Vorrei concludere questa sera il ciclo di conferenze invernali con una riflessione sul significato della Scienza dello Spirito per la vita umana.
Durante questa serie di conferenze è stato spesso sottolineato che la Scienza dello Spirito non vuole essere solo una teoria sul mondo, che si accetta o si rifiuta come le altre teorie, ma che spera di poter essere un vero e proprio nuovo elemento di vita, qualcosa che possa penetrare nell’intero essere umano, nella costituzione dell’intero essere umano, diciamo “nell’attitudine verso il mondo” dell’essere umano; e che grazie a questa conoscenza della Scienza dello Spirito, l’essere umano abbia in sé per la vita un vero e proprio tesoro. Ciò che è già stato accennato a questo proposito nei relativi passaggi delle singole conferenze non sarà oggi soltanto riassunto, ma sarà approfondito.
Nel corso delle conferenze di quest’inverno è stato piú volte sottolineato come la ricerca spirituale si basi su qualcosa di molto diverso da tutte le altre ricerche, soprattutto da quelle del nostro tempo. È stato detto che in tutte le altre ricerche, e in effetti in tutte le attività dell’anima umana nella vita, conta soprattutto che l’essere umano sviluppi la sua capacità di giudizio, la sua forza di volontà, come le aveva un tempo, e che le usi direttamente.
Quando ci troviamo di fronte alla vita, per prendere una decisione in questo o in quel senso siamo costretti ad appellarci direttamente al nostro giudizio e, d’altra parte, quando ci troviamo di fronte alla vita in modo tale da dover fare appello alla nostra volontà, possiamo solo usare quella forza di volontà che abbiamo sviluppato attraverso la nostra normale educazione. In breve, in ogni momento della vita ordinaria, ma anche della scienza ordinaria, siamo costretti ad accettarci cosí come siamo.
La Scienza dello Spirito, invece, è molto diversa. Ed è proprio per il fatto che in questo senso è molto diversa che nel nostro tempo si creano avversari e oppositori in abbondanza. Lo scienziato spirituale non può prendere se stesso cosí com’è. L’ho sottolineato in particolare nella mia descrizione della vita tra la morte e la nuova nascita. Ciò che altrimenti applichiamo nella vita direttamente al mondo esterno, ciò che applichiamo secondo il nostro potere di giudizio, la nostra volontà e gli altri impulsi dell’anima, utilizzati per cosí dire direttamente al momento, e che dobbiamo applicare al mondo esterno per prendere decisioni su di esso o per avere un effetto su di esso, il ricercatore spirituale lo utilizza prima, come preparazione alla conoscenza che otterrà solo dopo questa preparazione. La maturità di giudizio e la forza di volontà non vengono applicate all’inizio verso l’esterno, non in modo tale da prendere direttamente decisioni o compiere atti di volontà, ma vengono applicate in un processo spirituale in modo che il ricercatore spirituale usi la tecnica interiore, la gestione interiore dei poteri di giudizio per far progredire la sua anima, per renderla sempre piú matura. E la volontà viene esercitata in modo tale che lo sviluppo dell’anima sia possibile da un punto di vista diverso da quello in cui già si trova. Si potrebbe quindi dire: ciò che altrimenti viene applicato direttamente al mondo, nella ricerca spirituale viene applicato in preparazione a ciò che si otterrà dopo questa preparazione. L’importante è che l’anima si trasformi in uno strumento di conoscenza e di volontà diverso da quello che è all’inizio. Da qui deriva anche lo stato d’animo in cui si trova il ricercatore spirituale nei confronti della conoscenza, di cui ho già parlato in queste conferenze, stato d’animo che si esprime nel fatto che egli ha sempre questa sensazione: ciò che altrimenti hai usato direttamente per giudicare le cose, ora devi ritirarlo dal mondo esterno per progredire; ora devi aspettare che la tua anima sia maturata per lasciare che la conoscenza della verità possa arrivare a te.
Cosí, ciò che altrimenti fluisce, per cosí dire, dalla nostra anima verso l’esterno, viene prima utilizzato per il lavoro su questa stessa anima. In questo modo, però, l’essere umano viene animato da uno slancio di attività interiore, non quello di semplice accettazione del mondo, di abbandono al mondo; e con ciò vengono richiamate nell’anima le forze che si potrebbero chiamare le sue nuove forze di attività.
