Il razzismo biologico
Nella prima metà del Novecento un grande dibattito di idee divideva i pensatori operanti nel mondo della cultura e della società. Non parliamo dell’intellettualità progressista che ancora risentiva dei miti di redenzione della lotta di classe, parliamo della componente conservatrice che avvertiva le enormi problematiche sollevate dal Mondo Moderno.
I tradizionalisti erano divisi su un punto fondamentale: una parte di questi propugnava un razzismo “biologico” che faceva riferimento alla teoria secondo cui alcune razze fisiche fossero portatrici di contenuti spirituali, altre razze di contenuti degenerati. Erano tanti a ritenere che il passaggio da uno stato originario a una condizione peggiore, fosse imputabile unicamente alle forze ereditarie del sangue.
L’idea di razza ariana faceva il pari con il suprematismo bianco nei paesi anglosassoni. Tutto il portato ideologico che ha sostenuto il colonialismo e la schiavitú nel Nuovo Mondo considerava gli indigeni razze inferiori, da civilizzare piú o meno benevolmente. I “selvaggi” erano, per questi ultra-materialisti, riconoscibili geneticamente, non spiritualmente. Buona parte del portato ideologico nazionalsocialista nei confronti dei popoli slavi, del popolo russo e di quello ebraico, faceva il pari con tutti colonialismi europei, soprattutto di quello anglofono. In sostanza il razzismo di ispirazione materialistica trionfò ovunque nella prima parte del ‘900.
Lo scontro tra biologisti e spiritualisti
Il fronte contrario ai razzisti biologici riteneva che l’aspetto fisico (oggi diremmo del DNA), non fosse il problema principale nelle diversità umane. All’interno del Fascismo come del nazionalsocialismo questo scontro di vedute fu acceso ed ancora oggi poco evidenziato. È grazie al libro di un giovane studioso, Andrea Scarabelli, Vita avventurosa di Julius Evola, Edizioni Bietti, 2024, 750 pagine, che il contrasto tra “biologisti” e “spiritualisti” prende corpo e viene messo in evidenza in modo inoppugnabile e documentato. La cosa interessante in questo libro è la presenza delle numerose comunicazioni tra Julius Evola e Massimo Scaligero. In queste lettere e nella lunga frequentazione di Scaligero con quello che fu inizialmente il suo Maestro, emerge l’identità di vedute sul fatto che la definizione di “razza” non implicava le fattezze fisiche, ma semmai, l’Io delle singole personalità. Grazie a Scarabelli abbiamo la documentazione provata che per tutta la vita sia Evola che Scaligero mantennero una posizione critica verso il razzismo positivista e biologico.
Affetto e riconoscenza, malgrado le differenze
Con il tempo Scaligero, conosciuto Giovanni Colazza si avvicinò a quest’ultimo e di conseguenza a Rudolf Steiner. Tant’è che Evola, che stimava tantissimo il giovane Scaligero, scherzando disse. «Bell’affare ho fatto a presentarti Colazza!».
L’affetto di Scaligero per Evola rimase intatto, come giustamente rileva Franco Giovi: «La critica non manca, ma l’affetto e la riconoscenza furono sempre presenti». Nel volume di Scarabelli si cita il momento in cui Colazza, Villella, Pio Filippani Ronconi e Scaligero, nel 1952, andarono a trovare Evola, costretto, visto che era infermo, nel suo appartamento di Corso Vittorio a Roma. Affetto e riconoscenza di Scaligero nei confronti di una figura spirituale, per certi versi diametralmente lontana da ciò che Massimo era diventato. Volendo approfondire il misterioso rapporto Scaligero-Evola, troviamo un importante articolo di Efesto pubblicato sull’Archetipo, Massimo Scaligero e il mondo della Tradizione. In esso Efesto pone fine ad ogni fraintendimento: il razzismo in senso biologico non può appartenere alla Scienza dello Spirito e alla Via Solare.
Una iperbole esemplificativa
Volendo fare una iperbole chiarificatrice, possiamo asserire che una Edith Stein, ovvero suor Teresa Benedetta della Croce, filosofa morta nel campo di concentramento di Auschwitz per le sue origini ebraiche, visse su un piano spirituale ben diverso dei capi delle SS che facevano esibizione della loro arianità.
