Le forze che agiscono nel sangue
Il sangue, come insegna la Scienza dello Spirito, è il veicolo dell’Io, ma in esso agiscono anche forze astrali che dominano l’uomo. Si può altrettanto dire che in una determinata famiglia ci sia continuità di sangue, la nobiltà viene definita “di sangue blu”. Quando un figlio segue in positivo le orme del genitore si dice: “buon sangue non mente”. Il sangue agisce anche sul piano psicologico, chi arrossisce per la vergogna o impallidisce per la paura deve vedersela con il proprio sangue. Quando si dice: “il sangue gli va alla testa” per indicare la collera, si dice il vero. Il primitivo che fa uso di sostanze stupefacenti o chi fa uso dell’alcol immette nel sangue non solo una sostanza fisica, ma anche uno spirito e non è un caso che le sostanze alcoliche siano state chiamate spiriti. Tutti coloro che praticano gli esercizi di concentrazione e meditazione sanno che il lavoro interiore consiste nella lenta trasformazione delle forze del sangue.
La consacrazione del sangue nell’esercizio della Rosacroce è l’indirizzo dell’asceta di questo tempo. Le rose rosse colore del sangue sulla nera croce rappresentano l’opus rosacruciano. Il sangue, come insegna la Scienza dello Spirito, dovrebbe diventare il supporto dell’Io. Noi siamo però consapevoli che all’interno del sangue attraverso il corpo astrale agiscono anche altre Entità, come lo Spirito del popolo. L’appartenenza a una comunità viene definita in modo tale per cui si può dire: “nelle sue vene scorre sangue italiano”. Di un essere che rifiuta in toto la tecnologia e propende per un isolamento sognante nel mondo naturale possiamo dire “che non è un uomo del nostro tempo”. Lo sforzo per dominare le macchine può far sudare freddo l’umanista che cerca di impossessarsi degli strumenti informatici della nostra epoca. l’esperienza è nota a molti anziani e meno anziani. Per contro i nativi digitali hanno una istintiva propensione al dominio di ciò che non è analogico, si districano con sicurezza istintiva nel rapporto con quelle apparecchiature. L’anziano non predisposto al dominio digitale che cosa fa? Scrive manualmente, cioè analogicamente, su un quadernetto le regole da applicare. Il nativo digitale no, perché nel sangue del nativo digitale scorre un’Idea-Forza che diventa istinto di dominio sulla macchina. L’istinto che ci allontana dalle apparecchiature informatiche o l’istinto che ci rende agevole dominarle, non si vede ma esiste. Nel sangue fluisce anche la profonda predisposizione di una persona ad accettare o meno le Idee-Forza del proprio tempo.
Tra tutte le Idee-Forza una delle piú possenti è quella del proprio popolo: possiamo dare la vita per la Patria ma possiamo anche irragionevolmente commuoverci fino alle lacrime per la vittoria della propria nazionale di calcio. Perché? Piú di uno Spirito è entrato nella nostra anima.
Lo Spirito dei tempi e i legami di sangue
Chiunque nella nostra epoca aspiri deliberatamente al prevalere della propria razza, sopra altri esseri umani è al di fuori dello spirito del nostro tempo. Teorizzare ed attuare il predominio di una nazione o di un gruppo o di una casta sopra gli altri è un atto moralmente esecrabile. Dobbiamo però riconoscere che anche nella nostra epoca esistono idee ritardatarie, ad esempio l’istituzione monarchica è una di queste. Quando le famiglie reali assumono un ruolo puramente rappresentativo possiamo ancora tollerare il fiabesco collegamento con un passato remoto e inattuale, sapendo bene che l’Idea-Forza della monarchia, unta dal Cielo e quindi dispoticamente preposta per legami di sangue al dominio su un popolo, è stata espulsa dall’evoluzione spirituale dell’uomo europeo. Teorizzare il dominio assoluto del genere maschile su quello femminile, concepire il diritto di torturare gli animali è al di fuori dello spirito del nostro tempo, la schiavitú o l’apartheid altrettanto. Potremmo continuare a lungo nel riconoscere gli aspetti dell’evoluzione spirituale umana nei Tempi Nuovi, ma vogliamo soffermarci sull’idea di popolo.
