Tutto si spiega

Scienza dello Spirito

Tutto si spiega

Catastrofi

 

Appare in costante crescita il numero di coloro che sempre piú smarriti si chiedono le ragioni delle continue catastrofi che paiono inesorabilmente accompagnare la nostra civiltà, soprattutto a partire dai primi due decenni del ’900. Dubbi e timori pienamente comprensibili nel cosiddetto uomo della strada, ma del tutto illegittimi in chi si dichiari antroposofo.

 

In una conferenza a Dornach del 1° Gennaio 1919 (in: Come ritrovare il Cristo? – O.O.N° 187) Rudolf Steiner ci disvela un fondamentale retroscena occulto dell’attuale fase evolutiva: «Una delle nozioni piú essenziali per la conoscenza del nostro tempo è che l’umanità si trova in certo senso alle soglie di una nuova rivelazione. Si tratta della rivelazione che dovrà avvenire (e sotto certi riguardi sta già avvenendo) ad opera degli Spiriti della Personalità. Essi …stanno salendo al rango di creatori, mentre finora nel divenire dell’umanità abbiamo potuto considerare come creatori solo gli Spiriti che …noi chiamiamo Spiriti della Forma».

 

Dunque un trapasso di portata epocale, che a piú di un secolo dalle parole di Rudolf Steiner è legittimo ritenere già alquanto consolidato. «Dal 1899 (anno conclusivo del Kali Yuga, n.d.r.) noi uomini presenti nel mondo ci troviamo immersi in una nuova ondata di vita spirituale che si va effondendo nel complesso della vita dell’umanità».

 

Densa di conseguenze la reazione umana: «Da un lato, quella ondata si è realmente rovesciata entro la vita e ora è presente; dall’altra parte gli uomini non vogliono percepirla e vi si oppongono».

 

Inesorabile la descrizione dell’operare concreto del flusso in questione: «I centri nei quali quel­l’onda si scarica…sono le anime umane (c.d.r.) …L’uomo può certo opporre resistenza, nella sua coscienza, ad ammettere questo fatto, ma non può impedire …che la sua anima risenta di quell’onda».

 

Pensare scientifico

 

Complessa la spiegazione di fondo del rifiuto: «Questo fatto merita di essere preso in attenta considerazione. …Sorge il problema: qual è nella nostra epoca la facoltà piú importante dell’anima umana? È l’intellettualità. …Oggi tutti pensano in modo scientifico, anche se non sanno nulla delle scienze. Anche quando si compiono osservazioni o esperimenti, per elaborarli e diffonderli ci si serve dell’intellettualità. …Le anime dominate da queste loro rappresentazioni si oppongono al­l’irrompere di una ondata spirituale …questo modo scientifico di pensare le cose prepara gli uomini a respingere ciò che di positivamente spirituale comincia ad operare nel mondo».

 

Rudolf Steiner ancora una volta sottolinea la difficoltà di aprirsi al Sovrasensibile da parte di un pensiero scientifico autorelegatosi all’indagine sensibile, i cui grandiosi risultati ha peraltro sempre vigorosamente riconosciuto. Al fondamento di tutto l’acquisita capacità rappresentativa di natura intellettuale che si conferma bipolare: scuola determinante e necessaria per la formazione del pensiero autocosciente, nostro attuale compito evolutivo; strumento non in grado di rapportarsi al Sovrasensibile. Grave il conflitto, la realtà “schizofrenica” in cui si dibatte l’attuale tipo umano: «Negli uomini d’oggi …l’onda si fa sentire ma nella loro coscienza è presente al tempo stesso qualcosa che non vuole accoglierla».

 

Abbandonare la fioritura

 

L’uomo del nostro periodo storico, dunque, ignora volutamente la realtà spirituale che sempre piú gli si accosta: «…per non avvertire la scissione della sua personalità». Ignoranza davvero fatale.

 

Il Dottore ci disvela infatti come sia in corso una lotta formidabile tra le entità spirituali emergenti (le Arcai n.d.r.) che vogliono riportare l’uomo a ricollegarsi con verità importanti come la Re­incarnazione – intenzionalmente obliata per millenni onde venisse sviluppato il necessario attaccamento alla singola vita terrena – e quelle oppositrici: «…che vorrebbero consentire l’ingresso nella coscienza umana solo agli impulsi del passato. È una lotta importante alla quale bisogna partecipare se si vuole percepire ciò che avviene dietro le quinte dell’evoluzione umana e cosmica» (c.d.r).

 

E non v’è dubbio che acquisire contezza di quanto si svolge dietro la parvenza degli eventi si presenti come l’unica strategia valida, sia per confrontarli adeguatamente, sia per rispondere agli interrogativi sempre piú diffusi menzionati all’inizio di queste righe.

 

Si pone ora il quesito: come partecipare correttamente alla lotta in questione? Il Dottore ci soccorre con un’articolata risposta: «Le cose stanno cosí: se gli uomini …fossero disposti a guardare dietro le quinte dell’esistenza, in base alle comunicazioni di chi indaga lo Spirito, si considererebbe in modo diverso l’esistenza  in generale (c.d.r.). Ho sottolineato tante volte che sí, ogni uomo dovrebbe interessarsi al suo prossimo, ma un tale interessamento non è nemmeno pensabile (n.d.r.) se non illuminiamo la nostra vita con la Scienza dello Spirito».

 

Viene qui pienamente evidenziata la nostra atavica sfida: la convivenza, realtà omnipervasiva  che può di giorno in giorno instaurarsi nella misura necessaria solo tra esseri umani non completamente posseduti dall’egoismo; determinante il ruolo dell’Antropo­sofia per l’anima umana che intenda difendersi dalle menzionate entità ostili alle nuove rivelazioni delle Arcai: «Senza esagerazione si può affermare che basta attenersi al modo di pensare della Scienza dello Spirito (c.d.r.) per mettersi al sicuro dagli attacchi delle entità demoniache che accompagnano l’irruzione dell’onda spirituale degli Spiriti della personalità».

 

Guerra e pace

 

Se dunque l’essere umano si deciderà a plasmare la propria esistenza secondo gli insegnamenti antroposofici, potrà in completa sicurezza «sperimentare la lotta nella propria anima».

 

In caso contrario: «…non ci si dovrà sorprendere se la lotta che ci si rifiuta di affrontare nella sfera spirituale irromperà nella vita fisica e negli uomini. Se essi non vogliono combatterla dentro di sé, nella loro anima, la lotta si svolgerà fra uomo e uomo, fra popolo e popolo».

 

 

Francesco Leonetti