Il mondo fisico e gli impulsi morali-spirituali

Biologia
Il mondo fisico e gli impulsi morali-spirituali

QUATTRO STADI DELL’ESPERIENZA INTERIORE

Pensiero luminoso

 

Nelle ultime considerazioni abbiamo trattato di come, oltre al corpo fisico, risiedano nell’essere umano il corpo eterico e quello astrale. E abbiamo anche sottolineato come il corpo eterico o formativo possa essere colto quando l’uomo diventa cosciente della vita interiore del pensiero. Quando l’uomo diventa cosí cosciente di questa vitalità interiore del pensiero da poter vivere in questo pensiero, anche se non è impressionato dalle percezioni sensorie esterne, e quando questo pensiero non viene stimolato dalla combinazione delle percezioni sensorie esterne, ma se l’uomo si raccoglie per sperimentare la propria tessitura e il fluire del pensiero che sono dentro di lui, con la pura forza interiore, senza la stimolazione che il pensiero altrimenti ha attraverso percezioni sensorie esterne, allora questo corpo di forza formativa può essere afferrato.

 

Questa esperienza del pensiero è allo stesso tempo l’esperienza del mondo eterico. E ieri ho spiegato che quando ci si sente nella propria seconda persona attraverso questo raccoglimento e pensiero interiore, che in realtà non è cosí difficile da ottenere, si sperimenta che in questa seconda persona si ha una sorta di corpo temporale, qualcosa che non è cosí chiuso nello spazio in quiete come il corpo fisico, ma qualcosa che fluttua costantemente, che è costantemente in movimento, che può essere visto spazialmente solo per un momento, e anche allora esistono difficilmente dei contorni. Ma questo corpo temporale si rivela nella sua esperienza come il quadro della vita, che presenta a noi uomini tutta la nostra vicenda terrena come un’unità davanti agli occhi dell’anima.

 

Si tratta fondamentalmente di un processo animico-spirituale in cui si vive quando si entra nella vita eterica dell’universo attraverso la realizzazione interiore del pensiero. In questa tessitura immaginativa e in questa vita dell’anima, che diventa esperienza dell’eterico, non si sente l’ombra interiore che ha la vita animica della coscienza ordinaria, non si sente piú la qualità onirica che ha la vita animica della coscienza ordinaria. Inoltre, non ci si sente piú chiusi al mondo come nel corpo fisico, dove ci si sente chiusi entro la propria pelle. Si sente il mondo esterno che fluisce in noi, il proprio essere che fluisce nel mondo. Ci si sente come un membro in movimento dell’intero universo eterico, che si muove con il mondo. Tuttavia ciò che si sperimenta allora ha qualcosa di fortemente spaventoso e irreale. Mentre gli uomini attraverso l’abitudine al corpo fisico si sentono saldamente sulla Terra, nella loro esperienza nell’eterico sentono una certa insicurezza riguardo alla propria esistenza. Si sentono elevati al di sopra del mondo fisico e non ancora saldamente radicati nel mondo spirituale.

 

Questo radicamento nel mondo spirituale avviene, tuttavia, quando la persona che si sforza raggiunge ciò che ho menzionato ieri qui: il profondo silenzio dell’anima. Secondo quanto ho descritto in L’Inizia­zione – Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?, l’essere umano deve arrivare al punto di non utilizzare la forza che altrimenti gli servirebbe come forza respiratoria modificata per usarla per far emergere all’esterno le parole del linguaggio nel processo di respirazione, ma piuttosto per trattenere ciò che vuole traboccare in parole. Ma deve comunque sviluppare interiormente quell’attività che altrimenti sfocia nelle parole, deve compiere lo sforzo interiore che altrimenti farebbe per parlare ad alta voce, e cosí facendo deve raggiungere il silenzio interiore. E quando l’anima non solo raggiunge il silenzio zero, ma scende anche al di sotto del silenzio zero fino al silenzio negativo, a quello che sprofonda sotto il livello del silenzio nell’esperienza, quando, per cosí dire, non ci affoghiamo nel nostro essere spirituale mediante le forze che vogliono entrare nel respiro quando parliamo, e tuttavia sviluppiamo ancora interiormente l’im­pulso a parlare, ma tratteniamo la parola prima che voglia impadronirsi della laringe, se cosí tratteniamo il parlare e tuttavia sviluppiamo interiormente la capacità di parlare, allora non si giunge soltanto ad un silenzio interiore, ma a qualcosa che è proprio il profondo silenzio dell’anima. Raggiungiamo questo profondo silenzio dell’anima, che riguarda lo sviluppo del linguaggio, le parole che suonano esternamente nel mondo fisico, non solo come zero, ma come grandezza negativa. Allora da questo profondo silenzio risuona ciò che il mondo spirituale vuole rivelarci, per usare un’antica parola, il Logos vuole rivelarci dall’universo. Allora non siamo noi a parlare, allora siamo diventati lo strumento attraverso il quale il Logos parla qui. E poi diventiamo consapevoli del nostro corpo astrale dentro di noi e di quel mondo astrale di cui ho parlato ieri. Questo mondo astrale è essenzialmente diverso dal mondo che si sperimenta attraverso i sensi e la mente collegata nella coscienza ordinaria.

