Forse la parola “missione” di Savonarola non è del tutto appropriata per il contenuto dell’osservazione di questo singolare fenomeno della fine del XV secolo. E forse c’è anche qualcos’altro legato alla personalità di Savonarola che sarebbe molto piú importante da definire della missione di Savonarola. Questo altro sarebbe che i membri del movimento e della visione antroposofica del mondo si familiarizzassero con la natura di Savonarola, perché dalla sua attività e dalle sue peculiarità si possono imparare molte cose. All’alba dei tempi moderni da una figura come quella di Savonarola possiamo vedere a che punto era arrivato lo sviluppo del cristianesimo alla fine del XV e all’inizio del XVI secolo. E possiamo vedere quale tipo di attività non è efficace, che tipo di attività è da integrare nello sviluppo umano.
Può anche essere necessario mostrare come certe correnti unilaterali siano inadatte a rafforzare e introdurre il cristianesimo. Anche se non a lungo, vogliamo raffigurare l’efficacia di Savonarola con alcuni particolari. Accanto alla figura di Savonarola ce ne sarà un’altra, quella di quell’altro frate domenicano molto diverso, il frate che dipinse con i suoi meravigliosi e delicati dipinti il monastero da cui risuonavano i discorsi seri di Savonarola: Fra’ Angelico da Fiesole. Egli è presente all’alba di questa nuova èra, come a dimostrare che il cristianesimo si esprimeva allora in due forme. Si poteva portare dentro di sé tutta la meravigliosa visione delle figure e degli eventi cristiani cosí come vivevano nel cuore degli uomini. Si poteva dipingere senza pretese, senza preoccuparsi di ciò che accadeva all’esterno, senza preoccuparsi di ciò che faceva la Chiesa, di ciò che facevano i Papi, ma dipingere ciò che si viveva come cristianesimo dentro di sé. E questa è la prova di ciò che il cristianesimo poteva diventare in un’anima a quel tempo.
Quello è un modo, ma l’altro modo – e questo è il modo di Savonarola – è vivere il cristianesimo in quel particolare contesto. Se foste un uomo come Savonarola, potreste fare quello che ha fatto lui con una certa sicurezza, con una forte volontà, con una certa chiarezza mentale: avere la fede in una giovinezza proiettata all’interno di un tale sistema, dove si dovevano rispettare le vere regole, si doveva vivere la vera vita cristiana. Se si avesse ancora quello che aveva Savonarola, la piú profonda convinzione morale, allora si volgerebbe lo sguardo anche oltre, verso ciò che accadeva nel mondo. Si potrebbe confrontare il cristianesimo con quanto accadeva a Roma, con la vita del Papa, dei cardinali, veramente mondana, o come veniva evocato nelle meravigliose creazioni di Michelangelo! Si potrebbe osservare come in tutte le Chiese cattoliche le messe venissero celebrate secondo il culto piú rigoroso, come la gente avesse la sensazione di non poter vivere senza questo culto. Ma si poteva anche vedere che coloro che erano sotto il camice, la stola e la casula, praticavano una grande libertà nella loro vita civile e che ciò che oggi si cerca di ottenere come libertà è al confronto un gioco da ragazzi. Si vedeva che quello che oggi si desidera da certe parti e che si cerca di promuovere come tendenza, si realizzava fino ai gradini piú alti della gerarchia.
A quel tempo, una fervente fede nei mondi superiori poteva essere abbinata a un sentimento assolutamente democratico: “Dominio a Dio e non a un sovrano umano!”. Questo era un aspetto del cuore di Savonarola. Si potevano ammirare i Medici per tutto ciò che avevano fatto, che avevano portato in Italia, ma si poteva anche, come Savonarola, considerare un tiranno il grande Lorenzo de’ Medici.
Si potrebbe essere Lorenzo de’ Medici e pensare di lasciare che un domenicano cosí polemico predichi come vuole. Lorenzo de’ Medici era un uomo di animo nobile. Poteva capire cose diverse, perché bisogna guardare le cose da due lati. Aveva attirato Savonarola a Firenze ma, fin dall’inizio, Savonarola era contrario a considerare Lorenzo come suo mentore. Quando Savonarola divenne priore del monastero, non si preoccupò minimamente di fare la consueta visita di ringraziamento a Lorenzo. Quando questo gli venne ribadito obiettando anche che Lorenzo lo aveva fatto venire a Firenze, disse: «Credete che sia stato Lorenzo de’ Medici a chiamare Savonarola a Firenze? No, è stato Dio a chiamare Savonarola in questo monastero di Firenze!».
