Sto applicandomi già da sei mesi, da prima dell’estate, agli esercizi dati da Rudolf Steiner. Ne faccio uno a settimana, regolarmente, come consigliato. Non mi distraggo e cerco di fare tutto al meglio. Mi aspetto qualche risultato, ma finora non ne ho registrato nessuno. Vorrei sapere quanto tempo è necessario per avere un cambiamento di paradigma, non dico radicale, ma almeno sostanzioso. Non si può fare tanta fatica per niente. Grazie.
Rosaria T.
Sarebbe interessante sapere cosa si intende per “cambiamento di paradigma”. Quello che noi facciamo, la pratica degli esercizi alla quale quotidianamente ci applichiamo, unito alle letture dei libri sia di Rudolf Steiner che di Massimo Scaligero, potranno produrre dei cambiamenti forse inavvertiti all’inizio, ma con il tempo si capirà di cosa si tratta. Ci saranno diverse reazioni agli eventi che capitano nel quotidiano, saremo meno aggressivi con gli altri, piú accondiscendenti, anche piú distaccati e quindi meno feribile negli attacchi che inevitabilmente prima o poi tutti subiamo. Sono piccoli segnali di qualcosa che sta trovando in noi un maggiore equilibrio. Certo sei mesi sembrano tanti, ma in genere si parla di anni perché una vera trasformazione sia obiettivamente visibile. Non dobbiamo avere fretta. Il mondo spirituale ci concede molto per il poco che facciamo, ma mai piú di quello che siamo in grado di sostenere. La nostra non è una disciplina di “potenza”, non dobbiamo conquistare capacità che ci facciano affermare nel mondo esterno. Anzi, è spesso una Via di sacrificio, di rinuncia a quello che nella società attuale viene considerato vincente. E ciò che si conquista, è sempre perché possa essere donato agli altri: non è una Via egoica, ma una Via eroica. E non se ne deve sentire la fatica, ma la gioia di applicarvisi, ritagliando una piccola parte del tempo che dedichiamo a tante cose fatue e inconsistenti dal punto di vista spirituale. Se non è di troppo peso, almeno l’esercizio della concentrazione sarebbe utile svolgerlo quotidianamente. Forse si accelererebbe il risultato di quel “cambiamento di paradigma”.
Devo prendere una decisione importante per il mio futuro, ma ci sono due possibilità completamente differenti una dall’altra. Non posso sapere in anticipo quale delle due sia la migliore, apparentemente lo sono tutte e due, ma in realtà credo che entrambe possono nascondere delle insidie. Però devo decidermi e non so cosa fare. Cosa avrebbero detto Rudolf Steiner o Massimo Scaligero se mi fossi rivolto a loro?
Andrea F.
Dare un consiglio non sapendo nulla della natura delle due possibilità sarebbe forse difficile anche per i Maestri, e sicuramente non considererebbero saggio intervenire in un Karma personale. Da parte nostra possiamo solo dire che ci sono due sistemi da tentare in questi casi, quando non si riesce a prendere una decisione. Il primo sistema è lasciar fare al caso: sappiamo che il caso non esiste e dobbiamo sempre chiamarlo destino. E dunque, per lasciar fare al caso il sistema è quello della moneta: testa o croce. Qualunque sia la risposta, non è colpa nostra se la scelta si dimostra poi improvvida: il suggerimento ci è venuto dal destino, ed evidentemente era quello che meritavamo. Il secondo sistema riguarda invece l’affidarsi al mondo spirituale. La sera, prima di andare a letto, bisogna rivolgere al proprio Angelo, o alla Madre Divina, o al Cristo, la richiesta di essere illuminati sulla decisione da prendere. Questo per almeno tre sere. Se si è “in regola” con il mondo spirituale, e se si ha una vera fiducia in esso, una mattina ci si sveglierà con l’ispirazione giusta. Occorre coglierla al volo e non ripensarci in seguito, perché sarebbe una grave mancanza di fiducia.
