Sono da poco un lettore della rivista da voi diretta. Ho notato, tra gli autori di riferimento, che è citato spesso, anche con brani desunti dai suoi testi, il filosofo Massimo Scaligero. Riguardo a questo autore, riscontro, con sempre maggiore insistenza, voci che lo inquadrano quale fascista e razzista. Pare abbia fatto articoli e scritto libri a questo riguardo, durante il ventennio; cito uno per tutti il suo libro La Razza di Roma, il cui titolo lascerebbe pochi dubbi al riguardo. Arrivando Wikipedia ad attribuirgli l’appartenenza ad una sedicente corrente esoterica chiamata “razzismo spirituale”, di cui non ho mai sentito parlare. Sono forse argomenti che il filosofo tratta nei suoi caposaldi La logica contro l’uomo, oppure Il trattato del pensiero vivente? Potete darmi ragguagli in merito?
Marco B.
È comprensibile che chi non conosce gli scritti di Massimo Scaligero possa usare la definizione di “filosofo”, alla quale potrebbe essere aggiunta quella di esoterista, orientalista, giornalista, scrittore, anche umorista, per una serie di articoli pubblicati di vero e sano umorismo, ma noi preferiamo considerarlo un Maestro di vita, che riunisce in sé tutti gli altri appellativi. Quanto alle “voci” che lo inquadrano come fascista, e addirittura “razzista”, in effetti nel periodo del Ventennio lui, insieme a tutti quelli che sono divenuti in seguito importanti giornalisti del dopoguerra, tutti riciclatisi democratici, ha scritto per i giornali fascisti dell’epoca. L’articolo a firma del giornalista e studioso Piero Cammerinesi, uscito sulla rivista Libero Pensare, “Mezze verità, menzogne intere”, ribatte con efficacia e precisione tutto quanto di distorto e di poco veridico viene detto intorno a Massimo Scaligero, in particolare su Wikipedia. È consigliabile la lettura completa dell’articolo, da cui traiamo soltanto qualche frase paradigmatica: «È vero che egli nel Ventennio non ripudiò il fascismo, bensí ne guardò il lato positivo, cercando di esaltarne la parte piú nobile. Come fecero molti italiani. Come molti tedeschi furono nazisti e molti russi comunisti. Prima della guerra egli cercò di esprimere i suoi pensieri in sintonia con quel periodo storico; dopo la guerra si lasciò completamente alle spalle la politica né mai piú ne parlò o scrisse alcunché. Anzi, libri come Lotta di classe e Karma, o Rivoluzione, discorso ai giovani sono nati proprio dalla necessità di superare il punto di vista politico, per sua natura limitato e limitante» Riguardo all’accusa di razzismo: «Una delle menzogne – peraltro facilmente smascherabili – che oggi ancora circolano è Massimo Scaligero firmatario del “Manifesto della Razza”. Ebbene, il Manifesto degli scienziati razzisti, altrimenti detto Manifesto della Razza, venne dapprima pubblicato in forma anonima su Il Giornale d’Italia (siamo nel luglio del 1938) e successivamente ripubblicato sul primo numero della rivista La difesa della Razza (5 agosto del 1938), questa volta con la sottoscrizione di dieci scienziati italiani: Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco, Edoardo Zavattari. Il Manifesto ebbe il compito di dimostrare come il concetto di razza fosse un concetto scientifico (articolo tre del Manifesto: il concetto di razza è concetto puramente biologico) e dunque sottostante al metodo sperimentale, scientificamente comprovabile. Il razzismo italiano e il relativo antisemitismo presero origine da quel Manifesto. E quel Manifesto venne firmato da dieci scienziati. Venne sviluppata successivamente una cronaca razzista, antisemita, e vennero creati, ad hoc, giornali atti a diffondere le aberranti teorie razziste che oggi chiameremmo pseudo-scientifiche ma che allora erano scientifiche punto e basta. Queste teorie non le crearono i giornalisti e neppure gli intellettuali del Regime, che pure se ne fecero divulgatori. Il razzismo italiano, con la relativa legislazione e normativa (settembre-ottobre 1938), nacque a seguito della pubblicazione del Manifesto della Razza. Ma il nome di Massimo Scaligero non compare tra i firmatari del Manifesto della Razza. Non compare perché Scaligero non era uno scienziato ma un giornalista». Ed ecco il pensiero finale di Cammerinesi: «In realtà, dopo tanti anni, dopo tutte le opere straordinarie scritte da Massimo Scaligero, dopo il suo grande lavoro di Guida spirituale per migliaia di persone, trovo semplicemente grottesco, o intellettualmente disonesto, che si continui a diffondere – pervicacemente senza leggere i suoi libri né informarsi a fondo – la menzogna di un Massimo Scaligero razzista». I libri citati, La logica contro l’uomo e Il trattato del pensiero vivente, se letti, daranno essi stessi “i ragguagli” agli interrogativi posti.
