La disposizione interiore dell'euritmista

Euritmia

La disposizione interiore dell'euritmista

Euritmia

 

Ogni incontro di euritmia è un’opera di magia bianca. In esso si evocano forze purissime di natura sovrasensibile, tutrici e nu­trici della nuova arte, intimamen­te connesse con l’evoluzione dello Spirito del mondo e dell’uma­nità. Si tratta di luminose forme-pensiero, dirette espressioni delle piú elevate Gerarchie del mondo spirituale, che vedono nell’uomo la meta elettiva della propria azio­ne divina. Per il tramite dei movimenti euritmici umani, da un lato, i pensieri degli dèi vengono immediatamente immessi sulla scena del mondo; dall’altro, invece, gli uomini si innalzano alle divine potenze creatrici universali, realizzando in tal modo una perfetta armonia fra umano e divino.

 

Rudolf Steiner spiegava: «L’uomo quale ci sta davanti è una forma finita, però scaturita dal movimento; è scaturita da forme primigenie che si condensano in una forma e si dissolvono. Non è l’elemento in movimento a scaturire da quello in riposo, l’elemento in riposo scaturisce in origine da quello in movimento. E noi risaliamo ai movimenti originari mentre diamo forma all’euritmia. Che cosa fa il mio Creatore in me, in quanto uomo, partendo dall’essenza originaria del mondo? Per dare una risposta è necessario creare le forme euritmiche. Dio fa dell’euritmia, e mentre la esegue, nasce come risultato la forma umana» (Euritmia come linguaggio visibile, O.O. N° 279).

 

L’attività creatrice di Dio configura dunque l’uomo, componendo euritmia. Diversamente dai platonici che sostenevano che, nella generazione del cosmo, «Dio geometrizza sempre» (Plutarco, Quaest. conv. VIII 2, 718C-720C), Steiner afferma invece che, nella creazione dell’uomo, «Dio fa dell’euritmia», notevolmente ampliando la nostra comprensione dell’operante Sapienza creatrice divina. Infatti, l’intima struttura delle figurazioni euritmiche risulta essenzialmente informata non solo dall’intero sistema di saggezza delle sette discipline liberali (grammatica, retorica, logica, aritmetica, geometria, musica, astronomia), ma anche dall’insieme scalare delle sette arti fondate nella natura umana (architettura, scultura, pittura, musica, canto, poesia, euritmia).

 

Sintesi di scienza e di arte, e perciò di religione, l’euritmia è stata definita da Orao, in rapporto al suo fondamento macrocosmico, come: «L’Arte delle Arti, il linguaggio visibile riunificante dal livello immaginativo, nel movimento del corpo e degli arti, i ritmi scandenti l’Ordine del Cosmo, la cui vita fluisce negli spazi dalla sfera del puro Volere» («Graal» 25-26, 1989).

 

Studiando e praticando l’euritmia, penetriamo effettivamente nei misteri della creazione divina, sorprendiamo cioè Dio nella Sua mirabile attività di Creatore universale: ciò che spiega la speciale sacralità di questa nuova arte, la sua essenziale spiritualità. Infatti, sottolineava Steiner: «Si può parlare cosí di ogni arte poiché, partendo da qualsiasi punto di vista, ogni arte di questo tipo scaturisce dal Divino in questo modo. Ma proprio nell’euritmia, che si serve dell’uomo come di una parte, di uno strumento, si vede in profondità la connessione dell’essere umano con l’essenza cosmica. Per tale motivo dobbiamo apprezzare l’euritmia. Pensiamo infatti che se inizialmente non sappiamo che cosa sia la bellezza umana partendo dalla figura esteriore, giungiamo poi a comprendere come Dio formasse in origine questa bellezza partendo dal movimento, con la ripetizione delle forme eurit­miche; partendo dai movimenti divini che crearono l’uomo, troviamo la risposta alla domanda: come si forma la bellezza umana?» (op.cit.).

 

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Se dunque il divino mistero della formazione della bellezza umana si rivela nell’attività euritmica, allora l’atmosfera fondamentale di ogni incontro deve necessariamente essere quella della celebrazione di un rito sacro inviolabile, che si svolge in collaborazione con le sublimi Entità spirituali che guidano la nostra evoluzione terrena.

 

L’assunzione di una giusta intonazione interiore da parte del­l’euritmista è, pertanto, essenziale. Come nelle riunioni esoteriche, in ogni incontro o pratica didattica di euritmia è necessario evocare il clima spirituale propiziato dalla retta disposizione interiore (Gesinnung) ossia: «Dall’atteggiamento d’animo che parla al cuore, la nota speciale di raccoglimento che parla al cuore, che egli [Rudolf Steiner] chiamò “atmosfera di soglia”» (G. Colazza, Riunione per i membri del gruppo ‘Novalis’, Roma).

