L’arnica, un piccolo sole tra i pascoli

Botanima

L’arnica, un piccolo sole tra i pascoli

Arnica montana

 

Molti conosceranno questa pianta, almeno per averne fatto uso come pomata, olio o gel, dopo una botta o una contusione. Vogliamo raccontarne la storia, in modo da renderla ancor piú familiare. L’Arnica montana, della famiglia delle Composite, ama le zone montane umide e fresche, gli alpeggi luminosi e soleggiati, dove l’aria pura e leggera veicola le piú sottili forze celesti.

 

Cresce sulle Alpi e nell’Appenino romagnolo oltre i 600 metri fino ai 2.000 metri di altitudine. Si riconosce per i grandi capolini di un arancio acceso, molto aromatici e resinosi; alla base presenta un ciuffo di foglie ovali e la fioritura avviene in piena estate, che coincide con il periodo della raccolta.

 

Nel passato ne viene documentato l’uso da Santa Ildegarda e dalla Scuola Medica Salernitana.

 

L’Arnica è sotto la sfera di Marte, la pianta trasforma la sua forza marziana in una funzione strutturante che agisce nell’organizzazione umana ripristinando vitalità e capacità di reazione nei confronti di processi di natura degenerativa.

 

Particolarmente indicata per le persone che hanno bisogno di “coraggio” e debbono risolvere tensioni emotive generate da forti delusioni.

 

Secondo le indicazioni della Spagirica è anche una pianta saturnia, e come tutte le piante rette da Saturno (Aconito, Colchico, Brionia ecc.) è dotata di una certa tossicità, quindi per uso interno si ricorrerà a formule d’assunzione omeopatiche, dove sarà il medico specialista ad indicarle.

 

Arnica montana panacea lapsorum

 

Come rimedio per applicazioni esterne, l’Arnica risolve rapi­damente botte, traumi e slogature, ematomi e stiramenti muscolari, un toccasana quindi per le cadute, per questo fu detta “panacea lapsorum”, “toccasana delle cadute”, mai da usare però su ferite aperte.

 

Fiori d’arnica in olio

Fiori d’arnica in olio

 

Per i massaggi i fiori so­no la parte utilizzata, messi in olio di girasole e di oliva (biologici) a cui vanno ag­giunti oli essenziali quali lavanda, limonene o altri.

 

Un’altra ricetta molto usa­ta nelle valli alpine sono i fiori a bagno nella grappa, quest’ultima da frizionare sulle parti colpite da botte e traumi. Per la preparazione di quest’olio e della tintura alcolica vi sono ricette consultabili su testi di fitoterapia.

 

Raccolta di fiori d'Arnica

Raccolta di fiori d’Arnica

 

Una curiosità: fiori essiccati e ridotti in polvere ed aspirati per le narici destano energici starnuti, per cui dagli alpigiani la polvere stessa fu detta anche “tabacco di montagna” poiché veniva pure fumata.

 

Queste infine alcune note tratte da scritti di Goethe, che ebbe a far uso dell’Arnica durante un periodo di grave malattia causato dall’angina. Egli cosí scrisse: «Questa magnifica pianta appartiene alle alte vette, alla roccia primitiva, cresce sugli scalini del trono degli Dei. Tra tutte le forze è l’energia che si trova condensata nell’Arnica: ecco la pianta della rapida guarigione, della decisione energica; se è stata fatta violenza dall’esterno, botta o ferita, l’Arnica è pronta a soccorrerti, ciò che è stato perso con emorragie ed ema­tomi riprende il suo corso. Muscoli e tendini si distendono, la parte lesa si rigenera, anche il sistema nervoso guarisce, la rivolta organica contro il danno subito che chiamiamo dolore si attenua, si ritrae. Canto le lodi dell’Arnica, è la Natura infaticabile che dà vita a que­sto fiore e porta la guarigione, colei che incessantemente genera».

 

Stampa ottocentesca di Arnica montana

 

Anche il Pelikan ne tratta diffusamente in un suo testo sulle Piante Medicinali, e quale sintesi cosí afferma: «Quando un medico è portato a scegliere una pianta per qualsiasi ragione, e una soltanto in tutta la farmacopea vegetale, è bene che prenda in considerazione l’Arnica, poiché anche secondo le leggende essa trionfa sulle forze del male».

 

Rudolf Steiner scrisse una volta di questa pianta: «Inserite il corretto dosaggio di sostanza dell’Arnica montana nell’organismo umano, e di solito vedrete che, almeno inizialmente, c’è una forte influenza sul sistema nervoso. Il processo corretto si ha quando si può notare come il paziente si senta a quel punto piú forte, e come creda di poter superare il suo problema da solo» (Arnica montana eine Heilpflanze).

 

Sul sito della Wala viene narrata una particolare storia tratta dalla tradizione tedesca: «Uno dei nomi popolari usati in Germania per questa pianta è “Fiore del lupo”: dai fiori dell’arnica scintilla il sole selvaggio della montagna che fa pensare agli occhi gialli di un lupo. In tarda estate, quando il vento passa frusciando tra le spighe di grano, il “lupo del grano” vaga tra i campi. Nei tempi antichi questa figura mitologica simbo­leggiava la forza del campo, lo spirito del grano, che portava l’energia necessaria alla maturazione. Se lo spirito lasciava il campo, il grano si seccava. Per fare in modo che il “lupo del grano” non lasciasse i campi, i contadini li circondavano con piante di arnica, la “pianta del lupo”, che avrebbe impedito al lupo di lasciare il suo campo. Non appena l’ultima spiga di grano veniva tagliata, il “lupo del grano” si rifugiava a dormire nell’ultimo covone rimasto, che veniva decorato e trasportato in giro per il paese con grande festa».

 

 

Davirita