Non avendo potuto partecipare, per motivi di salute, al Convegno, Mario Iannarelli ha inviato in Redazione la traccia sulla quale avrebbe svolto, in presenza, la sua relazione.
Si presenteranno due contenuti della Scienza dello Spirito a carattere antroposofico, apparentemente lontani, che però presentano forti motivi per poterne fare sintesi conoscitiva e meditativa.
Nella lettera ai soci del 17 agosto 1924, Rudolf Steiner scrisse, tra l’altro, delle parole che riportiamo per avviare una serie di considerazioni: «Michele …libera i pensieri dal dominio della testa; apre loro le vie del cuore».
Che significato dobbiamo dare a tali parole, soprattutto in senso pratico? Prendiamo lo spunto da rivelazioni precedenti. Nelle conferenze dei giorni 8, 11, 12 gennaio 1918 (Miti antichi e loro significato, O.O. N° 180), Rudolf Steiner rivela, tra l’altro, quanto segue: «Il principio importante che deve penetrare nella nostra civilizzazione e nella nostra pedagogia, [è] il principio dell’invecchiamento dell’uomo, dell’invecchiamento del suo corpo fisico collegato al ringiovanimento del suo corpo eterico. …Nei primi tempi che seguirono la catastrofe Atlantica, l’uomo restava piú a lungo capace di sviluppo, fino a sessant’anni circa della sua vita, di modo che egli sapeva che progrediva in età, ma la sua anima e il suo Spirito si trasformavano anch’essi. Oggi, passati i nostri 20/30 anni, per ottenere questo medesimo sviluppo dobbiamo fare appello alla nostra forza di volontà. …Ora noi viviamo, dopo il XV secolo, in un tempo dove il nostro sviluppo si arresta ai 20/30 anni …cosicché gli uomini sono destinati a trascinare tutta la loro vita ciò che il loro naturale sviluppo ha dato loro durante la giovinezza, se essi non prenderanno per mano, per loro libera volontà, il loro ulteriore sviluppo. …Se un impulso non viene piú provato dall’umanità, dei tempi possono venire dove non regneranno che le opinioni acquisite durante la giovinezza. Questo ringiovanimento dell’umanità si rivela già dai sintomi esteriori, e colui che osserva l’evoluzione storica con accuratezza può vederli. …E questa tendenza aumenterà sempre piú se non viene contenuta: non sarà piú a vent’anni che l’uomo penserà d’essere assai intelligente …ma a diciannove, diciotto anni; crederà di poter abbracciare tutto ciò che la conoscenza umana può dare; egli l’avrà già acquisita. Questa sorta di ringiovanimento degli uomini comporta una esortazione: ciò che la natura non gli conferisce piú, è necessario acquisirlo attraverso il contatto con le realtà spirituali. …Deve affermarsi una conoscenza del tutto nuova dell’entità umana; solamente quando sarà acquisita, l’umanità troverà l’impulso per conquistare volontariamente e liberamente ciò che la natura non gli dona piú. …Voi avete già visto uno scheletro umano, ricordate che non è un insieme uniforme, ma composto di due parti. Potete molto facilmente separare il cranio che, propriamente parlando, è appoggiato di sopra e si lascia molto facilmente levare. …Diciamo: l’uomo-testa e l’uomo-tronco. E questo non è solamente lo scheletro, ma anche, benché sia meno evidente, il suo essere di carne tutto intero. …Se si vuole esprimere schematicamente ciò che è la testa umana, si può dire: la testa dell’uomo è una sfera. …Si può dare al resto del corpo una forma a spicchio di Luna, nella quale va da sé che le due curve variano seguendo la corpulenza dell’individuo. Cosí noi possiamo già concepire la forma umana come composta da una sfera e da uno spicchio, e queste due immagini sono quelle di una profonda realtà. …La forma umana si è divisa in due parti. …La testa umana è una immagine del macrocosmo, una riproduzione del mondo intero …il mondo intero prende parte alla creazione della