Ho una figlia di 14 anni che ha frequentato il primo liceo scientifico. A fine anno, in occasione del suo compleanno, il 31 maggio, le abbiamo permesso di fare una festa in casa. Lei ha preferito in casa, invece che in un locale come avevano fatto i suoi amici. Abbiamo fatto venire un rinfresco e abbiamo messo a disposizione dei ragazzi il salone e la camera da pranzo, e noi siamo usciti. Siamo rientrati poco dopo la mezzanotte e quello che abbiamo trovato è indescrivibile. Oltre ad aver vandalizzato la casa in ogni stanza, compresa la nostra camera da letto, erano praticamente tutti ubriachi, ragazzi e ragazze, avendo saccheggiato la credenza degli alcolici, che avevo chiuso (ma evidentemente mia figlia sapeva dove tengo la chiave). Il modo di vestire delle compagne di scuola di mia figlia è indescrivibile, solo qualche centimetro di pelle coperto, il resto al pubblico incanto. E il modo in cui parlavano fra loro era di una volgarità inascoltabile, non solo un turpiloquio continuo, ma persino bestemmie venivano proferite in nostra presenza. È stato anche difficile mandarli via, e certamente l’esperimento non sarà ripetuto. Ma adesso mi preoccupo per la frequentazione di mia figlia, che dovrà stare con questi ragazzi altri quattro anni. Lei dice che tutti i ragazzi di oggi sono cosí e che dobbiamo adattarci ai tempi. Possibile che siamo arrivati a tanto degrado? E come fare a proteggerla e non farla diventare come quelle ragazzine che ho visto e che mi hanno profondamente disgustato?
Flaminia G.
Come si dice: la mela non cade lontana dall’albero. Quei ragazzi e quelle ragazzine anche in famiglia probabilmente hanno ricevuto un’educazione “adatta ai tempi”, e forse quelle volgarità e quelle bestemmie le hanno sentite dalla bocca del padre o della madre. Hanno magari assistito a dei litigi in cui i genitori se ne sono dette tante tra loro senza preoccuparsi dei figli che assistono e assorbono l’atmosfera famigliare. Molti ragazzi sono figli di separati e devono assistere ai nuovi partner del padre e della madre, sballottati da una casa all’altra. Alcuni di loro soffrono del disamore di genitori troppo impegnati nella carriera, nelle frequentazioni necessarie, sia prima per cercare di conquistare posti di prestigio sia poi per conservarli. E tra loro sfogano le proprie frustrazioni fingendosi distaccati, cinici, volgari e licenziosi. Non si può impedire ai figli di frequentare altri ragazzi, ma quello che vedono e sentono in casa è grandemente formativo per loro, quindi siamo noi a dover stare attenti a quello che diciamo e soprattutto a come ci comportiamo. Poi potremmo approfittare di qualche momento di tranquillità in cui parlare ai nostri figli a cuore aperto, mostrando loro la nostra preoccupazione amorevole, non punitiva, ma tale da far risuonare nella loro anima il desiderio del sano, del bello e del buono. Che è l’esatto contrario di quello che ricevono oggi come “educazione” da questa corrotta società. Nella quale però dobbiamo vivere e loro devono crescere, sviluppando quelle forze che in futuro potrebbero contribuire a cambiare, raddrizzandolo, quanto le generazioni che li hanno preceduti ha offerto loro di distorto. Amorevolezza, sollecitudine, attenzione, di questo hanno bisogno i figli adolescenti.
Ci lamentiamo tanto del fatto che i giovani se ne vadano all’estero dopo il diploma o la laurea, portando ad altre nazioni le loro forze migliori e sottraendole alla nostra società che pure ha contribuito a formarli. Ma quali lavori si offrono a giovani anche brillanti nel loro percorso scolastico e nei raggiungimenti finali? Solo chi ha conoscenze e raccomandazioni può aspirare a un lavoro in linea con i propri studi. Gli altri devono accontentarsi di quello che capita, e di sistemi di lavoro spesso a sfruttamento oltre ogni norma civile, con orari e velocità di esecuzione che potremmo definire schiavistici. Ma le leggi sono state segretamente dettate agli organi competenti dal vincente, il quale decide come, quando e quanto spremere i propri sottoposti, eliminandoli se non rendono a sufficienza. E allora i giovani se ne vanno, finché possono farlo, e molti di loro forse neppure torneranno, non volendo ricadere nelle stesse trappole da cui sono fuggiti. Come evitare tutto questo? Parlo perché sono direttamente interessato. Mio figlio ha terminato gli studi, laureandosi brillantemente in Fisica, con una tesi in Meccanica Quantistica. I lavori che gli sono stati offerti sono di assicuratore porta a porta, immobiliarista, bagnino per il periodo estivo e non proseguo nel fare la lista, che è veramente sconfortante. Ora lui ha scritto a diverse Università estere e credo che presto ci lascerà… Come biasimarlo?
Diego T.
Il periodo che stiamo vivendo presenta problematiche di ogni tipo, e quello della “fuga dei cervelli” è uno dei tanti. È naturale, per noi che seguiamo una Via di sviluppo interiore, l’anelito a migliorare la società nella quale ravvisiamo tante incongruenze e tanti errori, non solo accettati da chi ci governa, ma spesso condivisi, autenticati e convalidati tramite leggi, leggine e leggicole emanate dagli organi che dovrebbero invece tutelare i cittadini ed evitare sperequazioni e sfruttamenti. Se non si arriverà a comprendere quale grande dono è stato fatto all’umanità da Rudolf Steiner con la sua visione della Tripartizione dell’organismo sociale, con la separazione collaborante delle tre parti: vita intellettuale, vita giuridica e vita economica, non si riuscirà a conquistare quegli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità che i Rosacroce già secoli fa posero come base di ogni sano sviluppo sociale. Il compito di ognuno di noi è ripercorrere i pensieri che il nostro Dottore ci ha proposto come tema base, su cui poi ognuno deve trovare a suo modo, e nell’ambiente in cui vive, le giuste soluzioni. Non possiamo fare altro, almeno per il momento: formare noi stessi cercando soluzioni per ora anche solo mentalmente. Sappiamo che i pensieri sono un patrimonio comune, al quale possono accedere altri inavvertitamente, considerandoli propri. Non dobbiamo essere gelosi di quanto arriviamo ad elaborare, non ci appartiene, ma appartiene all’ambiente in cui viviamo, e per estensione al mondo intero. Lavoriamo in questo senso, con generosità, e forse dall’unione di tante menti e di tante anime votate al miglioramento della società, riusciremo ad uscire dall’attuale groviglio solo apparentemente inestricabile. Riguardo comunque alle esperienze che i nostri giovani compiono all’estero, molto spesso queste sono formative e aiutano ad aprire la mente ad altre prospettive. Non è detto che non si ritorni. Molti tornano, avendo acquisito un bagaglio di conoscenze, anche linguistiche, che permetteranno una migliore sistemazione lavorativa in patria. Noi ci auguriamo che questo accada anche al giovane Fisico esperto di Meccanica Quantistica!