 

antichi filosofi

 

In questo mondo dei sensi e della mente che fa collegamenti nella coscienza ordinaria, percepiamo in una densità grossolana le cose materiali e i processi materiali che riempiono lo spazio, che, se voglio esprimermi in modo impreciso e rozzo, premono sui nostri sensi, cosí che noi possiamo percepirli sensibilmente. Se da un lato abbiamo, per cosí dire, la nostra esperienza attraverso i sensi e la mente che collega le cose materiali grossolane e i processi del mondo esterno, dall’altro lato abbiamo i pensieri irreali, le sensazioni irreali, come diciamo noi, quei pensieri irreali e quei sentimenti irreali sui quali i filosofi nel corso dei secoli hanno discusso sul modo in cui si relazionano con la realtà. L’essere umano, che si avvale solo della coscienza ordinaria, vuole sempre, per cosí dire, toccare con le mani qualche punto del mondo materiale, ogni volta che pensieri e sensazioni si presentano davanti alla sua anima, per assicurarsi della reale esistenza.

 

D’altra parte c’è quindi un’esistenza nei pensieri e nei sentimenti, che non appare immediatamente come reale, e da questi pensieri e sentimenti nasce per l’essere umano, in un certo senso fluendo in lui, il mondo morale, il mondo degli impulsi morali. Quando l’uomo guarda il mondo nella sua dualità in questo modo – prima il concreto materiale grossolano, che per lui è inizialmente il reale, e poi i pensieri e i sentimenti, che contengono gli impulsi morali e che sono incerti nella loro realtà – allora gli appare qualcosa, si potrebbe dire, di deprimente quando ora si guarda e trova scientificamente provato che attraverso la conservazione della materia e della forza ciò che è esternamente reale ha una certa eternità, ma che ciò che si distingue come ordine morale del mondo dai meri pensieri e sentimenti viene poi distrutto all’interno di un certo grande cimitero nell’esistenza materiale, che emerge inevitabilmente dall’ipotetica ricerca dei fenomeni naturali. Il mondo materiale da un lato e il mondo morale-spirituale dall’altro si presentano alla coscienza ordinaria come una dualità, e l’uomo si trova all’interno di questo mondo, o meglio di questi due mondi, che hanno cosí poco a che fare l’uno con l’altro. Si trova all’interno di esso, con un lato del suo essere consegnato al mondo materiale in cui hanno luogo i suoi processi nutrizionali, in cui i suoi istinti nascono dai processi nutrizionali, in cui i suoi sensi ricevono impressioni, in cui la sua mente collega le impressioni sensorie. L’uomo prende coscienza della sua appartenenza a questo mondo materiale, ma si rende anche conto che la sua dignità umana si realizza solo se gli impulsi morali e spirituali che scaturiscono dai suoi pensieri e sentimenti, che sono problematici rispetto alla loro realtà, hanno per lui un significato reale.

 

Allora l’uomo di coscienza ordinaria si trova di fronte all’esigenza di riempire il corpo fisico, attraverso il quale è integrato nel mondo fisico, con ciò la cui realtà gli deve sembrare dubbia. Vede come nella natura esterna ciò che è dato negli impulsi morali e spirituali non viene mai a prevalere. Vede allora le pietre, che svolgono i loro processi secondo leggi ferree; nulla degli impulsi morali-spirituali confluisce in questi eventi all’interno del mondo minerale. Vede quindi il mondo vegetale nella sua dolce quiete, lo vede chiamato alla sua fiorente esistenza dalla luce neutra e dal calore neutro del sole, e anche qui non si rende conto di come gli impulsi morali dovrebbero in qualche modo confluire nel calore risvegliante del sole, nella luce ridestante del sole, che fa dispiegare il manto vegetale della Terra.

