Fatti non foste a viver come bruti

Etica

Fatti non foste a viver come bruti

 

 

Fantapolitica e distopia

 

Senza rete

 

Immaginiamo che un mattino la rete di internet e quella elettrica non funzio­nino piú a causa di una guerra in corso. La dorsale atlantica che collega l’Europa agli Stati Uniti è esplosa come è acca­duto alla condotta di gas che collegava la Germania con la Russia. Immaginia­mo ora che questa sia una ritorsione bel­lica ad una gravissima provocazione oc­cidentale nei confronti di potenze estere. Blackout totale, ferme le comunicazioni, i mezzi di trasporto, tutte le reti elettri­che ed energetiche sono annientate. Buio in casa, freddo perché i riscaldamenti sono collegati alle reti elettriche. Ospedali con batterie tampone che dureranno una manciata di ore. Banche e banco­mat chiusi. Le automobili hanno ancora un poco di carburante che si esaurirà presto e i distributori non erogano una sola goccia per mancanza di corrente elettrica. Se è inverno fa freddo, se estate c’è un caldo insopportabile. Il cellulare muto, mutissimo, non ha rete wi-fi, non funziona neppure la telefonia ordinaria (che è digitale). Le metropoli precipitano verso uno stadio di premodernità ingestibile, poiché il contante scarseggia, le tessere e i bancomat non funzionano. Le campagne sono isolate. C’è un crollo psicologico per la mancanza di notizie. Nelle generazioni native digitali troviamo un doppio crollo psicologico, in quanto questi giovani privi di una rete di relazioni non mediate dai social network si sentono sperduti ed emarginati.

 

 

Un fenomeno rettificatore 

 

Assuefazione viziosa

 

Non scriviamo queste parole auspicando un ritorno all’età della pietra e neppure per indicare la fragilità del nostro sistema di vita. Scriviamo ciò per sottolineare che un evento catastrofico di questa portata potrebbe essere un elemento correttivo a causa di un andazzo digitale-ipnotico che ha investito tutte le società del mondo e soprattutto quelle occidentalizzate. Un’astinenza da digi­talizzazione potrebbe (e sottolineiamo potrebbe) essere un giusto castigo, un monito morale. La pigrizia noetica connessa alla tecnologia digitale porta interi popoli in una condizione semi sognante; ipotizzare una rettificazione momentanea di tale stato di obnubilazione di massa è plausibile. Va detto che questo scenario distopico è un’ipo­tesi di maniera, un’ipotesi necessaria per sottolineare che la pigrizia evolutiva dell’essere umano trova sempre e invariabilmente una compensazione karmica. Ovviamente non è detto che tale compensazione appartenga ad una singola esistenza, può anche essere rimandata a vite successive, ma in questo articolo prefiguriamo lo scenario del castigo immediato. Ipotizziamo che il tempo e le energie dedicate da miliardi di persone a instupidirsi con lo smartphone tra le mani, potrebbe generare un doloroso fenomeno rettificatore con lo spegnimento temporaneo della rete.

 

 

La terza posizione di pensiero

 

Blackout store

 

Continuiamo a ragionare in termini distopici: dopo un eventuale blackout bellico di fronte ai fuochi per scaldarsi in strada, la maggioranza delle persone che non è andata al lavoro e non ha potuto neppure bere un caffè al bar, potrebbe ad­ditare con odio il nemico come unico respon­sabile. Sorgerebbe allora un fenomeno divisivo nella società: una minoranza dal libero pensare potrebbe argomentare che, visto l’andazzo bellico, la causa prima di tutti i guai andrebbe addebitata a chi per primo (in questo ipotetico caso l’Occi­dente) ha scatenato la guerra. Avremo due fazioni di pensiero l’una ciecamente schierata a favore della narrativa dominante guidata dalla propaganda militare, l’altra piú ragionevole cercherebbe di comprendere il punto di vista dell’avversario. Ci sarà a questo punto una terza posizione ancora piú minoritaria (magari di lettori dell’Archetipo) che affronterà il problema da un punto di vista essenziale. Se la parola “spirituale” non avesse ormai perso gran parte del suo significato, potremmo definirla come una posizione spirituale, ma non ci piace. Preferiamo quindi definire questa terza posizione di accettazione e riflessione sul Karma di un popolo. In sintesi, la terza posizione non si schiera emozionalmente con la maggioranza accecata dall’odio, però prende in considerazione la saggezza critica della minoranza che vuole vedere chiaro oltre la propaganda di regime. La terza posizione conferisce spazio a un pensiero di questo genere: «La guerra è il pungolo di cui Dio si serve per svegliare gli uomini quando cadono nella pigrizia. Cosí la guerra, benché lasci la rovina al suo passaggio, ha il suo lato positivo, poiché risveglia l’uomo e lo costringe a vegliare sul proprio paese. Per noi il paese che dobbiamo proteggere è il nostro cuore. Dobbiamo difenderlo dallo spirito del male. Se cadiamo nella pigrizia, il male entra nel nostro cuore e piú tardi saremo costretti a soffrire molto per estirparlo». Queste parole sono di Maître Philippe di Lione.

