Pillole di conoscenza
Mi sono sentito chiamato ad affrontare il tema sociale in relazione alla Scienza dello Spirito, piú nello specifico trattare pillole di Tripartizione. Tale tema, di cui parla Steiner, è oggetto di contraddittorie interpretazioni da parte di molti seguaci, i quali si sono sempre piú racchiusi e fortificati in correnti diversificate. Questo non crea le giuste premesse per la realizzazione della Tripartizione tanto sperata e divulgata dal Maestro dei nuovi Tempi.
Non ho alcun titolo accademico, sono però un imprenditore, e per giunta funebre, dunque da un punto di vista spirituale il tema socioeconomico e quello del trapasso tra vita e morte accompagnano la mia vita professionale, forse i due temi piú importanti che l’uomo, attraverso la sua esperienza terrena, deve comprendere e superare: la vita sociale ed economica che porta l’umanità a sperimentare la fraternità o la disuguaglianza, la pace o la guerra; ma anche la morte come continuità di una vita ultraterrena volta ad una nuova nascita. Reincarnazione e karma uniscono la vita di un individuo nella sfera sociale verso un trapasso terreno: sono ovviamente entrambi temi collegati.
Tralasciando l’esperienza prettamente economica della mia attività imprenditoriale, che mi ha portato ad elaborare non poco gli aspetti sociali attuali in relazione a quanto ispira Rudolf Steiner (esperienze importanti e piú specifiche che potranno essere oggetto di altre trattazioni) vorrei sottolineare un particolare aspetto del mio lavoro a mio avviso piú interessante e centrale per il focus del discorso.
Mi trovo spesso a dialogare nell’elaborazione del lutto con i familiari del caro estinto, cercando di aprire un varco di conoscenza verso questi temi che la maggior parte della gente non ha mai affrontato. Naturalmente pongo il mio servizio a tutte le classi sociali, le piú facoltose o le meno abbienti, cosí come cerco sinergie con i diversi linguaggi, da quelli piú intellettuali a quelli piú semplici. In quei momenti si ha la sintesi percettiva della vita sociale dell’individuo trapassato, e perciò del suo destino; la disperazione di chi rimane e che non afferra il senso della vita. Domande come: «A che è servito fare quello che si è fatto?», guardandosi intorno nella propria condizione di benessere sociale oppure di miseria. Lo smarrimento di non aver compreso trapela nei loro occhi: eppure in quei momenti sovente si aprono dei varchi per instillare gocce di comprensione agli eventi, far capire il senso della vita. Spesso si riesce e ne sono soddisfatto.
Naturalmente tali pillole di autentica conoscenza possono essere instillate sempre e comunque nella vita ordinaria, col panettiere, con il vicino di casa o con il collega di lavoro. Questa realizzazione quotidiana nel contingente, nella propria comunità di appartenenza vale piú di ogni ossessiva indagine politica, sia essa la piú appartenente ad una informazione autentica e non manipolata; cosí come vale piú di ogni elaborazione teorica su una organizzazione sociale, sia se essa è pur mossa nobilmente dalle elaborazioni di quanto Steiner ci ispira attraverso i suoi testi dedicati.
Ecco, invece per me tutto quanto descritto è un elemento attivo per sviluppare i temi che riguardano la reale comprensione di quello che Steiner tratta nel suo ciclo di conferenze dal titolo Il problema sociale come problema di consapevolezza (O.O. N° 189). Ringrazio il mio destino che mi ha dato la possibilità lavorativa di fare tali esperienze, assieme all’aspetto prettamente economico: lo “stare sul pezzo” è la migliore scuola per conoscere l’economia nei suoi aspetti concreti e la vita sociale attraverso i rapporti “popolari”.
Suggerirei pertanto agli spiritualisti di inserirsi a fondo nel tessuto sociale: magari, per esempio, attraverso il volontariato o altro di simile, per non rischiare, come molto spesso accade, di vivere fuori della realtà, in quello che è piú un “agriturismo spirituale”, che diviene di conseguenza settario e perciò classista verso il mondo reale, venendosi poi inevitabilmente a creare correnti in perenne contrasto tra loro.