 

E infine guarda al terzo regno della natura, all’animalità, con la quale egli stesso ha tanto in comune in termini di organizzazione fisica, e deve dire a se stesso: nell’animalità, la morale ha assunto forme tali da non apparire come morali. Il predatore pratica la crudeltà senza che si abbia il diritto di chiamarla crudeltà in senso morale, perché l’animale è sceso al di sotto del livello in cui l’impulso morale può essere descritto come impulso morale-spirituale. E allora l’uomo guarda alla propria natura fisico-materiale e scopre che anche lui è andato a fondo con una parte del suo essere. Tuttavia, se vuole realizzare la sua piena dignità umana, si trova di fronte all’esigenza di introdurre in se stesso gli impulsi morali in questo essere caduto. Nella coscienza ordinaria non c’è alcuna possibilità di riconoscere un accordo armonioso, un’interazione tra gli impulsi fisico-materiali e gli impulsi spirituali-morali.

 

Dicotomia

 

Lo spirituale e il materiale si separano. E l’uomo guarda davanti a sé il suo cammino terreno fino alla morte e dice a se stesso che fino alla morte vivrà in questa dicotomia rispetto al proprio essere, che da un lato ha la sua organizzazione fisico-materiale, per la quale c’è l’esigenza di introdurre gli impulsi morali-spirituali, e dall’altro lato la natura gli mostra che ovunque gli impulsi morali-spirituali non possono diventare efficaci nelle leggi immediate della natura. Si vede immerso in questo dualismo fino alla morte.

 

Ma allora, quando l’uomo sente il suo corpo astrale e il mondo al quale appartiene attraverso il suo corpo astrale, risuonare dal profondo silenzio della sua anima, nel modo che ho descritto, allora davanti alla sua esperienza animica appare un mondo che non può avere qui con la sua coscienza ordinaria, un mondo che brama con la sua coscienza ordinaria quando ha davanti a sé la dualità del fisico-materiale e del morale-spirituale. Allora egli ottiene la visione di un mondo che non è irreale, che gli appare altrettanto reale quanto gli appare reale il mondo grossolano e materialmente concreto del fisico e dei sensi, ma anche un mondo che, ovunque abbiano luogo dei processi, lascia che gli impulsi morali-spirituali confluiscano negli impulsi fisico-materiali. L’uomo guarda allora a un mondo in cui si trova ad un livello superiore, come se in questo mondo terreno, quando hanno luogo i processi chimici, gli impulsi morali confluissero nella combinazione e decomposizione chimica. L’uomo guarda a un mondo in cui l’idrogeno e l’ossigeno non esistono soltanto combinati secondo leggi naturali indifferenti e neutre, ma in cui l’idrogeno e l’ossigeno si combinano in modo tale che nel loro collegamento seguono impulsi morali. Non esistono processi che non abbiano un significato morale e spirituale allo stesso tempo.

 

Ma ora l’uomo arriva a questo: si entra nel mondo in cui si compenetrano la materia che a quel punto è stata potenziata, e l’elemento morale-spirituale che ha raggiunto una reale forza creatrice quando si è varcata la porta della morte. Da questo mondo siete discesi nel mondo fisico terreno, quando siete scesi dalla vita preterrena in quella terrena. L’uomo impara allora che solo questo mondo fisico terreno è il mondo del dualismo, il mondo della dualità, dove natura e spirito si fronteggiano come se fossero separati da un abisso, dove l’uno non può entrare nell’altro. Ma l’uomo impara anche come ha dovuto essere trasferito in questo mondo fisico terreno, per poter sperimentare come lo Spirito in questo mondo fisico terrestre non possa avvicinarsi alla materia, cosí che lui, questo essere umano, è l’unico essere in questo mondo fisico terrestre, che ora può realizzare questa connessione dalla propria libertà, dai propri impulsi individuali piú profondi.