Ad esempio, Karl Maria Wiligut che fu uno scrittore, esoterista e militare austriaco ebbe un’influenza rilevante sul misticismo nazista e sul neopaganesimo germanico. Egli influenzò non poco Heinrich Himmler. Wiligut, era un medium, in sostanza, ed ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione di Wewelsburg il “tempio” rituale delle SS. C’è poco da aggiungere: l’appartenenza fisica ad una specifica razza, oggi rilevabile dal DNA, dopo la fine del Kali Yuga non è piú l’elemento discriminante tra gli esseri umani. E questo vale per tutti: per gli Ebrei come per gli “ariani”.
L’insensato orgoglio del razzismo “spiritualistico”
Il fronte contrario ai razzisti biologici è rappresentato dalla tentazione di applicare forme di razzismo “spiritualistico” verso quegli sfortunati esseri in cui l’Io è assente. A molti sembrerebbe legittimo porsi in modo sprezzante e ingeneroso nei confronti di questa parte di esseri incarnati in un’epoca come la nostra. Il vero problema è costituito dal fatto che questo tipo di razzismo si esprimeva solo sul piano dialettico. Sarebbe troppo lungo entrare nell’argomento degli “Uomini senza Io”, o “Uomini Locusta”, di cui parlò Rudolf Steiner. Uomini dotati di un corpo eterico e un corpo astrale, ma interiormente equipaggiati alle volte da una coscienza arimanica, oppure, nei casi migliori, da anime che sono rientrate sulla terra in ritardo o provengono da altri pianeti. A questo proposito c’è una pagina importante in cui Piero Cammerinesi riporta puntualmente il pensiero di Rudolf Steiner, “Uomini senza Io”. Dobbiamo tenere in considerazione che Julius Evola scrisse molti libri in cui, nel nome della Tradizione da lui evocata, emerge spesso il disprezzo verso quelle “sottocategoria umane” incapaci di avvicinarsi all’individuo assoluto. Il razzismo spiritualistico è intriso di un orgoglio incapace di esprimere comprensione verso tutti gli esseri presenti sul pianeta ed è una tentazione sotterranea che ancora oggi ci sfiora.
Il ritorno del mito del sangue puro
Oggi coloro che si accorgono dell’opacità mentale di quelli che ancora credono al mito della tecno-scienza e alle narrazioni propagate dai mass media, potrebbero essere tentati dal guardare con occhio razzistico chi è rimasto indietro. I giovani anglosassoni definiscono dispregiativamente questi settori convenzionali dell’opinione pubblica “normie”. Queste fragili ed influenzabili personalità in Italia vengono chiamati Covidioti dalla radice Covid. Tenendo conto che il sangue di un vaccinato non è piú idoneo per la sana donazione medica, si sta creando un mondo parallelo (e purtroppo un mercato) di donazioni del plasma sanguigno. Da ora in poi e sempre di piú saranno necessariamente separate le sacche di sangue puro da quello contaminato geneticamente. Questa beffarda nemesi che ripropone la divisione tra sangue puro e sangue non puro sarà, possiamo esserne certi, un tema d’attualità del futuro. Da qui a ricreare nuove forme di razzismo, il passo è breve. Chi segue la Scienza dello Spirito ha la possibilità si presagire i fenomeni in divenire, ma dovrebbe avere anche la responsabilità di porre anzitempo dei correttivi alle storture. La pietas cristiana, rispettosa del comandamento piú importante: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” è il cardine del nostro agire. Le parole di Massimo, tratte da Dallo Yoga alla Rosacroce pongono fine ad ogni dubbio sull’errore di ogni razzismo di natura materialistica, sia esso, soprattutto, di natura spiritualistica. Egli scrive: «Lo sprezzo per il debole, per colui che erra, recita, tradisce, è esso stesso una debolezza: esso stesso sentimentalismo».
Ebbene noi sappiamo di non poter avvalorare il disprezzo verso coloro che, costretti dal loro karma, hanno ceduto all’imposizione vaccinale e sappiamo anche che dovremo rifiutare ogni forma d’orgoglio nel non essere caduti nella trappola contaminatoria, né tantomeno alimentare follie discriminatorie che sorgeranno senz’altro man mano che le reazioni avverse e la maggior incidenza dei decessi si paleseranno in tutta la loro empia gravità.