testa umana. La testa si sviluppa rapidamente, il resto dell’organismo lentamente. …Nella nostra epoca, la nostra testa, il nostro sviluppo cerebrale, si compie nel corso dei nostri primi 28 o 27 anni circa, il resto dell’organismo ha bisogno di tutta la vita fino alla morte; ci è necessaria tutta la vita per realizzare ciò di cui la testa si appropria in un tempo relativamente breve. …È esatto che durante la sua giovinezza l’uomo riceve certi concetti, certe nozioni che apprende, ma giustamente, non fa che apprendere. È un sapere cerebrale. Il resto della vita, srotolandosi lentamente, è destinato a trasformare, a poco a poco, questo sapere cerebrale in “sapere del cuore”, quello al quale partecipa l’uomo intero e non solamente la testa. Chiamerò dunque ora l’uomo-cuore ciò che resta dell’uomo al di sotto della testa. Per trasformare il sapere cerebrale nel sapere del cuore abbiamo bisogno di un tempo molto piú lungo di quello che è necessario per appropriarsi del primo. Per accogliere il sapere cerebrale si ha bisogno di un tempo che arriva fino ai 20/30 anni circa …per trasformare il sapere cerebrale in sapere del cuore, si ha bisogno di un tempo altrettanto lungo di quello che si è vissuto fino a 26 o 27 anni. Anche sotto questo aspetto l’uomo ha una doppia natura. …Sapere che cosa significhi questo esattamente non è facile. …Il sapere cerebrale resta una fredda teoria; ora, il dover essere trasformato in sapere del cuore è giustamente lo scopo dell’avvenire: trasformare a poco a poco il sapere della testa nel sapere del cuore. Si produrrà allora un vero miracolo! …Questa scienza è rimasta semplice sapere intellettuale, di conseguenza, materialismo; quando esso sarà diventato sapere del cuore, quando esso sarà infiammato dall’uomo tutto intero, quando l’umanità comprenderà che “invecchiare” significa ringiovanire con il crescere degli anni, esso diverrà lo spiritualismo piú puro. …Il vero miracolo si compirà quando l’uomo potrà sentire il ringiovanimento del suo corpo eterico».
Ma conoscere questo segreto dell’uomo, vuol dire assolvere a una parte di quel perenne consiglio “Oh, uomo, conosci te stesso”; significa iniziare a sollevare il velo di Iside, della nuova Iside/Sophia che, quale anima umana, giace addormentata in un sogno mortifero, quello dell’intelletto legato solo ai sensi fisici. Su questa via dovremo destare la nuova Iside/Sophia in noi, e con la sua luce illuminare la nostra anima/cuore, ove ci attende Osiride-Cristo. Come il pensare micheliano, liberamente moventesi nella testa di un uomo, ne illumina la mente, cosí illumina e rende visibile anche la via per giungere al cuore, dove il calore dell’amore del Cristo lo attende. In un uomo di “buona volontà”, la Luce/Saggezza del pensare micheliano, massimo servitore della Sophia, deve riunirsi nel cuore al Calore/Amore del Cristo, riconoscendolo come Signore del suo karma, suo massimo consigliere, amico e fratello nel suggerirgli ciò che ha da “condurre a piena meta”.
Si è potuto riconoscere che il problema del passaggio dal pensare della testa a quello del cuore è strettamente legato a quello dell’invecchiamento / ringiovanimento e Rudolf Steiner giunge a proferire parole molto “pesanti”, per indurci al massimo interesse conoscitivo e operativo in merito. Eccole di nuovo: «Ma tutto ciò è cosí profondamente collegato all’evoluzione generale dell’umanità, che l’uomo dovrebbe attualmente e nel prossimo avvenire dirigere tutta la propria attenzione su questo fatto. …Eccoci condotti a cose molto importanti e molto profonde. …Esse ci sono altrettanto necessarie del pane quotidiano. Altrimenti l’evoluzione dell’umanità fallirà o si fermerà, se non verrà scoperto il cammino che conduce al ringiovanimento».
