«Ho vissuto un tempo con coloro che ho lasciato indietro. …Allora non avrei potuto immaginarmi di poter vivere quella vita fisica senza moglie e figli. …Quando però mi risvegliai nel Mondo spirituale dopo la morte, non potei piú ritrovare la mia sposa e i miei figli. …So che sono giú sulla Terra, ma la loro reale vita dell’anima – ciò che da mane a sera pensano, sentono, vogliono – è come cancellato. Non li trovo piú, loro, cosí cari, pur cercandoli tanto».
Quanto precede descrive una visione percepita in chiaroveggenza relativa al tormento dell’anima di un defunto, che Rudolf Steiner definisce «una esperienza davvero straziante che quest’anima offriva alla vista» (in Indagini occulte sulla vita tra morte e nuova nascita, O.O. N° 140).
Il Dottore ci disvela il senso occulto della menzionata esperienza: «Il padre stava …nelle regioni ove viviamo fra morte e nuova nascita, e aveva una sete ardente di una relazione con le anime con le quali per cosí lungo tempo era stato unito. Ma quelle anime erano come scomparse per lui. Perché? Perché esse non andavano a cercare alcun contenuto spirituale» (corsivo d.r.).
Siamo dunque di fronte ad una profonda tragedia: un padre di famiglia muore, sale nel Mondo spirituale; appena riesce a superare la non lieve trasformazione e riconquistare un minimo di consapevolezza, cerca disperatamente la sua famiglia della cui esistenza in Terra è certo, ma per quanti sforzi compia non ritrova i suoi cari perché costoro non sono impegnati in alcuna ricerca spirituale.
Il Dottore prevede il nostro sgomento: «Certo si può ammettere che verità del genere sono spiacevoli da ascoltare …Ma non si tratta del fatto che suoni spiacevole. La verità ha da essere vera».
Mirabile la sintesi storica esplicativa che subito ci dona: «Negli antichi tempi dell’evoluzione dell’umanità le anime umane ricevevano cosí tanto perché si trovavano ancora nella propria infanzia, e assumevano in maniera infantile le tradizioni e le rappresentazioni religiose dei mondi sovrasensibili. In tal modo esse avevano un linguaggio per la vita spirituale e potevano essere in comunione con gli esseri spirituali (defunti inclusi, n.d.r.) …Per questo la Scienza dello Spirito non giunge nel mondo fisico …come qualcosa che si possa divulgare ad arbitrio, pressappoco nel modo in cui delle associazioni vogliono diffondere questo o quello».
La Scienza dello Spirito ci è concessa dunque anche per sostituire quel complesso di modalità tradizionali, oggi non piú efficaci, un tempo in grado di evitare tragedie come quella descritta. Consequenziale l’invito a non considerare i relativi contenuti superficialmente divulgabili.
E l’esperienza in oggetto deve essere stata particolarmente penosa se il Dottore ritiene opportuno aggiungere: «Coloro che oggi si sentono chiamati a portare idee spirituali nella nostra vita di pensiero hanno avuto esperienze simili a quelle appena caratterizzate; essi conoscono le anime che già oggi vivono nel regno al di là della morte, con il loro richiamo quaggiù e che non riescono a trovare, essendo queste in sé spiritualmente vuote. Le grida dei defunti sono la chiamata dalla quale scaturisce l’ideale scientifico-spirituale».
Indubbiamente si accoglie attoniti questa verità davvero inattesa: l’ideale scientifico-spirituale, il suo impulso operante, scaturito dai richiami disperati dei defunti!
E non basta: «Chi oggi entra in quel mondo, ed è in grado di verificare lo strazio, la nostalgia, la privazione, ma anche la disperazione delle anime che sono passate per la porta della morte, costui sa perché noi ci uniamo qui. Sa anche che non può fare altro che sostenere tale vita spirituale (corsivo d.r.). Questa è una faccenda seria, profonda»
Non sarebbe il Dottore se ci lasciasse senza l’indicazione di una possibile via d’uscita: «Oggi ci sono anime che sentono, per quanto solo dall’oscurità dell’istinto: “Voglio apprendere qualcosa dei mondi sovrasensibili”. Questi sono i pionieri di quel futuro dell’uomo che deve venire, anime che vedranno nella cura della vita spirituale ricavata dalla conoscenza delle condizioni fondamentali della vita spirituale stessa una questione importante. …Le nostre anime non scendono invano nel mondo fisico, vi scendono perché effettivamente in questo mondo deve venir acquisito quello che solo in esso è possibile acquisire: la conoscenza spirituale».
Questa dunque la “cura”, valida sia per i trapassati che per i loro cari ancora incarnati, e conseguentemente per i loro rapporti.
Pertanto chi si impegna con serietà e devozione nella ricerca scientifico-spirituale, non solo si prepara adeguatamente per questa vita e per l’altra: diventa visibile per i propri cari defunti. E letteralmente li sfama, perché mentre dorme, i suoi cari dai mondi spirituali possono nutrirsi dei pensieri spirituali che ha coltivato durante il giorno; alimento per loro non sostituibile né ricavabile da altri.
Nel mese dedicato a chi ha lasciato questa dimensione, prezioso risulterebbe un ulteriore proposito: leggere con regolarità per una ventina di minuti, mentalmente o a mezza voce, passi steineriani, immaginando uno o piú cari defunti accanto in ascolto, nella fisionomia che avevano negli ultimi tempi della loro esistenza terrena.
Francesco Leonetti