Liriche e arti figurative

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Liriche e arti figurative

Carmelo Nino Trovato «Le porte regali – Paesaggio con alberi»

Carmelo Nino Trovato
«Le porte regali – Paesaggio con alberi»

 




 

Crepuscolo

 

Benedetto, mondo,

quando il giorno finisce

e un velo d’ombre ti nasconde!

E ora che la realtà è attenuata,

soave

è la contemplazione

di te, mondo.

Come fonte

che da rupe zampilla,

dall’anima benedizione nasce

al giorno che è trascorso

e alla notte

che da poco è sorta.

 

 

Alda Gallerano

 




 

Ape e cervo

 

Nei folti boschi

e negli alati prati

alberi sprizzano resina

nella luce del pomeriggio

e fiori donano nettare alle api

come fluidi d’oro della terra,

non risparmiano l’uomo

nella loro incantevolezza.

Di profumi ergersi,

narrano le notti sante

e di acque prelibate

per gli assetati uccelli

e cervi a battervi

zoccoli sulla terra

in ingenuità divina

e tiepida paura

a farli volare via.

È albeggiare del tramonto

ch’ora arriva

ammantandosi del suo rossore

in un abbraccio,

a dimostrare la sua vitalità.

E nel crescerne erba poi,

nel sorgere mattutino,

a replicarsi nella sua spontaneità.

 

 

Marco Argenti

 




 

TRANSITO

 

Transito

 

Malfermo rumina

il ricordo di una via,

piede stanco e offeso

per dirupo e piana.

 

Attracca il passo

sulla zolla dura

dell’andato colle

di ginestre e cardi.

 

Orizzonte fosco,

indeciso porto,

dove luogo si fece

Amore e Pace. 

 

Scrolla Mnemosine

l’affanno e il cruccio,

lacrima e danno

di percorso irto.

 

A meta giunse

il fallato arto

corto di fiato

stanca la carne.

 

Or facile calle

agevola tratto

dove Teti dispose

ristoro e frescura.

 

Di là si svela,

per il cuore la gioia

contrada ambita

di verdura ricca.

 

Voce d’agnello

richiamo antico

mai soverchio

inno innocente

 

di umana grazia

presenti mesto

riconoscenza e lode

al nocchiero stanco.

 

 

Marcello Sebastiani

 




 

Rotti minuti

 

Orologio da muro

 

Galoppano parole

in circolare senso

con levità infiammano

il circo del tempo.

Resipiscenza

di accertato danno

delle ore

a far quieta penitenza

per il furioso correre

in immobile palude.

Fermezza umana nelle

piroette dell’esserci

davanti a spietati inganni

mai retrocede e

alta rimane

viva e risoluta

nel cuore del pendolo.

Cosí distilla

da stracciati calendari

un denso liquido

nel quale appanna

la trasparente sequenza

di amati giorni

nel dolce sogno

trascinati e da infiniti

minuti di porcellana

frantumati

dissolti in preghiera.

 

 

Marina Coli

 




 

COME SVANIRE A FIRENZE

 

Intarsio realizzato all’Opificio delle Pietre Dure

Intarsio realizzato all’Opificio delle Pietre Dure

 

 

 

 

 

 


 

Svanire, venire meno al compito

di stare alla mercé del gioco

che un poeta ha chiamato balordo.

 

Al mercato, in piazza de’ Ciompi

mangiare un panino a scrocco

lentamente, ogni morso un ricordo.

 

Sorridevi, e io pure camminando

con te a braccetto per Borgo la Croce

come due che sembravano stranieri

 

al trascorrere del tempo, quando

era normale dirsi ti amo sottovoce.

Eravamo quasi belli, forse sinceri.

 

Svanire, venire meno, è il senso

della vita che nel tempo si consuma:

l’amore resta addosso come la schiuma

 

delle onde. Dal quadro la gioia si cancella

e ricomporre i tratti non è dato neppure

all’Opificio delle Pietre Dure.

 

 

Luca Massaro