All’interno della Cattedrale di Chartres, nella navata laterale Ovest del transetto Sud, c’è una pietra rettangolare, incastrata di sbieco nelle altre lastre, la cui bianchezza risalta nettamente sulla generale tinta grigia del lastricato. Questa pietra è contrassegnata da un risalto di metallo brillante, leggermente dorato. Ogni anno, il 21 giugno, quando il sole splende, un raggio, proprio a mezzogiorno, viene a colpire questa pietra bianca; un raggio che penetra da un foro praticato nella vetrata detta di Saint-Apollinaire, la prima del muro Ovest di questo transetto.
Ci trovammo in questo luogo anni or sono, dopo un lungo viaggio che ci vedeva alla scoperta delle cattedrali gotiche di Francia: Reims, Amiens, Troyes, solo per citarne alcune. Chartres fu tra le ultime che visitammo, volevamo conoscere il luogo dove la famosa Scuola di Chartres nacque e fiorí, come avevamo letto in conferenze di Rudolf Steiner.
La prima costruzione sembra sia da far risalire al vescovo Fulberto intorno all’XI secolo, sull’area precedentemente occupata da un antico santuario pagano, e fu distrutta da un incendio nel 1194. Immediatamente iniziarono i lavori di ricostruzione che durarono circa 60 anni.
Altre vicende ebbe a subire, ma non è nostra intenzione stilarne la storia o fare un articolo da guida turistica; preme ricordare che studiosi del calibro di Titus Burckardt, Louis Charpentier, René Gilles, lo stesso Fulcanelli ne hanno scritto, entrando non solo nella Storia del luogo ma rivelando ciò che di autenticamente esoterico ed occulto i costruttori del tempo ebbero a celare tra le pietre, le sculture, le vetrate, il Portale Reale e lo stesso Labirinto.
In altre parole, i rapporti di lunghezza, larghezza e altezza della Cattedrale non sono stati scelti solo per farla “bella”, ma perché sono il risultato di una necessità alla quale i costruttori non potevano sottrarsi. Erano allora all’opera Confraternite di Muratori direttamente sotto la direzione di Architetti che avevano conoscenze ben precise, basate sul rapporto dei numeri e a loro volta del Cosmo, e certamente l’Ordine del Tempio era pure presente, come lo si rileva da bassorilievi scolpiti nella pietra in piú parti della Cattedrale.
Tutto ciò non riguardava del resto solo Chartres, in quel tempo vi fu una fioritura di cattedrali che sembra sia stata voluta da un “organismo” che aveva la scienza necessaria per costruirle, che aveva a disposizione costruttori competenti, che aveva i mezzi per finanziare questi costruttori. Non quindi il clero secolare, né i grandi Ordini monacali, Benedettini e Cistercensi, che possedevano mezzi e costruttori, ma riservavano queste forze per le loro abbazie.
Ed infine, perché la si costruí in quel luogo? Sul poggio dove ora sorge, ancor prima che il cristianesimo vi arrivasse, già le popolazioni locali vi adoravano una figura femminile assisa con un bimbo nel grembo. Era scolpita in risalto su un tronco di pero che il tempo aveva annerita, e il mito tramanda che ai sacerdoti pagani, i Druidi, un angelo profetico avrebbe annunziato che sarebbe nato da una Vergine un Dio.
Quando i primi cristiani giunsero a Chartres, trovarono questa statua e ne rimasero meravigliati; ebbero una grande venerazione per questa Vergine e continuarono a chiamare la caverna dove ella si trovava “la Grotta Druidica”.
Ciò che i primi pellegrini cristiani non sapevano, era che essi non avevano fatto nient’altro che riprendere il cammino che generazioni e generazioni prima di loro avevano già compiuto, dal momento che il pellegrinaggio in quel luogo era stato un fenomeno di molto anteriore alla loro venuta e probabilmente anteriore agli stessi Celti.
Prima di essi generazioni intere si erano raccolte nella grotta dove regnava una Vergine Madre, una Vergine Nera che aveva nome Iside o Demetra o Belisama. Belenus era il suo sposo, l’equivalente di quello che per i Greci sarà Apollo, l’Aplu degli Etruschi. Il luogo dove sorge ora la Cattedrale è attraversato da linee di forza, linee zodiacali e correnti telluriche che si collegano al Mont-Tombé, che ora ha nome di Mont Saint-Michel, anche l’orientamento non è verso Est, come in tutte le chiese, ma verso Nord-Est.