Se il Dottore ci insegna che lo Spirituale acquisito attraverso la pratica interiore lo dobbiamo far fluire nel mondo, figuriamoci la comprensione dell’aspetto prettamente sociale; pretendere poi addirittura di renderlo un codice è inevitabilmente uno scivolare in un ideologismo morto.
Il problema sociale si affronta nel mondo
Veniamo ora agli aspetti piú concreti della Tripartizione (chiamata anche Triarticolazione) che deve essere un processo di trasformazione prima ancora che sociale individuale. Come posso relazionarmi verso un altro individuo o comunità in maniera piú cosciente, spiritualmente elevata, attraverso il giusto equilibrio di Pensiero-Sentimento-Volontà se tali sfere per l’appunto non sono equilibrate in me? Trasformando me stesso, riconducendo le mie sfere al loro giusto posto, potrà irradiare intorno a me quello che verrò a creare nella sfera eterico-astrale in una comunità.
Bisogna sempre considerare che “i pensieri ed i sentimenti sono elementi vivi”. Qualcuno ricorderà decenni fa la vicenda del “canaro” nel quartiere della Magliana a Roma. Una triste e brutale esperienza. Una vendetta spietata tra le peggiori di cronaca nera. Mimma Scabelloni in uno dei suoi incontri che si possono trovare anche registrati, ci disse che l’artefice del delitto per anni era stato caricato astralmente di soprusi ed angherie da quella che fu la sua vittima, fino a scoppiare. Ma lo stesso accade quando noi riempiamo l’astrale e l’eterico della terra dei nostri bassi sentimenti incontrollati: di quei sentimenti che hanno sforato la loro sfera e invaso le altre. Una imprecazione, una maledizione, un turpiloquio verso chicchessia sporca la sfera eterico-astrale e secondo l’effetto di propagazione si irraggia nella comunità.
Sarà capitato a molti che hanno posto attenzione a tali aspetti, di passare, per esempio, in un determinato momento in un luogo dove all’unisono si trovano persone nervose, che rispondono male, altre che si insultano per un problema di auto, altri intervengono e ne nasce una rissa. Ci si domanda allora: “ma cosa sta succedendo oggi che tutti sembrano impazziti”? Ci troviamo a percepire quella che viene chiamata in un linguaggio piú semplice e popolare, un’“aria pesante”.
Naturalmente ciò negli ultimi anni accade sempre di piú, e osservando le cose a un’indagine piú approfondita da un punto di vista scientifico-spirituale, possiamo vedere che tale aria pesante è frutto di un malessere generato da uno sfasamento del sociale determinato da molteplici fattori, come la perdita di senso civico, disagi sociali, assestamenti bellici geopolitici, manipolazioni, controlli di sistema, transumanesimo, deep state, woke culture: proprio quel sistema che si vorrebbe cambiare. Indagare su questi aspetti è doveroso per un autentico ricercatore spirituale: divenirne vittima e muovere una continua e sistematica brama ossessiva di ricerca, atta solo ad informare in maniera da generare altrettanta angoscia e paura senza alcuna elaborazione di risoluzione, è improduttivo e generatore di un altrettanto pensiero univoco: non muove impulsi di Tripartizione, ma accade quello che io chiamo “la creazione unilaterale di una cronaca nera spiritualista”.
«Fare riflessioni tanto pessimistiche, se d’altro canto non si è ancora in grado di avere la piena consapevolezza che può ancora essere d’aiuto rivolgersi allo Spirito, vuol solo dire essere obiettivi…» (R. Steiner Il problema sociale come problema di consapevolezza). Se Steiner si fosse fermato qui, l’ossessiva ricerca della cronaca nera spiritualista avrebbe avuto un senso; ma di seguito prosegue: «Tuttavia dovrebbe diffondersi sempre piú la consapevolezza che vi è motivo di credere solo a forze distruttive che nei prossimi decenni agiranno in modo terribile, se gli esseri umani nello studio della realtà non si rivolgeranno a ciò che emerge dalla Scienza dello Spirito. È ovvio che non si intendono i dogmi dell’uno o dell’altro indirizzo scientifico-spirituale, ma si vuole soprattutto fare appello alle forze spirituali che in questo significativo momento di svolta dell’evoluzione dell’umanità possono essere le uniche forze risanatrici e di aiuto» (op. cit.).