Mi capitano continuamente dei contrasti nell’ambiente di lavoro, degli incidenti che gli altri attribuiscono alla mia disattenzione ma io so che non è cosí, e poi degli attacchi da persone che dovrebbero essere dalla mia parte perché di famiglia. Non voglio continuare l’elenco perché andrei avanti a lungo, ma mi chiedo perché questo mi accada, e anche cosí di frequente. Sembra che un destino avverso che si accanisca contro di me. Come evitarlo? Possiamo con lo studio e l’applicazione dell’antroposofia cambiare il nostro destino?
Emilio R.
Di nuovo un messaggio che parla di destino. In questo caso facciamo rispondere a una voce autorevole. A conclusione di un articolo dal titolo “Si può trasformare il proprio destino?” da noi pubblicato nel luglio 2011 (https://www.larchetipo.com/2011/lug11/filosophia.pdf), Massimo Scaligero scrive: «Compito altamente creativo sarebbe trovare l’accordo con la propria sorte, in quanto si possa riconoscere nel suo svolgersi una saggezza che normalmente ci sfugge, ma che può anche rivelarsi se non si pone tra noi ed essa un atteggiamento di resistenza. Niente rafforza la volontà quanto un’accettazione ragionata del proprio destino e un saper riconoscere, osservando la nostra storia trascorsa, quanto esso ci abbia giovato a migliorare il carattere, anche attraverso eventi che ci sono apparsi dolorosi. Si dovrebbe avere coscienza che quanto sembra venirci dal di fuori, come sofferenza o dramma, siamo noi stessi che lo cerchiamo, portando l’impulso verso di esso nella volontà piú profonda. Il non sapere ciò è in sostanza una difesa riguardo a tutte le esperienze piú spiacevoli, le quali è provvidenziale che ci giungano inaspettate. Ma questo stesso è il segreto per trasformare il proprio destino: ogni rivolta contro di esso indebolisce la volontà e riconferma gli stati negativi attraverso cui si manifesta. La conoscenza di se stessi propizia la giusta interpretazione delle vicende personali: in quanto si è immersi in esse, non si riesce a vederle oggettivamente e ad afferrarne il senso ultimo. Ma ove sia possibile una simile visione, si giunge a riconoscere la propria responsabilità nella trama della vita o la sapienza che è nel suo evolversi: si diviene cooperatori del proprio destino».
Di recente mi sono rotta un braccio (il destro, e non sono mancina) cadendo per la strada perché correvo, dato che avevo fatto tardi per il traffico. Con il braccio ingessato ho ripreso il lavoro ma il computer si è bloccato e ho perso dati importanti che il tecnico non è riuscito a recuperare. A casa, forse a causa della mia poca abilità con la mano sinistra, mentre lavavo i piatti uno è caduto sugli altri e se ne sono rotti quattro. Ho voluto guidare ugualmente fidandomi della mia perizia di guidatrice esperta, e invece ho fatto un incidente mentre cambiavo marcia con la sinistra e lasciavo temporaneamente il volante. La polizia che è venuta per la costatazione mi ha fatto anche una multa perché con il braccio ingessato non potevo guidare e avevo rappresentato un pericolo per gli altri automobilisti e per i pedoni. Tornata a casa ho avuto una brutta discussione con mio marito, che mi ha accusato di fare le cose in modo maldestro e sempre affannata. Ora non ci parliamo, e posso solo sperare che passi presto questo momento difficile. Un’amica mi ha detto che forse qualcuno mi ha fatto una fattura. Come considera l’antroposofia le fatture e il malocchio?
Isolina M.
La Scienza dello Spirito non si occupa di fatture e malocchio, ma promuove invece un serio lavoro sull’autocoscienza e la presenza di sé nelle cose che si compiono. Gli esercizi di formazione interiore servono anche a migliorare i nostri comportamenti nella vita di tutti i giorni. Prestare attenzione a quello che si fa, essere presenti nelle proprie azioni, non essere affannati e distratti, significa cercare di portare armonia in noi e intorno a noi. Ne beneficiano anche i rapporti umani, in particolare le persone che ci sono vicine. Un augurio per il recupero di un armonioso rapporto con il marito!