Uno strano popolo
Immaginiamo che nella nostra epoca esista un popolo che decida di conservare i legami evitando quanto piú possibile contaminazioni di sangue con altre stirpi. Immaginiamo che l’Idea-Forza che sostiene questo popolo consigli di appoggiare preferibilmente con simpatia e in ogni occasione possibile solo gli appartenenti alla propria comunità. Immaginiamo ora che questo popolo viva profondamente l’Idea-Forza di un Dio unico, e immaginiamo che costoro, in aggiunta, vivano perfino l’Idea-Forza d’essere i prediletti da questo unico Dio. È legittimo osservare che l’assommarsi di queste caratteristiche in quel popolo possa veicolare l’idea impropria e pericolosa di sentirsi superiore agli altri. Superiore al punto tale che esso rinunci alla teorizzazione aperta della propria superiorità. Ebbene questo popolo esiste e la sua presenza è stata importantissima nella Storia dell’umanità poiché l’Idea-Forza di un Unico Dio poteva svilupparsi solo a condizione di vivere nei millenni con quella intensità e con quei presupposti tribali. L’idea del Dio Unico non è un vezzo religioso di poco conto, senza quel Monismo assoluto, ad esempio, non sarebbe nato il pensiero che ha dato vita alla scienza. Altrettanto necessario è obiettivamente riconoscere che un popolo con tali caratteristiche si è creato dei nemici e dei persecutori proprio in virtú del suo autoescludersi, del suo isolarsi, rafforzando i legami interni e rifiutando di mescolare il proprio sangue con quello degli altri, poiché l’ebraismo si trasmette per via materna e chiama Goy coloro che non sono figli di Abramo.
Etnocrazia è razzismo
Le Idee-Forza non sono astrazioni cerebrali ma si calano nella Storia e nella Geografia. Di certo vi sono degli ebrei capaci di svincolarsi dalle forze istintive agenti attraverso il sangue degli antenati, e quindi sanno porsi correttamente sul piano morale accettando lo Spirito dei Tempi. Resta il fatto che Israele è una etnocrazia, dove i palestinesi sono cittadini di serie B. I distinguo, all’interno della società israeliana, soprattutto se politici o rispondenti a criteri di laicità, contano ben poco. Israele è consapevole che con il tasso di natalità dei palestinesi e con il declino della potenza statunitense, nel giro di poche generazioni non potrà piú trattare gli arabi come una sottocategoria umana e quindi dovrà perdere le caratteristiche etnocratiche. Da qui la violenza con cui si pone nei confronti dei suoi vicini. Anche i palestinesi e le popolazioni arabe sono semite e monoteiste con caratteristiche violente spesso simili. Questo aspetto per Israele rappresenta un problema, in quanto ragionando in prospettiva gli israeliani si vedono già perseguitati dai palestinesi, che una volta preso il potere avranno una massa di votanti e personalità attive immensamente superiore a quella degli ebrei. Non sappiamo se a Gaza, ad oggi, ci siano piú di cinquantamila morti palestinesi, ma sappiamo che questo genocidio ha radici nel fatto che il soggetto aggredente, sostanzialmente crede ancora nella propria supremazia culturale rispetto ad un’altra tribú semitica. La prima facile obiezione è che non tutto il popolo israeliano sia concorde con gli apparati militari e le politiche xenofobe volute da chi bombarda, affama e impedisce le cure della controparte palestinese. Il crimine dei sionisti non risiede “solamente” nella crudeltà dello sterminio di innocenti, ma alberga a monte: il Male abita all’interno di un’Idea-Forza apparentemente trascurata, il male è l’errore noetico per cui gli ebrei (non ancora pronti ad accettare i Tempi Nuovi) pensano, sentono e agiscono secondo un criterio razziale che li vorrebbe il popolo eletto da Dio. Un Dio nazionale e tribale, con pretese di rilevanza universale.