Ora, acquisito il primo contenuto, se ne presenterà un altro, con cui fare possibile sintesi. Per valore e importanza, quest’ultimo è tra i massimi segreti occulti che il Dottore ci ha donato, descrivendoci il “Quinto Vangelo eterno”, un valore che supera, per certi versi, quelli appena esaminati. Si accentrerà l’esame sul colloquio finale avvenuto tra Gesú di Nazareth e la Madre adottiva, colloquio che precede il suo andare verso il Giordano per ricevere il Battesimo da Giovanni.
Riportiamo dalla conferenza del 5 ottobre 1913, tenuta a Christiania, oggi Oslo (Il Quinto Vangelo, O.O. N° 148): «Ho già detto che la sua madre adottiva (Maria Salomonica) aveva sempre piú comprensione per ciò che viveva nella sua anima (di Gesú di Nazareth). …Quando guardiamo indietro all’evoluzione dell’umanità sulla terra, essa è simile alla vita umana individuale, cambiata solo nelle generazioni successive e per loro inconscia. La vita post-atlantidea dell’umanità si è rivelata a Gesú di Nazareth: dopo il grande disastro naturale di Atlantide, si sviluppò per la prima volta un’antica cultura indiana in cui i grandi santi Rishi comunicarono la loro vasta saggezza all’umanità. In altre parole, era fondamentalmente una cultura spirituale. Sí, continuò proprio come un essere umano è un bambino tra la nascita e il settimo anno, in cui agiscono forze diverse rispetto alla vita successiva, cosí in quell’epoca dell’antico Indiano erano attive forze spirituali. Ma poiché quelle forze non erano presenti solo fino al settimo anno, ma si estendevano per tutta la vita dell’indiano, allora l’umanità si trovava in un diverso stadio di evoluzione. Nel corso di tutta la loro vita sapevano ciò che oggi il bambino conosce e sperimenta fino al settimo anno. Oggi pensiamo come pensiamo tra il settimo e il quattordicesimo e tra il quattordicesimo e il ventunesimo anno, perché abbiamo perso le forze infantili che vengono soppresse nel settimo anno. In quell’epoca antica, poiché si estendevano per tutta la vita queste forze che oggi sono presenti solo fino al settimo anno, gli uomini della prima epoca post-atlantica erano chiaroveggenti. Sono saliti piú in alto con le forze che oggi sono presenti solo fino al settimo anno. Sí, quella era l’età dell’oro dell’evoluzione umana. Poi venne un’altra epoca, nella quale si estendevano per tutta la vita le forze, che altrimenti sarebbero attive solo tra il settimo ed il quattordicesimo anno. Poi venne la terza epoca, in cui erano attive le forze che altrimenti sarebbero attive tra il quattordicesimo ed il ventunesimo anno. Allora vivevamo in un’epoca in cui le forze attive oggi tra il ventunesimo e il ventottesimo anno, erano attive durante tutta la vita. Ora ci avviciniamo alla metà della vita umana, ha detto Gesú di Nazareth, che è negli anni Trenta, dove le forze della giovinezza cessano di crescere e cominciano a diminuire. Viviamo ormai in un’età che corrisponde al ventottesimo-trentacinquesimo anno dell’individuo, dove la sua vita comincia a declinare. Mentre in alcuni individui sono presenti altre forze, nell’umanità in generale esse non esistono piú. Questa è la grande sofferenza, che l’umanità invecchi, avendo la sua giovinezza alle spalle, trovandosi nell’epoca corrispondente al ventottesimo fino al trentacinquesimo anno. Da dove dovrebbero provenire le nuove forze? Le forze della gioventú sono esaurite. Questo è ciò che disse alla sua madre adottiva riguardo all’imminente decadenza dell’umanità, che gli causò tanto dolore, perché era chiaro che la situazione dell’umanità era senza speranza. Le forze della giovinezza erano esaurite, l’umanità ora affrontava la vecchiaia. Gli individui, lo sapeva, avrebbero continuato a vivere dal trentacinquesimo anno fino alla morte come prima, perché conservavano residui delle forze, ma l’umanità nel suo insieme non li aveva, quindi doveva venire qualcos’altro: ciò che per l’individuo è necessario dal ventottesimo al trentacinquesimo anno. La terra dovrebbe essere illuminata macrocosmicamente dalle forze con cui deve essere illuminato l’individuo dal ventottesimo al trentacinquesimo anno. Che l’umanità come tale stesse invecchiando, questo è quanto si legge nella Cronaca dell’Akasha e si è sentito durante quello che Gesú di Nazareth ha raccontato».