 

 

Un cristianissimo guaritore 

 

Maître Philippe

 

Massimo Scaligero teneva nel suo studio la fotografia di un Maestro non molto conosciuto, a parte i lettori di questa rivista, dato che di lui è stato qui trattato in molte occasioni e da vari Autori. Si tratta di Maître Philippe di Lione, al secolo, Nizier Anthelme Philippe. Taumaturgo e portatore di una saggezza stra­ordinaria, Philippe non ci lasciò opere scritte di suo pugno, ma i suoi pensieri vennero trascritti e pubblicati. Esiste in italiano un libro di Alfred Hael su di lui, edito per i tipi dell’Archetipo (link) e in rete è possibile trovare un documentario che lo riguarda (Il cane del pastore). Nel libro Vita e Parole di Maître Philippe, troviamo un paio di pagine di riflessioni sulla guerra che non si discostano dalla severissima constatazione precedente. Ancora a pagina 145 Maître Philippe dice: «La guerra è una condizione necessaria dello stato umano. Se artificialmente venissero eli­minate le frontiere, la guerra rinascerebbe tra le famiglie. La pace universale può esistere solo il giorno in cui, dopo una guerra universale, resterebbe sulla terra solo un pugno d’uomini, centomila in Europa per esempio. Questi uomini, lontani dal farsi guerra, si unirebbero allora, ma lotterebbero ancora contro gli animali».

 

 

L’anima di popolo e le tre posizioni di pensiero

 

Odio e Amore

 

L’idea che la guerra sia un inevitabile compensativo karmico può essere derisa dalla maggioranza (A) succube dei de­moni dell’avversione, poiché la propa­ganda di ogni potere politico  ha sempre  necessità di scatenare l’odio per un av­versario visto come nemico mortale. Le masse, istigate dalla propaganda e assetate di vendetta non sono mai nel giusto.

 

La minoranza (B) dotata di pensiero critico che si batte per una razionale ed equilibrata presa d’atto dei fatti bellici, cercando di contrastare il potere domi­nante, rifiuta altresí ogni prospettiva esca­tologica. L’opposizione politica infatti ri­tiene che una visione spiritualistica possa indebolire lo spirito di militanza antisistema. E anche questo è un errore.

 

La terza posizione (C), quella che riesce ad andare alla radice piú profonda del problema “guerra” ha difficoltà ad affermarsi, poiché lo spirito d’avversione domina sempre le fazioni politiche; eppure, è in una visione scientifico-spirituale che dobbiamo riporre fiducia e speranza, poiché è legittimo ipotizzare che nelle successive reincarnazioni le parti saranno invertite. Ad esempio, i germanici della Wermacht potrebbero nascere in Russia e viceversa i russi potrebbero nascere in terra tedesca, in questo modo l’odio si trasforma in comprensione e collaborazione fraterna.

 

 

I leader incarnanti un’idea

 

Capi di Stato

 

Si è visto che le anime dei po­poli esprimono ondate di pensieri. Ci sono personalità di leader che queste ondate le incarnano, ma il credere che questi personaggi siano la causa, l’origine prima di un pen­siero vasto, diffuso e popolare è un grave errore! I pensieri diffusi, gli état d’esprit appartengono al Karma delle comunità e in alcuni casi alla storia stessa del Quinto periodo di civiltà in cui viviamo. Credere che il capo di Hamas sia il generatore del pensiero piú vasto che serpeg­gia nel popolo palestinese e in tutti gli islamici del mondo è sbagliato, non meno che il credere che Benjamin Netanyau sia l’unico colpevole del genocidio in Palestina. Troppo comodo pensare che soltanto Stalin sia la causa della morte di decine di milioni di russi, altrettanto riduttivo è pensare che senza la figura di Adolf Hitler il rapporto conflittuale tra tedeschi ed ebrei non si sarebbe profilato all’orizzonte. Irrealistico è im­putare l’occupazione dell’Unione Sovietica nel 1941 alla singola volontà umana del Führer, e al­trettanto folle è pensare che la Grande guerra Patriottica russa contro gli eserciti dell’Asse (che ha reso l’Unione Sovietica unico baluardo contro l’americanizzazione del pianeta) non si sarebbe attuata senza la singola personalità di Stalin. La responsabilità dei popoli entra sempre in ballo, poiché nei vari popoli agiscono spiriti-guida degli stessi.

