Il pieno del vuoto

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Il pieno del vuoto

Dal Gianicolo

 

Era un sabato mattina. Una passeggiata lungo il viale del Gianicolo con Massimo Scaligero. Pace, calma, tempo sereno. Poi, sul piazzale, confusi ai tanti turisti in ammirazione davanti al panorama, uno sguardo dall’alto della città di Roma. Un panorama fantastico, unico. Io mi espressi con frasi di meraviglia per la bellezza di quanto si offriva ai nostri occhi. Lui mi guardò e aggiunse, alle mie parole: «Dobbiamo essere grati al mondo spirituale per vedere il vuoto là dove è il pieno: questa per noi è una protezione».

 

Stetti per un po’ a pensare a cosa significassero quelle parole, poi chiesi: «Da cosa siamo protetti?».

 

«Dal vedere ciò che ci circonda e che potrebbe essere fonte per noi di paura, di smarrimento o di angoscia».

 

«In che senso?».

 

«Non siamo preparati a “vedere”, quindi vediamo il vuoto là dove c’è il pieno».

 

«Ma chi lavora con gli esercizi, con la disciplina interiore, potrebbe arrivare a vedere?» insistetti io.

 

«Certamente, ma al termine di un lungo cammino».

 

«Ma io non potrei vedere?…». La mia sfrontatezza, a distanza di anni, mi fa vergognare di me stessa. Ma allora ero sicura di essere già abbastanza avanti nella strada. Non sapevo certo a quell’epoca che dopo sessant’anni avrei realizzato di essere ancora all’inizio del percorso».

 

«Ti spaventeresti e non sarebbe giusto per il momento».

 

«Anche se potessi solo per poco tempo?».

 

«Sarebbe una visione difficile da accettare».

 

«Eppure io vorrei averla, questa visione, anche solo per un attimo».

 

La mia insistenza continuò per un po’, con l’improntitudine della giovinezza e la sicurezza di me stessa che con il tempo si è, giustamente, del tutto ridimensionata.

 

Alla fine Massimo mi accontentò.

 

Mentre guardavo davanti a me, in silenzio, improvvisamente vidi.

 

Tutto il vasto cielo che incombeva sul panorama era fitto di esseri di ogni genere, e cosí il piazzale in cui stavamo insieme ai visitatori e ai turisti. C’erano entità luminose insieme a entità oscure, esseri elementari di ogni tipo e grandezza, dai piú piccoli ai piú grandi, di bell’aspetto o buffi o anche alquanto sgradevoli alla vista. E poi una quantità di esseri demoniaci, scuri, orribili a vedersi, alcuni anche attaccati alle persone che gremivano il piazzale. Tutto era in movimento e gli esseri, muovendosi, sia i luminosi, angelici, sia i cupi, demoniaci, si intersecavano l’uno nell’altro, non avendo uno spazio delimitato ognuno escludente l’altro, ma piuttosto fluido e mutevole.

 

Ero ghiacciata dalla testa ai piedi, impietrita. L’immagine credo sia durata pochi secondi, ma per me è stato un tempo lunghissimo, che mi ha lasciato senza parola.

 

Ci siamo incamminati in silenzio sulla via del ritorno. Non avevo il coraggio di commentare.

 

Massimo ogni tanto mi dava un sguardo per vedere come avevo reagito alla visione. La sua presenza era per me una sicurezza, per cui non mostravo segni di angoscia.

 

Però quella fu una lezione che ho serbato sempre gelosamente in me e che mi è servita a capire quanto ci sia da lavorare interiormente per arrivare ad avere uno sguardo sulla realtà del mondo che ci circonda, di cui cogliamo soltanto quanto ci permettono i nostri sensi fisici. Ed è una vera protezione, come diceva Massimo.

 

Alcuni hanno come dono la possibilità di vedere “il pieno del vuoto”, sia perché sono dei Maestri, sia perché forse l’hanno conquistato, come discepoli, in una vita precedente.

 

Ci sono però anche delle persone che per qualche ragione karmica hanno squarciato il velo di protezione e vedono ciò che non sono in grado di sostenere, e allora vengono considerati pazzi e per questo tenuti dalla medicina ufficiale sotto psicofarmaci.

 

Istruito da un Angelo

 

Altri possono invece essere degli aiutatori, e pongono il loro dono di veggenza al servizio degli altri. Questo è ciò che ognuno di noi dovrebbe aspirare ad essere: un aiutatore in grado di vedere e comprendere i nostri fratelli, in accordo con le entità angeliche che si mostrano e danno il loro consiglio, se ne siamo degni.

 

Questo era il lavoro che facevano i “buoni uomini” del catarismo, nel periodo che va dal 1100 al 1250 circa, cosí come in passato era accaduto per i bogomili e ancora prima per i manichei. Essi consigliavano, imponevano le mani sul capo dei malati, che venivano guariti, e dei posseduti, che venivano liberati. L’efficacia del loro aiuto poneva un termine di paragone troppo alto per la Chiesa petrina, che li sterminò con la “Santa Inquisizione” e i roghi.

 

Ed è quanto potrebbe ripetersi anche per chi oggi, seguendo in maniera vera e attiva, non passiva e dialettica, volesse attuare fino in fondo ciò che la Scienza dello Spirito insegna.

 

Il nostro è il nuovo catarismo, tanto che un giorno Rudolf Steiner, durante una riunione e guardando il pubblico, disse che molti seduti lí in passato erano stati dei catari.

 

Nuove catacombe

 

Massimo Scaligero affermava che dopo il Duemila si sarebbe verificato un periodo che lui definiva “delle nuove catacombe”. Era evidentemente un modo per esprimere il fatto che il lavoro esoterico piú alto scientifico-spirituale sarebbe stato avversato e si sarebbe dovuti ricorrere al segreto “catacombale”. Non siamo ancora giunti a questo, ma dato ciò che la comunità umana sta esprimendo in questo periodo, non sembra lontano quel tempo, né evitabile.

 

Prepariamo quindi le forze necessarie per sostenere la visione del “pieno del vuoto”, e anche la conseguente possibilità di ricevere il sostegno dei Maestri e delle Entità angeliche, per dare a nostra volta aiuto e consiglio a chi ne ha necessità, in questa società che non ha ancora trovato la Via che Duemila anni fa ci è stata insegnata dalla Divinità fattasi uomo tra noi: la sola che conduce alla salvezza.

 

 

Marina Sagramora