E poi abbiamo visto un’altra cosa che si può dire che conferma e avvalora quanto appena detto: che tutto ciò che è inizialmente a disposizione dell’essere umano sotto forma di percezioni sensoriali esterne o di pensiero, d’immaginazione, che sono legate al cervello, non può fornire alla ricerca spirituale poteri di conoscenza. La Scienza dello Spirito deve prima fare appello al risveglio di poteri che altrimenti rimarrebbero dormienti nell’anima. Ho sottolineato che la vera conoscenza, che può essere definita chiaroveggente nel vero senso della parola, si basa sul fatto che in ogni momento l’investigatore scientifico-spirituale deve immergersi personalmente nei processi e nelle cose che desidera riconoscere; che ciò che desidera percepire e riconoscere si spegne immediatamente se non vi si immerge con tutta la sua anima attiva. Ciò che vogliamo scoprire nel mondo spirituale può essere conosciuto solo se siamo attivi. Nel momento in cui affrontiamo le cose e gli esseri del mondo spirituale con un’anima passiva, ciò che comprendiamo si spegne o, se permane, si trasforma in allucinazioni o illusioni. Nel mondo spirituale l’anima non può riposare nemmeno per un attimo.
Se teniamo presente che solo sviluppando continuamente l’attività interiore l’anima può salire agli stadi della conoscenza spirituale, che ho descritto nella mia Scienza occulta e in Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori, in quanto stadi della conoscenza immaginativa, ispirata e intuitiva, allora ci renderemo conto che la ricerca scientifico-spirituale può dare all’uomo una conoscenza che rende necessaria anche una particolare forma di comprensione. Ho già sottolineato piú volte che per comprendere ciò che il ricercatore spirituale esplora nei mondi spirituali, non è necessario essere un ricercatore spirituale, benché i libri che ho citato dimostrino che nel nostro tempo tutti possono diventare in qualche maniera ricercatori spirituali. Infatti, in ogni anima c’è un linguaggio immediato e segreto attraverso il quale, anche se non può essere attiva spiritualmente, si può capire ciò che dice il ricercatore spirituale proprio come si può capire un quadro anche se non si è pittori. Ma l’anima dell’uomo del presente, anche per questa comprensione, deve prima lottare; perché nulla è piú facile all’uomo del presente che dire: la verità deve venire a me, devo essere passivo, deve essermi data! Ci si sente decisamente insicuri se si deve prima fare qualcosa, se si deve prima addestrare l’anima a riconoscere la verità. Perciò il ricercatore spirituale può essere confutato molto facilmente: voi create concetti di verità che non sono come quelli della vita o della scienza esteriore. E questi concetti di verità dicono: credo a ciò che mi viene confermato dai fatti, a ciò che lascio che mi venga rivelato, per cosí dire, dai fatti.
Molti anni fa mi sono permesso di definire, da un lato, fanatismo dei fatti questo modo di affrontare la conoscenza e la vita. Dall’altro, c’è un certo dogmatismo a cui ci si abbandona, un dogmatismo dei fatti, che ha lo stesso significato per l’anima, anche se si colloca in un ambito diverso rispetto a qualsiasi altro dogmatismo. Se non ci si sente piú condotti al guinzaglio dai fatti esteriori o dalla scienza esteriore che li descrive, si ha la sensazione, per cosí dire, di non avere piú forza interiore, di non avere piú slancio e forza vitale per afferrare la verità, per far sí che la verità sia presente nell’anima. La Scienza dello Spirito, tuttavia, dovendo parlare di cose e processi che non appartengono al campo della vita ordinaria, rende necessario lottare per arrivare a una comprensione che non sia legata alla catena dei fatti esterni, che non si sottometta nemmeno a un dogma della scienza esterna che descrive questi fatti e che non si assoggetti a una visione dogmatica dei fatti, ma che senta brillare la luce della verità in un’esperienza interiore e spirituale. La comprensione interiore della verità vivente è ciò a cui l’anima moderna deve prima abituarsi. Si potrebbe anche dire che l’anima moderna non è in grado di evocare le grandi forze interiori che sono necessarie per non farsi dettare la verità, ma per sperimentarla direttamente. Questo sentimento è però necessario se i risultati scientifico-spirituali devono essere esaminati e compresi dalle anime. Quando si giunge a tale esperienza interiore della verità, allora la Scienza dello Spirito è direttamente comprensibile ad ogni anima. Infatti, non è ciò che taluni dicono contro la Scienza dello Spirito a parlare contro di essa, ma che da qualche parte, nel campo della scienza naturale o della scienza storica, c’è qualcosa di cui si può dire: sicuramente questo può convincere che le cosiddette verità scientifico-spirituali sono errori o