Il principio di “fratellanza” nella sfera economica, assieme al principio di libertà nella sfera spirituale e dell’uguaglianza in quella giuridica, costituiscono il fondamento della proposta per un rinnovamento dell’organismo sociale a cui Rudolf Steiner ha dedicato molte energie negli ultimi anni del suo lavoro antroposofico.
In un recente articolo sulla “fratellanza incompresa” si sosteneva come tale principio debba liberarsi dai facili sentimentalismi che la vorrebbero ridurre ad un generico senso di solidarietà, cosí che oggi tale principio rimane incomprensibile e inefficace a causa del mancato riconoscimento dei beni comuni, di una moneta proprietà dei cittadini e della separazione del reddito da lavoro dal reddito di sostentamento.
Ora vorrei tornare sul problema dei due redditi che tanto sconcerta anche la comunità antroposofica, la quale nutre in merito opinioni vaghe e spesso contrastanti.
Appena si parla di “reddito di base incondizionato per tutti” e di “tassazione del denaro” vediamo anche l’interlocutore che conosce le tematiche dell’antroposofia, assalito da evidente sconcerto, reagire in modo istintivo contro tali soluzioni, senza però portare valide motivazioni in merito.
Vorrei contribuire a rianimare questi interlocutori ricordando alcuni interventi del dott. Steiner che dovrebbero portare chiarezza e non potranno essere ignorati:
Dal ciclo di conferenze La conoscenza dell’anima e dello Spirito (O.O. N° 56) nella XI conferenza si legge: «Questo è il motivo della nostra moderna miseria: il fatto che retribuzione e professione, che stipendio e lavoro siano diventati una cosa sola, che siano confluiti insieme …Solo quando il nostro lavoro non è posto al servizio dello stipendio e del guadagno, ma viene reso indipendente dalla retribuzione, solo allora può creare qualcosa di utile».
Da un altro ciclo di conferenze molto noto Esigenze sociali dei tempi nuovi del 1918 (O.O. N° 186), nella IV conferenza ci viene detto: «Ciò a cui si deve tendere è di separare il lavoro dal procacciamento dei mezzi di sussistenza …In tal modo non si potrà mai far sí che qualcuno venga costretto a lavorare mediante il denaro».
A questo punto qualunque interlocutore non potrà certo continuare a sostenere che per Rudolf Steiner l’unico mezzo di sostentamento deve essere il reddito da lavoro. Se poi ci ricordiamo di come ripetutamente egli sosteneva che il lavoro debba cessare di essere una merce, evidentemente doveva ritenere che l’obbligo lavorativo per il sostentamento rendesse il lavoro inevitabilmente una merce.
Dobbiamo quindi rivedere le nostre convinzioni sull’impegno lavorativo e con l’aiuto dell’Antroposofia liberarlo dai pensieri menzogneri di cui l’abbiamo caricato. Nelle conferenze sui problemi sociali ripetutamente ci viene ricordato dal nostro Dottore come da tempo le abitudini lavorative si basino sulla suddivisione del lavoro. Questo comporta che ognuno di noi non vive del suo denaro ma del lavoro degli altri. Quindi nel lavoro è già intessuto un elemento di fraterna solidarietà che rischia di rimanere moralmente inefficace soltanto perché ignorato.
Il lavoro fatto con queste giuste intenzioni diventa invece carico di moralità e questa moralità, come tutte le azioni di bene disinteressato, formano una sostanza morale che non va perduta, ma viene raccolta dalle Gerarchie che presiedono alla nostra evoluzione e andrà a formare la materia con cui sarà edificata la futura incarnazione del pianeta Terra sul quale andremo ad abitare. Con il suo lavoro l’uomo collabora quindi all’evoluzione; ecco perché è cosí importante che rimanga un fatto morale, ma questo si può ottenere solo liberandolo dalla coercizione.
Naturalmente rimane sempre un bene lavorare e un male oziare, ma il bene non si può imporre senza privarlo della sua componente morale.
Queste conoscenze sulla sacralità del lavoro provengono solo dalla Scienza dello Spirito, e quindi sono proprio gli antroposofi che dovranno farsi promotori di nuove abitudini sociali con il fine di spiritualizzare il lavoro e trasformarlo da mezzo di sostentamento a impegno morale. L’attuale reddito di cittadinanza è, invece, ben altra cosa.
Ma questo sarà possibile solo quando i mezzi di sostentamento necessari proverranno da una fonte diversa dal comune lavoro, di conseguenza sarà necessario un reddito minimo che assicuri una sussistenza dignitosa ad ognuno. Il resto dovrà provenire dall’impegno lavorativo nelle modalità che ciascuno ritiene piú opportune. Lo potrà anche donare, come già fanno in molti.
Inoltre per dare un fondamento giuridico, oltre che morale, a tale reddito è necessario rimuovere ancora un’abitudine sociale che, piú attentamente esaminata, risulta menzognera: La proprietà privata viene estesa ai mezzi indispensabili alla sussistenza della comunità.
In pratica già da tempo anche molti giuristi sostengono che l’idea dei beni demaniali, già riconosciuti dalla legge, andrebbe definitivamente estesa anche ai terreni, alle risorse energetiche e a tutti i beni indispensabili alla sopravvivenza. Questi andrebbero considerati beni comuni di proprietà di ogni cittadino, e potrebbero essere dati solamente in gestione a privati per produrre beni e profitti senza sottrarli alla comunità che ne rimane la vera proprietaria.
