Autorevoli economisti ci ripetono da tempo, che dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso il progresso tecnologico permette al sistema produttivo dei Paesi progrediti, di fornire alla collettività una quantità di beni superiore alle sue reali necessità. Nello stesso periodo, esattamente dal 1971, in conseguenza di trattati internazionali, si decide che la moneta non necessità piú di copertura aurea: si può quindi creare dal nulla in modo illimitato.
Ma nonostante tutta questa abbondanza di beni e di moneta, sentiamo risuonare ovunque il monito: «Non si può fare, non ci sono i soldi».
Le persone abituate da troppo tempo a credere solamente a quello che dicono i giornali e le televisioni, non osano sottrarsi a queste autorità indiscusse e accettano supinamente questo falso stato di carestia, ignorando che già da alcuni decenni nei Paesi occidentali, appunto per l’abbondanza di beni e di moneta, potremmo tutti vivere in uno stato di benessere diffuso. Ma tutto questo viene reso impossibile per il fatto che una esigua minoranza di faccendieri si è impadronita della maggior parte delle risorse del pianeta per mezzo dello strumento monetario che essi creano e gestiscono a loro piacimento.
In questo modo costoro controllano non solo la sfera economica ma anche quella politico/giuridica, approfittando della complicità dei politici, sempre bramosi di denaro per i loro giochi di potere; infine si impadroniscono anche dei mezzi di informazione con i quali possono condizionare l’opinione pubblica e, finanziando quella ricerca che ubbidisce alla logica del profitto, condizionano la scienza e la cultura.
Abbiamo cosí le tre sfere della vita sociale: economica, giuridica e spirituale, in totale balía di questa élite di persone, forte dei dogmi della dottrina economica neoliberista, che vuole le risorse in mano a pochi illuminati (loro) e sottratte al popolo incapace (tutti gli altri).
Lo sostengono anche apertamente: «Noi economisti ci proteggiamo dal mondo esterno adottando un nostro linguaggio e amiamo vederci come una classe sacerdotale con un sapere inaccessibile all’uomo comune».
Ma come è stato possibile ai Paesi occidentali, dove è largamente presente l’anima razionale e si sta già elaborando l’anima cosciente, subire un cosí pesante condizionamento? Una vera e propria dittatura occulta, in quanto la maggior parte delle persone non ne ha coscienza.
Tutto ciò è dovuto all’assopimento delle anime che continuano ad ignorare l’assoluta esigenza di rispondere alle necessità dei tempi nuovi con un organismo sociale tripartito, come proponeva Rudolf Steiner all’inizio del Novecento, dove non c’è spazio per una sfera economica profondamente malata, nella quale domina la logica del profitto che ha trasformato la moneta da mezzo di scambio a strumento di potere. Con la creazione e la circolazione di una moneta a debito da parte di quei pochi che controllano il sistema finanziario, si riesce a condizionare tutto e tutti, e quindi non sarà mai possibile un organismo sociale tripartito.
Come ciò sia potuto accadere merita un attento esame, in quanto la maggior parte dei cittadini non solo lo ignora, ma stenta a credere come le cose siano giunte a tanto senza incontrare resistenza.
I fatti
Con l’aiuto di autorevoli economisti come Nando Ioppolo, Nino Galloni e Marco Saba, ognuno potrà accertarsi di come viene creata oggi la moneta, in modo da avere fatti e non solo opinioni in proposito. Questi ci confermeranno che, negli ultimi decenni, anche in regime di sovranità monetaria, lo Stato, per procurarsi la moneta necessaria per i suoi investimenti e non creare inflazione, emetteva titoli con i quali raccoglieva i risparmi dei cittadini. Solo la quantità di denaro che non riusciva ad ottenere dai risparmi, il Tesoro la chiedeva alla Banca d’Italia, che era tenuta a fornire la parte mancante. Dal 1981, la Banca d’Italia, ormai in mano al sistema bancario privato, con una semplice lettera e senza passare per l’autorizzazione del Parlamento, si ritenne esonerata dall’obbligo di fornire moneta al Tesoro. Da quel momento lo Stato ha, in pratica, perso la sua sovranità monetaria e deve procurarsi la moneta necessaria per far fronte ai suoi impegni come un semplice cittadino, indebitandosi con le banche e tassando i cittadini.
