Nel vocabolario italiano con il termine animavversióne (o animadversióne) dal latino animadversio –onis, scomponibile in animum advertĕre, possiamo intendere differenti significati quali: riprendere, punire, rivolgere l’animo, uno stato di riprovazione o di osservazione critica introspettiva. Massimo Scaligero utilizza questa parola in modo pertinente al contesto della sua trattazione letteraria e lo fa in dieci dei sui libri principali, rafforzandone tutti i significati originari.
1. Nel Trattato del pensiero vivente, ad esempio, Massimo osserva che l’animadversio [intesa come rivolgere dell’anima] «dell’uomo a se stesso, precede l’avvertire il mondo, perché l’avvertire il mondo è sempre un riferirlo a se stessi, da momento a momento del tempo, ma da un’essenza intemporale. Essenza intemporale, perciò a-spaziale, onde non esiste un “fuori” o un “dentro”, un “oggettivo” o un “soggettivo”, ma solo identità dell’Io con l’essere del mondo: con la struttura pensante del mondo».
Ed ancora: «In ogni momento tale pensiero è perciò il prius, il darsi interiore del movimento onde l’oggetto è sino all’apparire, ossia sino alla prima animadversio [intesa come osservazione critica].
L’animadversio [introspezione verso] della trascendenza, però, è un dono, o una “trasmissione”, che occorre meritare. Il pensiero può essere conosciuto come il movimento grazie al quale il mondo esteriore e l’interiore si danno forma nella coscienza: forma appena abbozzata e provvisoria, per la provvisoria vita dell’Io riflesso».
2. In Iside Sophia la dea ignota fa presente che: «Non v’è comunione con il Christo senza la Vergine Sophia, perché la Vergine Sophia è tale comunione. Il Christo è presente nell’uomo, opera nell’uomo, ma l’uomo invero manca di comunione con Lui. L’uomo non avverte il Christo presente in lui: l’animadversio [rivolgere l’animo verso] della Sua presenza è il piú alto conseguimento dell’anima: è la Vergine Sophia».
3. Ne La Via della Volontà Solare: «L’attività intellettuale pura, la cui sostanza è la sua propria animadversio [anche qui intesa come osservazione critica introspettiva], piú che quella relativa all’oggetto o al tema. E questa è la via a ciò a cui è alluso nella Tradizione. È la Tradizione. …È il mistero dell’essere primordiale, del Sé profondo, al quale l’uomo può. ridestarsi in quanto conosca la sua condizione di morte: egli infatti normalmente assume come proprio un fondamento che implica la morte, fino al momento in cui avverte che non è il suo fondamento. Animadversio [ripresa animica] inevitabile dopo la morte, che invece egli dovrebbe sperimentare mentre è vivo sulla terra: mistero che è estrema ragione a sé e solo spiega se stesso … la propria identità, e infine di scoprire come tale animadversio [osservazione critica introspettiva] sia mediazione pensante: nella quale può volersi distinto dalla propria natura, come contemplatore di sé. Il pensiero, infatti, anch’esso involge l’Io, chiedendogli identificazione, ma al tempo stesso risulta veicolo dell’auto-riconoscimento dell’Io, rafforzato e voluto in sé in quanto pensiero e non come pensiero di qualche cosa, può infine esprimere il puro volere e l’autonomia dell’Io».
4. Ne Il Pensiero come antimateria Massimo ci dice che: «Nel tradizionalismo che, intendendo fondarsi sulle proprie strutture metafisiche, non distinte dalla loro dialettica, per l’incapacità di animadversio [osservazione critica introspettiva] dell’esperienza predialettica di esse, si chiude all’immediato perenne della Tradizione, fluente nella coscienza, è il germe del materialismo. È ora di avere il coraggio di riconoscerlo».
5. In Reincarnazione e Karma ci dice: «Anche i piú qualificati temono andare alla radice di sé: paventano la diretta animadversio [ripresa], o consapevolezza, o percezione, della originaria Forza-Logos del pensiero. Un feticcio, spirituale o anti-spirituale, li paralizza là dove essi tentano muovere oltre il limite razionale-senziente dell’anima».
6. In Guarire con il pensiero, Massimo ci dice che: «La via del pensiero risanatore è l’animadversio [osservazione critica] del fondamento: l’identità del pensiero con il proprio principio».
7. In Meditazione e miracolo: «L’uomo diviene portatore della Resurrezione, quando la scorge e la realizza come dimensione perduta dell’umano: riconosce in essa la via della liberazione dalla soggettività. Immerge il pensiero nell’essenza delle cose, si ritrova nella segreta vita delle cose. Egli scopre che il conoscere logico-scientifico non ha senso, se non viene integrato dalla animadversio [osservazione critica introspettiva] del suo momento logico-intuitivo, in cui affiora il principio unitario delle cose, né esteriore, né interiore. L’uomo che pensa, ha in sé il principio della Forza che guarisce il male del mondo. Egli può pensare indipendentemente dal male dell’anima o del corpo, indipendentemente da ciò che egli è, e riconoscere in tale indipendenza il fluire della Pentecoste: il contenuto originario della Forza-pensiero.
