Il monastero di Santa Caterina e il Sinai

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Il monastero di Santa Caterina e il Sinai

Il deserto del Sinai

Il deserto presso il Monte Sinai

 

Quello che andrò a raccontare origina da un viaggio di tanti anni fa, fatto a piedi in quei luoghi, che ci vide viandanti nel deserto nell’area del Monte Sinai, e dopo giorni di cam­mino concludemmo la nostra esperienza al Monastero di Santa Caterina.

 

Erano anni in cui il turismo di massa ancora non aveva preso piede, racconterò quindi di luoghi vissuti di persona, come del resto lo sono tutti quelli dei vari articoli che ormai da mesi si pubblicano su questa rubrica.

 

Ho la convinzione ormai e l’esperienza, per poter dire che raccontare di un luogo vicino o lontano che si sia visitato è sempre piú interessante che un resoconto distaccato, da con­sultazione enciclopedica, specialmente poi se il viaggio è vis­suto all’insegna dell’avventura e della ricerca interiore, quin­di lontano dalle masse e dal turismo organizzato.

 

Nel triangolo formato dal Deserto del Tih, il Golfo di Suez e il Golfo di Akaba, si estende una regione deserta di granito e di aspre montagne, inospitale e poco frequentata, in cui un sole incandescente il giorno e la fredda notte rendono difficile la vita.

 

Qui vi è l’accesso alla montagnosa e arida Penisola del Sinai, abitata da beduini erranti, poche le oasi che abbiano acqua e un poco di terra da coltivare, come quella di Faràn. Lí vi sono il massiccio montagnoso del Sinai (2.244 m.), il monte di Santa Caterina (2.602 m.) e il Serbal (2.052 m.).

 

Mosè mostra le Tavole della Legge

Mosè mostra le Tavole della Legge

 

Luoghi carichi di storia e di racconti biblici, fu il deserto dove Mosè condusse il popolo di Israele alla Terra Promessa, dal Mar Rosso alla Palestina, una traversata durata quarant’anni, e che vide l’epi­sodio della salita di Mosè al Sinai per ricevere le Tavole della Legge.

 

Già nel III-IV secolo iniziarono a stanziare in quei luoghi monaci anacoreti, Sant’Anastasio, San Nilo, solo per citare due tra i piú conosciuti, la loro vita era dedita all’ascesi attraverso duri esercizi corporali e spirituali, vita tutt’altro che facile, per l’inospitalità dei luoghi e i pericoli di assalti di banditi e predoni.

 

L’imperatrice bizantina Elena fece costruire in­torno al 330 d.C. una piccola cappella e un rifugio fortificato per gli eremiti, accanto a quello che la tradizione voleva fosse il Roveto da cui Dio parlò a Mosè, ma solo nel VI secolo l’imperatore Giustiniano ordinò la costruzione di una fortezza attorno alla cappella originaria, insieme ad una Basilica e un monastero, per fornire un alloggio sicuro alla comunità dei monaci, che intanto era cresciuta, e come rifugio per i cristiani di quei luoghi.

 

Raffaello «S. Caterina d’Alessandria»

Raffaello «S. Caterina d’Alessandria»

 

Il Monastero e tutto il complesso prese il nome di Santa Caterina d’Alessandria, poiché la tradizione vuole che il corpo della Santa, dopo il martirio, fosse portato dagli angeli sulle pendici del monte piú alto, monte che prese il suo nome ed è noto come Gebel Katarina, monte di Santa Caterina, a circa 6 km. dal Sinai. Il suo corpo fu ritrovato, 300 anni dopo, dai monaci del monastero in perfetta conservazione.

 

Da allora il monastero è stato visitato da pellegrini provenienti dai luoghi piú lontani, affrontando viaggi difficili e pericolosi, per recarsi in quel luogo un tempo sicuramente piú isolato e inospitale di quello che è oggi.

 

La presenza dei Crociati è lí documentata dal 1099 al 1270, venne fondato anche un Ordine dei Sinaiti, l’Ordine di Santa Caterina del Monte Sinai, da Jacques Lablee, per proteggere i pellegrini che vi si recavano. Lo statuto del­l’Ordine era modellato su quello dei Cavalieri del Santo Sepolcro, e come quest’ultimo era un ordine religioso e militare, i cui membri seguivano la regola di San Basilio.

