Molte le specie di Pino presenti in Italia: il Pino nero, il silvestre, il marittimo, il Pino cembro e lo strobo, il Pino mugo delle Alpi, il loricato del Parco del Pollino, solo per citarne alcuni.
Sono alberi gioiosi a vedersi, che evocano con gli aghi sempreverdi immagini di perennità e d’immortalità, e col loro profumo balsamico, gli oli essenziali e la resina regalano all’uomo salute e benessere.
Il Pino cresce velocemente e può vivere fino a trecento anni, è un albero molto adattabile e socievole, nel suo sottobosco trovano posto il ranno alpino, il sorbo, il rovo e addirittura anche l’abete dal momento che il Pino non prende per sé tutta la luce, l’umidità e le sostanze nutritive.
Il Pino è molto importante per il cervo, la martora, gli scoiattoli, e gli uccelli, come il gallo cedrone, le cince, gli sparvieri ed altri abitanti della foresta.
Come l’abete rosso e l’abete bianco, il Pino ha una lunga tradizione, in quanto ha sempre fornito all’uomo la pece, il catrame, la resina, la trementina e del suo legno erano fatti gli scafi delle imbarcazioni.
La resina, le gemme, i germogli e gli aghi del Pino posseggono proprietà terapeutiche conosciute da tempo; leniscono la tosse e la fluidificano, liberano la testa dalla congestione, migliorano la circolazione, sono disinfettanti, diuretici e rilassanti. I vapori della resina stimolano bronchi e polmoni, sono usati per trattare raffreddore, tosse, influenza, mal di gola, bronchite, polmonite e asma. Ha pure un effetto sulla digestione e in genere è un tonico rivitalizzante.
Gli oli essenziali del Pino, sia esso il Pino mugo o marittimo, sono indicati nell’eliminazione dei germi delle vie respiratorie, nelle infiammazioni delle vie urinarie e della cistifellea, fluidificano il catarro e rendono la respirazione piú profonda, sono indicati poi nelle bronchiti, per purificare l’aria, per inalazioni, bagni, danno forza e resistenza, coraggio e ci tengono con i piedi per terra. I Pini sono nostri complementari, infatti inspirano ciò che noi espiriamo.
Utilizzato infine nei Fiori di Bach, Pine è indicato per i sensi di colpa e auto-biasimo, che trasforma in perdono, accettazione di sé e forza.
In farmacia o in erboristeria si possono trovare prodotti a base di Pino, ma alcuni si possono preparare anche in casa.
In epoca arcaica in Grecia e poi a Roma il Pino era consacrato a Rea, la Grande Madre; compare poi in diversi miti e leggende, come quella dell’amore del vento del Nord Borea per la ninfa Pitis, da cui il Pino prende il nome, amore conclusosi tragicamente, e quando in autunno Borea comincia a soffiare scuotendo i rami dei Pini, la ninfa arborea piange, come si vede dalla resina trasparente che goccia dalle pigne.
Il Pino era sacro a Dionisio. Secondo Pausania i Corinzi ricevettero dall’oracolo di Delfi l’ammonimento di venerare quest’albero al pari di un dio, poiché Dionisio, è il signore della maturità e della generazione e il Pino gli appartiene.
Il Pino è anche presente nel mito di Attis, il cui culto origina nella Frigia intorno al VII secolo a.C., passando poi in Grecia, in Asia Minore e fino ad arrivare a Roma circa nel 204 a.C.
La morte e resurrezione di Attis simboleggiava il ciclo vegetativo della Primavera, il suo culto assunse una connotazione misterica e soteriologica, morte e resurrezione nel ciclo di un divenire, che anticipa quella del Cristo Logos. In piú di una conferenza Rudolf Steiner ebbe modo di descrivere questa divinità.
In Frigia, e poi a Roma, dal 15 al 28 marzo si svolgevano le feste in onore di Attis e Cibele, la Grande Madre. Molte le varianti su questo mito, una, la piú accreditata, è quella dove Attis, alla sua morte, venne trasformato in un Pino. Ovidio nelle Metamorfosi cosí scrive:
«…e il pino dall’ispido capo e dalle succinte chiome,
caro alla madre degli dèi, se è vero che il cibeleo Attis
per lei si spogliò della sua figura d’uomo
indurendo in quel tronco».