Credo che non possano esserci dubbi, che quanto fu espresso, in questa parte del colloquio, da Gesú di Nazareth alla madre adottiva, deve apparire necessariamente congruo con il problema dell’“invecchiamento / ringiovanimento” dell’umanità descritto nel primo contenuto. Deve risaltare, con forza, che questo problema del divenire dell’umanità venne sentito e vissuto come essenziale da Gesú di Nazareth, fino poi a trasfonderlo, quale sua parte vivente, nell’anima della madre adottiva, da un certo punto di vista “liberandosene”.
Ecco, infatti, quanto Steiner ci dice di seguito, in merito ai grandiosi effetti spirituali verificatisi per mezzo di quel colloquio: «Mentre parlava in questo modo a sua madre del significato dell’evoluzione umana, in quel momento si rese conto che ciò che stava dicendo era parte di se stesso, e qualcosa di se stesso fluiva dalle sue parole, perché le sue parole erano diventate ciò che lui stesso era. Quello fu anche il momento in cui nell’anima di lei fluí l’anima che aveva vissuto nella sua madre biologica (Maria Nathanica), la quale – dopo che l’Io di Zarathustra era passato a lui dall’altro Gesú Bambino – era morta e aveva vissuto in regioni spirituali (data la sua anima virgineo-solare, della stessa natura del figlio Gesú nathanico, alla morte era stata assunta direttamente nel Devachan, senza passare per il Purgatorio) fin dai tempi di Gesú che aveva dodici anni. Da allora in poi potrà spiritualizzare l’anima della madre adottiva (Maria Salomonica). …Ma Gesú di Nazareth si era unito cosí intensamente alle parole con cui aveva espresso il suo dolore per l’umanità, che era come se questo sé fosse scomparso dagli involucri [fisici, eterici e astrali] della sua vita, tanto che questi involucri diventavano come sono erano quando era un fanciullo, impregnato solo di tutto ciò che aveva sofferto dal suo dodicesimo anno. L’Io-Zarathustra non c’era piú e ciò che viveva nei suoi tre involucri era solo ciò che restava per la forza delle esperienze. In questi tre involucri nacque un impulso che lo condusse sulla via di Giovanni Battista presso il fiume Giordano».
Ci si può spiegare pienamente, ora, perché Steiner abbia usato quelle parole cosí pregnanti in merito a quei contenuti: «Eccoci condotti a cose molto importanti e molto profonde…Esse ci sono altrettanto necessarie del pane quotidiano. Altrimenti l’evoluzione dell’umanità fallirà o si fermerà, se non verrà scoperto il cammino che conduce al ringiovanimento».
Prima, fino ai tempi dei fatti di Palestina, il divenire dell’umanità l’aveva portata all’impossibilità, cosí sofferta da Gesú di Nazareth, di poter uscire dalla irrisolvibile situazione di invecchiamento in cui era caduta. Dopo, grazie all’impulso del Cristo generatosi dal sacrificio del Mistero del Golgotha, si è ripresentata all’umanità la soluzione del problema che, senza quest’ultimo, l’avrebbe portata al fallimento della sua missione terrestre e alla piú oscura delle sorti. Oggi, passati circa duemila anni da quel Golgotha, Cristo e Michele offrono a tutta l’umanità la nuova via per la guarigione, ma si deve comprendere che un Essere, quasi in totale silenzio, ha fatto e continua a fare da “ponte” tra l’anelito irrisolto dell’Io di Zarathustra, e la “guarigione” realizzatasi grazie al Mistero del Golgotha. Questo Essere, nel nostro tempo, grazie a Giovanni/Lazzaro, offre alla libera volontà umana il ringiovanimento del nostro corpo eterico, cosí essenzialmente necessario. Il corpo eterico ci fu conferito, sull’antico Sole, dal sacrificio degli Spiriti della Saggezza, esso è un corpo intessuto di Saggezza, di cui si è sempre nutrito. Va da sé, che se oggi noi dobbiamo prendere in mano tale nutrimento, dobbiamo assumere la massima conoscenza possibile, affinché il nostro Spirito la trasformi in vera Saggezza. Ora, se al posto di Saggezza, noi poniamo la parola Sophia, possiamo chiudere una serie di nessi, partendo da quanto si è presentato prima: «Mentre (Gesú di Nazareth) parlava in questo modo a sua madre del significato dell’evoluzione umana, in quel momento si rese conto che ciò che stava dicendo era parte di se stesso, e qualcosa di se stesso fluiva dalle sue parole, perché le sue parole erano diventate ciò che lui stesso era. Quello fu anche il momento in cui nell’anima della sua madre adottiva fluí l’anima che aveva vissuto nella sua madre biologica, la quale – dopo che l’Io Zarathustra passò a lui dall’altro Gesú Bambino – era morta e aveva vissuto in regioni spirituali fin dai tempi che Gesú aveva dodici anni. Da allora in poi potrà spiritualizzare l’anima della madre adottiva».
