Ecco che nel mese del Solstizio e del Natale, il Dies Natalis Solis Invicti dei Romani, un ceppo d’Abete viene posto nel camino dal capofamiglia e benedetto, dovrà ardere lentamente fino all’Epifania, ad augurare abbondanza alla casa, alla famiglia, agli armenti e ai prodotti dei campi.
Era una antica usanza quella di adornare a metà inverno, nella notte piú lunga dell’anno, un Abete con luci e sfere che rappresentano le influenze celesti, con noci e mele che rappresentano la fertilità dell’anno che verrà, e dolci che rappresentano la dolcezza della visione interiore.
Nacque cosí l’Albero di Natale, l’Albero della Vita, che si conquistò velocemente un’enorme fama. Queste tradizioni, ormai solo un ricordo per i piú, pongono l’Abete al centro del periodo delle Festività del Natale, dove accanto al Presepe è presente nelle case di molti in questi giorni.
Dell’Abete, della famiglia delle Pinacee, due sono le varietà piú comuni nelle nostre foreste, l’Abete rosso (Picea abies) e l’Abete bianco (Picea glauca).
Nella storia della Terra, le conifere sono tra le specie piú antiche, sono molto forti ed adattabili a condizioni avverse; in tutto il mondo ci sono moltissime specie di Abeti che si sono adattati al clima particolare di ogni zona.
Crescono per lo piú in montagna, spesso in boschi misti al Faggio. La loro presenza si pensa risalga all’ultima glaciazione, e in Europa si sono diffusi principalmente nella fascia del Centro Nord a quote tra i 1.200 e i 2.000 metri.
L’Abete rosso poi, essendo un albero robusto e dalla crescita veloce, rivestí un ruolo importante nel ripopolamento forestale dell’Europa nel XVIII e XIX secolo e dopo le ultime due guerre mondiali.
Gli alberi autoctoni possono raggiungere anche 50/60 metri d’altezza, l’Abies grandis può arrivare fino a 100, e molte specie di Abete rosso, come pure di Abete bianco, possono vivere per centinaia d’anni. Stabilizzano le pendici delle montagne e le proteggono dall’erosione, ma sono molto sensibili all’inquinamento atmosferico e alle abrasioni causate dagli animali.
Le gemme dell’Abete bianco contengono una grande quantità di resina e di olio essenziale, quest’ultimo si ottiene per distillazione dei rametti e degli aghi, ha un profumo balsamico di bosco fresco e il suo elemento è Terra e Aria.
La sua azione è antisettica, anticatarrale, ed è coadiuvante in raffreddori, tosse e bronchiti, stimola la circolazione ed allevia tensioni muscolari e dolori reumatici.
Come anche le altre conifere, dona forza, coraggio e resistenza. Gli oli essenziali possono essere usati in lampade per aromi e inalazioni, in bagni e per massaggi, mentre l’assunzione per via orale deve essere prescritta e seguita da un medico o da un aromaterapeuta, fondamentale la qualità dell’olio essenziale che si usa.
Il fumo del legno o della resina ha un effetto depurativo per l’ambiente, come pure l’olio essenziale vaporizzato.
Le gemme sono ingrediente di sciroppi per lenire la tosse e fluidificare il muco. Si consiglia sempre un preparato analcolico.
Rudolf Steiner raccomandava la resina dell’Abete nel trattamento del diabete; in questo caso occorre pensare ad un’azione fortificante sull’Io, oltre poi all’effetto neurotonico sul sistema nervoso.
Dall’Abete vengono poi estratte quattro sostanze molto importanti per varie applicazioni pratiche: la pece, la resina, il catrame e la trementina. Queste sostanze servivano per impermeabilizzare tutti i tipi di legno e per sigillare le assi delle navi, venivano anche utilizzate come carburante per lampade ad olio.
Gli antichi Greci dedicarono l’Abete a Poseidone, il dio del mare, considerato che gli alberi delle navi venivano ricavati dal tronco dell’Abete.
Anche le conifere avevano i loro Boschi Sacri; nel IV secolo, il vescovo delle Gallie, Martino di Tours, fece demolire senza incontrare opposizione un tempio, ma quando tentò di far abbattere l’Abete sacro che stava lí vicino, gli abitanti del luogo si ribellarono e lo impedirono.
