L’aria è una corda tesa: vi cammina
una luna funambola che oscilla
disperdendo particole d’argento
nell’acqua buia al fondo della notte.
Domani ce ne andremo, ma ricorda:
questa casa ebbe vita al tempo antico.
Nelle notti di giugno la serena
purificava gli abiti, e l’infuso
di petali al mattino detergeva
il tuo viso, salvandolo dal male.
Vaticini forniva il piombo fuso
rappreso in forme arcane al davanzale.
Ubriaca la luna caracolla
in groppa a cirri laceri che ai monti
s’impigliano stremati a tronchi e rami
spettri scarniti in madidi grigiori.
Il buio è un pozzo asciutto disertato
da lucciole e falene, e le farfalle
non allietano al sole la Pawlonia
che incenerí la folgore di marzo.
Domani ce ne andremo, ma ricorda:
ebbero cuore un tempo queste mura
per ascoltare voci di sirene
che ora son venute a salutarci
in afoni drappelli scarmigliati
mostrando i corpi rosi dalla peste
che vinse il mare, spopolò le rive
di barche e reti, desolò la terra.
L’aria è una corda tesa: la percuote
invano l’ostro per destarne un canto.
Fulvio Di Lieto