Il Paese accetta cosí supinamente e inspiegabilmente un regime di moneta a debito.
Con l’ingresso nell’Unione Europea la situazione si è ulteriormente complicata, in quanto questo regime di moneta a debito è stato esteso a tutti i Paesi che hanno aderito alla UE. Chi voglia documentarsi potrà farlo, ma senza contare su giornali e Tv, che tacciono inspiegabilmente in proposito, e scoprirà la provenienza della maggior parte del denaro che quotidianamente vediamo circolare.
La moneta usata dalla maggior parte dei cittadini è sostanzialmente di tre tipi: le monete metalliche, le sole che può emettere lo Stato; le banconote emesse dalla BCE, che rimane la sola autorizzata ad emetterle per fornirle però al solo sistema bancario; infine piú del 90 per cento della moneta in circolazione è moneta elettronica creata dal nulla dalle banche private al momento del prestito, mettendo cosí in moto quel sistema di moneta/debito di cui abbiamo detto. Cioè quando il signor Rossi chiede un prestito, la sua banca mette sul suo conto corrente tale cifra senza prelevarla dai risparmi depositati, come molti ancora pensano, ma la crea elettronicamente dal nulla indebitando il signor Rossi; mentre la suddetta banca è autorizzata a gestire i risparmi depositati a suo piacimento, dirottandoli magari nel buco nero della finanza, che crea denaro dal denaro, e sottraendoli alla sfera economica alla quale sarebbero destinati per creare beni reali, e senza troppi scrupoli, in quanto le eventuali perdite verranno certamente in qualche modo risanate impropriamente col denaro pubblico.
Naturalmente le banche si difendono sostenendo che prestano una moneta fiduciaria, che al momento della restituzione viene regolarmente annullata e viene trattenuta solo la cifra degli interessi che a loro spetta. Ma anche se questo avvenisse, rimane sempre il fatto che il denaro per pagare gli interessi viene prelevato dalla massa monetaria in circolazione, che passa cosí lentamente ma sistematicamente in loro possesso. Si presta una moneta virtuale fittizia ma si ritira moneta/lavoro.
Gli economisti Nando Ioppolo e Marco Saba ci assicurano che ormai questa è diventata prassi e che il sistema bancario non annulla il capitale prestato, ma spesso lo trattiene e lo occulta con vari artifizi contabili. Le banche si sono trasformate fraudolentemente da utili intermediarie al servizio della sfera economica, a fabbriche di denaro che rimane di loro proprietà e succhia risorse alla sfera economica stessa. Tutto questo con la complicità ottusa della sfera politica, che ultimamente ha pure concesso alle insaziabili banche di svolgere anche la funzione che prima era riservata alle finanziarie: dirottare i risparmi nella sfera della finanza anche senza alcuna autorizzazione da parte dei correntisti.
Perciò lo studioso Guido Giacomo Preparata afferma in proposito che: «L’attuale sistema monetario è fatto da una rete bancaria oligarchica …che vende impulsi elettronici creati dal nulla dietro interesse». E quindi nonostante si lavori generosamente e onestamente, si rimane coinvolti in questo sistema appena si ricorre all’uso del denaro. Occorre ricordare a chi ha accumulato qualche risparmio, frutto del suo lavoro, che questo suo capitale accantonato equivale all’indebitamento di altri cittadini per la stessa cifra col sistema bancario. Per questo l’economista John Maynard Keynes arriva a dire che: «Il capitalismo è la stupefacente credenza secondo la quale i peggiori uomini farebbero le peggiori cose per il bene di tutti».
Alla ricerca di soluzioni
Sarà diventato evidente che senza uscire da questo sistema di moneta/debito non sarà mai possibile sperare in una sfera economica in cui vive e opera il principio della fratellanza, e di conseguenza nemmeno sperare nel principio di uguaglianza per la sfera giuridica e nella libertà della sfera culturale.