E quali esseri umani per primi si dovrebbero rivolgere a ciò che viene dalla Scienza dello Spirito di Steiner, se non coloro che per primi suppongono avervi aderito? Oppure essi stessi si limitano solo a descriverne l’aspetto apocalittico e distruttivo generando nient’altro che stati d’animo sempre piú paralizzanti? Dove viene instillata la risoluzione?
Il Dottore non ha parlato solo di Apocalisse e catastrofi, ma anche di altro: di ascesi di pensiero, di pedagogia, di biodinamica, di impulsi sociali, di arte, di medicina, di autentico amore, di realizzazione. Lo stesso per chi si muove attraverso gli altri derivati: quelli piú specifici che presumono essere direttamente la pedante applicazione della Tripartizione.
Se proponiamo interpretazioni della Tripartizione di Steiner in modelli di esempio, va benissimo, forse saranno modelli che sono tra i migliori, se non i migliori, ma come si realizzeranno? Con quale modalità? Non certo con un golpe, né con un’insurrezione popolare!
Pensiamo davvero che attraverso l’utilizzo seriale di demolizione delle libere espressioni di altri realizzeremo la Tripartizione? Proprio il Dottore ci mette in guardia dall’intolleranza verso le altrui idee con queste parole cariche di saggezza: «Nasciamo carichi di pregiudizi. Questa è l’essenza dell’essere umano di oggi e, se resta come nasce, per tutta la vita porta con sé i suoi pregiudizi. Si vive in modo unilaterale e ci si può salvare solo avendo un’interiore tolleranza, se si è disposti ad accettare il parere (anche se lo si ritiene sbagliato) di altre persone, avendo comprensione, intima comprensione, per l’opinione di altre anime pur ritenendola sbagliata, essendo capaci di accogliere quello che l’altro pensa e sente con lo stesso amore che si riserva a quello che pensiamo e sentiamo di noi stessi» (op. cit.)
Solo una sana tolleranza è il germe per un impulso sociale tripartito
L’equivoco di chi vuole realizzare la Tripartizione secondo un proprio modello, è quello di averne pensato solamente un aspetto socio-economico regolamentato attraverso normative, e di non vedere altro.
Ovviamente Steiner parla di reddito di sussistenza, di scadenza di denaro e quant’altro. Ma il Dottore afferma anche: «Oggi però il problema non è inventarsi il sistema fiscale migliore, ma lavorare alla Tripartizione. Quando poi essa si realizzerà sempre di piú, dalla sua stessa attività si verrà a creare il miglior sistema fiscale» (op. cit.).
Cosa vuol dire lavorare alla Tripartizione se non prima entro se stessi, poi attraverso una nutrita comunità, e poi allora «si verrà a creare il miglior sistema fiscale»? Che senso ha pianificare un sistema sociale se prima non trasformiamo noi stessi nei campi sopra indicati? Come possiamo riformare attraverso gli impulsi della Tripartizione la sfera giuridica, la sfera economica e la sfera spirituale (arti, educazione ecc.) se prima non riformiamo la nostra sfera pensante, la sfera senziente e la sfera della volontà? E infine come possiamo pretendere di imporre tutto ciò?
E Steiner prosegue: «Occorre realizzare le condizioni sotto cui si sviluppano le migliori direttive sociali. Il punto non è infatti di pensare che uno qualsiasi, almanaccando, trovi l’idea migliore, perché non è assolutamente realistico. Pensiamo solo di essere un genio (uno qualsiasi dei presenti) quale non ne è mai esistito prima nella evoluzione umana, e di essere in grado di escogitare il miglior sistema fiscale. Se però fossimo i soli al mondo con la nostra idea del miglior sistema fiscale e gli altri non lo accettassero, volessero un sistema sbagliato ma non il nostro, ecco quel che conterebbe. Non basta avere le idee migliori, ma trovare ciò che di meglio può fare l’umanità nel suo insieme» (op. cit.).
