«Un determinato atteggiamento dell’anima deve servire di inizio». Cosí Rudolf Steiner introduce l’approfondimento sulla madre di tutte le ascesi: la venerazione (devozione) di fronte alla Verità e alla Conoscenza (R. Steiner, L’Iniziazione – Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori?).
Particolarmente solenne l’affermazione successiva. «Soltanto chi possiede questa disposizione fondamentale può diventare discepolo dell’occultismo. …Vi sono bambini che alzano lo sguardo con santo timore a determinate persone che essi venerano. …Diventano giovanetti e giovanette, ai quali fa bene al cuore poter alzare lo sguardo verso qualcosa che sia degna di venerazione. Dalle file di questi giovani provengono molti discepoli dell’occultismo».
Completa il quadro un correlato rilievo: «Non si deve però credere che queste tendenze siano germi di sottomissione o di schiavitú. …L’esperienza insegna che meglio sanno tenere alta la fronte gli uomini che hanno imparato a venerare dove la venerazione è al suo posto».
Lo stereotipo “hollywoodiano” del vincente implacabile subisce qui un fiero colpo: non a caso il Vangelo recita: «Beati i miti perché erediteranno la Terra» (Matteo 5.5); e i mansueti hanno sempre un genuino rapporto con la devozione.
Il Dottore apre poi una speranza per chi si riconosca carente in una facoltà cosí decisiva: «Se non sviluppiamo in noi il profondo sentimento che esiste qualcosa di superiore a noi, non troveremo in noi neppure la forza di svilupparci fino a qualcosa di piú elevato».
Quindi esiste la possibilità di acquisire quanto ci viene descritto; che risulta assolutamente fondamentale sino ai massimi livelli: «L’Iniziato si è conquistato la forza di sollevare la testa fino alle vette della conoscenza soltanto perché ha condotto il suo cuore nelle profondità della venerazione e della devozione»; con buona pace, incidentalmente rileviamo, di quanti continuamente ricercano esercizi “misteriosi e occultissimi”, ritenuti indispensabili per raggiungere qualcosa che solo le Gerarchie possono accordare sulla base di quanto un devoto discepolo abbia saputo maturare verso il Buono (Moralità), il Vero (Conoscenza), il Bello (Arte). Percorso che Rudolf Steiner e Massimo Scaligero hanno corredato di tutte le tecniche dell’esercizio interiore necessarie e sufficienti per il tipo occidentale del quinto periodo della quinta epoca.
Rudolf Steiner, come sempre, non si limita a denunciare il problema, offre concrete soluzioni: «Chi ha disposizione a sentimenti di devozione, o ha la fortuna di acquistarli a mezzo di una giusta educazione, porta con sé una buona preparazione per quando cercherà piú tardi nella vita l’accesso alle conoscenze superiori. Chi non porta seco una tale preparazione …si accinga energicamente …a creare in sé l’atteggiamento di devozione. …La nostra civiltà è piuttosto proclive a criticare, a giudicare, a sentenziare, e tende poco alla devozione. …Ma ogni critica, ogni censura, danneggia le forze dell’anima per la sua conoscenza superiore».
Ancora una volta il Dottore si affretta a precisare che non intende pronunciarsi contro il progresso scientifico/tecnologico: «Proprio alla critica …al concetto di “vagliare tutto e conservare ciò che vi ha di meglio” siamo debitori della grandezza della nostra civiltà. …Ma abbiamo dovuto pagare quanto di civiltà esteriore abbiamo acquistato con una corrispondente perdita di conoscenza superiore, di vita spirituale. Ai tempi in cui le condizioni della vita materiale erano semplici …ciò che era da considerarsi come sacro, emergeva maggiormente. …In epoca di critica gli ideali si abbassano …chi cerca la conoscenza superiore deve crearli in sé. …A questo non si giunge con lo studio, ma soltanto con la vita (corsivo d.r.). Chi vuole diventare discepolo dell’occultismo deve perciò educarsi energicamente all’atteggiamento devozionale …deve cercare ovunque ciò che può imporgli ammirazione, rispetto».
La descritta “autoeducazione” ci indirizza correttamente nell’ascesi: «E l’ascesa diventa rapida, se in tali momenti riempiamo la nostra coscienza soltanto di pensieri che dèstino in noi ammirazione, rispetto, venerazione per il mondo e la vita».
Chi già non lo fa abitualmente, sperimenti quale ricchezza interiore può derivare da un regolare ascolto di sublimi creazioni: J.S. Bach “Magnificat”, W.A. Mozart “Requiem”, L. v. Beethoven “Missa Solemnis”, J. Brahms “Requiem Tedesco”.
Rudolf Steiner ci invita poi ad una precisa osservazione: «Da principio l’uomo stenterà a credere che sentimenti come il rispetto, la venerazione e cosí via, possano avere a che fare con la sua conoscenza. Ciò dipende dal fatto che si tende a considerare la conoscenza come una facoltà a sé. …Ma non si riflette che è l’anima che conosce; e per l’anima i sentimenti sono ciò che per il corpo sono le sostanze che ne formano il nutrimento. …La venerazione, il rispetto, la devozione sono sostanze nutrienti che la rendono sana, forte. …La venerazione desta una forza simpatica nell’anima, e per mezzo di questa attiriamo degli esseri che ci circondano delle proprietà che altrimenti rimarrebbero nascoste».
Questo dunque il retroscena occulto: i sentimenti esaminati attirano Entità che arricchiscono la nostra esistenza di preziose facoltà altrimenti destinate a rimanere ignote.
Appare non superfluo un rinvio all’esercizio della Positività quale utile viatico verso la conquista o il consolidamento di un sincero atteggiamento devozionale: attenzione costante alla sempre possibile presenza di elementi positivi non evidenti; sagace “autosorveglianza” verso la formulazione di critiche inopportune.
Francesco Leonetti