Ecco che, ancor prima dell’unione tra Gesú e Cristo, si verificò quella tra la Vergine Maria Nathanica e la madre Salomonica, la cui anima, ripiena dell’infinito dolore trasmessale da Gesú di Nazareth, iniziò a spiritualizzarsi per l’azione in Lei della Vergine Maria Nathanica. Ciò significa che la purissima Saggezza celeste della Maria Nathanica, discesa direttamente dal Devachan, iniziò l’opera di trasformazione del dolore trasfusoLe da Gesú di Nazareth. Si deve considerare bene la natura virginea dell’anima della Maria Nathanica, esente dal peccato originale come quella del figlio. Questo processo di unione delle due Marie si realizzò pienamente nel momento in cui, sul Giordano, il Cristo si uní ai tre involucri del Gesú nathanico, corroborati per 18 anni dall’Io di Zarathustra, tanto che la Maria Salomonica, in quello stesso momento – per l’agire in Lei dell’anima virginea della Maria Nathanica e per effetto della incarnazione del Cristo – riacquistò anche la sua verginità fisica!
Da qui iniziò il cammino di elevazione alla perfezione di questa entità complessa, della “Donna” a cui il Cristo si rivolgerà sin dall’inizio del Suo operare alle Nozze di Cana, per riappellarLa cosí sotto la Croce, dopo tre anni, tre mesi e tre giorni, e affidandoLe il “figlio” come Madre, per affinità spirituale donata a tutti gli uomini dal Cristo. Ella, portatrice dell’anelito irrisolto da Gesú di Nazareth, portatrice del suo immenso dolore, ma anche della Saggezza celeste dell’altra Maria, si fece silenziosa “Ancella” del Signore, e nel giusto tempo, fu presente sotto la Croce, quale membro superiore della prima Loggia dei servitori del Graal. Per questo suo sacrificio, il Cristo stesso, prima di morire, Le conferí l’impulso del Suo Io, come già aveva fatto con Lazzaro alla sua resurrezione, per cui divenne Lazzaro/Giovanni. Tutto è pronto: grazie al cammino di questi due esseri, il Cristo può affidare a Giovanni il compito storico di influenzare i corpi astrali degli uomini, per conferire loro la Madre affidatagli dal Cristo stesso, cioè la rappresentante della massima Saggezza dei Creatori primordiali, la NUOVA ISIDE SOPHIA, la Saggezza che, per noi uomini del nostro tempo, giunge giovanniticamente attraverso la vera Scienza dello Spirito, la Saggezza che, unica e irrinunciabile, può nutrire il corpo eterico, facendolo ringiovanire mentre quello fisico decade, la Sophia che l’uomo può liberamente conquistarsi con le forze umane, le forze dell’Anthropos. Le forze con cui l’uomo, seguendo le indicazioni di Michele, trasferisce i pensieri del capo al cuore, dove, secondo l’insegnamento del Dottore, “L’amore è saggezza rinata nel cuore”.
Mario Iannarelli