Guardare l’immagine simbolica e straziante di un bambino palestinese che dorme accanto alle tombe dei suoi genitori, coprendosi con una stoffa macchiata di sangue ci scuote nel profondo e ci rende difficile anche solo concepire che è la manifestazione di un pensiero anacronistico. Eppure, di questo si tratta: la tendenza a mantenersi in un gruppo chiuso attraverso i matrimoni e attraverso i legami economici e di potere, risponde a un’Idea che impregna la cultura profonda del popolo ebraico. Quest’idea oggi è spiritualmente errata come inaccettabile era la posizione persecutoria nei confronti degli ebrei nella Germania di settant’anni or sono. Dobbiamo trovare il coraggio di ammettere con onestà che ciò che oggi avviene a Gaza assomiglia, in peggio, a ciò che avvenne nel ghetto di Varsavia. Addossare tutte le responsabilità alle singole personalità di Reinhard Heydrich per Varsavia o a Bibi Netanyau per Gaza è un errore: in verità la causa di tutto questo male risiede nella convinzione che un Dio nel nostro tempo possa privilegiare una stirpe a discapito di un’altra. Sottolineiamo le parole “nostro tempo” poiché in epoche lontanissime questa opportunità è esistita realmente, alcuni popoli erano legittimati dalla Storia e dai loro Dei, ad operare dei distinguo razziali o di casta.
Idee circolanti tra i britannici
Troviamo un secondo esempio, in cui una Idea errata sta determinando pesantissimi sconquassi sociali. Questa volta ci spostiamo a Nord. La politica imperiale britannica era anch’essa intrisa di un inqualificabile sentimento di superiorità. Il colonialismo favoriva l’arrivo di stranieri per svolgere funzioni servili e subalterne. Negli ultimi quarant’anni il globalismo e la retorica del Melting-Pot hanno complicato la situazione. Il risultato? Oggi la Gran Bretagna si ritrova ad ospitare milioni di immigrati non integrati nella cultura profonda di un paese, che per dirne una, ha un monarca che è anche al vertice di una chiesa cristiana. Va osservato che le comunità etniche anche qui si riproducono con un tasso di fertilità molto maggiore del popolo britannico e le posizioni dei nuovi arrivati non sono piú, giustamente, subalterne. Oggi il Sindaco di Londra Sadiq Khan, nato da famiglia pakistana, è Musulmano, cosí pure i primi cittadini di Oldham e di Luton, anche loro seguaci di Maometto. Ci sono conflitti culturali e la responsabilità, anche in questo caso, non è degli immigrati né dei clandestini e neppure dei cosiddetti “estremisti di destra” che manifestano disordinatamente il loro disagio. Basti notare che per la prima volta gli Unionisti protestanti dell’Ulster hanno manifestato assieme agli indipendentisti irlandesi contro le politiche immigratorie. Un’inaudita unità tra opposti che mezzo secolo fa si erano combattuti a mano armata per le strade di Belfast. Ora che gli Unionisti monarchici e i Cattolici repubblicani vadano a braccetto non può farci che piacere, ma la cosa deve farci riflettere. La responsabilità sta ancora una volta a monte e riguarda l’Idea razziale dei britannici che ritenevano opportuno dotarsi di servitú etnica a basso costo. L’antica schiavitú era uscita dalla porta per rientrare dalla finestra. Si noti che ancora una volta le cause del disagio riguardano Idee-forza agenti all’interno dei popoli, archetipi che sono sempre in qualche modo vicini agli aspetti religiosi. Ci sono indubbiamente Divinità che agiscono su un piano non sensibile.
Archetipi divini nello spirito dei popoli
In ambedue i casi presi in esame in precedenza, l’ebraico e l’inglese, ci rendiamo conto che l’idea tribale appartiene al bagaglio culturale piú profondo di intere comunità ispirate, e sospinte da Esseri sovrasensibili. Prendiamo un terzo esempio di razzismo ancora diverso dai precedenti. Il razzismo nordico-pagano, che affonda le radici nella cultura norrena. La lingua dei vichinghi si è evoluta nelle moderne lingue scandinave, come il norvegese, lo svedese, il danese e l’islandese. Le rune sono cadute in disuso e la totalità dei popoli ha abbandonato, nel corso di numerosi secoli, il culto di Odino e Thor. Eppure, alcuni retaggi profondi riemersero nel Novecento e non è un caso se l’ordine nero delle SS di Himmler utilizzassero ampiamente le rune. Stiamo parlando ad esempio dei simboli magici sulle uniformi dell’Ordine nero. Uno dei piú noti è il simbolo delle “doppie S” (ᛋᛋ), che rappresenta il nome scritto con la runa Sowilo dell’alfabeto runico, usato dalle antiche popolazioni pagane. Va detto che gli irministi piú convinti ritennero necessario sbattezzarsi con un atto formale. Tra i celebri “sbattezzati” (Kirchenaustritt) del Terzo Reich ricordiamo Alfred Rosenberg, Heinrich Himmler e Reinhard Heydrich. Il culto odinico riaffiorò pesantemente nel Terzo Reich e con esso la visione razziale dell’arianità e dell’antico tribalismo germanico.
