Pareva fantascienza. Invece Elon Musk ha ottenuto il permesso dalla FDA per iniziare la sperimentazione sull’uomo del chip innestato nel cervello in grado di interagire con i computer. Lo farà, credo, via wifi.
Incredibilmente, in tutto il mondo, Italia in testa, si è levato un coro di: «C’eravamo prima noi! Addirittura con una tecnologia superiore!».
Si sta parlando di Neuralink, la società che dà anche il nome al chip.
La logica, non suffragata da fatti, suggerisce che prima di un atto pubblico cosí importante come l’autorizzazione della FDA ad una sperimentazione, un’azienda si pari le spalle andando sul sicuro: cioè avendo già sperimentato in segreto la cosa stessa, in modo che l’esperimento scientifico sia quasi un pro-forma. A sostegno di questa ipotesi, c’è il fatto che già se ne conosce il prezzo di mercato: meno di quanto si possa pensare: quarantamila dollari.
Molte scuole esoteriche avevano previsto l’avvento di questa tecnologia. Ed in alcuni ambienti esoterici già dalla metà degli anni Ottanta, si prevedeva nel futuro la capacità di governare le macchine con il pensiero.
Al netto di tutti gli “errori”, dei paralizzati, delle malattie neurodegenerative, dei pazzi, aspettiamoci che Neuralink si espanda.
Potremo rispondere al telefono, inviare messaggi, accendere e spegnere luci, alzare tapparelle, accedere ai contenuti multi mediali, guidare macchine, aeroplani e navi; tutto con le onde celebrali.
Ovviamente viene sempre dato risalto come ciò aiuterà gli infermi, gli invalidi, ad avere una vita “normale”. Un giornalista si è anche chiesto quali cose ci avrebbe potuto rivelare in piú Stephen William Hawking se ne avesse avuto uno già impiantato nel suo cervello.
L’esperienza ci insegna che determinate tecnologie, di cui si è sicuramente avvantaggiato lo sfortunato, il disabile, servano all’uomo comune per soddisfare, costantemente, il proprio egoismo.
Massimo Scaligero, ad una riunione nel suo studio, ci indicò il telefono che aveva sulla libreria. Ci disse che esisteva grazie al sacrificio di entità elementari che, imprigionate, ne consentivano l’esistenza. Allargando il discorso, ci suggeriva come qualunque oggetto contenesse entità elementari che ne costituivano la controparte spirituale. Lo stesso Rudolf Steiner ci avverte come pure la serratura di una porta esista grazie a questo sacrificio di entità elementari. L’uso morale, altruistico, degli oggetti, consente, aggiunse Massimo, la liberazione di queste entità. Quindi non è importante non usare la tecnologia, ma come la si usa. Concluse: aiutare qualcuno per telefono aiuta le entità elementari dell’apparecchio a liberarsi dalla prigionia nella quale si trovano.
Ma questo è ciò che nessuno si chiede mai.
Senza diventare integralisti e fanatici, ci si dovrebbe porre sempre il pensiero sull’uso che si sta facendo di un oggetto; rendendosi conto che si è responsabili dell’evoluzione degli esseri elementari che li compongono. Proprio come gli Angeli lo furono di noi durante l’esperienza Luna; e gli Arcangeli degli Angeli durante l’esperienza Sole; e cosí via dicendo.
Fino alla metà degli anni Ottanta, era abbastanza semplice restare in equilibrio, la tecnologia a disposizione era molto basica, dove tutto si riduceva alla possibilità di una telefonata in teleselezione, e le automobili a disposizione erano una a famiglia.
Con l’avvento dell’informatica, però, il discorso si è rivelato molto piú complesso.
L’informatica permette risultati molto piú efficienti, precisi e privi d’errore di quanto possa fare l’uomo.
Agli albori dell’informatica, l’Europa rimase sconvolta da un incidente ferroviario in Spagna, dove il macchinista aveva errato la velocità d’entrata del treno in una curva. Errore, si diceva, che si sarebbe potuto evitare se la velocità fosse stata gestita da un computer.
Quindi è anche opinione condivisa che l’algoritmo informatico possa arrivare ben oltre le capacità umane, riuscendo a svolgere molto meglio i compiti riservati agli uomini.
Su questa scia d’opinione circa il computer, stiamo accelerando il processo di robotizzazione in ogni settore delle attività umane. Per cui, in perfetta buona fede, gli scienziati cercano costantemente di rendere le macchine sempre piú autonome rispetto all’agire umano.
Quindi un chip nel cranio, può sembrare assurdo ai piú accorti, ma è accolto dai piú come ulteriore miracolo della scienza.
L’idea di un’onda celebrale che ordina un algoritmo a un computer, come ad un cellulare, oppure a un’autovettura, crea l’illusione di un progresso, che in effetti non c’è.
La verità è che l’uomo è sempre piú emarginato rispetto all’aspetto piú delicato della sua evoluzione: la volontà. L’informatica risponde con molta piú velocità proprio alla capacità di reazione umana. Ma in quella reazione si ha l’evoluzione che costruisce le forze dell’Io superiore. Senza la nostra evoluzione diventa molto piú difficile.
Nei primi anni Novanta, quando l’informatica era ancora agli albori, Mimma Benvenuti affrontò proprio questo argomento. Ci avvisò di come l’intelligenza arimanica cercasse di sostituirsi a quella umana proprio attraverso il computer. Ci disse di fare molta attenzione, perché era il tentativo di escludere l’uomo dal pensiero, rendendolo superfluo dall’immediatezza della risposta informatica.
Ricordo molto bene Mimma che cercò le parole adatte, ripetendo piú volte lo stesso concetto, cercando di spiegarci quello che al momento non avevamo il potere di capire, cioè la strada che avrebbe intrapreso la tecnologia umana.
Negli anni quelle parole mi sono spesso tornate in mente, e ad ogni diavoleria tecnologica le parole di Mimma si rivelano sempre piú vere: ogni innovazione, ogni progresso informatico, rispondono a una debolezza umana che, ove fossero compensati da una forza spirituale, li renderebbe inutili.
La necessità di una sana razionalità per risolvere le questioni della vita; la capacità di guardarle scevri da istinti e stati d’animo, non sono la causa della vita, ma una necessità della nostra evoluzione, al lordo di tutti gli errori che contribuiscono a rafforzarci in questo percorso. Senza, l’esistere diventa inutile, come andare in una scuola senza materie da studiare.
Senza l’agire guidato da una sana razionalità e rafforzato da un giusto volere, l’uomo diventa guscio vuoto in preda agli Ostacolatori.
Da anni stiamo assistendo ad un crescente incalzare della parte peggiore degli uomini. I disastri che crea la tecnologia priva di freni sono sempre piú stringenti. Ed il fatto che ne osanniamo costantemente le conquiste senza metterle mai in discussione, dimostra che non stiamo capendo come ci dobbiamo comportare.
Il successo di Neuralink dipenderà dalla nostra capacità di assumere un giusto atteggiamento nei confronti della tecnologia.
Dovremo sviluppare la stessa velocità di decisione e di comprensione di un pc: che è dire un pensiero ricolmo del Logos libero dagli impedimenti del sistema nervoso.
Acuire il senso morale dei prodotti tecnologici che usiamo, sviluppando la fantasia morale per intenderne il giusto uso.
Allora una delle peggiori trappole dell’uomo verrà fermata. Neuralink si dissolverà come neve al sole, assieme a tutti i suoi demoniaci frutti.
Massimo Danza