Benedetto, mondo,
quando il giorno finisce
e un velo d’ombre ti nasconde!
E ora che la realtà è attenuata,
soave
è la contemplazione
di te, mondo.
Come fonte
che da rupe zampilla,
dall’anima benedizione nasce
al giorno che è trascorso
e alla notte
che da poco è sorta.
Alda Gallerano
Nei folti boschi
e negli alati prati
alberi sprizzano resina
nella luce del pomeriggio
e fiori donano nettare alle api
come fluidi d’oro della terra,
non risparmiano l’uomo
nella loro incantevolezza.
Di profumi ergersi,
narrano le notti sante
e di acque prelibate
per gli assetati uccelli
e cervi a battervi
zoccoli sulla terra
in ingenuità divina
e tiepida paura
a farli volare via.
È albeggiare del tramonto
ch’ora arriva
ammantandosi del suo rossore
in un abbraccio,
a dimostrare la sua vitalità.
E nel crescerne erba poi,
nel sorgere mattutino,
a replicarsi nella sua spontaneità.
Marco Argenti
TRANSITO
Malfermo rumina
il ricordo di una via,
piede stanco e offeso
per dirupo e piana.
Attracca il passo
sulla zolla dura
dell’andato colle
di ginestre e cardi.
Orizzonte fosco,
indeciso porto,
dove luogo si fece
Amore e Pace.
Scrolla Mnemosine
l’affanno e il cruccio,
lacrima e danno
di percorso irto.
A meta giunse
il fallato arto
corto di fiato
stanca la carne.
Or facile calle
agevola tratto
dove Teti dispose
ristoro e frescura.
Di là si svela,
per il cuore la gioia
contrada ambita
di verdura ricca.
Voce d’agnello
richiamo antico
mai soverchio
inno innocente
di umana grazia
presenti mesto
riconoscenza e lode
al nocchiero stanco.
Marcello Sebastiani
Rotti minuti
Galoppano parole
in circolare senso
con levità infiammano
il circo del tempo.
Resipiscenza
di accertato danno
delle ore
a far quieta penitenza
per il furioso correre
in immobile palude.
Fermezza umana nelle
piroette dell’esserci
davanti a spietati inganni
mai retrocede e
alta rimane
viva e risoluta
nel cuore del pendolo.
Cosí distilla
da stracciati calendari
un denso liquido
nel quale appanna
la trasparente sequenza
di amati giorni
nel dolce sogno
trascinati e da infiniti
minuti di porcellana
frantumati
dissolti in preghiera.
Marina Coli
COME SVANIRE A FIRENZE
Svanire, venire meno al compito
di stare alla mercé del gioco
che un poeta ha chiamato balordo.
Al mercato, in piazza de’ Ciompi
mangiare un panino a scrocco
lentamente, ogni morso un ricordo.
Sorridevi, e io pure camminando
con te a braccetto per Borgo la Croce
come due che sembravano stranieri
al trascorrere del tempo, quando
era normale dirsi ti amo sottovoce.
Eravamo quasi belli, forse sinceri.
Svanire, venire meno, è il senso
della vita che nel tempo si consuma:
l’amore resta addosso come la schiuma
delle onde. Dal quadro la gioia si cancella
e ricomporre i tratti non è dato neppure
all’Opificio delle Pietre Dure.
Luca Massaro