Vincere la nostalgia del passato

Attualità

Vincere la nostalgia del passato

In genere evito accuratamente di lamentarmi, soprattutto in ambito antroposofico. Se qualcuno fa delle scelte, quella è la sua strada, e va rispettata. Posso non essere d’accordo, ma so bene che quella antroposofica è la via dell’uomo libero. Quindi cerco di guardare il positivo anche in quello che esprimono coloro che la pensano – talora – in modo diametralmente opposto al mio. È un vero e proprio esercizio. Non solo li tollero, ma cerca di amarli, realmente immagino di pensare come loro.

 

Devo rilevare, tuttavia, un vero e proprio errore metodologico, del quale cercherò di evidenziare i guasti. Ecco cosa diceva Steiner a proposito del progresso tecnologico.

 

«Qualche tempo fa ho tenuto una conferenza sulla Scienza dello Spirito e le Scienze tecniche presso la Scuola Tecnica Superiore di Stoccarda, per mostrare come, proprio immergendosi nella tecnica, l’uomo sviluppi quella configurazione della sua vita animica che poi lo rende libero.

 

L'uomo e la tecnologia

 

Grazie al fatto di sperimentare nel mondo meccanico tutta la spiritualità come annullata, egli riceve la spinta – proprio entro il mondo delle macchine – ad attingere la spiritualità dalla sua stessa interiorità, tramite un’attività interiore. E chi oggi comprende il posto che la macchina occupa nella nostra civiltà, deve dire a se stesso: “Questa macchina, con la sua impertinente trasparenza, con la sua brutale, orribile, demoniaca mancanza di Spirito, costringe l’uomo, se solo comprende se stesso, a far nascere dal suo intimo quei germi di spiritualità che sono in lui”.

 

L'uomo e la tecnica

 

Facendo da controforza, la macchina costringe l’uomo a sviluppare vita spirituale. Come ho potuto vedere dal­l’esito sortito, ciò che ho voluto dire quella volta non è stato compreso da nessuno» (tratto da una conferenza del 6 agosto 1922, O.O. N° 212, in riferimento alla conferenza del 17 giugno 1920– O.O. N° 199). La conferenza “Il ruolo della macchina nell’evoluzione dell’uomo” è pubblicata da Agribio).

 

Noto che sinora ben pochi hanno capito quanto sia importante lo sviluppo tecnologico. Esso, per esempio, ha consentito di eliminare, in alcuni casi, le stesse distanze fisiche, ed ha annullato la maledizione biblica della Torre di Babele. Ora si può comprendere facilmente, con i traduttori automatici, il pensiero di un americano, di un russo, di un arabo, di un cinese. Senza filtri.

 

Rilevo ancora, purtroppo diffusa anche negli ambienti antropo­sofici, una vergognosa – non saprei come definirla diversamente – paura della tecnologia.

 

Lucifericamente, si preferisce rivolgersi al passato, “ai bei tempi passati” nei quali minore era la presenza delle fredde macchine.

 

Vecchio quaderno

 

Troppo spesso le critiche al “mondo moderno” hanno un sapore antico: nei temi della mia – lontana – scuola media prendevo un bel voto se mi lamentavo di come le cose fossero degenerate. Ora ho capito che era proprio necessario che le cose degenerassero, per rendere l’uomo libero. Mi ci è voluta la piena maturità – e la meditazione sulla Scienza dello Spirito – per capirlo.

 

Ma cos’è questa – disgustosa – “nostalgia del passato”, di ciò che è defunto, e che viene fuori dalle piú istintive sentine degli animi?

 

Ragazza con rosa

 

E perché tanti – anche sedicenti antroposofi – confondono l’“ammore”, tipo canzonetta melodica, con l’Amore vero, quello di cui è capace solo l’Io cosciente, che implica assunzione di responsabilità e sacrificio?

 

È triste, ma noto anche fra coloro che un tempo erano sinceri seguaci della Scienza dello Spirito, un avvilimento, una incredibile paura di chissà quale diavoleria tecnologica, tipo certi – fantasmatici – chip sotto­pelle per il controllo a distanza.

 

Cip sottopelle

 

Ed ho rilevato – ahimè – che vi sono anche taluni, una volta veri e propri punti di riferimento per molti dubbiosi cercatori, che cominciano a temere e impediscono perfino l’esercizio della concentrazione nei gruppi studio.

 

Tutto il contrario di quello che affermava virilmente Scaligero, cioè che la concentrazione è l’esercizio libero per eccellenza e può essere svolto in qualsiasi condizione, non soffrendo né ritualità, né posture particolari! Per costoro vi sono forse diabolici “suggeritori”?

 

Viene il sospetto di una diffusa pigrizia interiore, che, di fatto, impedisce di pensare e di lasciare libero corso alla volontà superiore.

 

Arimane non va evitato, ma affrontato e vinto sviluppando la propria coscienza spirituale, a mezzo degli esercizi cosí ben descritti da Rudolf Steiner e da Massimo Scaligero.

 

 

Grifo