 

Per quanto possibile, bisogna a tal fine esercitare un rigoroso controllo della propria interiorità, della parola, del gesto, annullando ogni specie di disarmonia; bisogna affidare l’esercizio del sano umorismo al solo insegnante, che saprà renderlo all’occorrenza saggio strumento per i fini didattici: a tale proposito, si tenga però presente che i talora opportuni toni canzonatori, assunti dinanzi alle iniziali goffaggini dei praticanti, devono essere estremamente misurati, poiché canzonare ripetutamente qualcuno nella lezione di euritmia potrebbe magicamente destinarlo ad essere canzonato nella vita: si creano, in effetti, delle forme-pensiero con le quali si dovranno fare in un certo senso i conti. In tal senso, per comprendere la concretezza della nostra attività di pensiero è utile riflettere sulle seguenti parole di Rudolf Steiner: «Non vi è proverbio piú falso di questo: “I pensieri non pagano dazio”; poiché ogni pensiero, ogni sentimento è una realtà. Se io penso che un uomo è cattivo o che non lo amo, questo pensiero si presenta a chi sa orientarsi nel mondo astrale come una freccia o un lampo o una palla di fucile che va direttamente a colpire il corpo astrale dell’altro e lo ferisce. Ogni pensiero, ogni sentimento è nel mondo astrale una entità, una forma, e chi penetra con lo sguardo in questo mondo vede che è spesso piú deleterio nutrire verso il prossimo un pensiero malvagio che danneggiarlo fisicamente» (Alle porte della Scienza dello Spirito, O.O. N° 95). Tuttavia, di là da questo giusto ricorso alla dottrina esoterica delle forme-pensiero, va anche qui detto che, per realizzare la corretta misura in questo campo, basterebbe semplicemente attenersi, come in molti casi della vita, non solo al tatto, ma proprio al piú schietto equilibrio della saggezza popolare: «Lo scherzo è bello, quando dura poco».

 

Anche per questa ragione, non bisogna richiamare i problemi della propria vita personale, e meno che meno quelli altrui, lo squallore dei quali deve, almeno una volta nel corso della propria giornata, pure essere dimenticato e messo a tacere; bisogna, inoltre, liberarsi dai titoli e dai cliché della vita quotidiana: in sede euritmica non interessa proprio a nessuno se uno è Dottore, Professore o perfino Presidente della Repubblica: fuori delle necessità sociali, i discepoli dell’Iniziazione hanno sempre omesso, per ragioni noetiche, non solo i titoli, ma anche i propri dati anagrafici; bisogna, infatti, tendere ad azzerare la personalità inferiore, rendendosene indipendenti, anche se per breve tempo, per evocare in sé la pura spiritualità del gesto euritmico in un clima di interiore silenzio e di fraterna armonia. Chi pratica l’euritmia in tal modo, come una vera e propria ascesi, collabora col mondo spirituale, ricavandone forze terapeutiche di natura sovrapersonale che, fuori dell’incontro, lo accompagnano nel mondo illuminandolo, ispirandolo, aiutandolo a immettere bellezza nella vita, sciogliendone i problemi e superandone i limiti karmici.

 

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Agli operatori dell’euritmia, Steiner infatti chiedeva che questa mirabile arte non venisse accolta «come qualcosa che si possa apprendere soltanto convenzionalmente, ma come un mezzo grazie al quale l’uomo si avvicina al Divino piú di quanto non lo possa senza» (op.cit.). E ancora, il Maestro dei Nuovi Tempi proseguiva, domandando: «Che cosa fa parte di un giusto insegnamento dell’euritmia? Vi deve essere dell’atmosfera, la sensazione dell’unione dell’uomo con il Divino. Allora vi è una vera euritmia».

 

L’esigenza di evocare una tale sacralità diviene tanto piú necessaria e assoluta quando si pratica la forma culmine del­l’insegnamento euritmico, che è rappresentata dal livello meditativo cosciente dei temi propri della Scienza dello Spirito. Oltre alla forma artistica, pedagogica e terapeutica dell’euritmia, negli ultimi anni della sua vita, Rudolf Steiner donò una superiore applicazione, sintesi dei tre aspetti, di carattere piú iniziatico, in quanto pone al centro della pratica lo studio dei medesimi insegnamenti scientifico-spirituali: una cosa è, ad esempio, euritmizzare una poesia di Dante o un brano di Chopin, altra è l’«Io sono l’Io sono» o «I sette arti dell’uomo». Tale forma è stata inizialmente insegnata nel circolo scaligeriano romano da Mimma Benvenuti e attualmente viene fedelmente trasmessa presso il Centro Culturale Iside-Sophia da Mariella Dalla Chiara e da altri discepoli scelti (si veda su queste pagine A. Mancini, “Il mantram come base dell’arte”). In tal senso, ogni vera lezione di euritmia, creando una reale atmosfera spirituale, ci ricolma delle forze buone delle Gerarchie superiori, che ci rendono uomini migliori, piú perfetti e morali, investendoci nello stesso tempo del sacro mandato di irradiare nel mondo il divino splendore dell’Amore del Logos.

 

Il sacro Amore, fondamento vero di ogni morale, capacità individuale di comprendere gli altri, viene preparato, nel periodo pre-terrestre, fra morte e nuova nascita, durante lo stato di convivenza dell’uomo con le Gerarchie spirituali; mentre nel periodo terrestre, fra nascita e morte – coltivando sia la Scienza dello Spirito sia le arti da essa orientate e, particolarmente, l’euritmia – l’uomo può svilupparlo connettendosi, per libero impulso, con l’opera delle Gerarchie: «Con ciò continuiamo coscientemente il cammino degli dèi, essendocene assunto il lavoro … trasformando in euritmia sensibile l’elemento sovrasensibile dell’euritmia».

 

Realizziamo, in tal modo, la meta cosciente di collaborare con gli dèi all’opera di spiritualizzazione dell’uomo e della Terra, proprio esercitando l’euritmia, l’arte del movimento dei Nuovi Tempi, ovvero praticando una delle forme piú elevate di magia, la magia bianca del sacro Amore.

 

 

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