Già la popolazione locale dei Carnuti, termine che significa “Guardiani della Pietra”, si recavano in quei luoghi per adorarvi le divinità che vi sovrintendevano. In quei luoghi benèfici la gente si riuniva anche per viverci, le piante vi crescevano meglio, gli animali vi prosperavano, la salute degli uomini era migliore e vi si erigevano i menhir, pietre di fecondità che accumulavano le proprietà fecondanti della Terra e del Cielo, un tempo numerosi ora quasi tutti abbattuti.
Come in altri contesti simili, vi era la presenza di un pozzo, una fonte da cui sgorgava acqua dalle proprietà terapeutiche, e accanto sorgeva un dolmen: il pozzo fu chiuso già in tempi passati e il dolmen abbattuto.
Un’altra riflessione viene da fare: Chartres è un monumento gotico, e questo stile appare dopo la prima crociata e, con piú precisione, dopo il ritorno nel 1128 dei nove primi Cavalieri del Tempio; sorgono cosí Saint-Denis, la cattedrale di Noyon, e a partire da quel momento se ne costruiscono ovunque, chiese abbaziali o chiese del clero secolare, ed in particolare nell’Ile-de-France e nella Champagne.
Ci fu una precisa volontà di diffondere questo sistema di costruzione; lo stile romanico e gotico convivevano nello stesso periodo, ad ognuno presiedevano Confraternite e ognuno dei due stili comunicava una precisa indicazione del rapporto tra il Divino e l’Umano. Non entreremo in questi dettagli, già Rudolf Steiner ne parla in alcune sue conferenze, cosí pure non verrà qui approfondito il raporto tra l’Ordine del Tempio e le strutture del gotico allora nascente, cosa che richiederebbe molto piú spazio.
Vi sono pure correlazioni tra la Cattedrale e il supposto trasporto dell’Arca in Francia da parte dei Cavalieri del Tempio, raffigurato nel portale Nord su due colonnette scolpite in rilievo, delle quali una reca l’immagine del trasporto dell’Arca per mezzo di una coppia di buoi, con l’iscrizione: “Archa cederis”, per ricordare come il gotico sia legato anche alla musica e ciò che essa può esprimere occultamente, insieme alla preghiera, all’interno degli edifici sacri in quello stile, in rapporto, per esempio, agli intervalli tra le note e alla frequenza di queste dalla seconda fino all’ottava. Discorso anche questo che richiederebbe ulteriore approfondimento.
La Cattedrale non è piú interamente quella di una volta: il vandalismo clericale e anticlericale vi sono passati. Tanti i danni, spesso voluti da una logica discendente volta a trascinare in basso ciò che di autenticamente sacro sopravvive della storia dell’uomo: l’èra volgeva alla fine e la sua forma religiosa con lei. I costruttori non facevano delle cattedrali “arte estetica” ma uno strumento di azione religiosa; uno strumento diretto, che possiede, per se stesso, un potere sugli uomini, un potere di trasformazione, di mutamento dell’uomo: per entrare nella chiesa gotica, l’uomo non si china, si raddrizza, perché Dio lo ha voluto ritto.
Arriviamo ora al Labirinto, la parte della Cattedrale forse piú conosciuta: i labirinti, un tempo chiamati “dedalus” dal nome dell’architetto minoico, padre di Icaro, per il quale costruí le ali.
Il labirinto è fuor di dubbio che sia un simbolo alchemico, ma non si può mancare di notare che il Labirinto di Chartres non è, propriamente parlando, un labirinto, nel senso che è impossibile smarrirsi, perché non esiste che un “cammino”, ed esso conduce al centro. Questo è dunque fissato e non lasciato alla fantasia del maestro di bottega o del maestro lapicida. Ciò implica che si desidera essenzialmente che le persone che entrano nel “dedalo” seguano un certo tracciato; che percorrano un cammino e non un altro.
Il muoversi in questo percorso mette in contatto la persona con correnti di forza e ciò ha delle ben precise conseguenze: al centro del Labirinto è simboleggiata una Rosa, anche questo ha un suo profondo significato. Durante tutto il suo “viaggio” nel Labirinto, l’uomo era pervaso da effluvi tellurici, sonori, visivi e luminosi nei quali gli effetti magici del rito dovevano assumere un’ampiezza e una potenza straordinaria e l’uomo doveva esserne profondamente segnato.