 

Se da qualche parte in questo mondo fisico un impulso morale-spirituale dovesse confluire attraverso leggi oggettive in un processo chimico, nella crescita delle piante, nella vita istintiva degli animali, allora, poiché l’uomo è una sintesi di tutto ciò che è nel cosmo, l’uomo non sarebbe mai stato in grado di raggiungere la libertà interiore, di collegare a pieno titolo lo spirituale con il materiale.

 

Ma nella vita umana sulla Terra esistono due stati opposti: lo stato di veglia dal risveglio all’addor­mentarsi, lo stato di sonno dall’addormentarsi al risveglio. Durante lo stato di veglia l’essere umano vive in un mondo dove Spirito e materia sono strettamente opposti l’uno all’altro, dove lo Spirito non può avvicinarsi alla materia per affermarsi, dove la materia non ha il potere di elevarsi al livello dello spirituale nei suoi processi. Ma poi, quando l’essere umano è penetrato in quel mondo che, come ho detto, risuona dal silenzio profondo dell’anima, allora l’uomo vede l’attività alla quale si dedica tra l’addormentarsi e il risveglio, l’attività del suo corpo astrale. E poi sa che lascia la vita terrena ogni volta che si addormenta e ritorna ogni volta che si sveglia.

 

Vita nel sonno

 

Allora sa che in queste interruzioni di sonno della vita terrena vive in quel mondo in cui può prima preparare il collegamento dello Spirito con la materia. Ma in tutto ciò è intessuto un sottile elemento eterico-astrale negli stati di sonno tra nascita e morte, tanto che al risveglio entra nuovamente nella dualità tra Spirito e materia come ciò che l’essere umano vive e tesse in tutti i periodi di vita che attraversa dormendo tra la nascita e la morte: in tutto questo vive ciò che poi, quando l’uomo porta il suo essere attraverso la porta della morte, entra in quel mondo in cui non c’è nulla, poiché la materia non ha il potere di elevarsi alla spiritualità attraverso i suoi processi, lo Spirito non può avvicinarsi alla materia.

 

Ma l’uomo, con tutto ciò con cui si è intessuto nel sonno, entra in quel mondo in cui tutto ciò che è simile alla materia assurge a processi spirituali, in cui lo Spirito interviene continuamente nella materia. E vede che la dualità tra Spirito e materia è presente solo nel mondo che egli sperimenta episodicamente tra la nascita e la morte. Sa anche che sta entrando in un mondo completamente diverso, che gli appare solo come un’immagine speculare, come in un miraggio, tra l’addormentarsi e il risveglio, dove si prepara alla realtà di questo mondo.

 

Ma quando ha varcato la porta della morte, entra realmente in questo mondo, e ora continua a tessere la vita che ha attraversato tra la nascita e la morte. Ma ora continua a tessere in modo tale che non ci sia da una parte lo Spirito privo di materia, che deve essere consapevole che un giorno scomparirà nei suoi impulsi spirituali e morali, ad esempio quando la Terra avrà raggiunto la morte termica. L’uomo entra in un mondo in cui ciò che gli appariva tra l’addormentarsi e il risveglio come in un’immagine, come in un miraggio spirituale-animico, si trova all’interno di un mondo reale in cui non esiste dualità tra Spirito e materia, in cui la sostanzialità spirituale penetra continuamente la sostanzialità materiale, in cui non esistono semplici leggi naturali, ma in cui le leggi naturali sono solo le leggi spirituali inferiori, in cui non esistono leggi spirituali meramente astratte, ma in cui i processi spirituali inferiori, le leggi spirituali si insinuano già negli analoghi processi materiali che allora si verificano. L’uomo entra in questo mondo per attraversare ciò che si trova tra la morte e una nascita futura.

 

L’uomo si familiarizza con questo mondo ascoltando dal profondo silenzio dell’anima come lo Spirito, il Logos universale, gli parla nella sua individualità; gli parla non in un linguaggio fisicamente udibile, ma in un linguaggio che non solo è inudibile, ma meno che inudibile, e proprio per questo è spiritualmente percepibile. E con l’acquisizione della parola interiore, che non diventa parola esteriore, e tuttavia utilizzando quella forza interiore che altrimenti si rivela solo nella parola esteriore attraverso la mediazione del respiro, l’uomo si fa strada verso la conoscenza del mondo dal quale è disceso, da un mondo spirituale, ma come qualcuno che non può avere il minimo dubbio sulla sua realtà e che l’uomo sia disceso da esso all’esistenza fisica terrena e vi ascenderà dopo aver varcato la porta della morte. In questo mondo tutto lo Spirito è attivo nello stesso momento in cui la materia è attiva qui sulla Terra. In questo mondo tutto ciò che è materiale è elevato a un livello tale da non resistere, con la sua grossolanità e densità, agli influssi degli impulsi morali-spirituali.