fantasie. Non c’è nulla nell’intero ambito della conoscenza scientifica o storica che non sia in piena armonia con la conoscenza della Scienza dello Spirito. Ciò è stato spesso sottolineato in queste conferenze. Ma chi si avvicina come primo impatto al pensiero scientifico e anche a quello storico, si abitua a certe abitudini di pensiero, assorbendo, in qualche modo, dei pregiudizi, e sono questi pregiudizi che devono essere superati per primi. Non è dai giudizi della scienza, ma dai pregiudizi che nasce l’opposizione alla Scienza dello Spirito. E se si considera ciò che è stato detto nelle lezioni tenute qui, vale a dire che grazie alla Scienza dello Spirito si creano poteri di conoscenza che non sono come un guardare passivo con gli occhi o come un ascoltare passivo con le orecchie, ma che la Scienza dello Spirito crea poteri di conoscenza che sono come un o sguardo interiore, come un ascolto interiore tramite la fisionomia dell’anima, che deve quindi diventare qualcosa di attivo se l’anima vuole penetrare nel mondo spirituale, si capirà allora che la Scienza dello Spirito può essere compresa solo se le anime umane si abituano gradualmente a far emergere dal loro profondo le forze animiche attive, quelle forze che devono essere vivificate nell’anima in quanto libere attività interiori.
A causa di questo atteggiamento ho finora praticamente evitato di integrare queste lezioni con illustrazioni o fotografie, anche se sarà inevitabile in futuro, quando si presenteranno problemi difficili. L’anima moderna è troppo incline a guardare passivamente qualsiasi cosa. Ma ciò che la Scienza dello Spirito porta alla luce deve essere colto interiormente, deve essere pensato e sentito, spesso anche voluto e percepito. Facendo appello a ciò che è presente in ogni anima, ma che spesso è solo latente, la Scienza dello Spirito richiama nell’anima forze per la vita spirituale stessa che, se utilizzate a questo scopo, rappresentano un grande tesoro per la vita, un tesoro di cui le anime umane avranno sempre piú bisogno. Solo chi ha la vista corta può negare che questa vita umana sta diventando sempre piú complicata, che il nostro sviluppo nell’esistenza terrena procede in modo tale che saranno necessarie sempre piú forze interiori di orientamento per fronteggiare la vita in ogni direzione. A parte le molte altre ragioni che giustificano l’ingresso della Scienza dello Spirito nella cultura attuale, è soprattutto vero che le anime umane, solo per orientarsi esternamente nella vita, dovranno fare appello a queste forze piú grandi quanto piú vivremo nel futuro. La vita stessa richiederà queste forze piú grandi alle anime umane.
Naturalmente, in una breve conferenza non possiamo presentare tutto ciò che la Scienza dello Spirito – non dico la ricerca spirituale – ha da offrire alla vita in termini di risorse essenziali. Attraverso la comprensione viva di ciò che la ricerca spirituale porta alla luce, possiamo solo caratterizzare le singole categorie nel loro insieme. Vorrei iniziare con ciò che è direttamente collegato al singolo essere umano.
In altri contesti ho spesso fatto riferimento alla natura di quel cambiamento ritmico che si verifica nella vita umana nel corso delle ventiquattro ore: la veglia e il sonno. Quello che c’è da dire a questo proposito dal punto di vista della Scienza dello Spirito è stato in parte accennato nelle varie conferenze. Oggi accenneremo solo al fatto che, oltre a ciò che può sentire da questo sonno, direttamente e soggettivamente per il suo stato d’animo immediato, l’essere umano ha nel sonno un mezzo di guarigione molto speciale. Oggi basta ascoltare la scienza medica ufficiale e questa, nella misura in cui è competente, dice che nel sonno, in un sonno sano e corretto, c’è un toccasana. Perché il sonno è ciò che sviluppa nell’intero essere umano poteri tali da compensare un certo consumo quotidiano di forze. Mentre la vita di veglia, si potrebbe dire, indebolisce in un certo modo il corpo a partire da stati di stanchezza e di affaticamento, di esaurimento, mentre la vita di veglia ordinaria attira – non sempre, naturalmente, ma può farlo – delle fonti di malattia, nel sonno abbiamo a che fare soprattutto con il dispiegamento di forze di guarigione. Non è necessario spingersi fino a raccomandare all’uomo un sonno prolungato, come ha fatto recentemente un medico molto noto a Berlino. Resta il fatto che le forze salutari agiscono sull’uomo nel sonno e che chiunque riesca a vedere la vita da questo punto di vista lo dirà: uno dei migliori rimedi per molte malattie è rappresentato da un sonno ristoratore. In questa conferenza non posso ovviamente parlare della pratica che induce il sonno profondo. Se la Scienza dello Spirito ha qualcosa di speciale da dire al riguardo, sarà per un’altra occasione.
