Era notte, e nel cielo sereno
tra le stelle minori rifulgeva la Luna,
quando tu, stringendoti a me
piú che l’Edera all’alto leccio
e avvincendomi con le tue morbide braccia,
giuravi sulle mie parole
che sino a quando il vento avesse agitato
la disciolta chioma d’Apollo,
mutuo sarebbe stato il nostro amore.
Orazio
Dell’Edera helix, della Famiglia delle Araliacee, la funzione in natura resta piuttosto oscura per l’uomo moderno.
Comunemente è considerata pianta parassita (cosa che non è), e non suscita molta simpatia negli amanti degli alberi.
L’Edera però protegge il legno di questi dagli effetti dannosi di alcune radiazioni con cui certe apparecchiature bombardano continuamente la biosfera.
In molti luoghi l’aumento di questo rampicante negli ultimi decenni va di pari passo con l’aumento dell’inquinamento da microonde.
Anche se l’Edera compete per la luce con l’albero a cui si arrampica, e potrebbe eventualmente far morire qualche ramo, o anche l’intero albero, senza di essa l’albero forse morirebbe anche prima, o un’intera parte di foresta potrebbe ammalarsi.
Non è vero che strangola l’albero a cui si abbarbica, nonostante possa togliergli parecchia luce se cresce troppo. L’Edera si adatta anche con poca luce, cresce lentamente e può vivere per centinaia d’anni.
Essa ha rinunciato alle sue potenzialità in termini di dimensioni, solidità e frutti, quindi non verrà mai celebrata come la Quercia o il Melo.
Ha rinunciato a queste sue possibilità per guadagnare in flessibilità e adattabilità, in modo da poter ricoprire ciò che è morto o brutto (come rovine e discariche) o ciò che ha bisogno di protezione. L’Edera è figlia di Gaia, lo Spirito della Terra, ne è la sua sacra corona.
Nell’antico Egitto, era consacrata ad Osiride, Signore della vegetazione.
Similmente, assieme alla vigna, era sacra al piú estatico degli dei greci, Dionisio, i cui sacerdoti e seguaci portavano corone d’Edera nelle processioni.
Nell’antica Grecia l’Edera era anche simbolo della fedeltà. I sacerdoti offrivano ad ogni nuova coppia di sposi, come segno augurale e come monito, un rametto di questo rampicante intrecciato a ghirlanda.
I Romani, col nome di Bacco, ne diffusero il culto in tutta l’Europa. Foglie di Edera vennero utilizzate in infusi e decotti fin nel Medioevo per ridurre certi effetti indesiderati dell’alcool, con l’aggiunta di aceto e un goccio di acqua di rose. Si credeva che lo stesso risultato si potesse ottenere semplicemente con un rametto della pianta intrecciato attorno al capo; questo è il motivo per cui Bacco è spesso rappresentato con una ghirlanda di Edera sulla testa.
Questa pianta sembra anche far parte di una segreta conoscenza dell’Alchimia fisiologica che in Occidente è andata perduta.
In alcune parti dell’Inghilterra e del Galles l’Edera è vista come la controparte femminile dell’Agrifoglio, e di entrambi si addobbano le case a Natale.
In fitoterapia la parte utilizzata sono le foglie (i frutti per ingestione sono tossici), in infusi, bagni o impacchi, tinture ed oleoliti. È stata utilizzata con successo nella cura di nevriti e nevralgie, in impacchi o frizioni con tintura madre diluita. Sempre per uso esterno si usava un tempo in decotti per combattere le infestazioni da parassiti di vario tipo e per lenire ulcerazioni e scottature.
L’impiego principale e piú comune è tuttavia nel campo delle patologie delle vie respiratorie, in cui si sfruttano in infuso le capacità espettoranti e spasmolitiche nella tosse, pertosse, tracheite ed enfisemi. Anche di questa pianta va comunque fatto uso sotto il controllo di un medico fitoterapista.
Entra anche nella composizione di numerosi preparati cosmetici, soprattutto rivolti al trattamento della cellulite.
Infine, in seguito a studi farmacologici, si sono isolati componenti che hanno dimostrato avere proprietà antifungine, antibatteriche, analgesiche e sedative.
Edera dal tocco d’oro,
ornamento della sposa,
fai il tuo lavoro in silenzio
non mostrando mai orgoglio.
Dal cuore profondo della Terra
manda rampicanti al cielo.
L’umiltà è ciò che serve
per rendere degna una vita.
Davirita