Nella fotografia a fianco vediamo un “pellegrinaggio” di militari germanici presso il santuario odinico dell’Extersteine che si trova a pochi chilometri dal castello delle SS di Wevelsburg (Il Novecento tra Bene e Male). Qualche antico Dio ha bussato alla porta del cuore di una generazione germanica e l’incompatibilità tra questo sentimento arcano con la nuova epoca spirituale basata sull’autocoscienza si è tradotta in uno scontro violentissimo.
La guerra di Mondi
A questo punto, volendo penetrare l’enorme complessità di ciò che è avvenuto nel Secondo conflitto mondiale e nei dodici anni del Terzo Reich non resta che abbandonare la facile retorica semplificatoria dei vincitori, che oggi riconoscono come troppo onerose per la Germania le condizioni di pace dopo la Prima guerra mondiale. Appare evidente che non si è trattato di uno scontro politico delle democrazie contro le dittature dell’Asse, non si è trattato di uno scontro interno al capitalismo come vuole l’analisi marxista. Neppure la visione propagandistica di una lotta tra il Male rappresentato dal nazifascismo e il Bene rappresentato dalle democrazie liberali regge, se non per gli sprovveduti che desiderano abdicare alla funzione del pensiero in favore di una storiella tranquillizzante e schematica. Né peraltro si è trattato di una semplice guerra dell’ebraismo internazionale per il dominio del mondo, versione questa appartenente alla narrativa nazionalsocialista, e non fu solo una congiura delle potenze anglo-giudaico-massoniche, versione italica della precedente. Perfino l’intelligentissima analisi geopolitica di Carl Schmitt, che evidenziava le intenzioni secolari delle potenze anglofone per impedire il raccordo tra la Germania e la Russia, non riesce a spiegare lo scatenamento dell’odio e dell’avversione.
Per illuminare anche minimamente i motivi di questa guerra, gli storici del futuro dovranno arrendersi alla molteplicità delle concause, accettando le ragioni sovrannaturali e spirituali. In tutto e per tutto fu una Guerra di Mondi, in cui potentissime entità, provenienti anche da altri pianeti, si sono rivelate e combattute. Apoditticamente possiamo dire che chi nega o ignora il sovrannaturale si preclude la comprensione di una fetta considerevole dei fenomeni storici. Concludiamo il paragrafo con queste parole tratte da una serie di conferenze di Rudolf Steiner, racchiuse nel volume La missione delle Singole anime di Popolo O.O. N° 121. Un ciclo di conferenze tenute ad Oslo nel giugno del 1910: «Ciò che avviene storicamente è soltanto il riflesso esteriore di entità spirituali sovrasensibili, appunto come l’uomo esteriore non è che il riflesso dell’uomo interiore.
Per questo ho dovuto dire, e va sempre di nuovo accentuato, che la frase “Il mondo è maya” è della massima importanza. Ma non basta affermarla astrattamente; bisogna piuttosto essere in grado di applicarla nei singoli particolari».
Il velo di maya
Cerchiamo allora di togliere un angolino di quel velo di maya. La pluralità delle concause che scatenò e alimentò il Secondo conflitto mondiale deve farci riflettere intorno al vortice di destini, di idee, di razze, di popoli, di nazioni e individualità umane in cui si trovò coinvolta la Terra. Vi fu uno scontro in Cielo e un precipitare in Terra dei cadaveri di quella battaglia. Per lo scontro sovrasensibile è impossibile indagare senza la veggenza dell’Iniziato, ma per quanto riguarda ciò che possiamo analizzare con il pensiero e gli strumenti della ragione, individuiamo alcuni punti:
1. I sentimenti nazionali ebbero una parte importantissima nello scontro tra popoli e rimangono rafforzati ancora oggi. Lo spirito patriottico si sta manifestando in tutti i continenti. La globalizzazione è finita, il mondo diventa multipolare.