Il 25 marzo il sacerdote cosí esortava i fedeli: «Confortatevi, il dio è salvo; anche a voi toccherà salvezza dopo tante fatiche». Il mito di Attis, con la sua morte e resurrezione nel Pino Cosmico, non poteva non essere interpretato allegoricamente come un’anticipazione pagana della Pasqua cristiana.
Nei primi secoli della cristianità il Pino fu demonizzato per i suoi rapporti con Pan, Dionisio e Attis.
Sulpicio Severo, il primo biografo di San Martino di Tours, cosí racconta: «Un giorno il vescovo aveva demolito un tempio pagano e stava per abbattere un Pino sacro che considerava abitato dai demoni. Ma i contadini, che avevano già sopportato la demolizione del tempio, non ne volevano la distruzione. Mentre stavano discutendo, uno di loro propose: “Se tu hai qualche fiducia nel Dio che dici di venerare, noi stessi abbatteremo quest’albero, ma tu devi collocarti sulla sua probabile traiettoria: se il tuo Dio è con te, come asserisci, ti salverai”. Il Pino crollò dalla parte opposta».
Secoli dopo un altro episodio carico di patos vedrà il Pino come spettatore. Era il 15 agosto dell’anno 778, da tempo era in atto la “Reconquista” guidata dai Franchi contro gli Arabi in Spagna. A Roncisvalle la retroguardia dell’armata franca viene sopraffatta e cade il fiore dei Paladini, il conte Orlando suona l’Olifante, suona il corno per richiamare il Re Carlo che si era allontanato col grosso dell’esercito. La sua spada, la celebre Durendal, o Durlindana, non vuole infrangersi contro la roccia, nonostante gli sforzi di Orlando, che ne teme la caduta in mani nemiche. Morirà, il piú forte dei Paladini, col viso rivolto al nemico, la spada al suo fianco, ai piedi di un Pino: albero misericordioso, abituato da secoli ad assistere al dolore umano e alla morte, e a porsi, insieme, come garanzia di immortalità e di vita eterna. Ai piedi del Pino, Orlando tende verso Dio il guanto destro.
Angeli scendono a raccogliere la sua anima e la spada.
Trasportiamoci ora nelle Highlands scozzesi: il Pino era considerato “l’Albero dei Guerrieri”, e veniva messo a guardia delle loro tombe. Non meno di otto grandi Clan hanno il Pino nel loro emblema, che lo rende l’albero piú scelto a questo proposito.
Dal momento poi che i funerali dei potenti guerrieri norvegesi e vichinghi spesso avvenivano in mare, sappiamo che il Pino, cosí importante nella costruzione delle imbarcazioni, fosse molto significativo anche per loro.
Nel clima mite del Sud, il Pino è la personificazione dello stesso Signore della Vegetazione, il dio Pan, dal momento che è un sempreverde, impregnato di Spirito tutto l’anno, e simbolo della forza perenne della Vita.
Nel rigido clima nordico rivela altri aspetti: qui Pan/Pino diventa guerriero, che conquista la vittoria con la sua determinazione; resiste in piedi contro la furia degli elementi, e continua a crescere senza curarsi della durezza del loro impatto e della povertà del terreno o addirittura della roccia a cui sta attaccato.
Il Pino è sempre stato una specie dominante, fin dal periodo delle glaciazioni.
L’Angelo del Pino si mette al servizio della vita stessa. Spesso va dove gli altri alberi non possono vivere, e offre rifugio a innumerevoli piante e specie animali. Il suo calore e il suo potere sono cosí forti che alla sua presenza gli uomini trovano coraggio, calma e vitalità.
Questo è particolarmente vero per chi soffre di tristezza o di malinconia, e quindi si sente demotivato. Andate vicino ad un grande Pino e respirate profondamente per assorbire la sua potente energia vitale.
Ergiti al calore del giorno,
ergiti al freddo della notte,
ergiti sul terreno che non porta acqua,
ergiti in bilico sulla roccia,
ergiti sull’ampia e solitaria radura,
ergiti ai quattro venti
che portano il tuo seme, e va’
ovunque la Terra ti chiami.
Davirita