Ora, l’essere umano, attraverso ciò che si svolge nel sonno, fondamentalmente, può ripristinare solo ciò che ha esaurito. Nel sonno, come dimostra la Scienza dello Spirito e come è stato spesso spiegato qui, l’anima si allontana dal corpo fisico dell’essere umano; l’anima spirituale si trova nel suo mondo, nel mondo spirituale. E questo diverso rapporto dell’anima con il corpo rispetto alla vita di veglia è legato al richiamo di forze benefiche. La ricerca spirituale, come abbiamo visto, invita l’anima spirituale dell’essere umano a liberarsi dalla corporeità, dalla fisicità, perché l’anima spirituale non può essere ricercata in altro modo. Tutto ciò che il ricercatore spirituale ricerca è al di fuori del corpo fisico. Quando mette in parole e concetti ciò che ha ricercato, e quando l’anima umana acquisisce davvero la comprensione di ciò che ha da dire, allora si esercita un’influenza molto speciale su quest’anima, che non sta ricercando spiritualmente, ma si sta solo adattando con comprensione alle comunicazioni fatte. Quest’anima si sforzerà di richiamare interiormente quelle forze che possono essere chiamate poteri di comprensione dei risultati della ricerca spirituale. Si tratta di forze piú o meno indipendenti dal corpo fisico. Se portiamo alla nostra comprensione ciò che ci offrono i sensi, ciò che ci offre l’intelletto, che si lega al cervello, rimaniamo dipendenti dalla nostra corporeità anche con questa comprensione, affatichiamo il corpo, lo logoriamo, lasciamo che la nostra attività faccia il suo corso in tutta la sfera da cui proviene anche la malattia. Se invece ci poniamo con la nostra comprensione – ma con la nostra comprensione vivente – in ciò che offre la Scienza dello Spirito, viviamo e tessiamo nella sfera delle forze sane.
Se questo può essere facilmente negato – ovviamente “facilmente” – e se si può dire: beh, conosciamo molte persone che si occupano della Scienza dello Spirito e non danno affatto l’impressione di vivere in un campo di forze guaritrici, allora una cosa del genere può essere abbastanza giustificata. Non deve assolutamente essere considerata ingiustificata. Ma si deve dire che non è cosí. Ciò che ho chiamato “homunculus” nell’ultima lezione può essere sviluppato nella Scienza dello Spirito cosí come in altre scienze. Se si vuole comprendere la Scienza dello Spirito nello stesso modo in cui si vogliono comprendere i risultati delle scienze ordinarie, non si ha il giusto rapporto con essa. La Scienza dello Spirito nasce dalla ricerca spirituale, dalla vita spirituale del ricercatore spirituale, da un’attività continua; la comprensione che le viene portata fa appello solo in minima parte alla fatica del corpo fisico, cioè a ciò a cui fanno appello i consueti poteri di conoscenza della vita ordinaria. In questo modo, però, la verità stessa deve diventare qualcosa di simile a un essere vivente, sia per il ricercatore spirituale che per i professori e i divulgatori della Scienza dello Spirito. E lo farà. Mentre altrimenti si riceve la verità come una somma di giudizi, come qualcosa che si pensa soltanto, la Scienza dello Spirito si riceve come qualcosa che scorre nell’anima come un sangue spirituale, che la vivifica interiormente. Si riceve la verità come una somma di esseri viventi spirituali; ci si sente come pervasi dall’esistenza vivente attraverso la Scienza dello Spirito, se la si comprende davvero. Ma allora ha davvero un effetto salutare, ha un effetto terapeutico nel corpo fisico. E proprio come il sonno, durante il quale l’anima è fuori del corpo fisico, può essere definito nel vero senso della parola un rimedio per molte malattie, cosí anche la Scienza dello Spirito può essere definita un rimedio. Può essere definita un rimedio, ma solo per chi vuole capire quanto segue, che è importante. È comprensibile: cosí come ci si avvicina alla scienza o all’arte medica ufficiale, ci si avvicina anche alla Scienza dello Spirito, perché si mantengono le stesse abitudini di pensiero. Spesso, inoltre, quando si vuole penetrarla, si dice: che rimedio hai per questa malattia, che rimedio per quella? E spesso si chiede alla Scienza dello Spirito di dare dei rimedi. Certo, la Scienza dello Spirito porterà anche alla luce quali sono i veri rimedi concreti, ma bisogna capire che non vuole indicare solo questo o quel rimedio, ma soprattutto che dona se stessa.