 

Se si vuole entrare nel mondo eterico-immaginativo, bisogna andare oltre il pensiero, oltre il pensiero astratto e morto, verso il pensiero vivente interiore. Se si vuole entrare nel mondo del silenzio profondo, cioè nel mondo in cui tutta l’attività materiale è spirituale e tutta la vita spirituale nella materia è creativa, allora non solo si deve andare oltre l’ordinario pensiero morto al pensare vivente, ma anche dalla facoltà udibile della parola alla facoltà inudibile della parola che sta dietro di essa, che non è intensità acustica, che è silenzio profondo, da cui non parlano parole udibili, ma il Logos che opera dal silenzio, proprio attraverso il silenzio intensificato.

 

Ma se si vuole andare ancora oltre, allora non bisogna soltanto ascendere dal pensiero vivente, che è relativamente solo un processo pittorico, a quello che, come vorrei dire, tesse e fluisce nel mondo, ma che parla nella tessitura e nello scorrere dal silenzio profondo, cosí che in esso ci si senta come in qualcosa che fluisce nel mondo e in cui tu stesso fluisci con l’udito, con il tuo terzo essere umano, ma se si vuole andare ancora oltre, si deve elevarsi a un altro processo, a un processo interiore ancora diverso.

 

Si vive nel pensiero vivente nell’eterico. Al secondo livello, si vive nel processo che non viene messo in moto da noi, ma viene illuminato dal Logos, che altrimenti vive solo nell’aria fisica quando parliamo. Al terzo livello si deve riconoscere qualcosa che è la controimmagine di un processo distruttivo nella vita fisica della Terra. Ora si deve arrivare alla terza fase non solo attraverso l’intensificazione del pensiero, attraverso l’aumento della capacità di parlare che avviene nel silenzio, ma anche interiorizzando ciò che accade quando noi come esseri umani facciamo qualcosa qui sulla Terra. È necessario solo avere chiaro che “fare” non significa solo attività fisica esteriore. Facciamo qualcosa anche quando ci limitiamo a lavorare interiormente con il pensiero, perché anche in quel caso si dispiega la volontà. Tutto ciò che l’uomo suscita nel­l’attività, sia essa un processo interiore o esteriore, sfocia nell’azione e non nella mera sofferenza. Ma ogni volta che si compie una simile azione, anche se si svolge soltanto nel pensiero che ha l’iniziativa per l’at­tività, al suo interno avviene un processo fisico. Come nel pensiero fisico ha luogo un processo cerebrale, come nel parlare fisico ha luogo un processo respiratorio modificato, cosí con tale iniziativa di volontà che sfocia nell’atto, nell’azione, ha luogo un processo interiore, un processo che possiamo paragonare alla distruzione dell’essere materiale di cui ci rendiamo conto in tutti i processi di combustione.

 

Candela

 

Se osserviamo come la fiamma distrugge la sostanza di una candela, vediamo – non voglio addentrarmi adesso in posizioni chimiche piú fini, ma piuttosto semplicemente spiegare in modo rozzo quello che può e deve essere considerato un processo fisico-sensoriale – vediamo in questo, indipendentemente dal fatto che si metamorfosi e scompaia in qualcos’altro, qualcosa di piú invisibile, come la fiamma, come la combustione distrugga la costituzione della materia.

 

Tali processi, in cui qualcosa viene afferrato da qualcosa di simile a come la sostanza di una candela viene afferrata dalla fiamma, tali processi  hanno sempre luogo quando in noi ci sono iniziative volitive, quegli oscuri processi della volontà, rispetto ai quali l’uomo dorme nella sua coscien­za ordinaria, che non osserva. Non sa nulla di ciò che accade tra l’in­tenzione che ha per l’azione di un gesto della mano e il sollevamento della stessa. Non sa come l’intenzione, che vive nel pensiero, si trasmette ai muscoli e poi fa alzare la mano. Vede solo lo svolgimento nella mano in movimento. Ma quello che sta nel mezzo è un processo simile alla combustione. Solo all’interno dell’or­ganismo umano non abbiamo la possibilità di parlare cosí se guardiamo questo processo di combustione, che è il processo materiale per lo sviluppo della volontà umana, attraverso un elemento spirituale superiore.

