Il Sentiero degli Dei (Devayana)
Molte tradizioni primordiali inquadrano la visione beatifica del Sentiero degli Dei (Devayana) come un percorso verso la luce del Verbo-Logos dove l’anima spirituale, con il proprio Io monadico non disgiunto da quello di altre anime in ascesa, è immersa e percepisce la Luce del Logos che promana dall’alto unitamente ai Suoni Sacri (Shabda Brahman) i quali rappresentano le armonie multidimensionali del Cosmo vivente. L’anima risulta pertanto immersa in questa dimensione di luce e vibrazione acquisendo lo stato di Essere-Coscienza-Beatitudine (Sat-Chit-Ananda). Dopo la precedente rinascita, nello stato di post-mortem, l’anima si trova a sostare e purificarsi nel Kamaloka o Luogo delle Brame (una sorta di Purgatorio delle anime). Abbandonato quindi il corpo fisico e quello eterico si trova nell’astrale dove l’Io, ormai capace di contemplare l’anima dal punto di vista dello Spirito, comincia a liberare questa da ciò che durante l’esistenza ne ha alterato l’originaria natura spirituale. L’Io è pertanto spinto a disincantare il corpo astrale dall’impronta del tempo tessuta con quella della brama.
La visione coscienziale del Devayana lascia intravedere la struttura del Karma nella successiva incarnazione. L’anima assume tale struttura come propria missione, che sulla Terra rivestirà il carattere della necessità e del fato, in quanto avrà il potere di farsi realtà obiettiva sino al livello sensibile, anche se la coscienza (questo è vero in linea generale salvo alcune eccezioni) non sarà sufficientemente consapevole del suo retroscena animico. In realtà esiste la possibilità per alcune anime che potremo definire angeliche, perché dotate di purezza androginica maturata attraverso i cicli evolutivi delle rinascite, di essere incaricate di svolgere missioni ben precise per il bene dell’umanità. L’immagine piú appropriata è quella biblica della Scala di Giacobbe, organizzata in gironi e sovrastata dalla Luce del Verbo-Logos che promana dall’alto, dove le anime angeliche si collocano in una sorta di tunnel ascensionale a spirale tessuto di luce e suoni celestiali, in piena beatitudine e in attesa di ricevere la loro missione dall’angelo reggente la loro schiera. Tale missione è sottoposta al vincolo del libero arbitrio, ossia l’anima può accettare o non accettare la missione speciale da compiere avendo peraltro consapevolezza del sacrificio cui va incontro e la conseguente sofferenza indotta dall’incarnazione in un corpo fisico. La tradizione misterica ebraica inquadra molto bene questa visione gerarchica nella letteratura dei Piccoli e Grandi Hekalot (Palazzi Celesti) connessi con il misticismo della Merkavah dei profeti Enoch, Ezechiele ed Isaia, e della tradizione egizia, dove le anime piú pure, in particolare quelle angeliche, vengono rappresentate come “eserciti” che risiedono nelle vicinanze del Trono di Gloria, o Carro di Fuoco, sorretto dai quattro animali sacri (Leone, Aquila, Toro e Uomo-Angelo) disposti ai quattro angoli del Carro con le loro ali dispiegate.
Altro aspetto d’interesse è quello della tradizione cabalistica dei mondi OLAM (Atziluth, Briah, Yetzirah, Assiyah) attraverso cui è possibile comprendere i piani o mondi della trasmigrazione delle anime che raggiungono il proprio corpo fisico e viceversa. Infatti il ritorno dell’uomo sulla Terra si attua secondo un itinerario opposto a quello seguito dopo la morte. Egli ripercorre a ritroso il Devayana, ovvero attraversa dall’alto al basso i mondi OLAM, passando per la sfera dello Zodiaco e successivamente per quella dei pianeti, rivestendo dapprima la nuova forma astrale, indi quella eterica, sino alla nuova incarnazione fisica.
Dice Scaligero che presso le stelle, in relazione alle Entità spirituali correlative, egli accoglie le forze positive e negative di cui ha bisogno per la sua ulteriore esperienza terrestre. Entità direttrici lo orienteranno verso il popolo, la stirpe e la famiglia presso cui deve reincarnarsi. L’uomo comincia a tessere l’anima di potenza astrale, rispondente alle proprie qualificazioni e peculiarità. Tale preparazione costituisce un orientamento verso la coppia dei genitori, che dovrà provvedere alla sua nascita. Questo evento viene quasi sempre preparato secoli prima. Un essere che nasce, prepara la propria venuta mediante una matematica di rapporti tra successive generazioni, che dovrà dare luogo alla nascita dei due componenti la coppia genitrice. Non si può dire di un essere che nasce “Poteva non nascere”, perché dietro la sua nascita v’è sempre un processo preparatorio di secoli. Lungo il suo viaggio di ritorno verso la Terra, dopo la sosta nella pura sfera dello Spirito e la contemplazione del mistero della formazione degli Archetipi, l’uomo attinge alle Forze dello Zodiaco gli impulsi necessari alla sua nuova struttura animico-fisica. Trattasi di una contemplazione estatica della bellezze dei mondi nel viaggio dall’astrale al fisico con acquisizione di energie specifiche di cui rivestirsi durante questo viaggio. Raggiunto il sistema solare terreste, il senso di tali impulsi viene determinato dalla sua relazione con il Sole, il cui principio dalla Terra opera come potere analogico del primo Logos ora associato al Logos Solare, unificante le correnti dello Zodiaco. Dalla piú o meno armonica relazione e identificazione con le forze del Sole e successivamente sublunari , gli deriva la facoltà di assumere il tipo di sostanza astrale necessario alla entità animica e a quella eterica nella nuova incarnazione fisica.
