarsi né se lo era applicare il green pass. Quello che conta è riattivare le forze del pensiero su questi eventi per portare a coscienza cosa ci è sfuggito.
Quando un vigile verbalizza una multa per un’infrazione di un leggero superamento dei 50 Km/h che non ha provocato alcun danno a terzi, solo perché gli viene ordinato, o si convince che è giusto procedere in tale direzione perché lo dice la legge, e che fa parte del suo lavoro, cosa si deve aspettare dalla vita se non prima o poi un evento che gli si palesa in modo da non avere lui vie d’uscita?
Non voglio dire che bisogna essere disubbidienti, ma che c’è una gradazione di colpevolezza, che va dalla lieve mancanza che non nuoce a nessuno alla grave in frazione che mette in pericolo gli altri. Bisogna dunque fare questi esami di coscienza in modo che un numero sufficiente di persone possa assieme iniziare a cambiare lo stato delle cose.
Chi crede che una volta vaccinato (siero genico), può tornare alla vita di prima, vive di pura illusione. Senza la dovuta riflessione, che avrebbe dovuto portare la Pandemia, non vi può essere libertà da questi eventi.
Senza sbandierare i piani dell’élite e mantenendo il tono il piú pacato possibile, basterebbe che alcuni gruppi di persone si mettessero tutti insieme a pensare in silenzio (non a gridare) frasi del tipo “il potere dell’élite globalista diventa sempre piú ininfluente”, “il potere delle multinazionali ha vita brevissima”, “l’importanza della vita delle persone prevale sugli interessi geopolitici della guerra in corso”. Se si vuole procedere in questa direzione, per chi ha a cuore il tema della Tripartizione dell’organismo sociale, unica via d’uscita, può meditare ogni giorno una pagina dei Punti essenziali della Questione sociale, o di Esigenze sociali dei nuovi tempi, o ancora de I capisaldi dell’economia di Rudolf Steiner.
Questo tipo di lavoro, individuale o in gruppo, sarebbe già un fortissimo argine alla devastazione sul piano culturale che stiamo vivendo, con la diffusione di dati falsi e menzogne ad opera di Arimane. Ricordiamo che, come ha insegnato Massimo Scaligero, dobbiamo incolpare gli Ostacolatori e non le persone. Immaginare dietro le persone che portano avanti certe ideologie, come il transumanesimo, sempre e solo l’azione degli Ostacolatori nella loro coscienza.
Prima della pandemia, pensavamo di vivere in una società democratica e invece abbiamo scoperto di vivere in una società di governanti per lo piú egoisti, che godono delle discriminazioni e si prestano acriticamente a controllori, senza di preoccuparsi delle conseguenze delle loro azioni. Questa è soprattutto opera di Lucifero.
Infine la malattia e la morte, volutamente escludendo alcuni collaudati protocolli di cura come l’ivermectina e l’idrossiclorochina. E questo è opera degli asura.
L’inizio della vera rivalsa è affidarsi al Cielo con: «La dedizione a ciò che viene chiamata “saggezza divina” presente negli eventi, la sicurezza che ciò che verrà, deve essere, e che, in qualche direzione, darà frutti fecondi, l’evocazione di tale atmosfera nelle parole, nei sentimenti e nelle idee: questo è lo stato d’animo della preghiera di devozione» (dalla conferenza di R. Steiner “L’intima natura della preghiera”, Berlino,1910 – O.O. N° 59).
Marco De Berardinis