Quindi la Tripartizione sociale auspicata da R. Steiner sarà impossibile. Ma per operare tale metamorfosi occorre innanzitutto osservare come alla radice di questa malattia ci siano due fatti che occorre rimuovere e chiarire: a) il pensiero che il denaro ancora oggi sia un bene in sé e che possa quindi scarseggiare; b) stabilire a chi appartenga il denaro al momento della sua creazione.
a) Abbiamo già visto che, come conseguenza dei trattati di Bretton Wood, dal 1971 il denaro non ha piú bisogno di copertura aurea, ed è quindi diventato un bene immateriale che non può quindi scarseggiare. Per molti questo è un pensiero di difficile digestione, in quanto come mezzo di scambio da secoli si sono usate monete fatte di metalli preziosi, ed anche quando vennero sostituite dalla carta moneta, ugualmente si toccava un bene materiale che li rappresentava. Con l’avvento dell’elettronica si sa che il numero segnato sul computer è un segno convenzionale, ma per molti rappresenta un bene concreto che la banca detiene in qualche misterioso sotterraneo. Le banche approfittano di questo equivoco per gestire segni convenzionali come se fossero beni reali. Questa che, come vedremo, potrebbe essere una enorme possibilità di dare vita ad una nuova moneta al servizio dell’uomo, è diventata invece un facile strumento di potere in mano agli usurai con le conseguenze che abbiamo visto.
b) Di chi è il denaro al momento della sua creazione? Questo non può piú essere lasciato ancora nell’incertezza. In quanto unità di misura, si pensa sia sufficiente sottintendere che è di tutti e di nessuno, come il metro. Ma i metri non sono anche riserve di valore e mezzi di scambio, come invece lo è il denaro. Lo studioso Giacinto Auriti si impegnò lungamente per colmare questa lacuna giuridica, sostenendo che le banche detengono in modo indebito il possesso della moneta per il solo fatto che la creano. Ma questo non può essere un motivo né sufficiente né lecito, in quanto la moneta, afferma Auriti, deve essere un bene comune come gli altri beni demaniali che lo Stato già riconosce. Questo è un aspetto di enorme importanza in quanto non si potrà pensare ad una sfera economica in cui vige il principio di fratellanza con una moneta che appartiene a qualche organizzazione che non sia l’intera comunità stessa.
Siamo qui giunti ad un punto vitale per un vero rinnovamento di un sistema monetario adatto alle esigenze dei tempi nuovi e al servizio dell’uomo. Infatti dobbiamo constatare che anche gli economisti avversi al sistema dell’usura bancaria concordano nel ritenere che la soluzione sia quella di tornare ad una moneta statale, pensando magari che moneta statale coincida con il bene comune. Dimenticano cosí che purtroppo lo Stato rappresenta ormai ben poco i cittadini, perché è preda di gruppi di potere che certamente troveranno il modo di gestirla per i loro scopi, come avveniva al tempo della sovranità monetaria. Certamente per uscire da questo pesante condizionamento il ritorno alla sovranità potrebbe essere un passaggio necessario, ma non sarebbe la soluzione che porta alla nascita di un nuovo denaro per una economia della fratellanza.
Sembra quindi che anche gli economisti piú volenterosi ed onesti non abbiano il patrimonio di pensieri necessari per dare vita al nuovo denaro, che i nuovi tempi esigono, senza attingere ai contenuti che invece sono presenti nella Scienza dello Spirito antroposofica. Infatti R. Steiner ci ha lasciato sulle tematiche sociali ed economiche preziosi suggerimenti. A questo punto l’apporto che gli antroposofi potrebbero portare sarebbe decisivo, soprattutto se ricordiamo quanto lo stesso R. Steiner sosteneva, ormai un secolo fa in diverse occasioni, e che si può riassumere al termine di una conferenza del 24 ottobre 1919: «Nei numeri dei libri contabili, se li leggete attentamente, si esprime come un rivolgimento epocale, una possente metamorfosi del sociale. Mentre si sottolinea che l’antica economia naturale si è trasformata in economia monetaria, oggi bisogna non meno sottolineare che il contraltare di questo fenomeno è la trasformazione dell’attuale economia monetaria in economia creditizia, cioè fiducia nei talenti dell’uomo».