8. Ne Il Logos e nuovi Misteri: «L’uomo moderno ha una scarsa coscienza della nascita dell’Io immanent Non scorge il retroscena del pensiero matematico-fisico, la cui funzione è isolare l’attività pura del pensiero dalla psiche, cosí che l’Io possa riconoscere se stesso nella correlazione. Questa, mancando della animadversio [nel senso di presa o ripresa] cosciente, ignora il suo momento originario e si identifica con la propria proiezione, escludendo l’Io con le forze dell’Io appena nate. All’interno del pensiero dialettico, come all’interno del percepire, la dynamis predialettica è il senso vero dell’esperienza, di continuo presente in essa. Ma appunto tale dynamis è il valore che l’indagatore crede vedere fuori di sé: né avverte di vederlo come forma, come concetto. …La coscienza del pensiero quale dato altrettanto obiettivo quanto quello offerto dal mondo sensibile, avvia lo sperimentatore alla animadversio [interiorizzazione] del pensiero originario che gli si dà bensí entro la percezione, ma è al tempo stesso il nucleo originario del concetto. Il concetto, in realtà, supera la Materia».
9. In Graal – Saggio sul mistero del Sacro Amore: «L’impresa, adombrata dalla simbologia del Graal, conduce l’uomo a ravvisare il potere del Serpe nell’anima. Parsifal non può nulla per la redenzione del Graal, prima di riconoscere l’infera magia di Chastel Marveil, sottilmente operante anche in lui. Il riconoscimento del potere serpentino, come l’animadversio [osservazione critica introspettiva ma per certi aspetti riprovevole perché nel suo stato embrionale] piú alta dell’uomo, è già l’azione di una forza vincitrice nell’anima: la forza del Logos. Ne scaturisce la visione del compito, onde l’impresa può essere realizzata».
10. In Magia sacra infine esprime il concetto che: «Un’indagine scientifica può essere esatta, cosí come un’analisi dialettica; ma ove il loro ulteriore sviluppo non sia connessione dei concetti scaturiti dall’iniziale moto sintetico – la cui animadversio [osservazione critica introspettiva] dovrebbe essere preminente impegno dell’indagatore, dovere logico, onestà scientifica – epperò non risponda alla loro essenziale e organica coesione, ma sia l’associazione con cui opera la natura, sostituendosi alla mediazione pensante e usando per sé la relazione formale, il discorso può essere logico o estetico, ma non afferra la realtà: è la retorica».
Considerazioni di merito
Dopo queste osservazioni specifiche registrate da Massimo Scaligero nei suoi scritti, possiamo affermare che il suo concetto di animadversio, piú volte utilizzato in forma solenne e consegnato al lettore come una sorta di figura retorica, è da intendersi come punto di rottura di forme pensiero ancora intrise di dualismo, ma nello stesso tempo che volgono ad una sorta di presa di coscienza improvvisa e folgorante secondo una linea di evoluzione del pensare che da pre-risolutiva diviene risolutiva ed illuminante.
Si intravede in tutto ciò una forza-pensiero che da potenziale diviene reale. Questo lo possiamo dedurre dai molti esempi proposti in questo studio, dove Scaligero conduce il discepolo ad un livello superiore di conoscenza, in particolare vorrei citarne due. Il primo, presentato nel testo Iside Sophia la dea ignota, fa riferimento all’uomo che ancora non avverte il Christo presente in lui e quindi l’animadversio è intesa come presa di coscienza folgorante ed immanente della Sua presenza, che risulta essere il piú alto conseguimento dell’anima e che Scaligero stesso pone come determinazione finale dell’uomo in equivalenza al principio della Vergine Sophia. L’altro esempio calzante è espresso in Graal. Saggio sul mistero del Sacro Amore, laddove l’animadversio piú alta dell’uomo risulta essere l’azione di una forza vincitrice nell’anima: la forza del Logos.
Quindi a questo punto non dobbiamo stupirci se questo termine latino, sapientemente utilizzato da Massimo in punti chiave della sua Opera Omnia, potrà essere pensato nelle due componenti sonore vocalizzabili e risolutive associate ai due moti del respiro: ANIM (inspiro) e ADVERSIO (espiro) lasciandolo agire come un potente mantram trasmutatore di forze eteriche in grado di liberare dalla dynamis dialettica quel momento predialettico del pensiero dove agisce immanentemente il Logos Solare.
Kether