Non sempre però viene accettata con comprensione. Ciò che la Scienza dello Spirito può rispondere quando si chiede una cura è: «Prendimi tu stesso, allora sentirai i miei poteri di guarigione!» Ma questo è scomodo per coloro che spesso cercano qualcosa di molto diverso. Sarebbe naturalmente una sciocchezza se si obiettasse che molte persone che si sono occupate di Scienza dello Spirito, e che sono morte prematuramente o sono state afflitte da questa o quella malattia, non hanno potuto essere aiutate da questa Scienza dello Spirito. Infatti, bisognerebbe prima verificare se una persona che è sopravvissuta fino a 45 anni con l’aiuto della Scienza dello Spirito non sarebbe forse vissuta solo fino a 35 o 40 anni senza di essa. I metodi di confutazione spesso non sono cosí facili.
Soprattutto, è necessario richiamare l’attenzione sul fatto che il sonno può compensare solo ciò che è rovinato o esaurito nel corpo fisico, può cioè attingere forze dai mondi spirituali essenzialmente solo fino ai limiti delle disposizioni spirituali che l’essere umano porta all’esistenza attraverso la nascita. La Scienza dello Spirito attinge le sue forze dal mondo con cui l’essere umano è spiritualmente connesso. Si può quindi dire che il sonno è un rimedio nella misura in cui può compensare le forze esaurite e logorate. La Scienza dello Spirito, sia attraverso ciò che è essa stessa, sia attraverso ciò che è in grado di dare, fornisce all’uomo forze che non ha già in sé, che non sono già nelle sue risorse; permette di trovare una piú elevata fonte di risanamento per l’essere umano rispetto a quella che la vita ordinaria e normale può fornire, anche con il sonno migliore. Nella Scienza dello Spirito ciò che, per cosí dire, può irradiare dall’anima in modo terapeutico grazie al vivere ritrovando se stessi, si può paragonare a ciò che è in grado di fare l’arte medica ordinaria quando dice: anche l’arte medica ordinaria è in fondo in grado di attivare solo quelle forze curative per la guarigione dell’essere umano che sono già in lui presenti e che sono solo bloccate da forze contrarie. La Scienza dello Spirito, invece, introduce nuove forze nell’essere umano, forze che si stanno solo sviluppando, che non sono ancora predisposte; fa appello non solo all’essere umano come microcosmo, ma alla connessione dell’essere umano come microcosmo con il grande mondo spirituale.
Per rendere ancora piú chiaro questo concetto, vorrei sottolineare un aspetto che si trova al confine tra il fisico e lo spirituale. Se è vero che la Scienza dello Spirito dà all’uomo un bene vitale grazie al quale può, in un certo senso, prevenire malattie che altrimenti lo affliggerebbero, se ci occupiamo solo un po’ di Scienza dello Spirito, ci balza agli occhi un bene vitale ancora piú importante per la vita dell’anima stessa. Mi riferisco alla memoria. Chi non si lamenta di un calo della memoria con l’avanzare dell’età? Chiunque sia a contatto con le persone sa quanto la memoria e altri poteri diminuiscano con l’avanzare dell’età e quanto le persone si lamentino per questa diminuzione. Man mano che attraverso la nascita entriamo nell’esistenza, i poteri di cui siamo dotati per la nostra memoria dal capitale della vita umana sono forze che si esauriscono. E per quanto si possa vivere in buona salute, essi comunque si esauriscono; e anche se molte cose che non sono migliorate potessero esserlo con qualche mezzo esterno, i poteri che sono innati in noi sarebbero comunque esauriti.