Ma se pure il rito è degenerato, perdendo molta della sua potenza, le vetrate in piú parti distrutte e gli altoparlanti che risuonano falsi, l’armonia dell’architettura è rimasta quasi intatta e nessuno può dire, anche solo intellettualmente, di uscire dalla Cattedrale di Chartres identico a quello che era prima di penetrarvi.
La “Mano” che ha guidato l’evoluzione dei Mondi lascia sempre dei monumenti che assolvano alla funzione di faro per gli uomini. Se vogliono essere ciechi, sono liberi, ma se vogliono vedere, è lasciata loro la facoltà di vedere e comprendere nel pieno rispetto e libertà dei loro atti. Sono liberi e responsabili, individualmente. E se non resterà piú neppure un “Giusto”, allora il Libro si chiuderà e crollerà il Tempio!
In proposito, riportiamo parte della conferenza tenuta da Rudolf Steiner ad Arnheim il 18 luglio 1924 (O.O. N° 240): «Verso il secolo dodicesimo si formò, come per una intima necessità, una Scuola in cui appunto rivisse l’eco dell’antica visione Platonica. E questa fu la grandiosa, la meravigliosa Scuola di Chartres. Essa aveva come suoi grandi rappresentanti delle personalità che possedevano ancora conoscenze dei Misteri del primo Cristianesimo. Nella loro anima, nel loro cuore, tali notizie erano ancora in grado di suscitare, di accendere quanto permetteva loro di scrutare nei rapporti spirituali in cui vive il Cristianesimo. Nella Scuola di Chartres, là dove la splendida Cattedrale s’innalza riunendo nella sua realizzazione una somma di grandiosi particolari, si riuní, si concentrò tutto quello che prima era diffuso ampiamente in tante piccole cerchie.
Se vogliamo fare il nome di una delle personalità da cui, si potrebbe dire che prende le mosse, che s’inizia la Scuola di Chartres, che fiorí alla fine del secolo XI e poi specialmente nel secolo XII, dobbiamo parlare di Pietro di Compostela, che rinnovò nella sua propria anima in visioni ispirate l’antico Cristianesimo spirituale. E vicino a lui possiamo trovare una intera serie di personalità meravigliose, le quali insegnavano a Chartres. In questo secolo XII, nella Scuola di Chartres, vigeva un meraviglioso tono spirituale riguardo al Cristianesimo. Abbiamo ad esempio Bernardo di Chartres, Bernardo Silvestris, Giovanni da Salisbury, vi era poi il grande Alano da Lilla. Erano presenti Maestri! Nella Scuola di Chartres essi parlavano, insegnavano come se Platone fosse stato presente in mezzo a loro ed avesse interpretato il Cristianesimo tra questi grandi Spiriti.
Essi insegnavano il contenuto spirituale del Cristianesimo. Gli scritti che da loro ci provengono, se li leggono degli uomini del nostro tempo possono forse apparire astratti, ma questo deriva appunto soltanto dall’astrazione che domina nell’anima dell’uomo moderno. Le opere di queste grandi personalità descrivono il Mondo Spirituale completamente permeato dall’operante impulso del Cristo.
Ed ora vorrei porre dinnanzi alla vostra anima qualcosa nel modo in cui specialmente da Bernardo Silvestris e Alano di Lilla veniva insegnato ai loro Scolari Iniziati. Per quanto all’uomo odierno ciò possa apparire paradossale, pure è vero che allora si verificarono tali rivelazioni, vi veniva insegnato: “Il Cristianesimo avrà un rinnovamento, esso verrà di nuovo compreso nel suo contenuto spirituale allorquando sarà trascorso il Kali Yuga, l’epoca oscura, quando sarà spuntata una nuova epoca”.
…Alano di Lilla diceva poi in una cerchia ristretta ai suoi Scolari Iniziati: …“Noi che siamo i Platonici dovremo passare attraverso le porte della morte e per un primo tempo ci sarà dato come compito soltanto di vivere nel Mondo Spirituale. Dal Mondo Spirituale noi potremo soltanto guardare giú verso la Terra e dovremo lasciare l’operare sul piano del mondo fisico ad altri, a coloro che sviluppano l’intelletto in modo Aristotelico. È questo che d’ora innanzi deve venir coltivato”».
Davide Testa