Mia figlia si è iscritta a una palestra di Yoga, credo per fare un po’ di ginnastica e forse per perdere un po’ di peso. Io l’avevo sconsigliata, ma i ragazzi prendono le loro decisioni senza tener conto dei suggerimenti dei grandi, dati amorevolmente. Adesso in famiglia ci stiamo rendendo conto che questa ginnastica la sta allontanando da noi. Ha assunto nei confronti miei, del padre e del fratello, un distacco e una specie di senso di superiorità. Noi non capiamo niente, capisce tutto solo lei. In passato le ho parlato di Antroposofia, ma lei non l’ha mai accettata, e adesso addirittura la avversa. Come convincerla che lo Yoga non è adatto all’epoca moderna?
Ines L.
Non è certo facile convincere una giovane di recedere da una disciplina che promette grandi ottenimenti. Noi sappiamo che tali ottenimenti non ci saranno, anzi spesso si creano nel tempo dei problemi di caduta nell’istintività. Massimo Scaligero nei suoi scritti ci ha avvertiti di questo. La realtà è che molti giovani di oggi cercano qualcosa che a loro manca, e non sanno che ciò che manca è il contatto con lo spirituale. Non riescono piú a trovarlo nella religione, e preferiscono sperimentare cose esotiche, che giungono da lontano e sollecitano la fantasia. Accettano quindi qualcosa che non conoscono ma che promette risultati sorprendenti. In realtà lo Yoga che oggi viene impartito è il segno di qualcosa che è scomparso. Sappiamo che esso fu creato in India, circa 5.000 anni prima di Cristo, per salvare il contatto con il mondo spirituale che si andava perdendo, man mano che l’uomo sentiva di essere inserito sempre piú profondamente nella terrestrità. Gli Iniziati dell’epoca escogitarono allora dei metodi per agire attraverso il fisico, metodi che nei secoli furono sempre piú adattati ai tempi, ma che erano in qualche modo dei ripieghi rispetto allo Yoga originario. Per sopperire alla perdita della purezza della conoscenza spirituale yoghica ancestrale, fu studiata una controparte di disciplina fisica, nel momento in cui c’era il rischio che la densificazione del corpo fisico e la progressiva caduta nella cerebralità chiudessero del tutto l’esperienza diretta, cosa che doveva avvenire. L’uomo in tutto questo lunghissimo periodo ha trasformato completamente la sua struttura fisica, e quello che si cercava di arrestare allora dalla caduta va oggi invertito: dalla caduta dobbiamo risalire. In passato si voleva evitare di scendere nella materialità, perché si sapeva quali difficoltà l’uomo avrebbe dovuto affrontare staccandosi dalla matrice spirituale in cui era contenuto. Ma l’esperienza della Terra doveva e deve essere fatta. Solo cosí possiamo acquisire l’autocoscienza e la libertà cui l’uomo aspira. Bisogna dire che lo Yoga insegnato oggi nelle palestre ha ben poco di spirituale, quindi forse non c’è troppo da preoccuparsi. Agire contrastando è sempre deleterio, però qualche spiegazione può essere data, in maniera informativa. Quello che si dice con convinzione, e conoscendo la realtà dell’argomento trattato, anche se apparentemente viene rifiutato, è recepito interiormente e percorrerà la sua strada fino alla coscienza. L’esperienza farà il resto. Quanto all’avversione all’Antroposofia, spesso è solo l’atteggiamento di rifiuto delle convinzioni dei genitori. I ragazzi devono arrivare da soli a scoprire quello che istintivamente avversano negli adulti. Vogliono essere indipendenti nelle loro scelte e non accettano la guida di chi è piú vicino, soprattutto dei genitori. È un periodo transitorio, che va vissuto perché è l’unico modo per superarlo. Sta agli adulti non inasprire le contrapposizioni, ma risolvere ogni controversia, quando si presenta, con una maggiore dose di affetto e di comprensione.