Ma questo è ciò che si scoprirà: se ci si impadronisce interiormente di ciò che la Scienza dello Spirito ha da offrire all’essere umano e se si acquisiscono abitudini di pensiero e modi di immaginare del tutto diversi da quelli ordinari, allora si noterà che i poteri che un tempo erano i poteri della memoria diminuiscono sí con l’avanzare dell’età, ma vengono sostituiti da qualcosa che è molto migliore. A poco a poco emerge dalle profondità spirituali dell’anima quello che può essere definito un modo di guardare indietro agli eventi. Come normalmente guardiamo le cose nello spazio, cosí impariamo gradualmente a guardare le cose nel tempo. I poteri che la memoria non sviluppa altrimenti, perché di solito ha un fondo di riserva nella corporeità diretta e che rimangono nascosti fino a quando non raggiungiamo l’età, questi poteri nascosti e assopiti della memoria vengono tirati fuori dall’anima: sono poteri di guardare al passato. E se viviamo correttamente nell’ambito della Scienza dello Spirito rispetto a chi non vuole impegnarsi, nel corso della vita, otteniamo qualcosa che prolunga la nostra memoria ordinaria e acquisita, per cui l’uomo che si dedica davvero alla Scienza dello Spirito in modo attivo, rimane molto piú a lungo dotato della possibilità di guardare al passato, nonché della possibilità di trarre dal passato forze guida per il futuro. Chi osserva queste cose nelle loro distinzioni piú sottili, noterà già come la memoria diventi qualcosa di diverso, ma non qualcosa di piú inaffidabile, bensí qualcosa che funziona piú fedelmente della memoria che ci è innata attraverso i poteri del corpo.
Questo è ciò che ci mostra, non di giorno in giorno, ma per un’attenta osservazione della vita, quanto siano rigeneranti e vivificanti i beni vitali che possono essere dati all’anima umana dalla Scienza dello Spirito e altre cose ancora. Ovviamente, la Scienza dello Spirito non sarà in grado di guarire spiritualmente ciò che è fisicamente distrutto qui o là nel corpo. La Scienza dello Spirito non cadrà mai in un fanatismo che potrebbe essere diretto come una fanatica opposizione alla medicina scientifica ufficiale, come talvolta si manifesta in simili direzioni in questo campo; essa attirerà l’attenzione sul fatto che ciò che deve essere guarito fisicamente deve essere guarito fisicamente. Ma ciò in cui possono riversarsi le forze di una vita spirituale intensificata, come quella che può essere generata dalla Scienza dello Spirito, dona uno sconfinato benessere vitale.
Per la mente materialista dell’uomo, proprio ciò che è bene per lui in termini di salute o di vita è diventato gradualmente una mera arida conoscenza! Non per dimostrare nulla, ma solo per spiegare qualcosa, vorrei far notare come negli animali si possa osservare l’istinto di curarsi, l’istinto per ciò che è buono per l’organismo. Nell’uomo, invece, a causa delle forze di attività legate al cervello e al sistema nervoso, si può riscontrare la tendenza ad allontanarsi sempre di piú dalla vita sana; quindi, per quanto riguarda ciò che gli fa bene, egli finisce per trasformare tutto in una conoscenza esteriore e arida.
Già oggi si vedono persone che non riescono piú a sviluppare appieno l’istinto che, quando mangiano, dice loro se ne hanno abbastanza; hanno però un paio di bilance accanto al piatto e pesano il pezzo di carne che possono mangiare. Questo è solo un modo un po’ radicale di affrontare la questione, ma chiunque segua le cose vedrà come le sensazioni della vita si trasformino gradualmente in una conoscenza astratta e distinta. Questo si manifesta anche con il fatto che le persone non riescono piú ad agire da sole, con i loro sentimenti, per quanto riguarda la salute o la malattia, ma desiderano affidare la cura a qualcun altro.