Come Evola aiutò Scaligero con un libro sbagliato
All’interno di molti libri di Evola aleggia innegabilmente un sentire intriso di razzismo spiritualistico e di disprezzo per gli ultimi. Il fatto che Evola fu monarchico fino alla fine dei suoi giorni ci riconferma l’idea che credesse nel mito della trasmissione del sangue. Non scordiamoci che, inoltre scrisse: Maschera e volto dello Spiritualismo contemporaneo, volume in cui, nel nome di un tradizionalismo antimoderno, rivolse una livida critica nei confronti del cristianesimo e di Rudolf Steiner in particolare. Eppure, fu anche grazie a quel volume pieno di accuse alla Scienza dello Spirito, che Massimo Scaligero ebbe modo di superare la dialettica tradizionalistica che nell’anteguerra lo aveva in parte coinvolto sul piano esteriore. Dopo l’opera di Massimo non si può piú cadere nell’errore del sentirsi superiori soltanto perché dialetticamente attrezzati a sostenere una rappresentazione tradizionalistica che gonfia d’orgoglio il sentire.
L’altra faccia della medaglia
A questo punto, fatta chiarezza sul problema razziale, dobbiamo avere il coraggio noetico di rilevare non solo gli aspetti negativi delle autocrazie europee espresse dalle rivoluzioni nazionali che si erano affermate anteguerra, ma anche quelli non propriamente negativi. Due furono gli esempi compiuti in cui ci fu un reale ricambio di élite o classi dirigenti: l’Italia e la Germania, Quindi, due sono i soggetti da esaminare: in Italia il Fascismo, che durò 23 anni, dalla marcia su Roma al 1945. In Germania il Terzo Reich, che durò solo dodici anni. Si trattò di fenomeni storicamente fulminei, rapportati al movimento dei secoli e dei millenni.
Del resto, solo dodici anni durarono le campagne militari e le conquiste di Alessandro Magno nell’epoca micaelita antecedente alla nostra. Alessandro Magno, benché allievo di Aristotele, non era probabilmente consapevole della sua missione ultima. Egli era predisposto alla creazione armata di un Impero che arrivasse fino all’Indo. Dovremmo imparare a distinguere tra la Personalità di Alessandro il Macedone, che era un condottiero specialissimo, e l’Individualità di Alessandro che, di fatto, espanse fino in India il pensiero ellenistico.
Altrettanto indubbio è il fatto che ci siano state azioni volute da Hitler e Mussolini, che hanno portato a risultati inattesi e diversi da quelli desiderati dai due statisti sconfitti. È questa l’azione dello Spirito nelle civiltà, l’Eterogenesi dei Fini che, non dimentichiamolo, è frutto di quello che Mazzini definí “Il dito di Dio tra le righe della Storia del mondo” (Vedi articolo di giugno) ed è l’impulso spirituale, per cui talune individualità producono conseguenze inattese non sempre valutate e comprese dalla loro stessa anima terrestre.
L’eredità positiva del sacrificio bellico
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, spicca a questo punto un’eredità primaria: i popoli europei hanno ripudiato l’idea che sia possibile muovere guerra verso un paese del vecchio continente.
Nessun governo europeo occidentale oggi potrebbe pensare di convincere la propria popolazione che sia legittimo invadere il territorio di uno Stato confinante. Pensare che la Germania rivendichi militarmente Strasburgo e l’Alsazia, o solo ipotizzare che l’Italia risolva la querelle del Monte Bianco con i cugini d’Oltralpe, mandando gli Alpini armati in Savoia, ci appare perfino risibile. Ebbene, questa possibilità di fraternità di vicinato (per cui oggi abbiamo realizzato regioni autonome che facciano da “cuscinetto” tra i popoli), non esisterebbero senza la catastrofe della Prima e della Seconda guerra mondiale. Quest’idea del civile quieto vivere tra stati confinanti è l’eredità principale del Novecento assieme al rifiuto razziale. Neppure se tutti i giornali, le case editrici e le TV in mano alla grande finanza, battessero la grancassa della guerra, convinceremmo i popoli della vecchia Europa a dichiarare guerra ai propri vicini. I fatti tremendi delle guerre mondiali hanno prodotto il Convincimento Profondo che i confini nazionali non vanno alterati e le minoranze rispettate. La situazione balcanica e dell’Est è diversa, e andrà analizzata a parte, in un secondo tempo, poiché in questo caso lo scontro è determinato in primis dalle lobby anglofone (ovvero da non europei) che, come intuito da Karl Schmitt, hanno sempre cercato di impedire un’unione tra Europa e Russia. Sia nel caso degli albanesi del Kossovo che in quello dell’Ucraina russofona del Donbass, le provocazioni angloamericane e della Cabala hanno avuto primaria responsabilità nello scatenamento delle guerre.