Lorenzo, da uomo nobile, donò lo stesso molto al monastero e si poteva credere che Savonarola potesse essere in qualche modo ammansito da ciò. Ma egli rinunciò a tutti questi doni e dichiarò che i domenicani erano lí per mantenere il voto di povertà e non per raccogliere ricchezze.
Chi erano i nemici di Savonarola? Tutti coloro che avevano creato la struttura, la Signoria sul piano fisico. Nulla ha scoraggiato Savonarola. Andava dritto per la sua strada. Diceva: «Esiste un cristianesimo. È sconosciuto alla gente nella sua vera forma. La Chiesa lo ha distorto. Deve scomparire e al suo posto devono subentrare nuove forme, nelle quali si mostri come il vero spirito cristiano potrà modellare la realtà esterna». Predicava queste frasi ancora e ancora. All’inizio predicava con grande difficoltà, perché faceva fatica a far uscire le parole dalla bocca. Ma divenne un oratore il cui pubblico divenne sempre piú numeroso e il cui talento oratorio aumentò sempre di piú.
I governanti erano inizialmente tolleranti e non volevano fare nulla contro di lui. Fu disposto che un monaco agostiniano pronunciasse un discorso che avrebbe dovuto spazzare via il predominio di Savonarola. Un giorno dunque, un frate agostiniano parlò sul tema: «Non sta a noi conoscere il giorno e l’ora in cui il Creatore divino interverrà nel mondo». Il monaco agostiniano parlò di questo con parole infuocate e, se si conoscono le correnti che hanno imperversato nella vita cristiana, si potrebbe dire che l’intera dottrina dei domenicani era contraria a quella degli agostiniani.
Savonarola si preparò alla battaglia e parlò dello stesso argomento: «È bene sapere bene che le cose non sono come sembrano. Ci conviene cambiarle e quindi sapere quando viene il giorno e l’ora!». La popolazione fiorentina lo acclamò come aveva acclamato il monaco agostiniano. Non era considerato pericoloso solo a Firenze, ma anche a Roma e in tutta Italia. Dopo immani torture e documenti falsificati, fu condannato a morte sul rogo.
Questo era Savonarola, che viveva nello stesso periodo dell’altro frate domenicano, che dipingeva un cristianesimo di cui, tuttavia, esisteva ben poco nel mondo fisico. E se ricordiamo una parola pronunciata da un uomo straordinario a proposito di Savonarola, cioè Jacob Burckhardt, il famoso storico del Rinascimento, ci si fa l’opinione che a quel tempo lo sviluppo della vita in Italia era cosí avanzato che si era sul punto di secolarizzare la Chiesa, cioè di farne un’organizzazione laica, allora vediamo che Savonarola rappresentava la coscienza immortale del cristianesimo.
Perché Savonarola, che ha difeso il cristianesimo con tanto ardore, è rimasto inefficace? Perché è una figura storica. Questo era il motivo: che in quell’alba della Nuova Era e in quel crepuscolo della Chiesa, dove Savonarola rappresentava la coscienza del cristianesimo, bisognava introdurre qualcosa contro le istituzioni esterne del cristianesimo. La prova è stata fornita che nemmeno da una figura come Savonarola il cristianesimo poteva essere risanato. Coloro che si impegnano nel campo della Scienza dello Spirito dovrebbero imparare da questo che è necessario qualcos’altro, qualcosa di oggettivo, qualcosa che permetta di sfruttare le fonti profonde del cristianesimo esoterico. Solo l’antroposofia può essere uno strumento del genere. La figura di Savonarola è come un segno lontano che brilla nel futuro, che dovrebbe insegnare agli antroposofi a ritrovare il cristianesimo non con i mezzi con cui si poteva credere a quel tempo, ma con i mezzi della Scienza dello Spirito antroposofica. Come antroposofi, potete imparare molto da tale figura.
Rudolf Steiner
Conferenza tenuta a Berna il 27 ottobre 1908.
O.O. N° 108. Traduzione di Angiola Lagarde.
Da uno stenoscritto non rivisto dall’Autore.