In questo senso, la Scienza dello Spirito può essere una risorsa di vita straordinariamente importante per l’uomo, in quanto si sforza di penetrare un mondo da cui l’essere umano sembra solo discendere, ma in cui è invece ancora immerso. Perché in verità l’uomo nel suo essere spirituale e fisico è originato dallo Spirito. Ma mentre la parte del suo essere legata al cervello e al sistema nervoso si allontana dagli istinti della vita, si ricongiunge alla vita vivente e attiva attraverso la comprensione della Scienza dello Spirito, cosicché colui che sviluppa in sé una comprensione vivente della Scienza dello Spirito non si abbandona agli istinti animali, ma li penetra grazie allo Spirito, in modo tale da non lasciarsi condizionare da una conoscenza separata e astratta del tipo: questo è ciò che dovresti mangiare, questo è quanto dovresti bere, quanto dovresti passeggiare, fare ginnastica, e cosí via; ma ciò che accadrà è che egli spiritualizzerà direttamente gli istinti, lasciando che il bene spirituale che riceve attraverso la Scienza dello Spirito fluisca nei suoi istinti, e cosí saprà: questo è ciò che dovresti fare nella vita! ecc. Si potrebbe quasi dire: l’uomo si è allontanato dalla vita attraverso la conoscenza legata al cervello e al sistema nervoso; ma attraverso la Scienza dello Spirito penetra di nuovo nella vita con un nuovo contenuto e saprà cosí di nuovo direttamente: questo è buono per te, questo è vantaggioso per te, questo non è buono per te! Attraverserà la vita con sicurezza; resterà saldo e orientato nella vita, perché creerà un ponte tra le ragioni piú profonde della vita e l’esistenza che lo circonda. E questo si estenderà non solo alla salute e alla malattia, ma a tutta la vita.
Ricordiamoci: se vogliamo essere sani, dobbiamo fare appello a forze spirituali attive, che si innalzano in una direzione vivente. Altrimenti nella vita, quando giudichiamo, lo facciamo in modo tale da far dipendere il nostro giudizio da ciò che abbiamo visto; rimaniamo piuttosto passivi con la nostra anima. Ed è proprio qui che la scienza ordinaria, quando è chiamata a dare un giudizio, si vanta di non estrarre dalla propria anima le forze direttrici, le forze motrici e vibranti del giudizio. Questo far rivivere le forze di verità, i poteri di giudizio dell’anima, è una cosa che la Scienza dello Spirito può portare all’uomo come un bene per la vita. L’anima che vuole penetrare la Scienza dello Spirito deve abituarsi sempre piú a non farsi dare giudizi, ma a giudicare attivamente, ad aprire una fonte interiore di giudizio. In questo modo acquisisce quella che si potrebbe chiamare destrezza di giudizio, libertà interiore di gestire le facoltà di giudizio, presenza di spirito che scaturisce direttamente dall’anima quando deve orientarsi nel mondo o fare i conti con esso. Si può intravedere una vita benefica offerta dalla Scienza dello Spirito che può essere caratterizzata nel modo seguente.
Supponiamo di dover educare qualcuno e che lo sviluppo del giovane essere umano venga posto alla luce della Scienza dello Spirito, venga illuminato dalla Scienza dello Spirito. In questo modo l’essere umano crescerà in modo diverso, crescerà in modo tale da essere sempre piú incline, nel momento in cui si trova e cammina nella vita, a fare appello alla fonte interiore, allo slancio e alla forza del giudizio interiore, a sviluppare la presenza di spirito, a sperimentare la verità nell’intimo. È cosí che camminerà nella vita. Cosí le persone la cui educazione è stata guidata nel senso della Scienza dello Spirito troveranno la loro strada nella vita in modo molto diverso da coloro la cui educazione non è stata veramente alla luce di detta scienza. Poiché il pensiero non sarà astratto, ma entrerà nei sentimenti, sentiranno istintivamente dentro di sé: questo o quello è buono per me! Quante persone si trovano oggi nella nostra cultura materialista con le loro vite, con i loro pensieri e giudizi e perché non sanno si domandano: a cosa servo? Cosa dovrei fare? Questo accadrà sempre meno quando le anime che conoscono la Scienza dello Spirito si troveranno in situazioni in cui devono prendere una decisione. Sentiranno che i loro istinti spirituali danno loro gioia. Questa gioia non li ingannerà, sarà quella giusta e troveranno la loro strada nella vita in modo corretto.
Rudolf Steiner (1a parte – continua)
Conferenza tenuta a Berlino il 23 aprile 1914. O.O. N° 63.
Traduzione di Angiola Lagarde.
Da uno stenoscritto non rivisto dall’Autore.