 

Se seguiamo questo processo di combustione, non abbiamo la possibilità di constatare che si sta trasformando solo la materia, ma ciò che è importante è la distruzione di quei processi che si innescano solo quando le persone si sottopongono ad un’alimentazione normale. Tutti quei processi fisici simili alla combustione che avvengono come base per lo sviluppo della volontà, tutti questi processi che sono, come ho detto, simili alla combustione, si svolgono tra la continuazione del processo di nutrizione e la formazione del sangue.

 

Dove vediamo la formazione del sangue, vediamo questi processi simili alla combustione. Ma vediamo anche come la volontà umana scaturisce e si energizza all’interno di questi processi simili alla combustione. Vediamo un processo materiale discendente. Qui vediamo, innanzitutto in termini volgari, come la materia scompare. Ma possiamo diventare consapevoli di qualcosa di simile a ciò di cui diveniamo consapevoli durante un’attenta meditazione, quando passiamo dal pensiero stimolato dall’esterno al pensiero mosso dall’interno. Allora abbiamo qualcosa nel nostro pensiero che si muove internamente di cui diventiamo consapevoli solo attraverso la nostra stessa attività. Nel silenzio profondo dell’anima abbiamo qualcosa che sta dietro il nostro processo fisico di respirazione e risuona dal mondo spirituale-animico in senso negativo, come il Logos che risuona dal silenzio.

 

Ma possiamo anche comprendere i processi che agiscono come processi di combustione nel nostro organismo se possiamo vedere cosa c’è dietro di loro nel nostro organismo, se si riesce a vedere come la volontà del mondo agisce nella distruzione e nello sviluppo della combustione nel nostro organismo: proprio come la potenza del Logos è dietro la potenza respiratoria della parola udibile esternamente, cosí la potenza creatrice della volontà del mondo, che opera in noi, si irradia dietro questa potenza di combustione che opera continuamente nel nostro organismo.

 

Disegno 1

Disegno 1

 

Se nel respiro modificato (rosso), che si sviluppa dalla nostra laringe in parole udibili esternamente, impariamo a riconoscere l’elemento spirituale che sta dietro ad esso (azzurro, bianco, disegno 1), che esce dal silenzio profondo in direzione opposta alle parole fisiche, ma in modo tale che non possiamo farlo uscire attraverso la laringe, impariamo a riconoscere questo elemento spirituale che ci rende presente la voce silenziosa, ma quindi chiaramente parlante, del Logos del mondo, cosí percepiamo tutta la combustione come processi (rosso, disegno 2) che possiamo vedere all’interno del nostro organismo, le onde cosmiche (giallastre) che scorrono e fluiscono in essi, a cui noi stessi prendiamo parte; non la volontà sconsiderata di Schopenhauer, ma una volontà che è ovunque scintillante e permeata dallo Spirito.

 

Disegno 2

Disegno 2

 

Ora sentiamo una quarta persona dentro di noi. Sentiamo ovunque processi creativi nell’organismo fisico, dove sono all’opera processi di combustione, processi di decomposizione. Ci sentiamo come se fossimo all’interno del mondo creativo. E in questo mondo creativo ora diventiamo consapevoli di tutto ciò che è creativo dentro di noi.

 

E se prima, prendendo coscienza del nostro terzo essere umano, l’essere umano astrale, abbiamo conosciuto un mondo in cui non esiste la differenza tra materia e Spirito, cosí ora conosciamo un mondo in cui lo Spirito non solo vive in tutti i processi, ma in cui lo Spirito è l’elemento creativo in tutti i processi, in cui non esiste sostanza simile a quella materiale che non sia formata dallo Spirito. E arriviamo a conoscere dentro di noi ciò che è di natura cosí creativa che nel suo regno non esiste cosa simile alla sostanza che non sia la sua creazione. E se prima abbiamo conosciuto un mondo in cui non esiste la dualità tra Spirito e materia, ora conosciamo un mondo in cui gli stessi impulsi morali-spirituali sono l’unica cosa reale. E quando guardiamo in questo mondo, di cui è presente in noi una corrispondente goccia, quando guardiamo quale sia la nostra parte come quarta persona in questo mondo al quale siamo ora ascesi, apprendiamo in questa quarta persona una qualità creativa in noi, ma un qualcosa di creativo di cui diciamo a noi stessi che non è presente da nessuna parte qui nell’ambiente naturale, dove lo Spirito non può avvicinarsi alla materia, che per il momento non è presente da nessuna parte nel mondo che ci appare nel nostro proprio corpo astrale.