Interventi sovrasensibili nella Storia
Il Convincimento Profondo della necessità di una civile convivenza tra Stati contigui si radicò per due motivi in Europa: il primo motivo è che i caduti in guerra hanno una grande influenza sui posteri. Il secondo implica aspetti sovrannaturali molto complessi e non ancora chiariti a 80 anni dalla fine della guerra. Massimo Scaligero ebbe a dire in colloqui privati che si dovrà attendere un secolo prima che compaia la chiarezza su questi retroscena. Già oggi, grazie alla Scienza dello Spirito, possiamo comprendere che i milioni di caduti che hanno versato il sangue nelle guerre del Novecento agiscono nell’astrale generale in difesa dell’idea stessa di Patria, non solo la propria, ma anche l’altrui. Ciò avviene perché nell’atmosfera spirituale del post-mortem le idee faziose non trovano spazio e le anime generalmente sono illuminate dalla Luce dello Spirito. Solo le anime prigioniere della illusione materiale e della magia nera possono portare sentimenti ostili oltre i cancelli della morte.
I caduti di Redipuglia, i cui corpi riposano di fronte al cimitero austroungarico, non si odiano ma agiscono in Cristo, nell’ambito della fraternità fuori e dentro la Terra. In una rivista come l’Archetipo è possibile iniziare a mettere insieme questi tasselli della Storia soltanto perché i lettori compiono la scelta di accettare la complessità del mondo Spirituale, ma al di fuori di ristretti ambienti, il materialismo e la superficialità impediscono per ora il concepimento di una realtà che metta in relazione, ad esempio, i vivi con i defunti. Anche l’intervento di Dei, Semidei, Santi, Iniziati, Bodhisattva o Avatar nella vicenda dell’evoluzione terrestre non viene purtroppo considerata. Senza questa consapevolezza dell’intervento Divino come di quello demoniaco non si può fare luce nelle vicende umane. Ne consegue che le classi intellettuali, i docenti delle università, intrise come sono di materialismo e di orgoglio razionalistico, si autoescludono dalla comprensione dei fatti reali che invece vengono colti dai puri di cuore, dalle persone “semplici”. C’è una frase di Massimo su cui dovremmo meditare profondamente: «V’è qualcosa al di sopra della cronaca, che è la storia, ma v’è qualcosa superiore alla storia, che è la leggenda».
Dare il nome a una splendida forza
Se è vero che il Kali Yuga è finito, come hanno comunicato Rudolf Steiner e perfino il maestro indiano Sri Yukteswar Giri, è altrettanto probabile che qualche entità, necessariamente a/umana, in qualche modo si sia manifestata nel momento del passaggio tra uno Yuga e l’altro. Un grande Spirito ha agito in epoca Micaelita e noi abbiamo grande difficoltà a identificarlo, a dargli un nome. Ci viene in aiuto la cosmologia indú, poiché è lo spirito di Kalki: colui che compare ed agisce alla fine del Kali Yuga. Kalki, la decima e ultima incarnazione (o Avatar) del dio Vishnu nella tradizione induista, si incarna periodicamente nel mondo per ristabilire il dharma (ordine cosmico) e rettificare gli errori. Togliere il velo alla Storia fa emergere il brulicare di eventi capaci di scardinare la narrazione grossolana di un Male e di un Bene assoluti, laddove il Male alberghi negli sconfitti e il Bene nei vincitori, portatori di pace democrazia. Oggi noi sappiamo che le cose non sono andate propriamente in questo modo, ma ci vorrà ancora del tempo per ristabilire la verità, poiché essa è spiritualmente complessa, ben piú di un motore diesel o di un aviogetto meccanico che la maggioranza usa ma non saprebbe ricostruire, e di cui, perlomeno, si rispetta la complessità. Nel caso della storia umana si vorrebbe invece comprendere tutto in un istante, ma non è cosí facile. Importante, ad esempio, è riuscire innanzitutto nell’impresa di concepire che nel divenire del mondo devono operare le forze della vita, ma anche della distruzione, della demolizione. Forze queste indispensabili nell’evoluzione umana e che poi sono le stesse che nell’individuo portano alla vecchiaia e alla morte. Shiva è il Dio che con la sua danza di beatitudine crea, conserva e distrugge continuamente gli universi. Kalki non è Shiva, egli interviene in modo mirato per rettificare gli errori di ipocrisia, discordia, oscurità e corruzione e segnare la fine del Kali Yuga. Kalki ha un corrispettivo tibetano nei re di Shambala o della Terra cava.
