Tutta la notte
ha piovuto
sommessamente,
senza tuoni,
solo con strani
rumori e fruscii
che venivano
dal buio delle strade,
dalle grondaie
di zinco,
sul tetto,
ha piovuto
sui sogni inquieti
del mondo.
L’alba è venuta
improvvisa,
attraverso l’intrico
della finestra
che gèmica ancora.
Hanno segnato
il tempo, le gocce,
sul nero del davanzale,
proprio qui,
accanto a me.
L’acqua è dovunque:
prigioniera della terra,
sospesa agli steli
dei fiori,
immobile
nei pantani.
Il cielo ha donato
in silenzio,
minuzioso,
senza sciupare
una stilla.
Ora, col giorno,
il sole scaccerà
l’umido della notte
e le gocce spariranno:
prima le invisibili,
poi quelle grosse
di cristallo,
dove l’iride è profonda
come l’occhio
di chi soffre.
Magiche creature
trasparenti,
nate nel cielo
di cui siete forma
e volto inconsistente,
gocce roride
di rugiada,
spuma del mare,
fonte che gorgoglia,
fiume che scivola
tra i pioppi,
cateratte assordanti
eterne e pure,
laghi specchianti
i misteri notturni
del cielo,
cupi fondi del mare
dove l’acqua riposa
e culla l’alga
viscida e scura.
Acqua di Dio
che ristora la terra,
nutre le radici,
che ci dà vita
come dà vita al muschio
sulla pietra del fiume,
acqua che scorre
tranquilla,
o che rugge,
ma sempre uguale.
Polla tersa
delle rocce alpine,
anima del granito
che freme, saltella,
curva le canne di giunco,
acqua che porta via
con i fuscelli e l’erbe
i miei pensieri,
i giorni della vita…
Fulvio Di Lieto