Nei racconti e leggende del Nord si parla di uno spirito femminile chiamato Dziwitza che vagava in caccia, come Diana, in boschi d’Abete, e di un’altra divinità femminile, Boruta, che abitava proprio all’interno di un grande Abete.
Lo Spirito, o Re della Foresta, viene sempre dipinto nelle favole delle regioni alpine con un Abete sradicato sotto ad un braccio e si dice viva in uno degli Abeti piú vecchi del suo territorio.
Le Conifere si considera siano dominate da Saturno, le cui energie inibiscono il processo di crescita, contraendo la sostanza e indurendo la forma. Che Saturno governi la conifere è dimostrato dal fatto che molte di esse raggiungono la maturità solamente dopo che il pianeta ha compiuto un giro completo in circa trent’anni. I lunghi ritmi di Saturno garantiscono loro una lunga esistenza, e con la loro forma contenuta ed aspra possono avventurarsi nel profondo dell’inverno sulle montagne, e piú a Nord di qualsiasi albero o arbusto.
L’Abete appartiene infatti alle montagne, non molti alberi oserebbero avventurarsi in quelle alte regioni che sono, in un certo senso, piú vicine a certe forze celesti che alla Terra; le conifere giocano un ruolo importante nello scambio di queste forze possenti.
Nei boschi di conifere lo spirito di gruppo dell’intero bosco è piú sviluppato della driade individuale dell’albero, i giganti delle rocce, i possenti esseri della tempesta e del vento, i potenti deva di gruppo delle conifere sono piú uniti di quanto si possa immaginare.
L’aura di questi alberi è piú densa e piú difficile da contattare perché hanno ritirato tanta della loro vita, compreso gran parte del processo di fioritura, all’interno.
Camminare dentro un bosco naturale di conifere ha un forte effetto: ci lascia sentire la profondissima calma, pace, durata e maestosità dei processi che accadono nelle regioni montane della Terra; le emanazioni degli oli balsamici danno tono ai nostri polmoni anche semplicemente camminando in un bosco profumato.
Al giorno d’oggi gli Abeti hanno subíto una grande violenza quando si è preteso di farli crescere in grandi monoculture e in regioni completamente inadatte ad essi; cosa ancora peggiore, a molti di loro non è permesso di raggiungere la maturità, per non parlare della vecchiaia.
I sempreverdi hanno sempre avuto una posizione speciale agli occhi dell’umanità, in quanto personificazione del potere perenne della Vita, e della promessa del ritorno della Luce e della Primavera.
Secondo la tradizione di Paesi nordici come la Germania, l’Austria, la Svizzera, e il nostro Alto Adige, quando si costruiva un edificio, al termine della copertura del tetto si poneva un abete, simbolo di durata secolare, e si festeggiava con le maestranze il cosiddetto “colmo del tetto”.
Anche a Dornach, nella costruzione del primo Goetheanum, quando si raggiunse la chiusura delle due cupole, vi furono issati sopra due abeti e ci fu una grande “Festa della carpenteria” con tutti coloro che avevano partecipato ai lavori.
Cosí infine si esprimeva Rudolf Steiner a proposito dell’albero di Natale, in una conferenza tenuta a Berlino il 21 dicembre 1909: «Possiamo avvertire qualcosa nell’albero che ci sta innanzi come albero di Natale, qualcosa come un simbolo di quella Luce che deve sorgere dall’intimo dell’anima nostra e per mezzo della quale possediamo l’immortalità nell’esistenza spirituale. …Sia per noi un simbolo per ciò che deve illuminare e ardere nelle nostre anime, per innalzarci al mondo spirituale!».
Abete, tu che hai scaglie
simili a pelle di drago
e nasci sulle vette,
dove l’aria è cosí sottile,
dove la montagna e la tempesta
s’incontrano
in un abbraccio possente,
cara ti è la tua fredda
forma merlettata,
le montagne si inchinano a te,
la tua chioma è nelle stelle,
Padre degli Alberi!
Davirita