Fenomeni occulti nella Seconda Guerra Mondiale
Di fatto, il Secondo conflitto mondiale fu una vera e propria guerra non solo “mondiale” ma una guerra “dei mondi”, dove agirono le forze della distruzione e della demolizione. Ce lo racconta la cronaca, la storia e anche la leggenda, e da quest’ultima prendiamo le mosse essendo essa superiore alla storia. Infatti, nella leggenda ritroviamo eventi che annientano le sicurezze di ciò che è coscienza razionale ed ha sempre (e solo) peso e misura. Elementi misteriosi che i vincitori del conflitto hanno sempre minimizzato, vuoi per l’ossessione materialistica che li pervade, vuoi perché per loro l’influenza di creature provenienti da altri pianeti non è affatto contemplata, né accettata come ragionevole. Si consideri come primo esempio tutto ciò che oggi finalmente inizia ad apparire sul Nazismo Magico, sulla ritualità del Sole Nero nel castello delle SS a Wewelsburg, posto con un vertice a Nord come la lancia di Longino e vicina al monumento di Arminio, colui che sconfisse i Romani a Teutoburgo. Gli storici soltanto ora stanno rimettendo a posto i tasselli di una para-religione che oggi viene definita come Irminismo, la quale coinvolse principalmente le SS e la fazione anticristiana del partito nazionalsocialista. Unico punto di contatto con il cristianesimo è l’idea mitizzata di un Krist ariano. Hitler non aderí all’Irminismo come Himmler, sappiamo che pensava ad una chiesa del Reich molto simile alla Chiesa d’Inghilterra con un Führer al vertice. Entriamo cosí nel capitolo dei sensitivi o medium come colui che trasse in inganno Hitler con false profezie, ovvero Erik Jan Hanussen, ebreo di origini morave, che gli predisse vittorie sconfinate. Altre profezie sul nazismo si sono invece avverate, basti pensare alla Monaca di Dresda, cui abbiamo già accennato diciannove anni or sono su queste stesse pagine come premessa a un articolo sulla Tripartizione inversa.
Facciamo un ampio salto dalla parte dei vincitori e scopriamo le intuizioni belliche del generale statunitense George Smith Patton con i suoi sogni premonitori, l’interesse per l’occulto, le discussioni sulla reincarnazione. Le stragi operate in Sicilia dalle truppe ai suoi ordini sono innumerevoli, per suo preciso ordine gli americani non rispettarono nessun prigioniero, uccidendo i tedeschi anche dopo la resa e a sangue freddo. E guarda caso… Patton, era un cultore di Aleister Crowley e studiava i suoi libri di magia nera. E che dire di Georgy Zhukov, eroe dell’armata Rossa che prese Berlino e che fece sfilare (convincendo Stalin) le sacre icone davanti ai reggimenti dell’atea URSS. Zhukov annusava la terra e prima della battaglia sapeva se doveva attaccare o meno. Ma la cosa straordinaria è che l’anello con il rubino del generale russo zarista Roman von Ungern-Sternberg passò a Zhukov per tramite del generale bolscevico Blücher. Ungern Kan fu adorato dai mongoli e citato dallo scrittore Ossendowski in “Bestie Uomini e Dei” in quanto in contatto con il Re del mondo che stava in Shambala. Il generale ingurgitò le medaglie zariste prima dell’esecuzione perché non cadessero nelle mani dei Bolscevichi, ma l’anello con la svastica se lo tenne al dito…
Ungern-Kan è citato perfino da Hugo Pratt nei racconti illustrati di Corto Maltese. Guarda caso, Pratt fu un massone e aderí alla Decima Mas, non nascondendo mai i suoi interessi per l’occultismo. Trame sottili dove scompaiono completamente le ideologie politiche, come è giusto che sia, ma che mettono in risalto un fatto: la linea sottile dei mondi nel conflitto mondiale si assottigliò piú che mai.
Non basta: Stalin era un georgiano superstizioso, che aveva conosciuto un occultista del calibro di George Ivanovich Gurdjieff in un monastero a Tiflis nel Caucaso. Pur facendo professione di materialismo dialettico, Stalin temeva realmente le forze occulte, e ambedue crearono strutture dispotiche del tutto lontane dal rispetto della libertà dell’uomo. Non a caso Stalin tentò di uccidere Gurdjieff, il quale scappò dalla Russia Sovietica. Peraltro i servizi segreti del Cremlino monitorarono costantemente Zhukov, perché il capo dell’URSS aveva avuto sentore delle sue capacità paranormali nonché del suo enorme carisma.