 

Ma questo diventa evidente ovunque nel mondo astrale entri qualcosa di piú alto, di piú essenziale. Come l’uomo come persona fisica entra nell’aria che lo permea in quanto essere umano fisico, cosí diventiamo consapevoli della vita astrale, di un’atmosfera spirituale-animica e degli esseri spirituali che si aggirano in questa atmosfera, cosí come noi qui come persone fisiche ci aggiriamo nell’atmosfera fisica dell’aria. Ora non esaminiamo solo il Logos generale del mondo astrale, ma esaminiamo anche quali esseri spirituali si muovono ed esistono in questo mondo astrale.

 

Reincarnazione

La Reincarnazione

 

E a quel punto impariamo a riconoscere la nostra propria entità come quella che non può essere presente ora, ma che è passata attraverso questo mondo eterico nell’esisten­za preterrena e che era presente in una vita terrena precedente. Diventiamo quindi consapevoli di come gli impulsi morali della nostra vita precedente, o delle nostre diverse vite terrene precedenti, siano insiti al proces­so di combustione distruttiva, di come questa quarta persona viva in noi, che allo stesso tempo è il creatore del nostro basilare destino. Scopriamo allora, dietro il fuoco del nostro corpo, la forza creatrice del contenuto della nostra precedente vita terrena, che ora ha potuto elevarsi in questa regione, dove si contrappone alla forza distruttiva della combustione come forza creatrice, per­ché non è la presente esistenza, ma qualcosa di molto passato dalla vita terrena, che si è spogliata di tutto ciò che è connesso con la dualità di Spirito e materia, che è passata attraverso il mondo spirituale e in questo mondo spirituale ha assunto il carattere spirituale e creativo. Scopriamo quindi proprio ciò che pulsa nelle profondità della nostra volontà altrimenti cosí oscura nel nostro essere umano, scopriamo ciò che pulsa, che si rafforza all’interno, qualcosa che una volta era come siamo noi ora nella nostra vita terrena, ma che è diventato diverso, in quanto si è prima eterizzato, poi ha vissuto in un mondo astrale e in questo mondo astrale è salito ad un terzo livello superiore. Ed ora appare in noi come ciò che è nel nostro Io solo ombra del presente, come la volontà creativa della forza delle vite terrene precedenti che lo indurisce e afferma con la realtà.

 

Disegno 3

Disegno 3

 

Siamo ascesi allora dall’essere fisico dell’uomo ai suoi tre esseri superiori: all’essere eterico o essere della forza formativa, all’essere astrale, all’essere animico vero e proprio, e all’essere autentico dell’Io, che è il risultato di vite terrene precedenti, ciò che tesse come Io nella nostra attuale vita terrena e che esiste in noi solo tra l’addormentarsi e il risveglio. Vi ho appena descritto come il corpo astrale si intreccia all’interno dell’essere del mondo astrale tra l’addormentarsi e il risveglio; ma in questo corpo astrale, tra l’addormentarsi e il risveglio, portiamo ancora l’Io come l’ho descritto. Tuttavia questo non è ancora capace, in quanto è l’Io del presente, di penetrare nel corpo fisico. Perché qui l’uomo condivide il destino del resto della natura, la dualità di spirito e materia. Qui l’uomo stesso si confronta con lo Spirito che non è ancora attivo nella materia, con la materia che è impotente e non può avvicinarsi allo Spirito. Ciò che avviene nell’uomo in questa lotta tra Spirito e materia, che risplende in lui, che consiste nella volontà di superare il dualismo di Spirito e materia nel mondo fisico terrestre esteriore, come conflitto interiore dietro le quinte della propria esistenza, che si svolge anche da sveglio nella semplice volontà, si svolge dietro le quinte dell’esistenza nel sonno, tra l’addormentarsi e il risveglio. Per l’uomo questo è inizialmente il modo in cui si svolge nella coscienza ordinaria, nascosta dal sonno. Ma nel sonno si intreccia ciò che, quando si eterizza e astralizza di nuovo dopo la morte, si eleva a quella forza creatrice, che, quando sarà trascorso il prossimo tempo tra la morte e una nuova nascita, avrà aggiunto un nuovo legame a quello che si impone nella nostra volontà dalle vite terrene ormai trascorse.