Queste parole non dovrebbero passare inosservate, in quanto contengono le premesse di quella trasformazione dello strumento monetario che andiamo cercando. R. Steiner ci rende attenti a quel processo che iniziava già ad essere attivo agli inizi del secolo scorso, cioè la trasformazione verso quella che egli chiama economia creditizia. Questa non potrà venire confusa con una semplice fiducia nell’altro uomo durante gli scambi economici, perché tale fiducia è sempre stata necessaria, e allora non avrebbe certo usato parole come rivolgimento epocale e possente metamorfosi del sociale. Dobbiamo invece osservare che già a quel tempo era sempre piú evidente che il capitale necessario all’imprenditore per generare beni materiali e immateriali per la comunità era già dovuto alla fiducia che la persona richiedente e il suo progetto meritavano agli occhi di chi gestiva il denaro, ma tale fiducia si limitava essenzialmente all’aspetto di un comune profitto. Inoltre tale somma richiesta veniva concessa, ma con un denaro di risparmio generato altrove. La fiducia non generava ancora danaro, ma rendeva solo disponibile al richiedente il denaro già in circolazione. Ma solo ora che il denaro viene creato dal nulla al momento di un prestito che merita fiducia, tale denaro è completamente generato dalla fiducia. La ricchezza monetaria in circolazione può corrispondere finalmente alla ricchezza reale che la genera: le capacità e i talenti dell’uomo. In questo modo proprio il denaro generato dal nulla si trasforma in una risorsa al servizio dello Spirito. Questo intravedeva R. Steiner quando annunciava che l’economia monetaria si trasformava in economia creditizia e questo fatto merita certamente di essere annunciato come rivolgimento epocale e possente metamorfosi del sociale. Il processo di spiritualizzazione del denaro, che R. Steiner auspicava, è già operante: deve solo venire riconosciuto e portato avanti.
Un nuovo denaro
Purtroppo il sistema bancario ha approfittato di questa possibilità per soddisfare ulteriormente le sue brame di profitto e questo denaro/credito, che poteva circolare al servizio dello spirito, si è trasformato in denaro/debito che, nella sua funzione di riserva di valore, finisce per accumularsi nel sistema finanziario e, sottratto all’economia reale, divenire uno strumento di potere, come abbiamo già visto.
Una ulteriore condizione è quindi indispensabile affinché tale metamorfosi possa giungere a compimento. A tale proposito ricordiamo come l’economista Silvio Gesell, all’inizio del novecento, era giunto alla singolare conclusione: affinché questo accumulo improprio cessi occorrerà che il denaro deperisca e invecchi. A questo proposito anche R. Steiner concorda che il denaro venga tassato in modo da favorirne la circolazione e impedire che si accumuli nella sfera della finanza dove si crea denaro dal denaro senza creare beni. Si calcola che in questo modo lo stato non avrebbe piú problemi per le sue spese. Perfino l’autorevole economista Keynes nei suoi ultimi lavori finisce per condividere questa insolita e particolare tassazione. R. Steiner inoltre aggiunge che parte di tale denaro proveniente dalla tassazione debba tornare alla comunità e parte potrà essere destinato liberamente alla sfera spirituale che coltiva e accresce la cultura e i talenti dell’uomo e dove si genera la vera ricchezza, come abbiamo precedentemente sostenuto. Solo cosí il denaro nasce dallo Spirito e muore nello Spirito come egli auspicava.
Inoltre egli distingueva tre tipi di denaro: un denaro giovane, quando questo viene generato per favorire la creazione di nuovi beni, che dovrà poi circolare come denaro di scambio, ma alla fine invecchiare come denaro di dono destinato alla sfera spirituale. In ogni caso dovrà essere la sfera economica ad emettere il denaro a seconda delle sue esigenze.
Riassumendo quanto detto fin qui e con l’aiuto dei contenuti dell’Antroposofia sui temi monetari, possiamo intravedere un nuovo tipo di denaro che:
► Cessi di essere un bene in sé per rappresentare meglio i talenti dell’uomo.
► Sia di proprietà della comunità e provenga dalla sfera economica.
► Venga tassato per favorirne la circolazione e sottrarlo alla finanza speculativa.
