La Donna angelicata

Attività spirituale

La Donna angelicata

Dante Gabriele Rossetti «Beatrice»

Dante Gabriele Rossetti «Beatrice»

 

Riprendendo il tema trattato in precedenza, sull’urgenza di una reintegrazione dell’umano che muova da una restituzione della sua originarietà a partire da una rettificazione chiarificatrice della figura della Donna, cerchiamo ora di esporre, breviter, in che senso questa figura debba essere riabilitata e quale contesto socio-culturale avversi tale aurea missione.

 

Partiamo dal presupposto, già espresso in precedenza, che vi sono realtà che, a vario titolo e con moventi divergenti, pun­tano alla sistematica disgregazione della figura femminile.

 

Il retroscena occulto è quanto mai complesso: nell’epoca dell’anima cosciente si è raggiunto il massimo della frammentazione e delle forze distruttive, atte a sviluppare l’auto­nomia dell’Io. Il mondo spirituale vede forti opposizioni e contrasti tra entità regolari ed entità ostacolatrici e, piú difficile a comprendersi, anche tra alleati.

 

Perciò gli Ostacolatori stessi hanno piani differenziati e portano sulla scena del mondo forze di natura diversa. Va comunque sottolineato che ultimamente la lotta è sempre tra Michele e il Drago, per cui ogni entità, persino regolare, che non si allei con l’impulso di Michele, di fatto è schierata dal parte di Ahrimane.

 

La situazione è tale per cui sulla scena esteriore internazionale gli Spiriti di popolo cercano di armonizzarsi con grande difficoltà, mancando un supporto collettivo, che dovrebbe derivare da una evoluzione della coscienza individuale. Ne deriva una situazione globale caotica, in cui le varie correnti si scontrano senza un apparente criterio. Cosí, spaccature interne agli Stati si riflettono in dissidi negli apparati, opposizioni tra membri di una stessa élite, messa a morte tra individui che hanno gli stessi ideali e alleanze tra gruppi con ideologie contrapposte.

 

Prescindendo però da una visione atomistica e particolarista, e comprendendo cosa avviene dietro le quinte degli eventi esteriori, si può osservare una certa logica del quadro generale.

 

Quello che accade è che i movimenti globalisti si stanno scontrando con la rinascita di nazionalismi: segno di una lotta tra la missione degli Arcangeli e le tre correnti ostacolatrici. I tre Ostacolatori infatti concorrono, per la concordanza anti-michaelita prima esposta, alla visione cosmopolita, escludente l’elemento arcangelico incarnato nella missione delle singole anime di popolo.

 

Che sia un ahrimanesimo che vuole una umanità collettivizzata sul modello materialista-produt­tivo o un piano asurico per tribalizzare la società e imbestialirla, sempre le ideologie global riflettono questa possibilità: anche quando sono ammantate di morale.

 

La cosa è piuttosto grave, perché da un lato le potenze mondialiste, espressione sensibile di questi enti spirituali, tentano di scardinare l’ordine umano-cosmico ridisegnando le armonie che regolano le parti costitutive interiori. Questi arti dell’essere umano, nella loro articolazione fisico-eterica-astrale e animico-spirituale, hanno subíto mutamenti significativi dall’operare dell’impulso del Christo, che immergendosi nella terrestrità ne ha sconvolto gli equilibri e le relazioni cosmiche.

 

Il movimento di progressiva immanentizzazione del Logos ci costringe cosí a ricomprendere l’Uomo dei nostri giorni.

 

In questo quadro anche il rapporto con l’elemento femminile dell’anima va riletto alla luce di un invigorimento delle forze dell’Io al lato di una esaltazione del doppio ahrimanico nel corpo lunare.

 

Tale corpo lunare, come sede delle forze inferiori, media tra il fisico e l’eterico e perciò nella donna il rapporto della propria controparte ahrimanica con l’etere del suono e della vita è differente rispetto all’uomo.

 

Dante Gabriele Rossetti «Lady Lilith»

Dante Gabriele Rossetti «Lady Lilith»

 

Dunque si capisce come ogni azione ostacolatrice che attacca la donna e l’immagine di lei, perturbi questa armonia dei corpi sottili, creando impedimento all’attuazione dell’autocoscienza.

 

In questo senso un grosso rischio di allontanarsi da una corretta visione dell’elemento femminile deriva da una sua eccessiva naturalizzazione, ridotto a puro dato biologico, dunque riconducibile al mondo della quantità, in cui la proporzione ormonale o la somma di caratteristiche fenotipiche riassumono ed esauriscono la femminilità. In questa visione scientista manca il fondamento di un movimento del pensiero nel bios, e perciò l’immagine della donna che ne deriva è impotente a descriverne la realtà, proprio perché questa realtà muove da una sfera altra rispetto a quella fisico-materiale.

 

Una ulteriore schiera di entità spirituali desidererebbe l’annientamento delle forze dell’Io mediante un’animalizzazione dell’umano, dirigendolo, secondo i crismi della cultura e la liberalità sociale, ad una cristallizzazione dei corpi sottili, scopo raggiungibile tramite una costante, e sempre piú legittimata in veste etica, erotizzazione della donna. Senza mobilità dei corpi sottili vi sarebbe una paralisi delle correnti di liberazione che possono fluire proprio là dove domina il Doppio.