2. Le lotte per il predominio economico e finanziario furono altrettanto importanti nello scatenamento della guerra. Ieri nessuno vedeva gli osceni maneggi dell’élite, oggi invece quelle trame sono manifeste e sempre piú persone comprendono il ruolo della Cabala e delle cerchie finanziarie dominanti.
3. Le ragioni geopolitiche intuite da Carl Schmitt sulla rescissione dei rapporti tra Europa e Russia, influenzarono la politica britannica per secoli. Oggi con la rinascita russa, il taglio degli approvvigionamenti di gas russo e la guerra in corso si scoperchiano gli intenti anglofoni.
4. Il lato piú nascosto, quello che riguarda gli impulsi religiosi piú profondi, gli echi di esistenze trascorse e i segni archetipici all’interno della vicenda politica, inizia ad emergere. Se una censura esiste, sta nel fatto che non siamo ancora pronti ad abbandonare il velo di maya steso dai vincitori. Velo ispessito dalle fascisterie di maniera dei vinti, dalla necessità di richiamare costantemente i nomi e l’estetica della Storia passata.
5. Oggi possiamo a iniziare studiare le biografie dei protagonisti principali. Scoprire segnali, debolezze, appartenenze, pensieri e gesti che ieri non erano di pubblico dominio.
I sei contendenti
Di certo, il Dottore indicò il 1899 come un punto di svolta per la fine del Kali Yuga. Il mondo antico stava crollando, si stava aprendo un’epoca nuova. I Capi di Stato che guidarono il conflitto nacquero alla fine dell’800 e quindi si trovarono in età adulta, al colmo del loro potere, negli anni ‘40 del Novecento. Winston Churchill nacque nel 1874, Iosif Stalin nel 1878, Franklin Delano Roosvelt nel 1882, Benito Mussolini nel 1883, Adolf Hitler nel 1889, l’imperatore Hiroito nel 1901. La generazione del trapasso tra uno Yuga e l’altro era pienamente al potere allo scoppio della guerra: erano tutti molto diversi l’uno dall’altro per nazionalità, religione o forma mentis. Questo è già il primo dato che va preso in esame.
Un’allegra compagnia
Passiamo ad un altro fattore tutt’altro che irrilevante per quanto riguarda la presenza dell’Io: Winston Churchill è ricordato come uno dei piú leggendari bevitori di sempre, capace di passare senza problemi, nello stesso giorno, dal Cognac al Whisky, e naturalmente allo champagne, di cui sembra consumasse almeno due litri al giorno. Stalin, originario della Georgia, aveva una passione per il vino e amava organizzare banchetti e feste alcoliche. Si dice che abbia continuato a bere anche quando i medici gli consigliarono di smettere. Roosvelt beveva molto, dicono che mentre firmava il ventunesimo emendamento per mettere fine a tredici anni di proibizionismo, abbia detto: «È il momento di farsi una birra». A Yalta, dove si decisero le sorti del mondo, i tre vissero in simbiosi per circa una settimana, durante la quale ebbero modo di apprezzarsi, conoscersi, valutarsi caratterialmente e di spartirsi il mondo, ma soprattutto bevvero tanto insieme e le foto testimoniano gli sguardi alticci ed alterati.
Al contrario Hitler fu astemio, Mussolini divenne quasi astemio, Hiroito partecipava a eventi ufficiali o cerimonie in cui si consumava alcol, ma non ci sono prove o aneddoti che lo descrivano come bevitore. Perché? Ovviamente qui non si tratta di giudicare moralisticamente le virtú dei vinti, ma di domandarci quali spiriti avessero accesso agli uni e agli altri. Del resto, Hitler negli ultimi tempi fu praticamente intossicato a sua insaputa con anfetamine e derivati degli oppioidi dal suo medico, il dottor Theo Morrel. Tutto ciò avvalora ancora una volta il rapporto tra i movimenti della Storia e le forze del sangue.
Salvino Ruoli (2. continua)