Rudolf Steiner poi stimola la domanda: «Sí, ma si deve ben cominciare da qualche parte. Si deve organizzare la Tripartizione anche se la gente non la vuole». Poi prosegue spiegando che non è un sistema fiscale che la gente vuole ma qualcos’altro, e che la gente nel profondo la vorrebbe, ma ancora si oppone, e che la cosa non va definita come irrealizzabile anche se al primo tentativo (e non solo al primo) non riesce come vorrebbe: essa si realizzerà quando il mondo arriverà al limite, ma a «il terreno deve prima venire elaborato».
E come si può pretendere di elaborare princípi tripartiti se accade che correnti si concentrano solo sul male, secondo un antico principio tradizionalista esoterico di chi “contempla le rovine del mondo” distaccato e giudice verso una comunità che ne è vittima senza alcuna pietà e amore? Ma anche di quella corrente di chi crede di aver “almanaccato”, secondo l’espressione di Steiner, un organo sociale e demolisce e si contrappone verso i propri simili ricercatori? È importante preservare l’elemento cristiano, per non parlare di quello manicheo, che dovrebbe vedere il male non fuori di noi, senza ripetere forme di tradizionalismo pagano, di dogmatismo, di jahvismo.
«Questo è ciò che bisogna pensare in merito a questi argomenti. Quando si sia entrati abbastanza a lungo e a fondo nella Tripartizione della vita spirituale, della vita politica e della vita economica, si avrà l’esigenza di sviluppare una certa ulteriore comprensione dell’argomento. Essa è appunto assolutamente necessaria, altrimenti si finisce per parlare delle cose in modo da mettere tutta la buona volontà nei discorsi, senza però riuscire a tradurli in realtà» (op. cit.).
Naturalmente Steiner parla nei suoi testi di redditi agrari, di salari e di economia, ma sottolinea che parlare solo di Spirito non fa bene all’uomo, e il non tentare di realizzarlo nel tessuto sociale non ha senso. È la stessa astrazione, perciò è giusto affrontare tali argomenti solo con un giusto pensare ed un giusto sentire, cosí fluirà il tutto nel volere.
Conclusione
La Tripartizione sociale nasce prima da liberi individui che si incontrano, lavorano in se stessi e collettivamente attraverso un lavoro di natura prettamente spirituale. Essi possono successivamente tentare di creare associazioni, secondo i princípi che lo stesso Steiner ci mostra: «La vita economica, in base alle proprie forze, tende a strutturarsi in modo indipendente dalle istituzioni statali, e anche dal modo di pensare legato allo Stato. Ciò sarà possibile soltanto se, seguendo esclusivamente prospettive economiche, si costituiranno delle associazioni nelle quali confluiscano consumatori, commercianti e produttori» (R. Steiner I punti essenziali della questione sociale).
Naturalmente per esperienza debbo dire che, ahimè, siamo lontani anni luce da tali progetti per quanto esposto sopra. Fino a quando anche nelle comunità spirituali si continuerà a dibattere, tutto ciò sarà irrealizzabile e si dovrà dichiarare il momentaneo fallimento.
Fino a quando si penserà che interessarsi della sfera sociale sia solamente quello di creare una monotematica contro-informativa “cronaca nera spiritualista”, oppure un regime codificato, si dovrà dichiarare l’altrettanto momentaneo fallimento.
Occorre voltare pagina: si dovrebbero azzerare i contrasti, interrogarsi sui propri limiti e capire la porzione di verità dell’altro senza i pregiudizi menzionati da Steiner. Solo cosí si potrebbe tentare un comune pensare ad una imminente realizzazione di una comunità che opera, oltre che attraverso un’ascesi interiore, anche ad un’esperienza collettiva.
Si potrebbe per esempio immaginare la creazione di associazioni come tanti piccoli Goetheanum.
La mia navigata esperienza già vedrebbe, però, i primi problemi di contrasti.
I miei esercizi di positività e spregiudicatezza lavorano silenziosamente affinché un domani tali associazioni si possano realizzare.
Marco Mazzeo