 

3.700 scalini in pietra tra la Cima di Mosè e il Monastero

3.700 scalini in pietra tra la Cima di Mosè e il Monastero

 

Dopo la conquista araba questo ordine scomparve e gli stessi pellegrinaggi subirono una battuta d’arresto.

 

Inizia cosí un lungo periodo in cui si tenterà di mantenere il delicato e a volte difficile equilibrio tra mondo arabo musulmano e i cristiani, fino al formarsi di una guardia armata di arabi che stanziava nel monastero che lo stesso Maometto aveva sotto la sua protezione.

 

Diversi papi, con bolle e decreti, si espressero proteggendo e intervenendo a favore del Monastero: Onorio III nel 1217, Gregorio X (1271-1276), Giovanni XXII (1316-1334), Benedetto XII nel 1338 e Innocenzo VI nel 1360, ognuno in maniera diversa mostrò interesse e intervenne per conservare i privilegi del luogo.

 

Da parte sua Costantinopoli, con l’Impero di Bisanzio, molte volte aiutò economicamente il monastero, che godeva del rispetto e del riconoscimento di “arca della tradizione ortodossa”. 

 

Molte figure di spicco della religione ortodossa gravitarono in Santa Caterina, chi come guida spirituale, chi come artista o scrittore. Si diede anche inizio ad una scuola pittorica, di ricercatori, di calligrafi e ad una vasta produzione di icone.

 

I Turchi Ottomani, nel XVI e XVII secolo, specialmente con i sultani Selim I e Suleimàn il Magnifico, decretarono ripetute disposizioni a protezione del Sinai, facendo sí che ne aumentasse la forza economica e sollevandolo dalle imposte.

 

Durante la medesima epoca, regnanti cristiani d’Europa e nobili facoltosi aiutarono economica­mente il Sinai e inviarono validi donativi al monastero.

 

Quando Napoleone nel 1798 occupò l’Egitto con il Documento di Sicurezza, che si conserva nella Pinacoteca del Monastero, riconobbe e rinnovò le concessioni economiche e consolidò l’autonomia del monastero e della regione.

 

Il complesso del Monastero di Santa Caterina

Il complesso del Monastero di Santa Caterina

 

All’interno del monastero di Santa Cate­rina sono conservate quasi 2000 icone che vanno dal VI al XIX secolo, una delle rac­colte piú importanti al mondo.

 

Anche la Biblioteca è considerata tra le piú importanti, in quanto conserva almeno 4.500 manoscritti, la maggior parte in greco, poi arabo, siriano, slavo ecc.

 

Il monastero, che sorge a 1.500 metri di alti­tudine e occupa un’area di circa 7.000 mq, con le sue mura e torri ha l’aspetto di una fortezza, quale in effetti per secoli è stato; al­l’interno si conserva, cinto da un basso muro in massi di granito, quello che secondo la tradizione è il luogo del biblico roveto ardente.

                                                                              

Nell’abside della chiesa il mosaico bizantino della Trasfigurazione

Nell’abside della chiesa il mosaico bizantino della Trasfigurazione

 

La basilica bizantina, eretta da Giustiniano ha l’interno decorato a mosaici e ospita il reliquiario di Santa Caterina d’Alessandria.

 

La Trasfigurazione di Cristo, nel­l’abside centrale, è un mosaico coevo ai mosaici bizantini di Ravenna, la chiesa è poi affiancata da un campa­nile del 1871.

 

Campanile della Chiesa della Trasfigurazione

Campanile della Chiesa della Trasfigurazione

 

Accanto alla basilica sorge la bianca moschea dei Fatimidi, sovra­stata da un piccolo minareto, che fu costruita nel 1107 su una precedente cappella dedicata a San Basilio.

 

Panorama dall'alto

Panorama dall’alto

 

Di notevole fascino e suggestione sono i dintorni del monastero di Santa Caterina: piú ci si allontana, quando la sua mole imponente è solo una massa lon­tana all’orizzonte, al­lora là, seguendo la­bili tracce verso l’al­to, si può cogliere la presenza dell’Eterno.

 

 

Davide Testa