 

Questo Ahrimane lo sa: perciò il sensualismo ahrimanico, dove la donna è reificata, trova connubio col machismo che vorrebbe un essere femminile ridotto a simbolo della propria brama, imponendo cosí un modello che la donna subisce e, ad un maggiore grado di profondità, restituisce trasformato come potere sul maschio, dominando lei il suo limite, avvincendolo proprio nella brama: laddove lui è prigioniero. Con questa magia medianica anche la donna vincola se stessa alla brama egoica; essendo però costitutivamente meno calata nel materico, non subisce questo limite alla medesima maniera.

 

Il gioco di provocazioni è dunque un alimentare forme di predazione piú o meno esplicite, il cui risultato è sempre e comunque quello di rafforzare la barriera senziente-razionale e cioè ostacolare la nascita e lo sviluppo dell’anima cosciente. Lo sguardo bramoso cosí maliziosamente coltivato porta ad una dispersione di forze eteriche preziose, altrimenti potendo esse alimentare la corrente di vita-luce del pensiero.

 

Certo non è auspicabile una anacronistica austerità portata al limite, che rappresenterebbe una contraddizione nel presente ed una fuga mundi, contraria al compito di confronto, spesso doloroso, che il discepolo deve sperimentare con lo spirito del tempo.

 

Scadrebbe in una forma di idealizzazione luciferica, in cui una certa paura dell’anima assume la sembianza di valore morale, per timore di sperimentare il terrestre.

 

Questo ‘platonismo erotico’, in cui la Donna fugge la sua concretezza e la sua contingenza, per astrarsi in una dimensione disincarnata, non calata nella storicità del suo tempo, ma assunta come modello intemporale assoluto, trascende qualsiasi realismo e va evitato. Tale concezione contrasta l’immanenza del principio femmineo-lunare che, permanendo oltre la Soglia, si manifesta in una donna concreta, con i suoi difetti e il suo karma, con le sue inconsapevolezze e manchevolezze. Ravvisare il suo nucleo di luce è operazione seria se principia dal dato umano della persona nella sua realtà, spogliata di qualsiasi proiezione idealizzante.

 

 

Nella logica del diritto astratto come forma culturale di una morte del pensiero, il pericolo forse maggiore viene dalla lotta per il riconoscimento dei diritti stessi, quando assurgono a propaganda, ad esempio in un Femminismo fanatico, erroneamente inteso, o peggio ancora quando la differente percezione delle identità sessuali diviene un’aggressiva crociata che ha come fine occulto quello di scardinare l’archetipo binomiale ed estromettere definitivamente gli eteri superiori dalla possibilità umana, relegando cosí le scorie residue nell’Ottava Sfera.

 

Come ricordato infatti, l’eterico dell’uomo è piú calato nella corporeità di quello della donna. Questo significa che la donna mantiene una indipendenza maggiore dalla corporeità e di conseguenza che l’eterico femminile è piú mobile e ricettivo.

 

Dal momento che l’eterico manifesta un sesso inverso a quello del fisico, nella donna sarà maschile. Ciò significa che l’eterico del maschio è femminile e presenta perciò una contro-imagine irredenta dell’eterico femminile. La femmina interiore del maschio anela alla liberazione che vede realizzata nella femmina.

 

Angelo

 

Ora, l’entità spirituale che ha conseguito stabilmente questo grado di emancipazione del corpo eterico dalla fisicità è l’Angelo. L’Angelo con le sue parti costitutive espri­me il quaternario secondo il grado piú alto nel Sé Spirituale e nel grado piú basso nel corpo eterico. Può agire nell’ele­mento fisico-acqueo, ma strutturalmente ha conquistato una indipendenza dal corpo fisico. Non inerendo il suo astra­le alla corporeità, esso manifesta la limpidezza della mediazione pura, essendo inafferrabile dalla brama, come asservimento delle forze astrali al fisico. Il Manas dell’An­gelo è perciò la cifra del superamento del vincolo alla corporeità e il dominio dell’eterico libero.

 

La Donna in questo senso è un Angelo, somigliando ad esso nella sua relativa emancipazione dalla materia, necessaria, come disposizione, alla creazione della vita e alla generazione fisica, e portando nel proprio corpo eterico le forze del Logos in condizione da poter riecheggiare ancora dell’antico suono degli eteri piú elevati, parzialmente incorrotti dalla prigione fisica.

 

Il confronto con l’essere femminile è essenziale nel nostro tempo. È altresí essenziale che avvenga all’insegna dell’anima cosciente. Altrimenti il maschio e la femmina protrarranno una lotta senza senso, ciechi di fronte al loro karma, che prevede inversioni di ruoli e che le ingiustizie siano scambievoli, unite al fatto, tragicamente ironico, che le condizioni subite in quanto appartenenti ad un genere siano state sperimentate in vite precedenti dalla prospettiva opposta: perciò ogni critica all’altro sesso è una critica a se stessi.

 

Il segreto è muovere nell’astrale con assoluta indipendenza dell’Io superiore, come il pesce nelle Acque. Purità dell’astrale è restituzione della sua struttura binomiale, o androginica, originaria: segno del ritrovamento della Donna.

 

La Celeste Sophia che può riflettersi in una creatura umana, che il Destino dona di incontrare, se se ne è degni.

 

La liberazione dell’eterico dalla corporeità toglie il mordente al corpo lunare e ritorna a far risuonare l’astrale superiore della musica divina, come restaurazione di uno stato di angelicità perduto, di cui la Donna è simbolo incarnato.

 

L’incontro con la Donna-Angelo, portatrice dell’Amore, libera il corpo eterico, veicola la resurrezione del sentire, restituisce il perduto legame con lo spirito di popolo.

 

Ci riporta in Patria, nelle braccia dell’Arcangelo.

 

 

Italo d’Anghiere