 

 

Russi e tedeschi

 

 Alexander Nevsky

 

Il rapporto di amore (e sottolineiamo amore) oltre che di av­versione tra russi e tedeschi ha radici profondissime che affon­dano nelle pieghe della Storia quanto in quelle della leggenda e perfino delle religioni. Come vedremo, questo dialogo tra l’Eu­ropa di Mezzo e la sua parte orientale è sempre stato osteggiato da popoli estranei che rileveremo in seguito. Il rapporto karmico tra tedeschi e russi inizia già con la fondazione della Russia da parte dei variaghi, ovvero dei popoli odinici precristiani che risalirono i fiumi fondando il primo nucleo della civiltà russa. Questo rapporto continuò con l’importantissima conversione cri­stiana della Russia, la sconfitta dei teutonici e danesi da parte delle truppe guidate da Alexandr Nevskij, il principe-soldato, uomo simbolo della Russia. Anche la geografia fa la sua parte e con­tinua ancor piú con le problematiche delle città poste nella Prussia orientale. Non si dimentichi che la città di Immanuel Kant era Königsberg, enclave tedesca fino al 1945, mentre oggi è diventata Kalinigrad, enclave russa posta tra Lituania e Polonia. La distanza chilometrica tra Königsberg e Berlino è di poco inferiore a quella con San Pietroburgo. Ciò che è accaduto tra Russia e Germania con la Prima e la Seconda guerra mondiale non è solo uno scontro tra imperatori, zar, autocrati o dittatori, ma un processo spirituale di due intere comunità nazionali. Lo schianto tra questi due mondi fu terrificante, una guerra di mondi.

Campo di grano

 

Ancora una volta le parole di Maître Philippe ci aiutano a sfiorare il mistero di certe guerre che hanno dimensioni ultra-terrestri: «Vedete cadere delle teste; ma ne siete certi? E quando quelle teste cadono, su un altro pianeta sono delle persone che mietono il grano».

 

La Scienza dello Spirito ci spiega che il male si risolverà karmicamente soltanto con un atto di reden­zione e amore che dovrà riguardare il mondo di do­mani, quando gli spiriti di coloro che si sono odiati ed uccisi troveranno la Grazia di un abbraccio di fra­tellanza in Cristo. Noi non sappiamo quando avverrà, ma sappiamo da quanto ci ha anticipato Rudolf Stei­ner che questo processo di fratellanza tra diversi popoli è in atto: ciò che in passato ha prodotto guerre,  nelle prossime incarnazioni genererà un amore consapevole e non istintivo.

 

 

Strani movimenti della Storia

 

Putin

 

Un processo di misteriosa rela­zione tra russi e tedeschi traspare con la non casuale presenza di Vladimir Vladimirovič Putin a Dresda, sul suo­lo tedesco nel suo trentatreesimo an­no d’età, mentre sette anni dopo (ma­turate certe forze karmiche sul suolo germanico) lo stesso Putin avvertí la sua missione e intraprese la scalata al potere in Russia. Grazie a simili det­tagli possiamo intravedere la Storia reale coniugarsi con il destino dei popoli. Arriviamo cosí al sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 dove si vede l’attuale governo te­desco erede dell’avversione antirussa. Nel contempo la parte migliore del popolo tedesco mormora che è ora di farla finita con i guai ispirati da soggetti estranei e lontani. I convenuti di pietra che hanno fomentato guerre e condizionato la politica russa e germanica da almeno due secoli sono emersi, e finalmente oggi li possiamo indicare non solo in ristretti ambienti occultistici, ma di loro se ne parla apertamente sui media di controinformazione.

 

 

Tre passi nella moralità

 

Rudolf Steiner

 

Il pericolo geopolitico di un’alleanza continentale tra Russia e Germania avrebbe indebolito l’impero dei mari di matrice anglo­fona. Perciò si scatenarono le due guerre mondiali. Prima di pro­cedere oltre con la conoscenza di questi fatti che rimandiamo al prossimo numero, è necessario ricordare la celebre terzina di Dante: «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza». Si noti bene che accanto alla parola conoscenza, l’Alighieri antepone la Virtú. Arriviamo quindi cosí al pensiero di Massimo Scaligero quando ci esortava ripetendo le parole di Rudolf Steiner: «Tre passi nella morale per uno nella conoscenza». Quei tre passi nella morale significano che sí, noi possiamo tentare di riconoscere i retroscena delle guerre, ma ab­biamo in primis il compito di operare per la pace. In una conferenza tenuta a Dornach il 26 dicembre del 1916, (O.O. N° 173b) Rudolf Steiner ci dice: «Finché la sventura non si è abbattuta del tutto non bisogna lasciar affogare il coraggio, e tuttavia, la scintilla della spe­ranza è piccola», e ancora poco oltre: «Il mondo ha bisogno di pace, e se adesso (N.b.1916) non ci sarà pace, dovrà rinunciare a molte cose».

 

La precedente frase di Maître Philippe trova quindi una spiegazione puntuale nella Scienza dello Spirito: «Il paese che dobbiamo proteggere è il nostro cuore. Dobbiamo difenderlo dallo spirito del male. Se cadiamo nella pigrizia, il male entra nel nostro cuore e piú tardi saremo costretti a soffrire molto per estirparlo». Ecco allora che il compito della preghiera per tutti noi diviene essenziale.

 

 

Salvino Ruoli (1. continua)