 

Ed è cosí che possiamo guardare alla vita umana. Dapprima non guardiamo nella volontà, non guardiamo nel sonno. Ma una vera intuizione spirituale ci rivela ciò che è allora realmente all’opera come principio creativo proveniente da vite terrene trascorse che si oppone alla combustione. E diventiamo consapevoli di come le nostre vite precedenti sulla Terra pulsano attraverso la nostra volontà, preparando il nostro destino sulla base di impulsi morali, di come, quando entriamo nel sonno, ciò che la volontà umana di solito realizza durante la veglia dai suoi istinti, dalle sue emozioni, dalle sue intenzioni coscienti, come quello che tra l’addormentarsi e il risveglio si intreccia nell’essere che nel presente è nascosto all’uomo attraverso il sonno, ma che nella nostra prossima vita sulla Terra si svilupperà come volontà effettiva che pulsa attraverso il nostro sangue nel processo di combustione del futuro corpo come Io creativo, questo Io creatore, che poi a sua volta sarà stato accresciuto dal membro che abbiamo sviluppato in questa vita terrena tra nascita e morte e avrà aggiunto a ciò che ci è venuto nel modo descritto dalle precedenti vite terrene.

 

In questo modo si può esaminare la costituzione dell’essere umano composta dai quattro membri del suo essere. E quando diventiamo consapevoli di come questi quattro membri dell’essere umano siano reali, guardiamo allo stesso tempo all’intera vita umana. Come ho mostrato ieri, la vita terrena si espande nella vita nell’etere cosmico, che si estende in un certo involucro sferico, ma irradia ovunque il cosmico-astrale. Viviamo con il nostro corpo astrale con questo elemento cosmico-astrale, che è impercettibile all’osserva­zione terrena. Ma se viviamo in questo cosmico-astrale nel modo in cui l’ho descritto oggi, allora questo cosmico-astrale non solo risuona come Logos del mondo, ma dalle parole del Logos del mondo gli esseri reali delle Gerarchie superiori ed inferiori si avvicinano a noi, come attraverso i fondamenti reali della vita spirituale, e tra questi il nostro stesso essere spirituale proveniente da tempi lontani trascorsi sulla Terra.

 

Cosí, quando riconosciamo l’uomo, la nostra conoscenza dell’anima spirituale sul cosmo, sull’universo, si espande allo stesso tempo, non solo sul cosmo come cosmo fisico, come cosmo eterico, ma anche sul cosmo come animico-spirituale. La conoscenza umana si espande a conoscenza del mondo. Proprio come nella vita fisica sulla Terra non possiamo mai avere inspirazione ed espirazione unilaterali, poiché l’inspirazione deve permearci e fluttuare attraverso di noi in costante interazione con l’espirazione, come viviamo ritmicamente nell’inspirazione e nell’espirazione, cosí non possiamo acquisire solo la conoscenza dell’uomo o la conoscenza del mondo ad un livello superiore, ma piuttosto la conoscenza dell’uomo, cosí come l’inspirazione esige l’espirazione, richiede la conoscenza del mondo, e la conoscenza del mondo, come l’espirazione esige l’inspirazione, richiede la conoscenza dell’uomo. La sistole e la diastole della grande vita del mondo fisico-animico-spirituale sono la conoscenza del mondo e la conoscenza dell’uomo, che non possono esistere una accanto all’altra a un livello superiore, ma solo l’una nell’altra, separate, compenetrandosi e influenzandosi a vicenda in un ritmo sempre mutevole, come la vita immortale del cosmo stesso, a cui appartiene anche l’essere umano immortale.

 

 

Rudolf Steiner

 


 

Conferenza tenuta a Dornach il 21 aprile 1923.

O.O. N° 84. Traduzione di Marco Allasia.

Da uno stenoscritto non rivisto dall’Autore.