In questo modo ognuno diventa comproprietario e compartecipe anche dei profitti che la comunità potrà richiedere per la gestione di queste risorse: saranno questi che daranno sostegno giuridico a quel reddito di sostentamento che sembra cosí assurdo. Ma proprio per chi conosce l’antroposofia dovrà sembrare ancora piú assurdo continuare a tollerare che la nostra Terra, dove sono operanti fino nella sostanza materiale le forze di resurrezione, rimanga ancora preda della brama di profitto di pochi speculatori. A questo proposito sarà bene ricordare le parole di monito che il Signore rivolge a coloro che si affannano fin troppo ad accumulare beni materiali: «La Terra è Mia e voi siete presso di Me solamente forestieri ed inquilini» (Lev. 25,23).
Lo stesso Rudolf Steiner sosteneva che: «Ogni cittadino ha diritto ad un appezzamento di terreno per la sua sussistenza».
Se condividiamo queste considerazioni, un reddito di base o di sostentamento diventa un diritto e perciò dovrà provenire dalla sfera giuridica. Ma perché questo diventi possibile si dovrà rimuovere un’ulteriore convinzione menzognera, e cioè che le risorse monetarie siano scarse. In tal caso come potrà la sfera giuridica erogare un reddito di base se tutti gli Stati sono sommersi dai debiti?
Tale Menzogna sulla scarsità del denaro è diventata deleteria soprattutto negli ultimi decenni. Da quando il denaro non necessita piú di copertura aurea (1971) e quindi può essere creato dal nulla dal sistema bancario, sarebbe stato necessario stabilire di chi era la proprietà della moneta al momento della sua creazione, e allora sarebbe emerso che i pezzi di carta diventano moneta solo quando i cittadini l’accettano come mezzo di scambio. Quindi i veri proprietari della moneta sono i cittadini, che con la loro accettazione la caricano di valore. Allora è una Menzogna che la moneta non sia piú dei cittadini ma del sistema bancario, e come tale dovrà essere considerata un Bene Comune, come sosteneva Giacinto Auriti.
Invece approfittando del fatto che ora gran parte del denaro circola in forma elettronica (piú del 90%) e che molti Stati hanno rinunciato alla sovranità monetaria, il sistema bancario si è completamente impadronito della creazione della moneta che avviene proprio quando il cittadino chiede un prestito e la banca lo registra sul suo conto senza prelevarla dai depositi, come avveniva un tempo. Tale denaro inizia cosí a circolare come moneta/debito che va poi restituito al sistema bancario nel quale si accumula assieme alle speculazioni finanziarie fatte anch’esse col denaro degli ignari correntisti. Si crea cosí un enorme centro di potere che compra tutto e tutti e impedisce l’affermarsi del principio di fratellanza in economia, soffoca la sfera giuridica e condiziona pesantemente la sfera culturale.
Ma non è sufficiente che tale moneta diventi un bene comune, è necessario invece che rimanga mezzo di scambio senza diventare strumento di potere. Anche in questo caso R. Steiner ci dà dei preziosi suggerimenti a cui era pervenuto anche l’economista Silvio Gesell, e che ora è condiviso da alcuni moderni economisti. L’idea è che la moneta rimanga mezzo di scambio per i beni che rappresenta, ma tali beni si consumano e quindi anch’essa si deve consumare, altrimenti si accumula in modo improprio e oltre misura. Per questo occorrerebbe tassare la moneta in modo da favorire la sua circolazione, poiché il denaro che non circola, venendo sottratto alla sfera economica, diventa strumento di potere, come già detto.
Anche gli inevitabili risparmi dovranno essere rimessi in circolazione prestandoli a chi produce beni per la comunità, ricordando che tale denaro decade solo in mano a chi lo trattiene oltre misura.
Sarà proprio il capitale proveniente dalla tassazione della moneta in circolazione a permettere alla sfera giuridica di erogare quel reddito di sostentamento cosí faticosamente cercato, senza ricorrere a nessun altro tipo di imposta.
Autorevoli economisti ci assicurano che tale capitale sarà piú che sufficiente sia per tale reddito di sostentamento, sia per i servizi necessari alla comunità ed anche per sostenere la sfera spirituale che produce quel nutrimento culturale necessario ad ogni cittadino e favorisce quelle competenze indispensabili alla produzione di quei beni materiali e immateriali di cui ogni uomo è creatore e fruitore.
In questo modo il denaro nasce come bene comune, ritorna alla comunità con la tassazione e andrà a morire nella sfera spirituale, come auspicava Rudolf Steiner.
Riassumendo, abbiamo cercato di rendere evidente come tale reddito di base trovi sostegno e giustificazione proprio nella sostituzione delle tre Menzogne della vita sociale con altrettante Verità, che non potranno essere ignorate se aneliamo ad un organismo sociale tripartito:
Lavoro/merce ► Moralità del lavoro ► Sfera spirituale
Beni indebitamente sottratti alla comunità ► Beni comuni ► Sfera giuridica
Denaro/debito ► Moneta bene comune ► Sfera economica.
In conclusione ricordiamo agli studiosi di antroposofia che la Provvidenza ha permesso al Male di operare affinché l’uomo scoprisse liberamente il valore del Bene; ora occorre la fiducia che con le stesse risorse l’uomo assolverà l’impegno lavorativo anche senza costrizioni.
A coloro che condividono le considerazioni fin qui esposte, facciamo notare con quale severità Rudolf Steiner giudicava l’unione dei due redditi ritenendoli causa della “moderna miseria” già nei primi decenni del Novecento. Quindi occorrerà adoperarsi con maggior coraggio per diffondere e favorire in ogni modo la separazione del reddito di sostentamento dal reddito da lavoro per recuperare il ritardo fin qui accumulato.
Renzo Rosti