Non basta ancora: il Tredicesimo Dalai Lama aveva letto e sottolineato pagina per pagina il Mein Kampf. Alcuni monaci tibetani combatterono con le SS nella difesa di Berlino. Dopo il 25 aprile del 1945 le truppe sovietiche di Zhukov incapparono in una straordinaria scoperta: in un edificio di tre piani abbattuto dall’artiglieria russa c’erano i cadaveri di sei uomini disposti a circolo. Al centro del cerchio ce n’era un settimo, anch’egli morto. Tutti indossavano uniformi tedesche, ma i loro lineamenti erano orientali, quasi sicuramente tibetani, e si erano tolti ritualmente la vita. Il cadavere al centro del circolo indossava anche dei bizzarri guanti verdi, alto segno distintivo per i monaci del Tibet. Si potrebbe scrivere un’enciclopedia sui risvolti occulti del Secondo conflitto mondiale: Un bailamme che ci fa girare la testa e che merita degli approfondimenti.
Il male è un bene spostato su un altro piano
Enormi forze spirituali in atto investirono il Novecento (s’intenda bene, contemporaneamente e da ambo le parti) per cui è necessario rinunciare alla solita discriminazione semplificatoria e aprirci all’Ignoto, poiché come ci insegna Rudolf Steiner ne Il Karma della non Veridicità (O.O N° 173b), il male è un bene spostato su un altro piano: «Se i ladri non realizzassero qui sul piano fisico il loro istinto di rubare, gli assassini i loro istinti omicidi, i bugiardi il loro istinto a mentire, se invece li impiegassero per sviluppare forze superiori, formerebbero forze superiori molto rilevanti. Il male è un bene spostato su un altro piano».
Noi ci permettiamo di integrare le parole del Dottore alla luce di quanto è avvenuto l’altro secolo: se il razzismo materialista (arimanico) e quello spiritualista (luciferico) con cui abbiamo introdotto l’articolo fossero maturati lentamente nella direzione culturale data della Scienza dello Spirito, quelle forze avrebbero agito in favore dell’evoluzione dell’Uomo. E scriviamo questo non per il vezzo sognante del “se” e del “ma”, quanto confortati da dati di fatto storicamente accertabili.
Il vero evento nefasto localizzabile nel 1933 (Annus Orribilis per la Monaca di Dresda) fu l’enorme aiuto economico dato dalle banche anglofone e dalla Cabala al partito nazionalsocialista. Il fatto che soprattutto il capitale ebraico alimentasse il partito di Hitler, spingendo rapidamente al potere una forza politica non predisposta spiritualmente per governare in quel momento, significa una sola cosa: accelerazione sul piano fisico e sottrazione degli elementi di maturazione culturale e spirituale. È come quando una piantina di pomodoro viene spinta ad una crescita troppo rapida, privandola del necessario tutore. Il numero degli hitleriani di nuovo conio che facevano richiesta per entrare nelle file naziste aumentò cosí precipitosamente che il Führer in persona volle fermare l’operazione. Quel corri-corri dell’ultima ora non gli pareva corretto nei confronti dei seguaci dei primordi, ma nel partito entrarono i soliti opportunisti e i disonesti senza idealità che saltano sempre sul carro del vincitore.
Il razzismo materialistico fu necessario come collante ideologico per questa maggioranza non sempre evoluta che necessitava di un nemico, di un Hostis Horribilis. E cosí, paradossalmente (ma non troppo se teniamo conto delle ragioni occulte), la grande finanza ebraica askenazita, che di fatto attraverso le banche statunitensi e le industrie della Farben aveva permesso l’ascesa al potere del nazionalsocialismo, aiutò le persecuzioni contro quei poveri ebrei che non sempre avevano una responsabilità diretta nelle malversazioni finanziarie e nell’usura. Considerare la relazione karmica tra tedeschi ed ebrei è a questo punto indispensabile, anche se noi sappiamo che ogni accenno al karma fa venire l’orticaria a chi ha costruito la tranquillizzante narrazione del Male da una parte e del Bene dall’altra.
Salvino Ruoli
(1a parte – continua)