Nei pressi di Chiusdino, in provincia di Siena, si trova la Rotonda di Montesiepi o di San Galgano.
La chiesa, in forma circolare, sorse tra il 1182 e il 1185 sul preesistente Eremo che fu ricovero di Galgano Guidotti, nato a Chiusdino nel 1148 da nobile famiglia d’origine salica.
Una leggenda narra che i suoi genitori, Guido e Dionisia, lo avrebbero avuto dopo anni di attesa per intercessione dell’Arcangelo Michele, molto venerato in quei luoghi.
Galgano crebbe bello, fiero, spensierato e prepotente, la sua giovinezza alquanto libertina ricorda la storia del suo quasi contemporaneo Francesco d’Assisi. Come questi, Galgano sentí spesso l’inutilità della sua vita dissipata e provò il tormento di non avere uno scopo per cui vivere; il suo ambíto titolo di Cavaliere non gli procurò quell’ebrezza che si attendeva. E fu in quest’ansia che lentamente maturò la decisione di cambiare, di vivere in solitudine a contatto con Dio e la Natura.
Entrò cosí in contatto con eremiti che vivevano nella zona e si sentí portato a condurre vita isolata in preghiera e contemplazione, sembra ricevendo indicazioni da Michele Arcangelo stesso, che gli indicò anche dove costruire il suo piccolo eremo lí a Montesiepi. Era il 21 dicembre del 1180.
Non cedette alle insistenze della madre e della fidanzata Polissena, non ascoltò nemmeno i compagni di un tempo che lo invitavano a ritornare nella compagine dei Cavalieri, anzi, egli conficcò la sua spada nella fessura di una roccia che affiorava nella capanna, in segno di rinuncia perpetua alla guerra e di uso dell’arma come croce davanti a cui pregare.
Secondo la tradizione, la roccia dove la spada fu infissa era il centro di un piú antico luogo sacro dove si radunavano le genti del posto già in tempi precristiani.
La spada ritta nel suolo aveva per i cavalieri del Medioevo un profondo significato spirituale: essa rappresentava e simboleggiava la croce, segno di fede e di aspirazione alla Crociata. Tale usanza, confermata dalle storie cavalleresche, valeva, oltre che a manifestare il rifiuto della violenza, anche per pregare nelle pause religiose e veniva infissa davanti al capezzale di un Cavaliere in punto di morte.
Non bisogna dimenticare che la spada veniva benedetta dal vescovo prima di essere consegnata al nuovo cavaliere, e si intimava solennemente di usarla solo per difendere la fede e la giustizia.
Vari episodi mostrano San Galgano ben integrato nell’ambiente naturale; alcuni lupi frequentavano la sua capanna, cosí come altre specie di selvatici, la gente del contado gli faceva visita per ricevere consigli e cure per i loro malanni.
La sua vita solitaria a Montesiepi non era una fuga dal mondo, ma un liberarsi da ciò che di superfluo l’uomo si porta appresso. Galgano, cavaliere che con un gesto simbolico trasforma la spada in croce, non si cura della mentalità guerresca del suo secolo e delle lotte tra gli uomini, ma afferma la supremazia della pace e della fede sulla sterilità della violenza.
A 33 anni, il 3 dicembre 1181, Galgano muore in un alone di santità. Erano presenti alla sua tumulazione i vescovi di Volterra, Massa Marittima e Siena, oltre agli abati cistercensi di Fossanova, che pochi anni dopo, nei pressi, avrebbero fondato l’Abbazia dedicata al Santo. Infatti Galgano fu canonizzato da papa Lucio III nel 1185.
Reliquie del corpo del Santo sono attualmente conservate nella chiesa di Chiusdino, dopo essere rimaste per lungo tempo accanto alla sua spada infissa.
Va qui accennato a tradizioni che legano la figura di Galgano a quella del Cavaliere della Tavola Rotonda Galvano, Gawain, il Cavaliere Verde, nipote di Re Artú. Alcuni studiosi retrodatano agli anni del Ciclo Arturiano la presenza sul luogo di Galvano e delle vicende a lui connesse, proponendo in questo modo una versione tutta diversa della storia del Santo; del resto mancano in effetti notizie biografiche certe di entrambi i personaggi in questione.
La Rotonda è in stretto rapporto con l’architettura che ricorda le antiche tombe etrusche, lo sconosciuto ideatore del complesso si ispirò a Castel S. Angelo, al Pantheon e alla tomba di Cecilia Metella sulla via Appia, mentre la cupola richiama le tombe di Vetulonia e Volterra.
Molti degli affreschi al suo interno sono di Ambrogio Lorenzetti tra cui la suggestiva scena in cui il giovane Galgano-Galvano offre la roccia con la spada a San Michele, in segno di consacrazione del luogo sacro di Montesiepi. L’Arcangelo a sua volta con un gesto lo invita a guardare la Vergine Maria posta lí accanto in una Maestà.
L’Abbazia di San Galgano fu iniziata nei lavori intorno al 1218/1224 dai monaci Cistercensi dell’Abbazia di Casamari ed esprime ancora nella sua grandiosità la potenza del gotico cistercen se, fu terminata circa nel 1268 quando venne consacrata dal vescovo di Volterra Alberto Solari.
Nei secoli la struttura, dopo una crescita di importanza dovuta al fatto di essere riferimento e crocevia di transiti e alla grandiosità pari solo forse a quella di Fossanova, venne ma mano a degradarsi; incuria, saccheggi, il morbo della peste che imperversava, costrinse gli ultimi monaci a riparare all’interno delle mura di Siena, le grandi finestre ormai in frantumi e le infiltrazioni d’acqua causarono il crollo delle volte e cosí venne in pratica abbandonata.
Nel ‘700/’800 se ne tentò il restauro ma ci si rese conto che ormai era impossibile riportarla alle origini. Negli anni Venti del Novecento vi furono eseguiti importanti lavori che ne consolidarono le parti sopravvissute ai crolli.
Pur senza le volte, il visitatore che si pone davanti alla scena del suo interno non può che restare incantato dallo spettacolo creato dalla fuga degli archi acuti e delle finestre, dalla bellezza dell’abside, dal contrasto del cotto col travertino, dal verde pavimento di erba e dal soffitto azzurro del cielo. Tutta questa armonia crea uno dei piú caratteristici monumenti della Toscana.
In conclusione l’Abbazia di San Galgano merita un accostamento a quella di Glastonbury, nel Sud dell’Inghilterra. Anche quest’ultima si presenta in condizioni simili a San Galgano e ne ha il fascino. Legato alla tradizione il fatto che il nucleo originario fosse stato fondato da Giuseppe d’Arimatea per custodirvi il Santo Graal.
In una sua cripta la leggenda vuole riposino le spoglie di Re Artú lí sepolto, non lontano dalla sua Avalon.
Davide Testa