Verbum

Poesia

Verbum

Tuoni e fulmini

Quante volte, gridando,

Ti ho invocato,

perso ai confini

i una terra estrema,

solo sul pack

mentre attendevo l’orso,

o braccato da iene

nel deserto.

Tra sabbia o ghiaccio

era lo stesso vento,

un ululato

senza la Tua voce.

Ma il Tuo dettame era:

«Abbiate fede.

Scendete dalla barca

e camminate

certi sull’acqua.

Io vi salverò.

Vi darò pane»

promettesti. E ora,

con questa civiltà

che serve il buio

e nottetempo

tesse le sue trame

agitando la guerra,

batte il ferro

dei suoi tormenti

disumani, ancora

siamo sulla banchisa

o nel Sahel,

e sia blizzard o ghibli,

uguale il vento

cui tendiamo l’orecchio,

un cupo vortice

disperde le speranze,

naufraghiamo

nell’oceano del dubbio.

Che faremo?

All’inizio dei tempi

Tu dicesti:

«Sia la luce nel mondo!»

e luce fu.

Ma non basta la fiamma,

ormai non piú.

L’uomo vi attizza

i suoi febbrili incendi

cui la ragione

fa da combustibile.

Ora è il tempo del suono,

della folgore,

la Tua luce sonora

che dissolva

la notte e il gelo,

e ordini: «Fiat Logos!».

E tutto esulterà,

nascerà l’Uomo.

 

 

Fulvio Di Lieto