A questo punto, per gli studiosi di Antroposofia nasce spontaneo osservare la singolare somiglianza fra il percorso del denaro per l’economia e quello del pensiero per la conoscenza.
R. Steiner torna spesso al motivo del pensare dei tempi precristiani e di come esso, ancora ai tempi della filosofia greca, era amministrato dalla sfera spirituale, che lo ispirava all’uomo assieme alle percezioni. Erano ancora forze spirituali viventi che egli non riusciva ancora a gestire autonomamente.
Con la svolta dei tempi prodotta dal cristianesimo questo pensare discende per diventare lentamente proprietà degli uomini. Diventa cosí uno strumento per riflettere sulle leggi del mondo che lo circonda, si rende in tal modo astratto fino al punto da permettere però all’uomo libertà e autocoscienza, ma finisce anche per renderlo prigioniero delle sue stesse astrazioni.
Ma in questa forma astratta, come ce lo ritroviamo oggi, può diventare libero dai sensi, riempirsi di contenuti della Scienza dello Spirito e farsi strumento per intuizioni morali e ritornare ai mondi spirituali da cui era disceso.
Anche il denaro/oro, sotto la veste del metallo prezioso che lo ha rappresentato fino a poco tempo fa, ha subíto una simile discesa e un’analoga metamorfosi. Infatti come oro era inizialmente destinato al tempio dai sacerdoti per ingraziarsi la benevolenza degli Dei che gestivano il destino degli uomini.
Fu scelto poi come misura per lo scambio dei beni terreni, divenendo cosí strumento per le brame di possesso, e come riserva di valore divenne il rappresentante di tali beni terreni.
I tempi moderni lo hanno visto progressivamente smaterializzarsi fino a diventare un impulso elettronico, ma in questa forma astratta può tornare ad essere al servizio dei talenti umani e quindi dello Spirito, come abbiamo cercato di rendere evidente. Entrambi, sia il pensiero che il denaro, hanno svolto il loro compito di legare l’uomo al destino evolutivo della Terra. Ma per non farsi sopraffare dalla sua pesantezza è giunto il tempo per il loro processo di redenzione.
Da quanto detto ci sembra che solo il mondo antroposofico possieda gli strumenti conoscitivi per tale spiritualizzazione dello strumento monetario, e quindi le proposte in questa direzione dovrebbero abbondare. Purtroppo cosí non è. Allora sarà bene ricordare come lo stesso R. Steiner, in una conferenza del 2 Febbraio 1919, rimproverava gli amici antroposofi per il loro atteggiamento non interessato a queste tematiche: «Credito, denaro, beni, proprietà, che mi importa di queste faccende arimaniche! Che mi importa della distinzione fra rendita ed interesse, fra ricavo lordo e utile netto e via dicendo. Io mi occupo solo degli affari della mia anima! …Della catastrofe moderna sono ugualmente colpevoli sia, da una parte, i capitalisti materialisti, sia quanti, dall’altra parte, vogliono vivere di sola religiosità o di sola Scienza dello Spirito» (O.O. N° 188).
Inoltre in varie occasioni Rudolf Steiner sollecitava i soci, che gli proponevano varie iniziative, a presentargli anche un progetto di una banca antroposofica. Era evidente che egli riteneva l’impegno nel sociale come Antroposofia messa in pratica fino nella volontà.
Per fortuna, nel frattempo, qualcosa in questa direzione si è mosso. Vogliamo segnalare alcuni lavori che meritano certamente considerazione.
Innanzi tutto il lavoro dell’antroposofa Margrit Kennedy, che ha promosso instancabilmente il ricorso e la diffusione delle monete complementari come strumento efficace per superare il sistema monetario attuale che, sosteneva, non avrebbe mai permesso la realizzazione del principio di fratellanza in economia.
Un’altra interessante iniziativa è quella del maestro Christian Gelleri, della scuola steineriana di Prien, in Baviera. Per aiutare il bilancio della scuola ha ideato una moneta locale, il Chiemgauer, che poi si è diffusa in tutta la regione del Chiemsee, condivisa da molti operatori per sostenere l’economia locale. La moneta è a scadenza e i proventi del demurrage vanno a favore delle iniziative culturali e ricreative delle famiglie partecipanti. Una vera esperienza di moneta steineriana che meriterebbe una seria considerazione.
