Non di rado si ripropone una certa incredulità rispetto alla tradizionale affermazione secondo la quale dopo la Pentecoste gli Apostoli – un gruppo di anime semplici, per lo piú pescatori – sarebbero stati in grado di predicare fluentemente in diverse lingue. Si tratta di uno scetticismo ben fondato come Rudolf Steiner dimostra in una sua conferenza a Dornach del 9 maggio 1923, in La vita dell’uomo e della Terra. Sull’essenza del Cristianesimo (O.O. N° 349).
Rispondendo ad un richiesta di maggiori informazioni sulla personalità del Cristo formulata da uno dei presenti, il Dottore sviluppa la risposta giungendo ad evocare i diversi episodi in cui il Risorto si manifesta ai discepoli, due su tutti: la visita al sepolcro da parte delle donne, tre in particolare: Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo (Luca, 24/1-10); l’incontro con i discepoli ad Emmaus (Luca, 24/13-53).
Ancora una volta ci viene chiarito come il corpo fisico del Cristo realmente non si trovasse piú nel sepolcro: «Ci fu un terremoto che produsse una fenditura, e il corpo del Cristo fu risucchiato dalla Terra. È quindi vero che non si trovava piú nel sepolcro …Alle donne ed agli apostoli è apparso il corpo eterico del Cristo, non piú Gesú di Nazareth, ma il Cristo, l’uomo interiore trasformato». E non si è trattato di un’apparizione sporadica: «Nei primi giorni dopo la Resurrezione, hanno visto diverse volte il Cristo …ma si trattava del Cristo sovrasensibile».
E Rudolf Steiner sottolinea la potenza di questa nuova entità: «La presenza del Cristo era talmente forte, che Tommaso stesso ha avuto la certezza di toccarlo. L’intero episodio si riferisce quindi al Cristo sovrasensibile. …Per 40 giorni consecutivi per i discepoli fu evidente che il Cristo si trovava ancora fra loro».
Accertato che non fu un corpo fisico a suscitare le menzionate apparizioni sorge spontaneo chiedersi come sia stato possibile “alle donne ed agli apostoli” acquisire cosí repentinamente la facoltà di percezione del Cristo nella sua nuova forma eterica. Immediata la risposta: «Provate ad immaginare che qualcuno con cui siete cresciuti in un rapporto di amicizia vi venga sottratto …per essere mandato al patibolo. Per via dell’intenso legame che avete con questa persona, sorge in voi uno stato d’animo particolare. Nel caso dei discepoli, quello stato d’animo li ha resi chiaroveggenti».
E possiamo ben comprendere come un prodigio sorprendente quale il subitaneo sviluppo della chiaroveggenza sia stato suscitato nei discepoli da un evento di intensità non inferiore quale l’inusitato dolore suscitato in loro dalla Passione.
Poi improvviso il dramma: «Dopo 40 giorni, i discepoli non l’hanno piú visto, poiché la facoltà della veggenza è svanita. Allora hanno detto che se ne era andato (“Ora non è piú qui. Ha fatto ritorno alle vastità cosmiche”). Questa è l’Ascensione…».
È a questo punto che comincia a maturare l’immenso Evento della Pentecoste, impossibile senza la profonda sofferenza ingenerata nei discepoli dalla convinzione di aver perduto per sempre il Maestro: «Allora sono stati davvero colti dalla tristezza, non come quella che si prova di solito, ma da una tristezza piú profonda. E i dieci giorni (intervallo tra le due Festività, n.d.r.) …sono stati per i discepoli e gli apostoli un periodo di profondo raccoglimento, durante il quale hanno riflettuto intensamente sulle parole del Cristo». Cioè su quanto appreso seguendo il Signore nei tre anni di predicazione; sofferta riflessione che li ha portati a dirsi senza alcuna egocentrica influenza luciferica: “Questa saggezza è presente anche in noi”. E dopo dieci giorni hanno sentito dentro di sé la forza per poterla a loro volta insegnare. L’immagine di questa risoluzione è rappresentata dalle lingue di fuoco che discendono sulle loro teste. Questo il significato della Pentecoste. …La grande tristezza che avevano provato all’idea di non poter piú rivedere il Cristo li aveva portati ad un’introspezione tale da renderli capaci di trasmettere quegli insegnamenti».
Dall’indicibile dolore per la Crocifissione è sorta dunque per i discepoli la descritta chiaroveggenza; dall’infinita tristezza conseguente alla dipartita del loro Signore conseguente all’Ascensione, il consapevole coraggio quali predicatori della Parola.
Ed è a questo punto che Rudolf Steiner ci dimostra come sia legittimo ritenere fondato lo scetticismo di cui all’inizio: «Ed è bella l’immagine usata, in cui si dice che a quel punto iniziarono a ‘parlare in tutte le lingue’…Naturalmente non dovete credere che quell’espressione significhi che gli apostoli hanno cominciato a predicare in cinese o in giapponese, o addirittura in tedesco. In base alle modalità con cui ci si esprimeva allora, voleva dire che, grazie alle riflessioni fatte nei dieci giorni fra l’Ascensione e la Pentecoste, erano diventati tolleranti. Da quel momento per loro non c’era stata piú alcuna differenza fra le religioni …Questo il significato della facoltà di parlare in tutte le lingue: l’annuncio di una religione valida per tutti gli esseri umani. E questo è il pensiero pentecostale piú bello: la religione per tutti gli uomini».
Ancora una volta la Rivelazione steineriana si rivela in grado illuminare ogni singolo momento del Mistero del Golgota.
Francesco Leonetti