Memoria astrale angelica
Nel viaggio verso la Terra l’Io è mosso dalla volontà e dall’amore del ritorno, che gli darà modo di ritentare la prova umana oltre il sacrifico indotto dalla terrestrità e dall’iniziale possesso doloroso del corpo fisico. Dopo aver assunto la veste astrale, l’Io comincia a rivestirsi della forma eterica capace di plasmare la sua corporeità, aiutato in tale operazione da Entità tutelari che propiziano la correlazione del corpo eterico con l’etere della zona terrestre nella quale egli si appresta ad incarnarsi. Il momento in cui l’anima, per il suo ritorno sulla Terra, si riveste del corpo eterico, equivale a uno stato di morte apparente nel Mondo Spirituale risvegliabile con una specifica disciplina interiore. Un’anima angelica incarnata, cui è stata assegnata una precisa missione, sin dai primi anni della sua infanzia, sente questa forte identificazione meditativa con il Sole-Logos capace di farle superare ogni ostacolo della vita terrena. Da questa identificazione sovrasensibile nascono come naturali esperienze le cosiddette siddhi, i poteri sovrasensibili cui attingere solo nei momenti fondamentali di bisogno e per il bene dell’umanità, oltre le barriere psichiche imposte dagli Ostacolatori. Iniziati terrestri ed Entità tutelari dell’ordine della Rosacroce sono incaricati di ripristinare la memoria terrena del nuovo Iniziato, in stato di veglia istruendolo sulle qualificazioni proprie dell’Io incarnato, meritevole quindi di essere risvegliato allo Spirito, di essere chiamato “Puro di Cuore”. Attraverso una precisa disciplina interiore egli riuscirà ad acquisire la Pietra Filosofale (vedi La saggezza dei Rosacroce) e vincere tutte le brame, trasformando il proprio respiro ordinario in respiro sovrasensibile. Durante il compimento della propria missione, l’Iniziato solare è pronto alla realizzazione del veicolo ascetico per ripercorrere a ritroso il Devayana verso la Luce del Verbo-Logos.
Il ciclo lunare nella formazione del corpo eterico
La formazione del corpo eterico, la cui sostanza è solare, si realizza in base alle posizioni della Luna rispetto ai pianeti e allo Zodiaco. Tale relazione è conforme al fatto che la Luna, per il suo normale giro intorno alla Terra, di 28 giorni, cambia di continuo posizione sia in rapporto alle costellazioni, sia rispetto ai pianeti. L’imprinting eterico nel nascituro risente delle metriche delle fasi lunari, per una serie fissa di lunazioni. È dunque il moto che implica il tipo di relazione formativa della struttura astrale-eterica umana con le dodici costellazioni zodiacali e con i pianeti una cooperazione correlata alla configurazione morale della singola individualità. Quando l’Io contemporaneo incarnato, totalmente immerso nella brama, perderà la percezione del proprio corpo eterico, dovrà necessariamente ricorrere agli esercizi steineriani e scaligeriani.
Nell’immagine estratta dalla Cosmogenesi del Presbiterio del mosaico di Otranto, si palesa chiaramente l’autoritratto del monaco Pantaleone, autore del mosaico, il quale è vestito con il saio basiliano del suo periodo storico (1166 d.C.). Pantaleone si inscrive in un cerchio e carezza l’Unicorno domato, simbolo di Iniziazione (l’unicorno è animale indomabile eccetto che per una vergine e per un Iniziato solare), comunicando esplicitamente il suo grado iniziatico di appartenenza. Il cerchio rappresenta un intero ciclo lunare di 28 giorni-lunazioni composto dal cerchio stesso ed ulteriori 27 lunazioni poste sul perimetro, una delle quali entra nel cerchio e si trasforma in una stella a cinque punte che irradia positivamente sia l’unicorno sia il monaco. La simbologia iniziatica nella quale il monaco rapporta in modo esplicito il ciclo lunare di sua pertinenza (quindi relativo alla sua nascita) in termini iniziatici è sostenuta da tutta la simbologia dell’immagine all’interno e all’esterno del cerchio.
Kether
Il presente scritto trae ispirazione dal testo di Massimo Scaligero Reincarnazione e Karma, Ed. Mediterranee 1976. Per uniformarsi al pensiero dell’autore alcuni fraseggi sono stati riportati integralmente dal testo originale.