Merita anche ricordare l’ottimo lavoro dell’economista Geminello Alvi, che in uno dei suoi libri, L’anima e l’economia, raccogliendo le indicazioni di R. Steiner, propone un modello di banca libera che crea, fa circolare e annulla alla restituzione una moneta che risponde alle tre esigenze a cui deve soddisfare il denaro. Crea denaro giovane per nuovi investimenti (invor); questo diventa poi denaro di scambio (mercor) una volta in circolazione, che a sua volta, sottoposto a tassazione, produce denaro di dono (donor) da destinarsi liberamente alle istituzioni e alla sfera spirituale.
Facendo tesoro di quanto detto, si potrebbe già intravedere la natura di questa nuova moneta che lentamente potrà sostituire l’attuale moneta/debito, strumento di potere dell’usura bancaria. Quindi, senza attendere improbabili autorizzazioni dall’alto, si potrebbero organizzare Zone di Autonomia Monetaria dove gli operatori economici propongano una moneta locale con banche etiche che:
► Creino denaro solo per finanziare progetti che accrescano la quantità di beni in circolazione e che meritino fiducia per concretezza e utilità, ma in modo che poi tale risorsa monetaria torni nella disponibilità della comunità, ubbidendo al principio che tale denaro è un bene comune ed è quindi la comunità che lo crea e lo concede in prestito.
► Indirizzino il denaro di risparmio nella sfera dell’economia reale che crea beni e servizi, in modo che quei risparmi sottoposti a tassazione e non ancora trasformati in beni, vengano sottratti al meccanismo del decumulo per il prestatore, ma non per il prenditore, che ne valuterà la convenienza sapendo che il denaro decumula sempre in mano a chi lo trattiene. In questo modo anche il denaro di risparmio potrà circolare.
► Valutino quando usare il denaro giovane o quello di risparmio e aiutino il denaro di dono a raggiungere quelle istituzione addette a fornire i servizi indispensabili per la collettività e quelle organizzazioni culturali che si adoperano per arricchire la comunità di quel capitale umano di cui ognuno è creatore e fruitore, favorendo la creazione di beni materiali e immateriali che andranno poi ad arricchire la sfera sociale.
Queste oasi non mancheranno di suscitare l’interesse delle persone piú attente e disponibili che vorranno collaborare sempre piú numerose a tale comunità fino a sostituire progressivamente il vecchio sistema.
A conclusione di questo percorso vogliamo ancora ricordare quanto affermava R. Steiner, cioè che è già iniziata l’economia del credito e come la creatività e i talenti dell’uomo non sono solo una risorsa per la vita spirituale ma anche per la vita economica e quindi tale sfera li deve segnare come un credito costante e inesauribile a suo favore; di conseguenza la moneta dovrà essere una moneta/credito per rappresentarla adeguatamente, mentre l’attuale moneta/debito è una vera menzogna che divina bontade offende e non può ulteriormente essere tollerata. Solo in tal modo potrà realizzarsi il principio di fratellanza dove ognuno lavora per ricambiare il lavoro degli altri e non solo per procacciarsi uno stipendio per la sopravvivenza, in affannosa competizione con tutti a causa di una scarsità che in realtà non esiste.
Merita ricordare che l’ostacolo principale alla realizzazione della fratellanza in economia, e quindi alla Tripartizione, è proprio la convinzione che gli uomini non sono ancora maturi per questo progetto. R. Steiner era molto amareggiato per questa incredulità e lo esprimeva in varie occasioni come in questa conferenza del 1919: «Questo è l’errore da cui parte spesso l’obiezione che per realizzare la Tripartizione occorrerebbero uomini diversi dagli attuali. No, dall’organismo sociale tripartito gli uomini verrebbero educati a diventare diversi. …Il pensiero sociale non deve fare i conti solamente con le istituzioni esteriori, ma deve tener presente ciò che l’uomo è, e che può diventare».
Se gli stessi antroposofi dubitano dei contenuti del progetto sociale dell’Antroposofia, si può solo concludere che il signor Arimane sa fare veramente bene il suo mestiere!
Renzo Rosti